20 Settembre 2024
Il terzo occhio

Il giro d’Italia delle superstizioni universitarie

di Sofia Lincos

Università che vai, superstizione che trovi… Quasi ogni città universitaria ha sviluppato i propri rituali e le proprie tradizioni: numerose sono le azioni da evitare – o da compiere – se si vuole arrivare indenni alla laurea. Oggi – in occasione della Giornata Anti Superstizione organizzata dal CICAP – vi portiamo a scoprirne alcune. 

Torri maledette

Esiste tutto un filone di superstizioni che potrebbe essere riassunto nella frase: “Se si sale sulla torre, non ci si laurea”. Sarà perché – diceva un proverbio – chi troppo in alto sal cade sovente precipitevolissimevolmente; sarà che le torri evocano immagini bibliche di hybris punita; ma molte tradizioni vorrebbero i “luoghi alti” della città assolutamente off limits per i laureandi. Vale per la Torre degli Asinelli a Bologna, la Torre del Mangia a Siena e la torre pendente di Pisa. Per quest’ultima, però, le tradizioni non sono concordi: secondo alcuni, la laurea sarebbe solo posticipata. Di quanti anni? Per essere precisi, tanti quanti sono i giri compiuti intorno alla torre mentre si sale… E considerando che il monumento ha almeno sei piani di loggette e due giri di arcate cieche, potete far voi i conti. Sembra che alcuni studenti evitino addirittura di compierle dei giri intorno, anche a distanza di sicurezza. Ma luoghi alti da evitare per gli universitari sarebbero pure la Mole antonelliana a Torino (il Museo del cinema che si trova al suo interno, però, sarebbe “sicuro”) e il campanile di Giotto a Firenze. L’architetto toscano morì infatti prima di aver terminato la sua opera, lasciando il suo capolavoro da concludere ai posteri. Chi dovesse salirci prima di laurearsi potrebbe anch’egli lasciare incompiuto il suo percorso di studi.

Statue iettatrici

Guardare negli occhi una statua può sembrare un atto di sfrontatezza; soprattutto se ci si confronta con Minerva, la dea guerriera della sapienza e delle virtù eroiche. A Pavia, dove campeggia dal 1939, gli studenti sanno che non devono assolutamente incrociare il suo sguardo, o non arriveranno mai alla laurea. E non è l’unico monumento porta-sfortuna: quello ad Alessandro Volta, posto nel cortile del Dipartimento di Studi Umanistici, è da trattare con il dovuto rispetto, evitando di salire sul suo piedistallo. Pure chi frequenta la “Sapienza” di Roma deve stare attento, anche se in alcune versioni la leggenda sembra più soft: chi guarda negli occhi la statua di Minerva sarà bocciato al prossimo esame. Simile aura iettatoria per la statua che si trova a Bari, nel cortile della facoltà di giurisprudenza. A Firenze, invece, il monumento alla dea della saggezza non c’è: ci pensa quello al Savonarola a portare avanti la superstizione. A Napoli è invece proibito visitare la statua del Cristo velato, presso il Museo della Cappella Sansevero, soprattutto se si sta studiando Arte. A Chieti, invece, è sconsigliabile sedersi sul trono realizzato dallo scultore Pietro Cascella, simbolo dell’Università Gabriele D’Annunzio, prima di aver discusso la tesi. Dopo la laurea, invece, largo alle foto assisi sul seggio, con in testa la corona di alloro…. 

Luoghi turistici da evitare

Nelle città italiane i luoghi da evitare per chi vuole terminare gli studi senza intoppi coincidono di solito con chiese, monumenti e punti caratteristici della città – quelli che solitamente i turisti visitano più volentieri. Ne abbiamo un lungo elenco: il duomo di Milano, quello di Trento e quello di Firenze (particolarmente pericolosa sarebbe la salita alla cupola, soprattutto per chi studia architettura); e poi, ancora, la cappella degli Scrovegni a Padova, il battistero di San Giovanni a Parma, la casa natale di D’Annunzio a Pescara, il castello estense a Ferrara, la Chiesa di Santa Maria della Spina a Pisa. Pericolosi anche i numerosi ponti di Venezia: inciamparci sopra porterebbe sfortuna per l’esame successivo.

La superstizione qui sembra volerci dire: meglio passare il tempo a studiare, che a girellare per la città. Se alcuni luoghi sono da evitare, altri porterebbero sfortuna anche solo a guardarli: a Padova, ad esempio, sarebbe meglio non contemplare il fiume, perché “Chi guarda il Brenta non prende trenta”, mentre a Messina sarebbe vietatissimo fissare il campanile del duomo a mezzogiorno. 

