Mostri gommosi e dove trovarli: il serpente di mare di Nantucket
Articolo di Sofia Lincos e di Giuseppe Stilo
Per gran parte dell’Ottocento, i serpenti di mare furono di gran moda. Quotidiani e riviste non mancavano di riferire le testimonianze di avvistamenti, da riva o dalle imbarcazioni. A volte se le inventavano anche, per coprire il fisiologico calo di notizie dei mesi estivi. Ma, fra le due guerre mondiali, quando ormai l’interesse per questo genere di mostri aveva cominciato a calare, eccoli ricomparire in massa ancora una volta. Una delle storie più curiose è quella che nell’agosto del 1937 ebbe per teatro Nantucket, al largo del Massachusetts. Immaginate la sorpresa quando, dopo gli incerti racconti di alcuni pescatori, un mostro serpentiforme… Comparve davvero, in tutta la sua bellezza.
Il New England, habitat di mostri marini
Nantucket è un’isoletta del New England, al largo di Cape Cod, sulla costa orientale degli Stati Uniti. Oggi è una rinomata località turistica, che nei mesi estivi passa da 10.000 a 50.000 abitanti. Nel 1937, invece, la sua economia si basava quasi interamente sulla pesca e in particolare sulla pesca di cetacei. Da Nantucket era salpata, ad esempio, la baleniera Essex, che nel 1820 finì attaccata e affondata da un capodoglio (e, come racconta qui Lorenzo Rossi, il naufragio potrebbe aver ispirato Herman Melville per il suo Moby Dick).
Con questo background, non stupisce sapere che nel Diciannovesimo secolo le storie di mostri marini fossero quasi la norma, da quelle parti. Nell’agosto del 1817, ad esempio, aveva destato parecchio chiasso l’avvistamento di una gigantesca creatura serpentiforme nei pressi della vicina Gloucester (Massachusetts). La bestia, che secondo alcuni testimoni aveva un corno sulla testa, suscitò la curiosità della Linnaean Society of New England, che mise in piedi un comitato allo scopo di raccogliere prove sull’esistenza e l’aspetto dell’animale. Il risultato fu la pubblicazione di un pamphlet in cui si avanzava l’ipotesi che il mostro marino fosse una nuova specie, denominata Scoliophis atlanticus.
Il dibattito tra i naturalisti fu vivace, con personaggi come Charles Alexandre Lesueur che sostenevano che all’origine delle segnalazioni ci fosse una specie già nota, magari con i dettagli un po’ distorti dalle testimonianze occasionali. In tempi più recenti, lo scettico Joe Nickell ha ipotizzato che il mostro di Gloucester fosse semplicemente un narvalo. Le discussioni dotte sulla presenza di specie sconosciute al largo delle coste atlantiche settentrionali dell’America, spesso rilanciate con toni polemici sui giornali, produssero a loro nuove testimonianze, scherzi, bufale. Nel 1819, avvistamenti di una creatura simile a quella di due anni prima si ripeterono nella baia di Nahant. Fu anche grazie a vicende simili che, nel corso dell’Ottocento, l’espressione “serpente di mare” prese sempre più piede come sinonimo delle odierne fake news, passando dal lessico anglosassone a quello francese e italiano.
Non mancarono le ricadute dell’evento sulla cultura popolare: nel 1819 un commediografo di Charleston, William Crafts, si ispirò alla vicenda per comporre The Sea Serpent; or, Gloucester Hoax: a Dramatic jeu d’esprit in Three Acts. L’intera opera si basava sull’ipotesi che il mostro fosse in realtà una montatura, messa in piedi dai bravi abitanti di Gloucester per promuovere la loro cittadina.
Crafts non poteva saperlo, ma ottant’anni dopo, nel 1937, qualcosa di simile avvenne davvero.
Il serpente marino di Nantucket: la prima testimonianza
Nella prima settimana dell’agosto 1937, un pescatore di nome Bill Manville si precipitò nella redazione del quotidiano locale, il Nantucket Inquirer & Mirror: aveva visto una strana bestia verde nelle acque dell’isola.
Il giornale pubblicò immediatamente la notizia (anche se il tono, per la verità, suonava leggermente canzonatorio): come detto, era già passato qualche decennio da quando la zoologia aveva relegato i serpenti di mare al mondo della fantasia e della letteratura.
In realtà, lungo tutto quell’arco di tempo l’interesse popolare per gli animali favolosi non soltanto era rimasto, ma aveva visto iniziare la sua fase moderna a partire dall’autunno 1933, quando i primi avvistamenti del mostro di Lochness cominciarono ad assumere fama internazionale. Dalle storie relative al braccio di mare scozzese prese forma una pandemia di avvistamenti criptozoologici che colpì un po’ tutto il mondo (vi ricordiamo, per l’Italia, i casi dell’idroscalo di Milano e quello del drago del Lago Maggiore). L’ondata globale, tuttora in larga misura da definire nella sua vera portata, si estinse soltanto nel 1938, quando le preoccupazioni per l’avvicinarsi della guerra fecero mettere da parte quelle storie.
