16 Aprile 2024
Alieni ma non troppo

Bizzarre astronavi: alieni al Congresso degli Stati Uniti

Gli Ufo sono uno di quegli argomenti che, nell’universo comunicativo corrente, richiedono un continuo innalzamento dei toni se non si vuole rischiare la noia, e, quindi, l’irrilevanza.

Questo devono aver pensato alcuni membri del Congresso degli Stati Uniti particolarmente votati all’ufologia che, dopo alcune trattative, sono riusciti a ottenere per mercoledì 26 luglio 2023 qualcosa di davvero clamoroso. Un’intera audizione pubblica nella quale, nel corso di un paio d’ore, sono stati ascoltati sotto giuramento tre testimoni, convocati dalla Sottocommissione della Camera per la Sicurezza nazionale, i confini e gli affari esteri.

L’intero stream della seduta è visionabile qui ma forse, per non soccombere, potreste almeno scorrere la trascrizione della mattinata, che è possibile leggere qui.

Ma chi sono quelli che hanno testimoniato, sostenendo che gli UAP, o Ufo, sono un problema della massima importanza per gli Stati Uniti e per l’umanità, visto che, secondo loro e chi li ha portati al Congresso, sono senza dubbio astronavi aliene?

Tre testimoni al Congresso

Già, perché nelle stanzette che stanno intorno alla grande aula in cui si è riunita la sottocommissione, la mattina del 26 luglio non si è presentata soltanto la piccola pattuglia di politici americani pro-Ufo (in primo luogo, il deputato repubblicano Tim Burchett): c’erano anche diversi esponenti della lobby mediatico-ufologica che dal 2017 ha assunto una discreta visibilità internazionale, tanto da riuscire a ottenere risultati, di cui quello che vedremo è soltanto l’ultimo anche se il più eclatante.

I tre testimoni (qualcuno si aspettava che la pattuglia sarebbe stata più numerosa) erano tutti ex-militari. Due sono ex-ufficiali piloti della US Navy, la Marina militare americana: Ryan Graves e David Fravor, già noti da anni alle cronache per aver raccontato i loro avvistamenti e quelli di loro commilitoni; il terzo, David Grusch, è invece una relativa novità. Nato nel 1987, dopo aver servito come ufficiale dell’USAF in Afghanistan, Grusch è poi passato al National Reconnaissance Office (NRO), l’agenzia che si occupa della progettazione e messa in opera dei satelliti militari da ricognizione strategica. 

Tim Burchett. Fonte: Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, via Wikimedia (pubblico dominio,  https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=75579738),

Quando era nell’NRO, fra il 2019 e il 2021 Grusch fu assegnato come rappresentante di quell’ente presso l’UAP Task Force del Dipartimento della Difesa, cioè, all’ufficio per l’analisi degli Unidentified Aerial Phenomena (oggi quest’organismo si chiama AARO). In quel periodo aveva sviluppato un interesse fortissimo per gli Ufo e si era convinto della loro realtà aliena. Nell’autunno del 2022, insieme al deputato Tim Burchett, di cui vi ho già accennato, Grusch ha partecipato alla stesura delle norme di legge che poi sono diventate parte del bilancio militare statunitense per il 2023, e che contengono un vasto capitolo d’impegni per lo studio degli UAP.

Ma, insomma, che cos’hanno rivelato i tre testimoni?

I primi due che vi ho presentato sopra, Graves e Frasor, hanno riferito circostanze, per quanto in apparenza eccitanti, non tali da rivoltare l’universo; il terzo, invece – Grusch  – ha asserito cose da lasciare sbalorditi.

Cerchiamo di riassumere.

Il primo dei tre a prendere la parola è stato l’ex-pilota della Marina Ryan Graves. Ha illustrato in dettaglio gli avvistamenti, sia fatti visivamente, sia sui radar, sia attraverso sensori all’infrarosso, relativi a corpi volanti non identificati osservati parecchie volte al largo delle coste orientali degli Stati Uniti fra il 2014 e il 2015. Secondo Graves, in un certo periodo le segnalazioni giungevano in numero tale che nel corso dei briefing quotidiani era diventato quasi banale sentirli descrivere dal personale militare.

