7 Novembre 2024
Misteri vintage

Joe Simonton e i pancake venuti dallo spazio

di Sofia Lincos e di Giuseppe Stilo

Stati Uniti, metà aprile 1961. Novità shock. Da pochi mesi John F. Kennedy siede alla Casa Bianca, dove si ritrova davvero con due patate bollenti. Il giorno 12, a bordo della Vostok 1, Jurij A. Gagarin, un sovietico, dunque un astronauta di una potenza rivale mortale degli Stati Uniti, è diventato il primo essere umano a volare nel cosmo. Il colpo per gli occidentali è fortissimo, ma si apre davvero l’era spaziale. 

Sulla Terra, invece, alcune migliaia di guerriglieri anticomunisti, con l’appoggio di Washington, hanno appena iniziato un tentativo di sbarco sulle coste di Cuba, ormai diventata un alleato dei sovietici. L’azione si rivelerà un disastro per gli Usa e spingerà definitivamente Fidel Castro a mettersi nelle mani di Mosca. Ma in quei giorni in America accadono altre cose, altrettanto indicibili. La mattina del 18 aprile, un disco volante atterra davanti alla povera casa di un idraulico del Wisconsin e il suo equipaggio, gentilmente, gli lascia in dono dei pancake caldi, probabilmente appena sfornati a bordo dell’ordigno. 

Una mattinata memorabile

Sono le 11 di mattina di martedì 18 aprile 1961. Joseph “Joe” Simonton ha appena mangiato qualcosa al tavolo di cucina della sua casetta rurale, a circa sei chilometri dalla cittadina di Eagle River, un anonimo paesino di 1.400 abitanti nel nord del Wisconsin. Simonton ha 54 anni, vive da solo, e stando a lui stesso e agli abitanti di Eagle River, di Ufo ed extraterrestri non gliene importa un bel niente. 

Mentre sta sparecchiando – così racconterà ai giornali locali – sente un rumore che gli ricorda quello di un aereo di passaggio e, dalla finestra della cucina, vede qualcosa di stranissimo. Un oggetto con la forma di due piatti contrapposti, del colore del cromo brillante, sta atterrando sul vialetto che porta alla sua abitazione. Esce fuori, si avvicina, e vede che sull’oggetto si sta aprendo un portello. Da lì, si sporge un individuo di bassa statura, che tiene in mano qualcosa che a Simonton ricorda un catino. Fa dei gesti che, stando alle parole di Simonton, gli fanno pensare che voglia dell’acqua. Ed è proprio quello che Simonton avrebbe fatto: sarebbe andato in casa e avrebbe riempito il contenitore, tornando fuori a porgerlo all’individuo, in attesa dentro il velivolo, sul portello. Si avvicina, e guarda dentro il disco. Ci sono delle consolle di comando, un secondo uomo seduto davanti a quello che crede sia un quadro di controllo, ma – soprattutto – c’è un terzo membro dell’equipaggio che sta cuocendo su una specie di fornello elettrico qualcosa che per lui sono dei pancake. 

Osserva meglio i tre: sono alti circa un metro e mezzo, e gli ricordano degli italiani. Hanno addosso dei completi neri aderenti, a collo alto. Hanno un aspetto bellissimo, molto più di quello di qualsiasi donna che Simonton abbia mai visto, e lui non riesce a reggerne lo sguardo. “Sembrava che mi facessero qualcosa”, dirà in seguito.  

Simonton fa per allontanarsi, e allora quello che gli sembrava “l’ufficiale in comando” gli fa una specie di saluto col dorso della mano. Non sapendo come reagire, Simonton risponde militarmente. Evidentemente commosso, l’ufficiale gli lascia quattro frittelle appena cotte. Poi il portello si richiude e, emettendo il suono di un generatore elettrico, il disco se ne va facendo ondeggiare le chiome di alcuni alberi vicini. Sul vialetto, nessun segno dell’atterraggio. Assaggia una delle frittelle, ma non lo convincono: sanno di cartone, dirà ai giornalisti. Nessuno ha visto niente, oltre a lui, ma quello comincia a raccontare la sua storia e, il 24 aprile, il quotidiano della zona, il Rhinelander Daily News, le dedica ampio spazio. Tre giorni dopo Simonton è al centro dell’attenzione dei media di tutto il paese. Com’è facile prevedere, fra i reporter giunti sul posto, i toni sono divertiti – ma la storia delle frittelle sfornate sull’Ufo vende bene, e dunque il clamore è enorme. 