Dopo la Seconda guerra mondiale, quando lo scrittore franco-belga Bernard Heuvelmans (1916-2001) fondò la moderna criptozoologia, l’ispirazione per i presunti animali misteriosi gli venne dal “nonno” di questa disciplina, l’olandese Antoon Oudemans, che nel 1892 aveva pubblicato una specie di “bibbia” dei serpenti di mare, e da un lungo articolo scritto dal 1948 da un altro personaggio mitico del mondo delle pseudoscienze, l’americano di origine britannica Ivan T. Sanderson. Anche in quel caso, l’articolo che colpì così tanto Heuvelmans riguardava proprio la saga dei serpenti di mare, stavolta aggiornata al periodo fra le due guerre mondiali.
Insomma: il serpentone era vivo, e lottava insieme a noi.
Comunque sia, questo è quanto apparve sul Nantucket Inquirer & Mirror del 7 agosto 1937:
“Probabilmente non mi crederete”, ci ha detto, “e la gente penserà che sono pazzo. Ma è un fatto, là fuori c’è un gigantesco mostro”.
“Di che cosa diamine stai parlando, Bill”, gli abbiamo chiesto. “Non esistono cose come i mostri marini o i serpenti di mare”.
“Non posso farci niente! Che ci crediate o no – Ho visto quella roba coi miei occhi alle nove e mezza di questa mattina. Era al largo della costa orientale dell’isola, a circa due miglia da Gauls, e di sicuro non era una balena. Doveva essere a un miglio di distanza quando l’ho visto. Era una creatura grande e gigantesca, con una testa orribile che sollevava a 15 o 20 piedi dall’acqua e che poi inabissava. L’ho vista apparire tre volte, e dopo aver sollevato di nuovo la testa si è girata e si è diretta al largo. So che non ci crederete – e probabilmente nessun altro lo farà – ma io vi ho raccontato un fatto. E non stavo nemmeno sognando!”
La notizia finì immediatamente su tutti i quotidiani degli Stati Uniti. Questa è la versione del Charleston Daily Mail, comparsa l’8 agosto 1937 e riprodotta oggi dal Museum of Hoaxes:
Nantucket, Mass. 7 agosto. – La stagione 1937 dei serpenti di mare e dei mostri marini si è aperta ufficialmente oggi. Il pescatore Bill Manville è entrato in ufficio e ha strabuzzato gli occhi al ricordo di ciò che aveva visto un paio di miglia a sud-est di quest’isola. Nelle parole di Bill, si trattava di “un mostro marino verde, che ha sollevato la testa più volte a dritta della sua prua prima di dirigersi al largo”.
Strane orme sulla spiaggia
Com’era inevitabile, la supposta presenza di un mostro marino nei dintorni dell’isola suscitò chiacchiere e commenti di ogni genere, ma anche un diffuso scetticismo. Però, appena un giorno dopo la prima notizia, un altro pescatore, Gilbert Manter (che i giornali garantivano fosse astemio) confermò l’avvistamento: anche lui aveva incontrato una strana bestia marina grigio-verde, lunga 120 piedi (circa 36 metri) e con un corno in testa. Questa, a suo dire, era molto più grande del collo, e
sembrava una combinazione tra [quella di] un serpente e di una balena.
Manter tornò a cercare il mosto il giorno seguente, insieme a un amico. Non videro l’animale da nessuna parte, ma sulla sabbia di Madaket Beach, una striscia di spiaggia nell’estremo ovest dell’isola, scoprirono delle strane orme. Erano lunghe un metro e mezzo e larghe una trentina di centimetri in meno.
Le fotografie delle impronte, finite su tutti i giornali, vennero mandate a New York per un parere. Lo zoologo William Reid Blair (1875-1949), direttore della New York Zoological Society, si disse scettico: nessun mammifero terrestre presente nella zona avrebbe potuto lasciare tracce così grandi; quanto ai mammiferi marini, era noto che si muovevano per lo più strisciando sul ventre, senza lasciare orme di pinne. Quelle impronte non appartenevano dunque a nessun animale conosciuto…
Aveva ragione: la natura del mostro risultò chiara alcuni giorni dopo, quando finalmente la creatura giunse a riva.
Il mistero svelato
A metà agosto, una folla di curiosi si riversò a South Beach, una delle spiagge di Nantucket. Correva voce che vi si fosse arenato il mostro.
La bestia in effetti c’era, ed era gigantesca, ma non si trattava di un animale in carne e ossa: era un grosso pallone di gomma gonfiabile.
All’origine della beffa c’era Tony Sarg (1880-1942), un artista dalle trovate incredibili e clamorose. Nato il 21 aprile 1880 a Cobán, in Guatemala, Sarg era cresciuto in un ambiente ricco di creatività. Suo padre, Francis Charles Sarg, era un artista di origine tedesca; sua nonna dipingeva, suo nonno intagliava il legno. Il piccolo Tony si appassionò ai giocattoli meccanici e ai burattini. Crebbe, e diventò marionettista, pittore, illustratore, vignettista e autore di cortometraggi d’animazione; lavorò prima a Londra e poi in Germania, dove si sposò. Con l’avvento della Prima guerra mondiale, si trasferì con la famiglia a New York, dove diventò l’animatore della Macy’s Thanksgiving Day Parade, una sfilata promossa dai magazzini Macy che si svolgeva – e si svolge tuttora – ogni anno per il Giorno del Ringraziamento. Quando voleva allontanarsi dal caos della Grande Mela, Sarg se ne andava a Nantucket, dove aveva aperto il “Tony Sarg’s Curiosity Shop”, un negozio di arte, giocattoli, carte da parati e curiosità.