Il culmine dei luoghi turistici iettatori però si raggiunge a Urbino, dove sono ben tre quelli considerati sfortunati per chi aspira alla laurea: la Casa di Raffaello, il Museo Albani e Palazzo Ducale. Nel 2015 Vittorio Sgarbi, allora assessore alla Rivoluzione, alla Cultura e all’Agricoltura di Urbino, decise di correre ai ripari emanando il seguente proclama:

Nessuno studente, di qualunque corso di laurea e di qualunque anno, potrà sostenere gli esami senza presentare, unitamente al libretto, il biglietto d’ingresso, con timbro e data, di Palazzo Ducale e della Casa di Raffaello. L’accesso ai musei dovrà essere certificato. Il docente constaterà, a ogni esame, la visita avvenuta e si riserverà eventuali domande sulle opere esposte all’interno dei musei. Agli studenti potrà essere altresì rilasciata, per concessione dell’amministrazione comunale, una carta di accesso alle mostre a condizioni agevolate. La leggenda che ha reso incomunicanti la Città universitaria e i musei di Urbino non può essere ulteriormente tollerata. Essa appare, infatti, in contrasto con la conoscenza, con il sapere, con la scienza.

Per quanto affisso sulle bacheche universitarie, non sembra che il proclama sia stato preso troppo sul serio. 

Urbino, Palazzo Ducale. Foto di Valter Cirillo da Pixabay

Caffè e pasticcerie da cui stare alla larga

Se è sconsigliabile per uno studente universitario fare il turista per la città, che dire di quelli che passano il loro tempo frequentando bar e locali pubblici? E così, ecco due luoghi che la superstizione sembra voler interdire ai futuri laureati: il caffè Pedrocchi a Padova e la pasticceria Sandri a Perugia. Si tratta in entrambi i casi di luoghi storici, eleganti, e non sempre alla portata di uno studente squattrinato. A Padova, qualcuno ipotizza che la fama del Pedrocchi derivi da un fatto di cronaca: nel 1848, proprio lì sarebbe stato ferito uno studente. L’unica sala che non attirerebbe la malasorte sarebbe la sala verde – quella dove tradizionalmente ci si può accomodare senza consumare (una leggenda vorrebbe che proprio da questo derivi l’espressione “essere al verde”, ma si tratta con ogni probabilità di una pseudo-etimologia).  

A Perugia, invece, la superstizione porta gli studenti a evitare anche solo di passare accanto alla pasticceria Sandri. Una volta ottenuta la pergamena, però, è possibile – anzi, quasi d’obbligo – andare lì a festeggiare. 

Perigliosi passaggi

Un altro filone delle superstizioni universitarie chiama in causa percorsi o passaggi che ogni studente dovrebbe evitare, se vuole arrivare indenne alla laurea. Porterebbe sfortuna passare sotto l’Arco di Augusto a Rimini, quello di corso Zanardelli a Brescia, quello che collega piazza dei Cavalieri a via Dalmazia a Pisa e – sempre a Pisa – l’arco della biblioteca della Normale. A Siena, gli studenti evitano gli archetti di Piazza del Campo; per la verità solo uno sarebbe quello maledetto: il problema è che nessuno sa dire con precisione qual è. L’incertezza domina anche le superstizioni dell’Università Statale di Milano, e in particolare l’ingresso al “cortile del Filarete”: una tradizione vuole che non si debba mai passare dalla porta di mezzo; l’altra, di evitare le due porte laterali… Sicura malasorte si attirano invece i non laureati che vogliono saltare la piccola siepe che separa il giardino centrale dal porticato. Analogamente, a Padova porterebbe iella saltare la catena dell’ingresso di Palazzo del Bo (ma se siete laureati, fatelo senza problemi: sembra che porti fortuna…)

In generale, sembra che le leggende sconsiglino agli studenti di usare le vie “troppo rapide” per arrivare a destinazione: a Pavia, ad esempio, è vietato attraversare il cortile dell’università in diagonale; lo stesso si dice a Bologna, ma quelle da non “tagliare al centro” sono Piazza Maggiore e piazza Scaravilli. Alla Bocconi di Milano porta sfortuna passare tra i due leoni che presidiano la porta principale della sede (chi passa tra i leoni non si laurea alla Bocconi!). All’università Cattolica, meglio invece evitare la scalinata con due colonne laterali quando si deve affrontare un esame. A Venezia, poi, non si deve passare tra le due colonne di san Marco e san Todaro in piazza San Marco, né tra quelle del chiostro dell’Università di Ferrara

Numerosi sono anche i luoghi da non calpestare: il mosaico della Lupa in piazza Sant’Oronzo a Lecce, i ciottoli del cortile di Villa Cerami nel dipartimento di Giurisprudenza a Catania, la stella sul pavimento del cortile interno di Tor Vergata a Roma, il rombo bianco al centro del chiostro di Giurisprudenza a Genova; mentre a Venezia c’è un mattone rosso che non bisogna assolutamente toccare. Al campus Bovisa di Milano c’è un aereo che i futuri ingegneri non possono toccare; a Bologna invece non si laureerebbe chi legge per intero la scritta posta all’ingresso del Politecnico.