L’ex-comandante David Fravor, invece, ha raccontato di nuovo l’avvistamento di un oggetto fatto da lui e da altri a forma di confettino, il “Tic-Tac”. un caso diventato in questi ultimi anni uno degli episodi ufologici più dibattuti e oggetto di grandi controversie. Fravor è convintissimo che l’oggetto etichettato come “Tic-Tac” avesse capacità assai superiori a quelle di qualsiasi velivolo militare americano. Lo scettico Brian Dunning, invece, è fra chi non lo è affatto, tanto che sta per pubblicare un’analisi completa dei casi di cui i due testimoni al Congresso sono stati protagonisti. Molti dei dubbi già apparsi sulla natura dei fenomeni si appuntano sul fatto che le capacità di movimento “incredibile” dei corpi visti o ripresi in realtà potevano dipendere da errori di parallasse. In altri termini, la velocità elevatissima degli oggetti e le loro manovre incredibili in realtà sarebbero state soltanto apparenti.

Graves, comunque, ha argomentato su un’altra cosa davvero importante, e che probabilmente è la sola che potrebbe dare un significato scientifico alle speranze degli ufologi: trasformare le raccolte di testimonianze sugli Ufo in un’attività operativa basata su sensori, dunque largamente sganciata dalla miliardesima testimonianza casuale, sia pure fatta da militari, piloti, e persone dabbene di varia estrazione.

Se si potesse giudicare da questa parte dell’audizione, verrebbe da pensare che lo scopo delle persone ascoltate fosse – più che promuovere gli UAP/Ufo in quanto tali – quello di far accettare come cose scontate le affermazioni sui fenomeni fatte negli ultimi anni più volte al Congresso degli Stati Uniti sulla base di un’evidenza modestissima, ambigua, con un contenuto d’informazioni basso, cosa che poi è il guaio genetico dell’ufologia.

Questo processo di “normalizzazione” politica di un’evidenza prossima a zero, però, non è fine a sé stessa: serve ad alcuni gruppi di persone per vendere hardware per la rilevazione alle amministrazioni militari, per ottenere contratti di consulenza, e, naturalmente, per realizzare e promuovere prodotti mediatici sugli Ufo su ogni genere di piattaforma. Una produzione che in questa fase punta molto in alto: mira ad ottenere una specie di assenso degli organismi pubblici, e, magari, degli stessi militari. Nel complesso, il mercato potenziale potrebbe risultare davvero appetibile per diverse categorie di attori: questo, oggi, è il motore centrale dell’ufologia, almeno negli Stati Uniti.

Sul piano storico, è possibile sostenere che il mito Ufo (in origine, “dischi volanti”) sia nato anche – non soltanto – come folklore proprio all’aeronautica militare statunitense, a cavallo tra la Seconda guerra mondiale e i primissimi anni della Guerra fredda (diciamo, fra il 1942 e il 1949). Per capire come sia stato possibile arrivare alla giornata del 26 luglio 2023, non bisogna mai dimenticare che dal 2017 questa parte del mito Ufo (il “folklore militare”) ha assunto rilevanza centrale nel discorso pubblico. Questo genere di folklore ha largamente obliterato i racconti dell’uomo della strada, del common man delle origini dell’ufologia, quelli del cittadino che si sente in dovere di raccontare a giornali e autorità di aver visto qualcosa di strano in cielo.Però, insieme ai primi due testimoni, gli ex-piloti Graves e a Fravor, l’audizione del 26 luglio 2023 ha visto molto, ma molto di più. Molto di peggio, a dirla tutta.

L’ora della verità (o del gossip)

Fin qui, niente di davvero tremendo – pilota più, pilota meno. La retorica ufologica “ragionevole”, infatti, è sempre simile dall’inizio della sua era, la fine della Seconda guerra mondiale: i piloti sono persone addestrate, integerrime, che hanno a cuore la verità e conoscono bene il cielo, i velivoli, e tutto quello che ci può trarre in inganno. Non dovremmo prestargli fiducia? Siamo forse dei cinici, senza riguardi per l’autorità e per persone così preparate? Se a questo atteggiamento, per gli Stati Uniti, si aggiunge il rispetto generale di cui godono le forze armate, con i veterans che hanno servito in qualche teatro bellico guardati sempre con grandissima considerazione, il gioco è fatto. 

