2 Ottobre 2024
Misteri vintage

Oera Linda, il misterioso libro che non voleva morire

di Sofia Lincos e di Giuseppe Stilo

La falsa archeologia esiste da millenni, per tanti motivi. Uno è quello dell’identità: si crea un falso passato mitico, della propria o di altre civiltà, per dimostrare l’origine “nobile” della propria cultura, religione, gruppo sociale o addirittura movimento politico. Nella modernità, le false archeologie sono diventare una prerogativa dei movimenti che si rifanno al pensiero esoterico – una galassia di punti di vista e di approcci sul quale le definizioni degli accademici divergono.

Uno che della falsa archeologia e delle sue creazioni si è occupato molto è l’antropologo americano Jeb J. Card. Di suo, vi consigliamo due libri: Spooky Archaeology (2018) e Lost City, Found Pyramid (2016, quest’ultimo con D. Anderson). 

Ci sono però casi in cui la falsa archeologia, magari sotto forma di documenti spuri, riesce a produrre conseguenze a catena e a suscitare idee di tipo assai diverso. Magari, senza neanche aver l’intenzione di generare qualcuno degli effetti che, invece, la loro creatura produrrà.

Oggi vi racconteremo la storia improbabile e ancora attuale di Oera Linda, un falso manoscritto che svelerebbe la vera storia dell’Olanda, della Germania, dell’Europa settentrionale, ma anche dell’India, degli ariani e di Atlantide. E delle sue potenti e mitiche sacerdotesse…

Oera Linda: dalla “scoperta” al successo

Per quanto se ne sa, il misterioso manoscritto che poi fu chiamato Oera Linda fece la sua comparsa nel 1867. Prima di diventare un vero e proprio volume in forma moderna, però, passarono diversi anni, segnati da un percorso a dir poco accidentato.

In quell’anno, il maestro d’ascia Cornelis over de Linden (1811-1874), espertissimo nelle costruzioni navali, fece pervenire a un pittore e fotografo piuttosto noto, Harmanus Siderius, alcune pagine di un manoscritto “preziosissimo” che, diceva, aveva ottenuto da sua zia una ventina d’anni prima. Siderius le passò a un preside e giornalista, Jan F. Jansen che, a sua volta, le trasmise a un letterato frisone coltissimo e studioso di manoscritti antichi, Eelco Verwijs (1830-1880). Lui, curiosamente, lo tenne per due anni nel cassetto.

La voce però si era sparsa fra gli studiosi di letteratura e storia olandese, e in molti volevano vedere l’intero manoscritto in possesso di over de Linden: sembrava poter rivoluzionare la storia europea, e, forse, assegnare alla Frisia il posto che meritava nella storia del mondo!

Una copia fu passata a un altro studioso, Johan Winkler: su di lui over de Linden fece pressioni perché si arrivasse alla pubblicazione del testo. Alla fine, il 24 novembre 1870, Winkler presentò il tutto in una riunione della Società Frisone di Storia e Cultura, ma le sue conclusioni furono che il gioco non valeva la candela, e che, dunque, il manoscritto non meritava una pubblicazione.

Forse sarebbe finita lì, se un altro membro eminente della Società Frisone, Jan G. Ottema (1804-1879), non si fosse entusiasmato per la vicenda. Si convinse dell’autenticità di Oera Linda (anzi, fu lui a inventarsi il nome Oera Linda, da over de Linden, il suo “scopritore”) e nel 1872 ne pubblicò una traduzione in olandese moderno, sostenendo che l’originale era stato vergato in una scrittura di tipo runico. Fu un successo enorme, in quella parte d’Europa. Quattro anni dopo comparve a Londra una traduzione in inglese a cura di un altro entusiasta, William Sandbach, e la fama dell’antichissima cronaca dilagò.

