26 Aprile 2024
Approfondimenti

Di cos’è fatta la sirena di Milano? Lo studio degli esperti del CICAP

di Emanuele Romeo 

Com’è fatta una sirena? Lo hanno scoperto i soci del CICAP Nicolò Bagnasco, Giorgio Bardelli e Luigi Garlaschelli con un’indagine scientifica i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Natural History Sciences.

La sirena di Milano affascina e incuriosisce sin dagli anni ’80, quando fu rinvenuta nei depositi del Museo di Storia Naturale di Milano. Della sua origine non si sa nulla. Se ne trovano, in giro per il mondo, di altre simili, come la più celebre Sirena delle Fiji. Questi manufatti, prodotti fin dal XVIII secolo da abili artigiani orientali, furono diffusi in tutto il mondo suscitando stupore e meraviglia. In passato, il museo di Milano era in possesso di ben quattro di questi manufatti, andati perduti a causa di un bombardamento aereo che, durante il secondo conflitto mondiale, ne danneggiò la struttura.

Per indagare la struttura interna e il metodo di fabbricazione della sirena, gli investigatori hanno utilizzato la tecnica della radiografia a raggi X. L’analisi delle immagini ha evidenziato che suo il corpo è interamente realizzato in cartapesta e sostenuto da alcuni supporti di sostegno. Una serie di bastoncini di legno funge da travi longitudinali e trasversali, unendo la testa al busto, le braccia alle spalle e collegando il resto del corpo alla pinna della coda. Inoltre, in ciascun dito è presente un filo sottile di metallo che rende stabile e solida la struttura della mano, fissando gli artigli ai palmi.

Sirena di Milano – vista laterale ai raggi X

Sebbene il corpo della sirena sia interamente artificiale, alcuni elementi risultano essere effettivamente di origine biologica, come i denti, le pinne, gli artigli e i capelli. Studiando attentamente il corpo con lenti d’ingrandimento, i ricercatori hanno attribuito le pinne e i denti della sirena ad una non ben identificata specie di pesci. Gli artigli, al contrario, appartengono probabilmente ad un uccello dell’ordine dei galliformi. Infine, l’analisi di un capello studiato al microscopio a scansione elettronica ha rivelato che il diametro e la struttura di cheratina sono compatibili con un capello di umano.