Anche gli appelli sempre più frequenti degli ufologi rivolti agli ex-militari perché si facciano avanti raccontando ciò che hanno visto e, magari a “dire tutto quello che sanno”, fanno parte di questo quadro. Sbeffeggiare i militari perché dicono quello che gli è capitato può essere percepito come insultante, in quel grande paese che è l’America, e rischioso in particolare per i politici.

In realtà, come dovremmo aver presente, i meccanismi percettivi e cognitivi sono uguali per tutti, e i piloti, come chiunque altro, sbagliano, e in modi banali. Gli errori non sono un fatto anomalo: sono la fisiologia dell’essere umano, non la sua patologia. Basta tenere sempre presente queste dinamiche, e la retorica ufologica si rivelerà per quel che è: discorsi ottimistici di senso comune, e poco altro.

Si pensi a questo. Uno dei tre testimoni dell’audizione del 26 luglio, l’ex-pilota della Marina Ryan Graves, è anche a capo di un’associazione denominata ”Americans for Safe Aerospace”. Questo gruppo cerca di promuovere l’analisi dei casi Ufo attraverso una chiave di lettura che, almeno a prima vista, appare seducente. Attenzione, dice Graves e il suo gruppo: questi fenomeni, così spesso segnalati da personale di volo, potrebbero rivelarsi pericolosi per la sicurezza del traffico aereo – in potenza, anche fino a rivelarsi causa più o meno indiretta di incidenti gravi. È dunque urgente occuparsene.

Questo discorso non è una novità: cosa analoga fu proposta da un altro gruppo di ufologi guidato da Richard F. Haines, uno psicologo che aveva lavorato per la NASA. Questo gruppo è il NARCAP, ormai in evidente declino: ha prodotto alcune analisi di casi degni di attenzione, ma la cosa non andò oltre.

Il fatto è che, in realtà, non esiste alcuna evidenza di rilievo che i presunti Ufo o UAP che dir si voglia possano essere pericolosi per i velivoli. A parte una miriade di storie poco attendibili su “incidenti”con aerei militari che gli ufologi continuano a far circolare dagli inizi dell’era dei dischi volanti, non c’è altro, sul punto. I soli episodi in cui oggetti volanti non identificati hanno causato guai ai velivoli è perché si trattava di cose “normali” non riconosciute. Il capostipite di questo genere di eventi, notissimo, è l’episodio del capitano Thomas Mantell, morto nel 1948 mentre cercava d’inseguire col suo aereo un pallone stratosferico (con Sofia Lincos l’ho raccontato qui).

Assai più pericolosi dei presunti Ufo, per il traffico aereo, sono i volatili, con i loro impatti ad alta velocità su parabrezza e carlinghe e col rischio che siano risucchiati dai propulsori dei velivoli, o che si parino in gruppi davanti ai piloti al momento delicato del decollo.

Sapete quanti rapporti d’impatto uccelli-velivoli ha ricevuto l’Organizzazione Internazionale per l’Aviazione Civile, l’ICAO, soltanto fra il 2011 e il 2014? Sessantacinquemila. Per gli Stati Uniti, invece, tra il 1990 e il 2015 siamo a circa diecimila episodi registrati per anno. 

Gli uccelli sì, che sono un guaio, per gli aerei. Gli Ufo, invece, rimangono dei fantasmi.

Ai confini della realtà: la parola a Grusch

Ma, a parte questo, da un’audizione al Congresso degli Stati Uniti ci si sarebbe aspettato qualcosa di più scoppiettante dei racconti dei primi due testimoni. Ecco, dunque, il turno di David Grusch. Grusch ha detto cose da lasciare di sale, ma – anche in questo caso – senza aggiungere granché a quanto andava dicendo in pubblico da un paio di mesi, e senza aggiungere nessuna prova documentaria.