Oera Linda, ovvero, breve (?) storia di tutto

Insomma, che cosa racconta, questa misteriosa raccolta di testi? Ad un primo sguardo, si tratta di un’incredibile miscela di temi che farebbero la gioia di molti appassionati di letteratura fantasy, e magari di un pubblico con pulsioni nazionalistiche. In un’imitazione dell’antico frisone, c’è di tutto: dalla costruzione di mitologie nuove o reinventate, a una promozione dell’idea del matriarcato preistorico, al razzialismo (cioè a dottrine delle “razze” e dei motivi delle loro diversificazioni), al catastrofismo. Ma il punto fondamentale è l’idea secondo cui la più antica, e migliore civiltà del mondo occidentale sarebbe esistita per lungo tempo, nei millenni passati, nell’Europa del nord-ovest. Il suo centro sarebbe stato proprio nella Frisia, la regione dei Paesi Bassi che sta alla convergenza fra l’estuario della Manica e il Mare del Nord.

Oera Linda è una raccolta di diversi scritti, che pretendono di narrare eventi accaduti a partire dal 2194 a. C. e sino al Medioevo: almeno tremila anni di eventi, che, peraltro, se accaduti sul serio nei termini descritti, comporterebbero la totale cancellazione di tutto ciò che sostengono gli storici antichisti, i filologi e gli archeologi. Un vezzo, del resto, proprio delle pseudostorie e delle pseudoarcheologie – basti pensare alle teorie sugli Antichi Alieni o alle versioni estreme dell’ufologia (purtroppo prevalenti rispetto a pattuglie di ufologi razionali e dotati di spirito critico, come nel nostro paese sono quelli del Centro Italiano Studi Ufologici). Visioni, comunque, a loro modo grandiose e tragiche della storia dell’umanità.

Dunque, l’antica civiltà frisone di Atland, che fioriva da tanto tempo, affondò nel 2194 a.C. in una catastrofe planetaria. Le isolette del mare del Nord ne sono l’ultima traccia. Prima di allora, però, c’era stata la creazione, in cui c’erano Wralda, il Padre del Tutto, e di “Tempo” e “Terra”. In seguito Terra diede origine a tre Madri primordiali: Lyda, madre dei “neri”, Finda, madre dei “gialli”, e Frya, madre dei “bianchi”, ognuna delle quali generò dodici figli e figlie, e quindi tutti i popoli. Ognuna delle razze e popoli così sorti ha le sue caratteristiche psicologiche e spirituali: i neri agiscono secondo l’istinto, e con loro ci vuole pazienza. I gialli hanno l’esteriorità come massima aspirazione, e amano grazia e opulenza. I bianchi, invece, i figli di Frya, sono retti e hanno la legge e la coscienza come massima guida. In Frisia, spiega sempre l’Oera Linda, a lungo prevalse una casta di sacerdotesse direttamente connesse al culto di Frya.

Ma perché la Frisia olandese divenne così importante per il mondo e la sua civiltà? Beh, perché nei luoghi in cui c’erano gli ultimi resti di Atland, quella scomparsa nel cataclisma primordiale, comparve un uomo illuminato, Friso, che prima con il suo gruppo di eroi del Nord si trasferì ad Athenja (Atene), facendola fiorire, e poi nell’India del nord, nel Punjab, dove si radicò nelle terre degli Arii. Alla fine, i discendenti di Friso tornarono nell’Europa del nord-ovest, la parte migliore del mondo, dando luogo a una dinastia di guerrieri e di sacerdoti. Fu proprio questa dinastia a produrre i Gertmannen, progenitori dei Germani. In questa nuova versione della storia mondiale, gli autori del manoscritto integrarono idee già in circolazione: Friso è infatti un personaggio mitologico olandese, eponimo della regione, reso celebre in particolare da un poema settecentesco, e idealizzato come aiutante e consigliere di Alessandro Magno. Era dunque una figura pronta all’uso, per chi inventò e scrisse Oera Linda. 

A proposito: nel manoscritto, il “falso Cristianesimo” che ha prevalso nella storia non è altro che la versione sfigurata di quello originale, ed è dovuto ai “gialli”. Il “vero” Gesù, simile al Buddha e proveniente dal mondo degli Arii, era portatore di insegnamenti “frisoni”. Il tutto senza dimenticare l’idea di una lingua originaria, quella precedente la mescolanza e la confusione: la “lingua di Dio” era l’antico frisone, strettamente legato alla Germania del nord, e poi trasferitosi, con la sua influenza culturale “sana”, ad alcune regioni dell’Inghilterra. 