E ancora: vietatissime agli studenti le scalette di Piaggia della Torre a Macerata, le corsie di scolo dell’acqua di corso Vannucci a Perugia (la via principale della città, su cui si affaccia la famigerata pasticceria Sandri), le piante rampicanti del vialetto principale di Tor Vergata (Roma), le scale laterali di Palazzo Nuovo a Torino, l’ingresso di via Orabona del Politecnico di Bari (anche solo nominarlo porterebbe sfortuna!). La superstizione, poi, porta a seguire tracciati obbligati: il tunnel dei fiori di Roma, all’ingresso della cittadella universitaria, dovrebbe essere percorso in un unico senso; mentre il Monastero dei Benedettini, sede dell’Università di Catania, richiederebbe di salire dalla scalinata di san Benedetto e di scendere da quella opposta (mai il contrario!). 

I portafortuna

Se i luoghi porta-sfortuna per gli universitari sono tantissimi, ben più esigui sono quelli in grado di assicurare la buona sorte. Gli studenti di Livorno possono contare sul santuario di Montenero, i cui gradini andrebbero però percorsi in ginocchio prima della laurea (o cento giorni prima dell’esame di maturità). Se il rituale vi sembra troppo faticoso, molti garantiscono che sia sufficiente accendere una candela. 

A Venezia porta fortuna toccare le ancorette di fronte alla chiesa di San Canciano, a Torino calpestare gli attributi del toro di piazza san Carlo o strofinare il dito del bassorilievo di Cristoforo Colombo in piazza Castello. A Pisa, pare esista un modo per rovesciare la cattiva sorte per chi è salito sulla torre pendente: accarezzare la lucertola a due code che si trova nel bassorilievo in bronzo del portone della Cattedrale, un rituale che porterebbe bene anche a chi deve affrontare la maturità. Porterebbe fortuna anche toccare il “gobbino” che si trova sulla fontanella di piazza dei Cavalieri, mentre a Padova la buona sorte arriderebbe a chi fosse in grado di trovare la “bilancia” nascosta di Piazza dei Signori (l’orologio astronomico, ricostruzione dell’opera del 1344 del maestro Jacopo Dondi, presenta tutti i segni zodiacali tranne quello). Queste superstizioni, però, non sembrano limitate solo agli universitari. 

Esclusivamente studentesca sarebbe invece la tradizione in voga alla Cattolica di Roma: per assicurarsi la buona sorte, le matricole dovrebbero farsi piegare il libretto universitario da uno studente già laureato.

Usanze da non prendere troppo sul serio

Insomma, il panorama è vario e sfaccettato, anche se alcune superstizioni si assomigliano molto, e – da un punto di vista antropologico – sembrano comunicare un invito generale all’umiltà e al duro lavoro: evitare i luoghi “troppo in alto” o frequentati da chi si è già laureato, le zone turistiche e di svago; seguire percorsi sicuri, obbligati, con dedizione, senza pretendere di far troppo in fretta e bruciare le tappe. I percorsi di laurea possono essere accidentati, scontrarsi con intoppi e difficoltà; seguire dei rituali aiuta – come in molti altri campi – ad avere un senso di controllo, che non faccia pensare troppo a tutto ciò che potrebbe andare male. Tutto sommato, sono tradizioni innocue, che creano un senso di appartenenza e solidarietà tra gli studenti; ma che non andrebbero prese troppo sul serio. Il rischio è quello di incorrere nella classica profezia che si autoavvera: in altri termini, quello di affrontare il prossimo esame con una preoccupazione in più, se siamo passati inavvertitamente per un arco maledetto o abbiamo calpestato una mattonella porta-sventura. 

Foto di Dayne Topkin da Unsplash

Sofia Lincos

Sofia Lincos collabora col CICAP dal 2005 ed è caporedattrice di Queryonline. Fa parte del CeRaVoLC (Centro per la Raccolta delle Voci e Leggende Contemporanee) e si interessa da anni di leggende metropolitane, creepypasta, bufale e storia della scienza.