Simonton con la frittella. Da “The fifth horseman of the Apocalypse – UFOs: A History”, Gennaio-Giugno 1961, di Loren E. Gross, pag. 34

Già, perché, in fondo, se non ci fossero state quelle benedette frittelle dal sapore di cartone, probabilmente il racconto di Simonton sarebbe rimasto uno tra gli innumerevoli aneddoti ufologici della storia, per quanto bizzarro.

Litigi e confusione tra gli ufologi

La parte più importante di questa storia – come per tutta la controversia Ufo, del resto – è il dopo, cioè le riflessioni che si possono fare su come un racconto scoppiettante come questo fu accolto e interpretato da quelli ai quali interessava. A parte i giornalisti, che in una vicenda come questa videro l’opportunità di articoli da far divorare ai lettori, sono importanti due gruppi di attori. Cominciamo dal primo: gli ufologi

Gran parte dei giri di valzer intorno a questa vicenda fu dovuta alla difficoltà di una delle maggiori associazioni ufologiche del tempo, il NICAP, di rispondere in maniera adeguata alle pressioni di un suo socio che abitava nei pressi di Eagle River. Era un giudice elettivo locale, si chiamava Frank W. Carter ed era decisamente su di giri per la vicenda. Simpatizzò subito con Simonton e si fece dare una frittella, che poi spedì alla sede centrale del NICAP, chiedendo fosse analizzata in laboratorio. 

Fu qui che partì il cortocircuito. Il NICAP era caratterizzato da una linea tutto sommato prudente. Agli Ufo extraterrestri ci credeva, ma proprio per quello non voleva mescolarsi a vicende che, per i contenuti, ai suoi occhi rischiavano di comprometterne l’immagine. La sua specialità era battagliare con l’USAF, l’aviazione militare, che dal 1948 raccoglieva senza entusiasmi le segnalazioni di civili e militari. Il NICAP tergiversò nel farsi carico della richiesta di Carter. Temeva un disastro mediatico. Alla fine Carter s’infuriò, mentre sulla sua rivistina l’associazione esprimeva tutto il suo scetticismo sulla vicenda, anche perché un’analisi preliminare del pancake l’aveva fatta fare, e risultava che si trattava di… un pancake fritto in olio comunissimo. 

Il punto però sta altrove. Il movimento ufologico è da sempre una galassia di orientamenti, privo di legittimazione esterna, in cui si combattono guerre interminabili tra gruppi piccoli o piccolissimi, il cui orientamento varia dal più prossimo alla razionalità, alle cose più strampalate. Come abbiamo visto, Carter era parte del “conservatore” NICAP, ma Simonton gli sembrava sincero. Almeno due altre associazioni, molto meglio disposte del NICAP verso le storie più strane che emergevano in quegli anni, s’interessarono della vicenda dell’idraulico. Una, l’Aerial Phenomena Research Association di Seattle, scrisse sollecitando il giudice Carter a mandargli un campione: quello rispose inveendo contro la sua associazione, il NICAP, che aveva perso l’occasione. 