Insomma, un vero paradiso, per nazionalisti, razzisti, occultisti moderni e promotori di visioni politiche “alternative”.

Le polemiche ottocentesche e la (temporanea) eclissi di Oera Linda

Ci vollero cinque anni perché Oera Linda, dalle prime “rivelazioni” di over de Linden, arrivasse alla pubblicazione, nel 1872. Le polemiche e le valutazioni negative, invece, tutto sommato furono abbastanza rapide.

Le discussioni fra studiosi e accademici proseguirono per diversi anni, ma intorno al 1879 la questione sembrava essersi conclusa: Oera Linda era un falso di produzione recente. Il manoscritto, tra le altre cose, trascurava completamente le conoscenze filologiche e archeologiche correnti al tempo, nella smania degli autori di riempire ogni pagina con sorprese, trovate e personaggi di ogni tipo. Circa gli autori, le opinioni erano divise: qualcuno pensava che l’autore principale fosse proprio Cornelis over de Linden; altri, che il grosso fosse opera di Eelco Verwijs. 

Lo stesso nome “Atland”, quello attribuito alla terra originaria del Mare del Nord scomparsa nella catastrofe del 2194 a.C., è parte di una versione della storia di Atlantide ben nota agli olandesi: è il nome che le diede lo studioso svedese Olaus Rudbeck (1630-1702), che nei suoi quattro volumoni, Atland eller Manheim (“Atland, o la patria dell’uomo”), promuoveva l’idea che Atlantide coincidesse in parte con l’attuale Svezia. Circa il 2194 come data per la sua distruzione, per il massimo studioso della lunga storia di Oera Linda, il filologo Goffe Jensma, è un reimpiego di quello che scrivevano almanacchi e cronologie popolari olandesi dell’Ottocento: quell’anno come data “probabile” del Diluvio universale narrato in Genesi (Fabula, vol. 48, n. 3-4, 2007, pp. 229–249).

A questo, va aggiunto un particolare che ci fa capire meglio il contesto in cui nacque il manoscritto: l’idea che in Frisia fosse davvero albergata un’antica cultura – poi sommersa dall’innalzarsi del Mare del Nord – era comunque piuttosto discussa fra gli studiosi olandesi dell’Ottocento. Nel complesso, dunque, l’idea della proto-civiltà scomparsa era facilmente disponibile a chi produsse Oera Linda.

La seconda vita di Oera Linda – la più oscura

Abbiamo così visto la prima fase della storia del manoscritto, quello che va dalla sua comparsa, alle polemiche, alle conclusioni negative circa la sua autenticità raggiunte dai filologi nel giro di pochi anni. Il punto, tuttavia, è che Oera Linda ebbe una seconda vita – e anche una terza, come vedremo – quelle che, a ben vedere, hanno dato la vera fama a questo falso letterario. 

L’inizio della seconda vita del testo dipese dalla ripresa che ne fece una figura importante dell’occultismo europeo di destra del Ventesimo secolo, ossia il filologo nazista tedesco-olandese Herman Wirth (1885-1981), uno dei maggiori esponenti del movimento nazionalista tedesco noto come völkisch

Wirth, insieme ad altri come lui, aveva un chiodo fisso nel concetto di Urkultur, la “cultura originaria”, per la quale ciò che viene dopo la “cultura”, la Zivilisation – proviamo a rendere il termine come “incivilimento” è una disgrazia. Bisogna tornare a vivere in modo semplice, schietto e virile, come è proprio dei tempi delle Urkulturen. Per questo la linea di Oera Linda gli piaceva tanto: era una tipica invenzione da tardo Romanticismo che richiamava quel genere di cose, facendo risuonare in lui quelle corde che adorava. 

A partire dal 1922 Wirth si mise a studiare daccapo l’intero manoscritto e, undici anni dopo, nel 1933, mentre in Germania Hitler era appena andato al potere, ne pubblicò una versione destinata ad avere una grande influenza, intitolata Die Ura Linda Chronik. Questo fatto ebbe grande importanza per la creazione della più grande, vera e innegabile organizzazione nazista dedicata davvero a credenze occultistiche, alla pseudoarcheologia, alla pseudostorie e varie idee di tipo pseudoscientifiche: l’Ahnenerbe. Il 4 maggio del 1934 all’Università di Berlino si svolse un convegno sul libro di Wirth. Le discussioni furono accese e i toni per niente unanimi, ma Heinrich Himmler, il comandante supremo delle SS, si appassionò alla cosa, e anche da lì partì il processo che un anno dopo condusse alla nascita dell’Ahnenerbe. 