Durante il mio servizio – ha asserito Grusch – “sono stato informato che da decenni esiste un programma [del governo] per il recupero degli UAP e per la retroingegnerizzazione delle tecnologie recuperate”, tecnologie che violano le leggi della fisica e che, se usate a fini aggressivi da chi manovra le astronavi “potrebbero ridurci come un pezzo di carbone da barbecue”. Sappiate pure che, per Grusch, ci sono stati anche degli omicidi, per coprire l’avvenuto ritrovamento degli UAP.

Questi UAP sono “assolutamente” di origine extraterrestre, tanto che  – ha continuato Grusch senza batter ciglio – al riguardo ho fornito tutte le informazioni necessarie all’Ispettore generale della community dell’Intelligence Usa (ICIG), Thomas A. Montheim, e lo stesso ho fatto con le commissioni delle due camere per l’Intelligence, fornendo i nomi delle persone coinvolte e delle località in cui il programma recupero Ufo ha le sue sedi… 

Non sono al corrente di reazioni da parte dell’ICIG o di altri a quest’ultime affermazioni di Grusch.

Purtroppo per noi tutti, quando una delle principali esponenti della sinistra del partito democratico alla Camera, Alexandria Ocasio-Cortez, ha chiesto a Grusch di fare i nomi di coloro che avevano visto i “resti biologici” non-umani che si sarebbero accompagnati al recupero dei dischi volanti, la deputata si è sentita rispondere da Grusch che lo avrebbe fatto non in pubblico, ma in un’altra audizione, stavolta, però, riservata, e che per lui andava convocato appositamente. 

Peccato.

Il principale esponente politico pro-alieni al momento attivo alla Camera , come si era visto, è il repubblicano dello stato del Tennessee Tim Burchett, ed è lui che ha voluto con forza l’audizione dei tre testimoni.  Non c’era bisogno di Grusch, perché si sentisse dire nelle aule del Congresso che il governo Usa è in possesso di velivoli alieni e che li retroingegnerizza. Burchett lo dice da tempo. 

Interrogato dallo stesso Burchett in un gioco delle parti, Grusch ha ripetuto quello che va dicendo già da giugno 2023, e cioè che gli Stati Uniti sono al corrente della natura aliena degli UFO sin dagli anni ‘30 del secolo scorso. Su che cosa si basa un’affermazione di una portata, diciamo così, considerevole?

Cerchiamo di capirlo.

Sin da quando è emerso come l’ultimo e il più rumoroso della eterna scia dei “rivelatori” (whistleblowers) di segreti indicibili sugli Ufo, Grusch ha riportato alla ribalta una storia che è stata promossa in forme via via più complicata dalla fine degli anni ‘90 a opere dell’’ufologo italiano Roberto Pinotti. Da alcuni fogli e da alcune fotocopie ricevute per via postale da un anonimo a partire dal 1996 e che, a quanto si asserisce, risalirebbero all’Italia fascista degli anni ‘30, Pinotti e altri suoi collaboratori avevano costruito un intero mondo alternativo – nel senso vero del termine, perché quello che tuttora lui ed altri asseriscono, se vero, cambierebbe per sempre la storia del mondo.

In due parole, ecco la costruzione di un nuovo universo fatta a partire dalle carte giunte nella buca delle lettere. Dimenticatevi, perciò, della realtà che conoscevate finora. 

Nel 1933, un disco volante era precipitato nella provincia di Varese, e per studiarlo era stato creato un comitato governativo (del quale nessuna traccia in qualche archivio è mai stata trovata), denominato RS/33 e al quale partecipavano i massimi scienziati italiani, diretto da Guglielmo Marconi. Se non bastasse, a questo quadro creato accumulando un po’ di tutto, era stata poi affiancata la rivalutazione di uno dei più folli miti del mito Ufo, quello dei dischi volanti nazisti, cioè delle storie secondo le quali, in qualche modo, il Terzo Reich avrebbe costruito e magari sperimentato degli… Ufo. Ecco da dove venivano quelle storie, ecco il fondo di verità di quelle voci su “dischi nazisti”: il disco volante studiato dai fascisti, quello caduto nel 1933 nel Varesotto, era stato portato a conoscenza degli alleati nazisti!