Soprattutto, e questo è più interessante per capire come funziona il movimento ufologico, si fece avanti un’altra associazione ufologica importante, l’APRO (Aerial Phenomena Research Organization), che chiese a gran voce di poter fare delle analisi. Ma non si fermò lì: il caso sembrava talmente interessante e bizzarro da suggerire una nuova strada, per venirne a capo: l’uso della ipnoanalisi sul povero Joe Simonton. Non se ne fece niente, ma il punto è significativo. L’APRO, con le sue aperture verso il bizzarro, stava sopravanzando l’ufologia in giacca e cravatta del NICAP e della sua America anni ‘50. Tre anni dopo la breve vicenda dei pancake, l’ipnosi regressiva fu applicata per la prima volta in maniera determinante in un caso ufologico destinato a fare epoca, quello dei coniugi Hill. Dalle sedute alle quali i due furono sottoposte emerse il primo, grande racconto fondativo di una nuova parte del mito Ufo, quella dei rapimenti, o abductions, con conseguente avvio di un’infinita diatriba su quel tipo di esperienze. 

Il bizzarro, che il NICAP aveva maldestramente cercato di nascondere sotto il tappeto ai tempi del racconto di Simonton, stava per esplodere incontenibile. Da allora, è una dimensione fondamentale dell’universo del mito Ufo. Cercare di tracciare una linea fra questo aspetto e quelli “accettabili” è l’impresa disperata che una minoranza di ufologi cerca di perseguire. Col passare dei decenni, la “linea APRO”, chiamiamola così, è risultata nettamente vincente, tra i cultori degli Ufo. La “linea NICAP”, d’altro canto, non è stata in grado di costruire un’evidenza seria dell’esistenza di qualche fenomeno sconosciuto alle scienze correnti. Insomma, almeno per ora, non se ne esce.

Aviazione degli Stati Uniti vs pancake marziani

L’USAF, l’aeronautica militare americana, svolse un ruolo importante, nella storia dei pancake. Un interesse che richiede una spiegazione. L’USAF si occupava dal 1948 degli avvistamenti Ufo con un suo piccolo ufficio, che, dopo alcune peripezie, fissò il suo nome di Progetto Blue Book. Passati i primi anni d’incertezze, nel 1953 il gruppo era giunto a conclusioni sostanzialmente scettiche sulla casistica. Per questo, il suo lavoro era diventato routine, e a dirigere il Blue Book c’era un ufficiale di rango subalterno. Questa monotonia fu interrotta nei primi anni ‘50 da una figura più originale e per certi versi sorprendente, quella del capitano Edward J. Ruppelt, che non soltanto spronò i suoi sottoposti a indagare con più attenzione gli avvistamenti, ma sviluppò un buon grado di curiosità personale per la questione e persino per i primi gruppi di appassionati della faccenda, gli ufologi. Poi Ruppelt andò in congedo, e al tempo dei nostri pancake, sotto la direzione del maggiore Robert J. Friend il Blue Book era tornato alla raccolta piatta e annoiata delle segnalazioni, in gran parte facilmente spiegabili con cause convenzionali, e a periodici comunicati con i quali presentava gli episodi che avevano colpito l’opinione pubblica – che però spesso erano anche quelli più fragili o pittoreschi.

Su questo sfondo, il 26 aprile, otto giorni dopo il presunto incontro di Simonton, il maggiore Friend venne a conoscenza della storia. Preoccupato che Donald Keyhoe, che era il portavoce pubblico del NICAP, i cui tentativi di convincere i politici che l’Aeronautica nascondeva dei segreti sugli Ufo avevano relegato l’associazione al rango di rompiscatole, si facesse sotto, pensò fosse bene intervenire. 

Come si è detto sopra, non era affatto così. Il NICAP, che voleva essere espressione degli ufologi in doppiopetto, per i quali le testimonianze “serie”, se cumulate, costituivano un’evidenza del fenomeno, considerava la storia delle frittelle dell’Ufo un problema, e gestì male la vicenda. Questo però Friend non lo sapeva, e allora contattò una persona destinata ad avere un ruolo centrale nella parte iniziale della storia dell’ufologia, l’astronomo Josef Allen Hynek (1910-1986), che da molto tempo era consulente dell’USAF per i casi Ufo. Qualche anno dopo la storia dei pancake, Hynek si convinse che gli Ufo esistevano davvero, e per una quindicina d’anni almeno diventò una specie di volto “scientifico” del mondo ufologico, anche se in realtà oggi sappiamo che le sue convinzioni più intime su molte cose tanto scientifiche non erano – ma questa è un’altra storia. 