Un fatto che avrà le sue conseguenze: Wirth riteneva che i resti di Atland, l’Atlantide del Mare del Nord, fossero rappresentati dal piccolo arcipelago di Helgoland, a nord-est della Frisia, in territorio tedesco. Reincontreremo Helgoland più avanti. 

Anche se pienamente aderenti al Terzo Reich, parecchi germanisti erano indignati dall’attenzione data al manoscritto. L’archeologo Karl Hermann Jacob-Friesen (1886-1960) argomentò senza esitare sul fatto che doveva trattarsi di un falso prodotto da Cornelis over de Linden, ma a risultare decisivo per il ridimensionamento della reputazione di Wirth nella nascente Ahnenerbe fu l’intervento di un altro studioso. Si trattava Arthur Hübner (1885-1937), forse il maggior filologo tedesco di quegli anni, che scrisse addirittura un libro intero per demolire le tesi di Wirth. 

L’anno dopo, il 1935, Wirth fu tra i fondatori dell’Ahnenerbe, ma la sua stella era ormai in declino. Meno di due anni dopo fu nominato presidente onorario, e poi rapidamente marginalizzato. Potremmo dire che a Wirth, in sostanza, Oera Linda non giovò affatto.

La terza vita di Oera Linda: dal New Age al neopaganesimo

Grazie alla pubblicazione del 1933, il falso di Oera Linda fu definitivamente ancorato all’universo delle mitologie della destra radicale. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, però, e in ambiti culturali del tutto diversi, comparve un’altra rilettura di quelle storie ideate in Olanda nell’Ottocento. 

Il capostipite di questa nuova linea, che potremmo definire in modo generico di area New Age, è stato lo scrittore inglese Robert J. Scrutton. Lui ne parlò dapprima in un libro del 1977, The Other Atlantis, che rilanciava la vecchia traduzione inglese del manoscritto, e poi, due anni dopo, con Secrets of Lost Atland. Questo testo fece due cose fondamentali: la prima, è che, adattandosi all’aria del tempo, spogliò Oera Linda dell’aria tenebrosa che il nazionalismo tedesco ottocentesco, e poi gli occultisti nazisti, gli avevano dato, inserendo la questione nell’ambito alla moda delle teorie sulle energie della terra, o sulle misteriose linee di forza che attraverserebbero il pianeta, le ley lines.

La seconda cosa fu quella di collocare, come già aveva fatto Wirth, il continente sommerso di Atlan sull’isola frisone di Helgoland – come vedremo, una fissazione che non abbandonerà anche altri atlantidologi. Insomma, malgrado tutto, Scrutton non riuscì a liberare del tutto il suo New Age dall’universo di fantasie dell’occultismo völkisch tedesco.

Ma non ci sono soltanto il New Age e la religione dell’energia della Terra, in questa terza vita di Oera Linda. C’è anche una rilettura di tipo neopagano. A lanciarla fu, ancora una volta, un inglese, lo scrittore Robert Steele, che se ne fece portatore sin dalla fine del Ventesimo secolo. Per lui, Oera Linda è la chiave per interpretare le antiche culture megalitiche europee e le presunte pratiche stregonesche femminili sopravvissute sino al Medioevo in molte parti della Gran Bretagna. In particolare, per Steele, il folklore legato ai canali d’acqua delle Midlands inglesi, derivante dalla Frisia olandese, sarebbe nient’altro che la sopravvivenza della “cultura originaria” tramandata da Oera Linda. Dal 2023, fra i lettori dell’horror, sta registrando un notevole successo Flat Landscape, un racconto di Steele interamente centrato su Oera Linda. 

