8 Marzo 2025
recensioni

Vino, e sai cosa bevi? Il libro di Michele Fino sulle bufale enologiche

Non me la bevo
di Michele Fino.
Mondadori, 2024
€ 19,00, 204 pagine

Recensione di Sofia Lincos

Nel 1831, quando Carlo Alberto di Savoia divenne re, decise che avrebbe riprodotto in Piemonte quel vino francese di cui si era innamorato in gioventù, quando aveva assaggiato i preziosi vini della Loira e della Borgogna. Ordinò dunque al generale Paolo Francesco Staglieno di mettere in campo ogni mezzo per dar vita a un vino che fosse “limpido, dal profumo fragrante e serbevole nel tempo”.

Il che la dice lunga su come fossero i vini piemontesi a inizio Ottocento. D’altra parte, in Italia le uve maturavano in maniera poco regolare, e i meccanismi alla base della vinificazione, prima dell’avvento di Pasteur, erano ancora sconosciuti.

Staglieno organizzò quindi le tenute reali copiando alcune pratiche empiriche sviluppate Oltralpe, migliorando così la qualità dei vini di Langa. Questo è il primo dei miti sul vino che sfata Michele Fino, docente all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (Cuneo) nel suo nuovo libro “Non me la bevo”, un’analisi delle false credenze sul mondo dell’enologia: no, il vino non si “è sempre fatto così”, come sostiene un’idea un po’ romantica che vorrebbe le tecniche di vinificazione immutabili da millenni.

Il volume passa in rassegna tutta una serie di false credenze su questo mondo, dalla presunta superiorità del “vino contadino” rispetto a quello industriale, all’agricoltura biodinamica, così popolare nella viticoltura. Viene anche affrontata la spinosa questione del “bicchiere al giorno” che, secondo la vulgata popolare, sarebbe un toccasana per la nostra salute: in realtà, come spiega diffusamente Fino, le ricerche scientifiche sono concordi nel considerare l’alcol una sostanza cancerogena. Questo non impedisce certo che ci si possa godere un buon calice di vino in pace, ogni tanto, vista anche l’importanza che questa bevanda riveste nella nostra cultura e nelle occasioni sociali; basta essere consapevoli dei rischi.

Una forte attenzione è riservata infine alle questioni legislative, come le indicazioni necessariamente presenti sulle etichette e l’iter che ha portato alla definizione delle denominazioni DOC e DOCG (e no, l’Unione Europea non vuole introdurre delle limitazioni al vino italiano perché odia la dieta mediterranea, come una certa politica vorrebbe lasciar intendere). Si scoprono così curiose anomalie legislative, come quella che porta l’acquirente di un vino “comune” a non poter sapere con quale vitigno è fatto il prodotto che sta comprando – una scelta diametralmente opposta a quella francese, in cui il consumatore viene messo nelle condizioni di sapere se pasteggerà con un Nebbiolo o un Merlot.

L’obiettivo di “Non me la bevo”, dunque, è quello di essere un vademecum per chi ama il vino ma non si raccapezza più tra etichette, slogan e false credenze indotte dal marketing. Scoprire il significato di aggettivi come biologico e naturale, la differenza tra sofisticazione e adulterazione, le indicazioni dell’OMS al consumo è il primo passo per diventare consumatori più consapevoli di una bevanda al centro della storia e della cultura italiane.

Immagine di apertura di congerdesign da Pixabay

Sofia Lincos

Sofia Lincos collabora col CICAP dal 2005 ed è caporedattrice di Queryonline. Fa parte del CeRaVoLC (Centro per la Raccolta delle Voci e Leggende Contemporanee) e si interessa da anni di leggende metropolitane, creepypasta, bufale e storia della scienza.