Nel 1928, Sarg ebbe un’idea per rivitalizzare la parata del Giorno del Ringraziamento: rimpiazzare gli animali veri – protagonisti dell’evento fino all’anno prima – con dei grandi palloni di seta gommata gonfiati ad elio, commissionati alla maggior impresa di pneumatici degli Stati Uniti del tempo, la Goodyear Tire and Rubber Company di Akron, Ohio.
Il “mostro” del 1937 fu realizzato nello stesso modo. Sarg lo aveva progettato e fatto costruire per pubblicizzare sia se stesso, sia Nantucket: un’operazione di marketing virale, diremmo oggi. Per questo, si era messo d’accordo con alcune persone del posto per montare il caso.
Daniel Manville, nipote del primo “testimone” del mostro, ricorda così il contributo dato allo scherzo da suo nonno:
Bill era un famigerato burlone. Lui e Tony erano amici e avevano pianificato la beffa per mesi. Non sono sicuro se avesse disegnato le impronte sulla sabbia o se le avesse fatte Tony, ma comunque fu Bill a scattare le foto alle impronte sulla sabbia e a portarle al giornale locale.
Infine, Tony Sarg mise in acqua il serpentone. Per la verità, non tutto andò nella maniera che aveva pensato: il mostro di gomma, in teoria, sarebbe dovuto approdare ai moli. Finì un po’ fuori rotta, ma l’effetto fu comunque spettacolare. Il serpentone fu l’evento dell’estate di quell’anno: rimase sulla riva per alcune settimane, meta di curiosi e fotografi. Poi, a novembre, fu riciclato per la sfilata newyorkese: rimane tuttora il secondo bestione più lungo mai apparso in quella manifestazione.
Sarg, invece, ebbe minore fortuna della sua creatura gommosa. La beffa non bastò a rivitalizzarne gli affari. Alla fine degli anni 30 cominciò a risentire della concorrenza di altri artisti, e nel 1939 fu costretto a dichiarare bancarotta. Morì tre anni dopo, nel 1942, per le complicazioni di un’appendicite.
A distanza di oltre ottant’anni, il serpentone di Sarg fa quasi tenerezza: sembra uscito da un cartone animato o da un B-movie senza budget adeguato per gli effetti speciali, un po’ come certi film di fantascienza degli anni Cinquanta. Eppure per un po’, quell’estate, contribuì a far rivivere il mito dei serpenti di mare: un’idea in apparenza fuori moda, ma riproposta con successo in gomma ed aria compressa.
Immagine in evidenza: il mostro gommoso dell’isola di Nantucket sfila in parata a New York per il Giorno del Ringraziamento del 1937.
La criptozoologia e’ un argomento che mi interessa, confesso che mi piacerebbe se qualche ‘mostro’ venisse trovato in qualche angolo sperduto del mondo… Sfortunatamente la realta’ e’ molto piu’ prosaica.
Un aspetto che forse potrebbe essere investigato dal Cicap sono le esagerazioni delle caratteristiche di animali reali, come squali e serpenti. Si trovano spesso, talvolta anche su testi seri, dati enormemente esagerati sulle dimensioni di queste creature.
I media contribuiscono alla diffusione di miti su questi animali. Un esempio e’ la cosiddetta piovra gigante, che talvolta e’ descritta come un mostro terribile di 25 o 30 metri, come nel romanzo “Beast” di Peter Blenchey (l’autore di Jaws). In realta’ questi molluschi, di cui sono riconoscite almeno due specie (Mesonychoteuthis hamiltoni e Architheutis dux), sono molto piu’ ‘piccoli’ e probabilmente meno aggessivi di come viene mostrato su film o racconti di marinai (tuttavia secondo Wiki nel 2007 un Architheutis dux ha attaccato un sommergibile di Greenpeace con getti di inchiostro e l’evento e’ stato filmato). Un sacco di esagerazioni vengono anche fatte sul famoso squalo bianco. Misuramenti e analisi fatte sugli esemplari catturati piu’ grandi suggeriscono che forse potrebbe raggiungere i sette metri di lunghezza, una misura rispettabile ma nulla come i mostri dei film.
Sarebbe interessante se il Cicap scrivesse qualche articolo sulle caratteristiche reali di queste iconiche creature per correggere i miti che le circondano. Infatti, dato che io sono un biologo mi offrirei volentieri come volontario per scriverlo. Ho un dottorato in ingegneria biomedica, ma sono sempre stato appassionato di zoologia e ho esperienza nello scrivere articoli accademici. Se siete interessati potete scrivermi sul mio mail. Grazie!