Insomma: Oera Linda sarà stato pensato a tavolino nell’Olanda del 1865 o giù di lì, ma questo è soltanto un aspetto della questione. Una mitologia “falsa”, come quella dello pseudo-manoscritto, si è dimostrata in grado di suscitare sino ad oggi, sia pure a fasi alterne, scrittura, riflessioni, reinvenzioni del proprio passato – e anche, sia chiaro, pensieri sinistri.

Fra questi ultimi, negli anni più prossimi a noi (e prossimi in maniera tragica), un posto di riguardo spetta alla Russia.

Dugin, L’Eurasia e Oera Linda

Helgoland: l’avevamo già incontrato, il piccolo arcipelago al largo delle coste tedesche, che il nazista Herman Wirth considerava resti di Atland, la terra originaria della saga di Oera Linda. Una localizzazione il cui successo è risuonato altrove, ma sempre in ambiti consoni alla cultura dell’occulto moderna e contemporanea. Poco fa avevamo detto dell’inserimento di Atland-Helgoland nell’universo New Age da parte dello scrittore inglese Robert Scrutton, ma è anche significativo che nel fandom di Harry Potter, spesso Helgoland sia stata identificata in Azkaban, la tremenda prigione dei maghi che violano le regole della comunità dei loro pari. 

Nella consueta ambiguità, Helgoland però piace anche all’estrema destra post-Seconda Guerra Mondiale. Il pastore protestante ex-nazista Jürgen Spanuth (di lui si era parlato qui), rifattosi un minimo di verginità dopo la fine del conflitto, dal 1951 cominciò a sostenere anche lui che Helgoland era la patria originaria delle genti del Nord, distrutta intorno al 1250 a. C. dalla caduta di una cometa. Questa antica catastrofe avrebbe spinto i superstiti a migrare verso il vicino Oriente e l’Egitto, dando vita a nuove civiltà. 

In questi universi di idee, le influenze e le commistioni sono continue e particolarmente importanti. Mentre nel 1951-52 Spanuth cominciava a scrivere a modo suo di Helgoland, in Germania e nel mondo germanofono stava prendendo corpo sulla stampa popolare il mito dei dischi volanti inventati dai nazisti, una delle saghe più ricche e folli della storia dell’ufologia (questo libro è un’ottima rassegna al riguardo). Ebbene, in una delle più note versioni di questa leggenda, comparsa sui giornali tedeschi nell’estate 1952, un disco volante progettato dai nazisti, ma del quale a fine guerra si sono impadroniti i sovietici, precipita… sull’isola di Helgoland, il resto dell’Atlantide del Nord – in ultima analisi, quella che era parte della Frisia originale e magnifica di Oera Linda!

Nel Ventunesimo secolo, però, gli impieghi più importanti “da destra” della storia di Oera Linda sono altri. Fondamentale, quello promosso dal russo Aleksandr G. Dugin, uno dei più noti propagatori dell’idea della Russia come potenza messianica “euroasiatica”. Un mondo, quello di Dugin, in cui l’occultismo e la pseudostoria hanno largo spazio. Sin da subito, nei suoi lavori, Dugin non ha trascurato Oera Linda.

Nel 1999 uscì Absoliutnaia Rodina (“La patria assoluta”), una raccolta di scritti di Dugin destinata ad avere grande influenza nell’estrema destra europea. Lì, Dugin commentava e riprendeva il pensiero di Herman Wirth. Attraverso lui, Dugin inciampò su Oera Linda. Il russo se ne occupa però in maniera piuttosto particolare. Ammira Wirth e discute a lungo la sua mania per le rune; al contempo, non gli piace l’idea, insita nel pensiero dello studioso tedesco, che il luogo più importante del mondo fosse l’Atlantico settentrionale. 

Per cercare di riequilibrare le cose, Dugin scrive che il pensiero di Wirth sarebbe stato capito meglio se, accanto ai suoi scritti su Oera Linda, avessimo avuto anche il Palestinabuch, un presunto testo inedito di Wirth la cui esistenza è controversa. Qui lo studioso avrebbe dimostrato (un’altra fissa di alcuni pensatori della destra esoterica) che i “veri” ebrei avevano origine ariana, e che venivano dall’Asia.

