27 Aprile 2024
recensioni

Dischi volanti da Naziland: tutto, ma proprio tutto, sul mito degli Ufo del Terzo Reich

Gli Ufo sono stati inventati dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Poi se ne sono impossessati i vincitori. Anzi, no, gli Ufo che vediamo nei cieli sono pilotati da nazisti scappati dalla Germania ormai invasa dagli Alleati, ora nascosti in basi segrete. E dove sono, queste basi? Beh, nel Tibet, o nell’Antartide, oppure nell’interno della Terra, visto che è cava. E poi, non è che i nazisti avevano le capacità tecnologiche necessarie per costruire queste supermacchine perché erano in rapporto con alieni malvagi, che li sostenevano, oppure con veri e propri demòni? 

Con premesse come queste la domanda appare più che legittima: perché una persona che vive nel mondo reale e che apprezza la mentalità scientifica e la cultura dovrebbe occuparsi di idee di questo tipo? Che cosa si può trarre, capire, spiegare della mentalità di chi ci crede, accostandosi a racconti così? Vale davvero la pena farlo?

Credo che dubbi simili possano esser messi da parte leggendo il nuovo libro (in inglese) di Maurizio Verga, Flying Saucers from Naziland (Amazon, 2023). L’autore oggi è scettico circa l’esistenza di qualsiasi genere di “Ufo” (qualsiasi cosa s’intenda con questo termine), ma la lunga militanza in ambito ufologico gli ha permesso di sviluppare i migliori motivi d’interesse per la questione. I lettori di Query Online conoscono già Verga, perché ne avevo presentato un lavoro precedente, Flying Saucers in the Sky: WHen UFOs came from Mars (Amazon, 2020), in cui aveva affrontato alcuni snodi cruciali della nascita stesso del mito dei dischi volanti, quelli relativi all’anno 1947 – l’anno in cui tutto iniziò.

La tesi di Verga sul mito degli Ufo-nazi è questa: se oggi in film, cartoon, videogiochi, video musicali, meme, giocattoli, modellini e in ogni altro gadget della cultura del consumo si possono trovare riferimenti al mito dei dischi volanti inventati o costruiti e usati dai nazisti, lo si deve a una storia culturale lunga e complicata, dai risvolti interessanti e talora disturbanti. Di queste sfaccettature l’autore è un esperto, tanto che si è sentito costretto a dividere la sua opera in due tomi, che peraltro coprono soltanto la prima fase di questa storia, cioè i primi dieci anni di essa. Anni determinanti per capirla, tuttavia.   

Maurizio Verga, storico dell’ufologia. Anche se ormai scettico sul fenomeno, ritiene che lo studio scientifico della storia delle idee ufologiche sia importante sotto molti profili.

La storia degli “Ufo nazisti” arriva da lontano. In sottofondo, infatti, si staglia l’alta reputazione in cui la scienza e ancor più la tecnica tedesca erano tenute dall’opinione pubblica sin dalla fine dell’Ottocento. Una reputazione ben meritata grazie alla chimica, alla meccanica, all’industria estrattiva tedesca. Durante la Seconda Guerra Mondiale, però, questa reputazione contribuì a creare forme ai limiti del fantastico, con mille voci su armi straordinarie e distruttrici a disposizione dei nazisti che circolavano sia sui giornali dei paesi alleati sia – soprattutto – di bocca in bocca. Missili, super-aerei, cannoni con portate di centinaia di chilometri, raggi della morte, sottomarini colossali in grado di portare dentro interi battaglioni corazzati, e così via…

Alla fine del conflitto, il recupero da parte dei vincitori di innumerevoli progetti e prototipi di armi più o meno improbabili e spesso di nessuna applicabilità industriale non fece che amplificare queste voci. I tedeschi avevano provato di tutto, per cercare di reperire armi nuove in grado di fermare l’avanzata degli alleati, ma con risultati tutto sommato modesti. Ma questo, agli occhi dell’opinione pubblica ancora sconvolta dalle distruzioni senza precedenti, non bastava: si era di fronte a un paese, a una cultura, a una dittatura che – letteralmente – potevano di tutto. Una parte dei capi di quel regime potevano essere sopravvissuti in segreto, in qualche luogo remoto, magari capitanati da Hitler stesso, scampato alla morte in un sottomarino, oppure, nella più estrema delle ipotesi, volato via a bordo di un disco volante. 

Le voci sulla continuazione segreta di un “Quarto Reich” in attesa della riscossa, proseguite a lungo, per Verga furono un potente magnete che coagulò anche le prime storie sui dischi volanti in versione tedesca. Storie che comparvero praticamente subito: di dischi volanti si cominciò a parlare su alcuni media americani il 25 giugno 1947; il primo presunto inventore tedesco degli ordigni volanti fece capolino appena tre settimane dopo. 

C’era un’altra cosa che rendeva plausibili queste fantasie: l’idea che a pilotare i dischi volanti inventati dai nazisti non fossero alcune tetre SS scampate alla morte, oppure i loro successori, ma che fossero i sovietici, dopo averli sviluppati e messi in servizio in massa. Con l’inizio della Guerra fredda tra Occidente e mondo comunista, una cosa del genere, per quanto a noi possa sembrare esotica e remota, suonava credibile. 

In tutto questo, sottolinea Verga – che di questi personaggi il suo libro si occupa a lungo – esisteva persino un piccolo nucleo di persone che sostenevano in prima persona di aver volato sui dischi nazisti, di averli progettati, costruiti, e di averne in casa i disegni ingegneristici. In altri termini, c’erano persone che cercavano di trarre profitto da queste fantasie tecnologiche per un tornaconto economico (cercavano di vendere a governi e industrie i progetti dei “dischi” di cui dicevano di essere a conoscenza, oppure di promuovere proprie imprese ed attività), o sociale (volevano acquisire status e notorietà presso i mezzi di comunicazione), o, magari, sotto il profilo personale, in fasi complicate della propria vita (per esempio, farsi rilasciare da un carcere affermando di sapere che cos’erano gli Ufo).