Semplice, vero? Dei contorni di questa storia mi ero occupato scetticamente molti anni fa con un articolo per la rivista del Centro Italiano Studi Ufologici (eccola qui, alle pp. 32-39), ma, via via, la faccenda era stata, se non dimenticata, messa un po’ da parte.

E invece, ecco Grusch, a ritirarla fuori e a farla conoscere di colpo in tutto il mondo.

A dire il vero, il nostro whistleblower ha popolarizzato una nuova versione della storia del disco volante “fascista”. Nell’audizione, infatti, non ha esitato a confermare che… il Vaticano, venuto a conoscenza del disastro dell’astronave, ne aveva informato il governo di Washington durante il pontificato di Pio XII. Era grazie a queste informazioni che, nel 1944, nel corso della campagna d’Italia, gli americani avevano recuperato l’Ufo, portandoselo a casa.

Ora, per motivi di ordine culturale, il “papa che sa” è un classico della cultura popolare statunitense. Si tratta di un elemento che ha molti precedenti nella storia del mito Ufo, e, dunque, in una certa misura, come storico dell’ufologia, non sono stupito da questo ritorno. Uno dei miei racconti preferiti sulle connessioni papi-Ufo è quello che fece il “contattista” George Adamski, uno dei personaggi più noti della fase classica dell’ufologia – s’incontrava con abitanti di buona parte dei pianeti del sistema solare.

Verso la fine della sua vita, nel 1963, Adamski raccontò di esser stato ricevuto al Vaticano da papa Giovanni XXIII, ormai morente, e di avergli narrato i suoi incontri con gli extraterrestri. Grato, il capo della chiesa cattolica gli aveva fatto dono di una “medaglia vaticana” – soltanto che quella “medaglia”, poi mostrata nei bollettini dei fans di Adamski, non era altro che un esemplare di uno fra i tanti souvenir che si trovavano a due lire sulle bancarelle romane che circondano la Città del Vaticano…

Una domanda però s’impone: che cos’è successo, negli ultimi tempi, tale da indurre Grusch a ridare una seconda e più sfolgorante vita al disco volante italiano del 1933? Come mai nel 2023 è stata possibile una riapparizione così clamorosa di questa storia? Difficile in questo momento dare una risposta netta, ma è possibile che a mediare fra la storia italiana e l’americano Grusch sia stata un’altra figura, quella di uno dei maggiori protagonisti della fase recente della storia dell’ufologia: Lue Elizondo, ex-agente segreto militare americano e credente negli Ufo alieni, che negli ultimi anni ha avuto contatti stretti con ambienti ufologici italiani a lui consoni.

In realtà, i discorsi recenti di Grusch sotto certi aspetti sono davvero importanti, e non soltanto per l’impatto globale che stanno avendo. Grusch, infatti, unisce, ripete, rifonda, modifica e innova in modo non banale una lunga tradizione di loci communes della mitologia ufologica, in particolare quelli della parte più strettamente cospirazionistica di questo complesso e interessantissimo folklore moderno.

È ancora presto per dirlo, ma è plausibile che le convinzioni di Grusch derivino almeno in parte dai contatti che negli anni scorsi ha avuto con il gruppo di parapsicologi, ufologi e ricercatori coinvolti nelle ricerche condotte dagli anni ‘90 in poi presso lo Skinwalker Ranch, un’area dello Utah ritenuta sede di attività Ufo e paranormali di ogni genere. Molti di coloro che sono stati coinvolti nella vicenda dello Skinwalker Ranch, in una forma o nell’altra sono all’origine della nascita dell’attuale hype ufologico americano e mondiale, che dura dal 2017.

Grusch ha raccontato tutto alla Camera dei deputati degli Stati Uniti sotto giuramento, secondo l’usanza politica e culturale americana, e anche questo assegna una dimensione nuova e vitale a questo genere di storie. La mia previsione di osservatore della scena ufologica da quarantacinque anni è che la forma in cui Grusch sta discutendo pubblicamente di Ufo avrà un lungo impatto sulle forme in cui il mito si presenterà nel prossimo futuro.