Comunque, Hynek reclutò due neolaureati della sua facoltà e li spedì a Eagle River a indagare. Non fu facile. Alla fine trovarono Simonton, che si dimostrò una persona tanto semplice quanto in apparenza sincera. Dove l’Ufo doveva essere presumibilmente atterrato, i due notarono che i rami di un albero erano spezzati, ma Simonton gli spiegò che l’Ufo non c’entrava niente: li aveva rotti il peso della neve. I due inquirenti cercarono soprattutto di parlare con il giudice Carter, il socio del NICAP che, come abbiamo visto, ebbe un ruolo centrale nel promuovere questa storia, ma quello, che detestava l’USAF per il suo scetticismo, li fece a malapena entrare in casa. Soltanto quando Hynek li raggiunse, Carter accettò di parlare con il consulente del Progetto Blue Book. Qualche mese dopo Hynek scrisse per l’USAF una sua relazione sull’episodio: Simonton non gli aveva dato in nessun modo l’impressione di mentire, ma lui stesso era incerto se aveva avuto un’esperienza reale, oppure se quanto gli era capitato era dovuto a “un’aberrazione mentale”. Quanto a Carter, per Hynek aveva subito gonfiato la storia, introducendovi particolari che all’inizio non c’erano ma che Simonton aveva fatto suoi “come se fossero il Vangelo”.

Hynek fece del suo meglio per convincere Simonton a farsi consegnare almeno una metà di un pancake. Ci riuscì, e scrisse che secondo lui all’idraulico era capitato un qualche accidente psichico mentre si preparava una merenda – insomma, le frittelle dovevano essere state cotte da lui, non dagli individui scesi dal disco volante. 

Una parte fu inviata ai laboratori della Divisione Sistemi Aeronautici del comando dell’USAF, la seconda alla  FDA, la Food and Drug Administration. Nel primo caso, il risultato fu che il pancake era stato preparato con farina ipoproteica, con un po’ di sale e di zucchero, e che era stata fritta con dell’olio idrogenato di bassa qualità. Nel secondo, che il frammento proveniva probabilmente da un comune pancake fatto in larga misura di grano saraceno, con un bel po’ di grassi in cui era stato cotto. 

Come si accennava, cinque anni dopo questa curiosa vicenda dichiarò pubblicamente per la prima volta di essersi convinto che gli Ufo (non necessariamente gli alieni, ma dei fenomeni sconosciuti alle scienze) esistevano sul serio. A tratti i suoi scritti più tardi – e le sue carte private – indicano che Hynek aveva un forte interesse per l’occulto e il paranormale. Nel 1975 scrisse insieme a Jacques Vallee, un altro ufologo, occultista e ricchissimo imprenditore di origine francese un libro insolito, The Edge of Reality, malamente tradotto da noi quattro anni dopo (UFO: Realtà di un fenomeno, Armenia, Milano). Fra le tante cose sorprendenti, c’era anche qualche considerazione sul racconto di Simonton. Dopo quattordici anni, non era più del tutto convinto che la storia dell’equipaggio rifocillatore fosse una totale fantasia. Forse, si era trattato di “un vero incontro”. Sulla base di che cosa lo asserisse, non è dato saperlo.  

In fondo una storia di goffaggini, quella dei pancake di Joe Simonton. La storia di un’ufologia divisa da lotte per un pubblico di riferimento dalle dimensioni limitate e con opinioni e linee diverse rispetto a che cosa sia la “rispettabilità scientifica”. Ma anche una storia di militari e di autorità pubbliche, indecise se tenersi fuori da tante storie Ufo oppure se seguirle – mettendosi così, di solito, nei guai con ambienti che, in un modo o in un altro, considerano la questione Ufo qualcosa di fondamentale per l’identità dei loro componenti. 

Una storia improbabile, ma che serve per capire che cos’è quasi tutto il cosmo ufologico.

Illustrazione originale di Paolo Gallina (www.paologallina.com), su Instagram paologallina.arts.