Sotto diversi profili queste strane figure di “rivelatori” di piani per costruire dischi volanti con la svastica devono considerarsi un ramo particolarmente bizzarro del ben più vasto giro dei whistleblowers ufologici, cioè di coloro che sostengono di essere a conoscenza diretta di segreti incredibili su Ufo precipitati coi loro alieni, su programmi di retroingegneria applicati alle navi aliene precipitate, oppure su patti tremendi fra il governo di Washington e gli extraterrestri, con il primo disposto a tollerare il rapimento di terrestri in cambio di conoscenze scientifiche avanzate. 

In tutto ciò, per Verga, non esiste nessuna evidenza che, in qualche modo i tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale abbiano cercato davvero di sviluppare velivoli di forma più o meno circolare, magari utilizzando motori tecnicamente avanzati rispetto a quello che si poteva fare nella prima metà degli anni ‘40 del secolo scorso. No: a parte qualche vaga ispirazione, i dischi volanti nazisti sono un mito inventato praticamente da zero, e non il frutto di esagerazioni su progetti ingegneristici realmente esistenti, per quanto vaghi o futuristici potessero essere.

C’è un altro aspetto fondamentale del mito degli Ufo nazisti che però va affrontato. In questo primo volume dei due previsti da Verga ci sono soltanto alcuni accenni di un’analisi necessaria per capirlo in ogni suo aspetto. Si tratta delle fantasie sull’esistenza di un nazismo “occulto”: Verga se ne occuperà di di più nel secondo volume, perché fu solo in un secondo momento, diciamo a partire dal 1951, che queste idee cominciarono a mescolarsi sul serio con le fantasie tecnologiche sui dischi del Terzo Reich. 

Certo, oggi sappiamo con certezza che alcuni rapporti marginali fra occultismo e ambienti della dittatura nazista ci furono davvero. Gran parte dei discorsi  su questo presunto legame, però, è una costruzione post-bellica priva di fondamento. Tuttavia, è proprio grazie a queste invenzioni su un presunto “esoterismo hitleriano” che alcuni appassionati, spesso loro stessi provenienti dall’estrema destra, hanno cercato di dare un tocco di “soprannaturale” alle voci sui dischi volanti tedeschi. Proprio per provare ad analizzare gli ingredienti di questo calderone ribollente, nel secondo tomo del lavoro di Verga ci sarà un mio specifico contributo.

Una cosa risulta chiara da Flying Saucers from Naziland: non esiste un mito unico degli Ufo-nazi, ma ne convivono tanti, di norma non compatibili uno con l’altro, in altri casi ibridati fra loro fino a dar vita a prodotti nuovi. Un fatto che va sempre tenuto presente, quando si legge questo libro così dettagliato, ricco di una quantità di fonti introvabili davvero sorprendente. 

Verga ritiene da tempo che se spieghiamo bene la fase iniziale di un fenomeno pop come gli Ufo, ne capiremo con maggior facilità gli sviluppi successivi. Molte cose che sembrano novità per il pubblico e per i nuovi ufologi c’erano già all’inizio – quando tutto cominciò, come ama ripetere Maurizio, perché quando tutte queste cose esplosero, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, gli ingredienti erano già stati preparati da un pezzo.

Credo al contempo che sarebbe bello e importante se Verga preparasse una valutazione, magari sintetica, delle forme attuali del mito degli Ufo nazisti e della sua storia recente. Questo perché, dopo una fase di ripiegamento, questo mito è davvero dilagato e ha raggiunto un pubblico ben più vasto che nel passato. Il mito ha trovato vie nuove e modi nuovi per rendersi affascinante – vie diverse rispetto al passato. Il rapporto tra la fase iniziale della storia del mito degli Ufo nazisti e il suo aspetto odierno è ormai piuttosto debole. A trasformarlo, dalla metà degli anni ‘80, ci hanno pensato in primo luogo alcuni austriaci e tedeschi, che lo hanno connesso all’esoterismo di area germanica dei primi vent’anni del secolo scorso. L’intento di queste fantasie non è per niente innocuo, perché in mille modi oggi re-immaginano il passato, lo distorcono e spesso lo glorificano.

Nel passato, l’idea di un legame sinistro fra hitlerismo e malvagie potenze soprannaturali era un modo per descrivere in maniera estrema il male che aveva prodotto; nelle versioni attuali del mito degli Ufo nazisti, invece, questo legame rischia a ogni passo di essere ammantato di una patina attraente, proprio perché oscuro e violento. Ci vorrebbe davvero una lettura complessiva di questi miti, perché dalla loro genesi, per quanto importante per comprenderli, si arrivi a parlare di ciò che rappresentano oggi.

Illustrazione di Nesnad/Alebo, da Wikimedia Commons, pubblico dominio

Giuseppe Stilo

Giuseppe Stilo (Firenze, 1965) si occupa di pseudoscienze, in particolare di ufologia, privilegiando il metodo storiografico. Fra gli altri suoi lavori, "Alieni ma non troppo. Guida scettica all'ufologia" (Cicap, Padova, 2022). Insieme a Sofia Lincos è titolare delle rubriche "Misteri Vintage" (su Query Online), "Il Giandujotto scettico" (sul sito del Cicap Piemonte) e "Divergenti" (sul trimestrale Query).