L’AARO si arrabbia

Nel corso dell’audizione, però, a parte dire le cose che ho riassunto, è stato detto in maniera chiara che l’ufficio di studio sugli UAP che il Dipartimento della Difesa ha creato nel 2021, l’AARO (se volete sapere che cosa fa e com’è nato questo ufficio, andate qui), in realtà non stava facendo il suo dovere, che trascurava le cose importanti e che, insomma, non stava rispondendo al mandato assegnatogli dal Congresso.

Le conseguenze di queste dichiarazioni non si sono fatte attendere. Sia pure a titolo personale, il capo dell’AARO, il fisico Sean Kirkpatrick, ha immediatamente diffuso una sua dichiarazione in cui ha definito senza mezzi termini “insultanti” le cose dette al Congresso poche ore prima riguardo l’ufficio che dirige, e, anzi ha accusato il Sottocomitato che aveva convocato i tre testimoni ascoltati il 26 luglio di non aver mai chiesto di sentire né lui, né di sapere come stavano procedendo le ricerche dell’AARO. Non male, come reazione, per un alto burocrate pubblico.

Il motivo degli strali rivolti a Kirkpatrick sono facili da capire. Kirkpatrick è uno di quelli che ha un atteggiamento simpatetico verso il problema Ufo. Ma, malgrado questo, per la quasi totalità degli ufologi ha un difetto: ha dichiarato che, finora, l’AARO non ha trovato alcuna evidenza del fatto che dietro gli avvistamenti possano esserci velivoli alieni o altre cose da fantascienza. Questo, per gli apostoli degli Ufo, è stato sufficiente a farlo cadere in disgrazia, dopo un breve periodo di favore.

Scoramento totale?

Da scettico che si interessa di ufologia, fatico a indicarvi qualcosa di davvero interessante sul piano scientifico, in faccende come l’audizione al Congresso Usa del 26 luglio 2023. Dunque, se avete interesse per la scienza, la razionalità, il buon senso, dovrei dirvi di tenervi lontano da Ufo e ufologia.

Ma non tutto è così improbabile, nello strano mondo dell’ufologia. Lo dimostra una recente uscita presso la casa editrice UPIAR di Torino, piccola espressione del Centro Italiano Studi Ufologici, il solo sodalizio italiano in cui ci siano persone che, pur descrivendosi come ufologi, hanno la testa sul collo.

UPIAR ha pubblicato l’antologia The Reliability of UFO Witness Testimony, un volumone in cui 57 autori, diversi dei quali di estrazione accademica, discutono del valore della testimonianza come strumento d’indagine, e lo fanno sotto varie prospettive – non tutte scettiche in maniera uniforme. Antropologia, psicologia della percezione, processi cognitivi, case studies: c’è molto, in quelle pagine di cui discutere con serietà. Ne parleremo meglio prossimamente; intanto, vi consiglio di procurarvi questo lavoro notevole.

Quanto al Congresso degli Stati Uniti e ai circoli variopinti che gli stanno intorno, forse – prima o poi – le astronavi riusciranno a farle saltare fuori, e lo stesso avverrà per i pezzi di cadaveri alieni nascosti nelle basi dei militari. Nel frattempo, l’attesa messianica degli ufologi per il momento in cui l’universo sarà rivoltato come un calzino, e arriverà il Giudizio finale per il mondo incredulo, prosegue.

Immagine in evidenza: il momento del giuramento dei tre testimoni al Congresso degli Stati Uniti, da un frame della trasmissione della seduta, disponibile sul web. 

Giuseppe Stilo

Giuseppe Stilo (Firenze, 1965) si occupa di pseudoscienze, in particolare di ufologia, privilegiando il metodo storiografico. Fra gli altri suoi lavori, "Alieni ma non troppo. Guida scettica all'ufologia" (Cicap, Padova, 2022). Insieme a Sofia Lincos è titolare delle rubriche "Misteri Vintage" (su Query Online), "Il Giandujotto scettico" (sul sito del Cicap Piemonte) e "Divergenti" (sul trimestrale Query).