Alla fine, il risultato di tutto è stato quello di rilanciare l’interesse di ambienti della destra esoterica per Oera Linda, in particolare nella Russia di Putin. Nel 2007, a Mosca, uno dei seguaci di Dugin, Andrey V. Kondratyev, ne ha pubblicato un’accurata traduzione in russo sotto il titolo Khronika Ura Linda, facendola precedere da una lunga prefazione.

Chi ha ideato davvero Oera Linda?

La ricerca più recente ha ridotto molte incertezze circa la genesi e la paternità di Oera Linda, e ha permesso di fare ipotesi più solide sul perché il testo fu inventato.

Questi chiarimenti si devono soprattutto allo storico olandese Goffe Jensma, che abbiamo già menzionato. Jensma ha condensato le sue ricostruzioni nella sua tesi di dottorato del 2004 e nella successiva traduzione e analisi filologica del testo di Oera Linda, comparsa due anni dopo.

La sua conclusione è che l’inventore del manoscritto fu probabilmente il predicatore protestante e poeta François Haverschmidt (1835-1894). Il suo scopo non sarebbe stato quello di ingannare il pubblico, ma di creare una satira che, in qualche modo si prendesse gioco allo stesso tempo di due ambienti con cui voleva polemizzare. Il primo era quello dei nazionalisti tedeschi, che coincideva spesso con quello degli studiosi romantici di letteratura antica, tronfi nel loro pangermanesimo; il secondo, quello dei teologi, divisi fra conservatori e progressisti, che in quegli anni disputavano e  si contendevano il controllo della Chiesa Riformata (protestante) d’Olanda, nel cui ambito Haverschmidt esercitava il ministero di predicatore. 

Haverschmidt era stufo delle polemiche sull’inerranza della Bibbia (cioè il fatto che la Scrittura non contenga errori e contraddizioni, uno dei fondamenti della teologia protestante classica). Voleva far vedere che si potevano “inventare” altre bibbie, a tavolino, e che il problema semmai era quello delle interpretazioni del testo; non del fatto che non potesse – alla lettera – sbagliare mai. Per questo, Haverschmidt si mise d’accordo con Verwijs e over de Linden, lui stesso tipo peculiare, con interessi per la Massoneria e altre idee alla moda. 

La stessa carta cui è stato vergato Oera Linda, stando alle analisi riportate da Jensma, quasi di certo risale ai primi anni ‘50 dell’Ottocento, cioè a una quindicina di anni prima che Haverschmidt si mettesse all’opera: il grosso del lavoro fu fatto tra il 1865 e il 1867, probabilmente con un’accelerazione del processo nella parte finale, meno curata del resto, forse per stanchezza e per desiderio di avere finalmente a disposizione quel condensato di fantasie.

In questo modo, Haverschmidt generò un falso che, come visto, ha prodotto una serie di cerchi concentrici in uno stagno che non accenna a calmarsi – ma senza avere la piena intenzione di farlo.

Alla fine del 1879 Jan Ottema, il letterato promotore della pubblicazione di Oera Linda, morì suicida. Per Jensma, sulla base di quanto è possibile ricostruire, il gesto fu dovuto alle conseguenze della sua totale identificazione con il manoscritto. Aveva creduto che fosse autentico e che fosse destinato a cambiare le sorti dell’archeologia e dello studio della storia antica. Quando gli fu chiaro che si era ingannato in maniera grossolana, ne trasse le conseguenze.

Come è stato detto da Goffe Jensma, c’è da sorridere amaramente. Haverschmidt, uomo dalla forte fede cristiana, voleva ironizzare sulle dispute moderne intorno al testo sacro ebraico-cristiano, la Bibbia. Invece, senza desiderarlo, generò davvero una nuova Bibbia, per la gioia di tanti occultisti e nazionalisti moderni. Davvero una strana sorte, per un predicatore protestante di una quieta provincia del nord europeo – una provincia, però, un po’ troppo intenta a rimuginare in maniera melanconica sulla sua storia e sul suo presunto passato

L’occasione era troppo ghiotta, per chi era desideroso di avere davanti a sé un mondo reincantato.

Immagine in evidenza: La pagina 48 del manoscritto Oera Linda. Immagine in pubblico dominio, via Wikimedia Commons