18 Aprile 2024
News

Cosa direbbe Socrate di ChatGPT? Le riflessioni sull’intelligenza artificiale di Marco Malvaldi al CICAP Fest 2023

di Emanuela Pasi

Affrontare un tema spinoso e complesso, come quello dell’Intelligenza Artificiale, con un taglio leggero e coinvolgente. Ci è riuscito lo scrittore, saggista e chimico Marco Malvaldi, nel corso di un evento del CICAP Fest 2023 dal titolo “Se una notte d’inverno un ricercatore”. La moderatrice, la fisica Giuliana Galati, ha iniziato fornendo qualche indizio al pubblico sul nome quasi “criptico” dato alla conferenza. 

“Cosa è successo a questo ricercatore del titolo?”, ha chiesto a Malvaldi. “Ha scoperto ChatGPT!”, è stata la risposta. La conversazione è poi entrata nel merito del tema centrale con una definizione volutamente semplificata di ChatGPT: “Si tratta di un large language model, cioè un modello per creare in maniera combinatoria un linguaggio naturale che si basa sull’uso di algoritmi che sono in grado di ricordare se una data parola è stata usata nelle vicinanze di un’altra parola – ha detto Malvaldi -. Se fai una domanda a questo chatbot è in grado di dare una risposta che è composta da una stringa di linguaggio naturale che sembra scritta da un essere umano”. 

Parlando di fake news, Galati ha detto che si stupisce sempre che solo durante il primo d’aprile le persone siano attentissime nel capire se quel che leggono e vedono sia vero o falso, ma il giorno dopo torni tutto come prima. Ha chiesto quindi a Malvaldi se le risposte di ChatGPT possano essere utilizzate per aumentare questo fenomeno: “A volte può dire cose sintatticamente giuste ma sbagliate, o non completamente vere. A volte quello che conta è il contesto, che ChatGPT non riesce a comprendere”, ha risposto lo scrittore. 

“Solo chi riesce a leggere una notizia  in modo consapevole – ha proseguito -, cercando di capire come sia nata quell’informazione, contestualizzandola nel presente e nel passato, e guardando dove è stata pubblicata può arrivare a immaginare se la notizia sia veritiera.  Con il progresso della ricerca – ha però aggiunto – si arriverà a una regolazione sempre più fine dei contenuti di un IA, sulla base dei nostri database aggiornati quindi questa operazione di controllo diventerà sempre più difficile”.

A questo punto, Galati ha posto un quesito molto importante: “Possiamo o dobbiamo regolamentare questo genere di applicazioni? Su chi dovrebbe cadere la responsabilità di un loro uso scorretto?”.  L’autore ha risposto che “ChatGPT è un utensile, sicuramente molto raffinato, ma è un oggetto. Sicuramente contiene parti di cui non comprendiamo il funzionamento ma che possiamo usare a diversi livelli di complessità”. 

Per aiutare i presenti a comprendere questo punto, Malvaldi ha tracciato un parallelismo tra ChatGPT e l’automobile: “Tutti (o quasi) la sappiamo usare. Io ignoro cosa succeda sotto il cofano – ha detto -. Ma la so usare in maniera responsabile. Si tratta di uno strumento che può fare del bene, come portare le persone in ospedale, e può fare del male, inquinando o investendo qualcuno”. Il relatore ha fatto quindi notare che, nel caso delle automobili, il problema è stato risolto in due modi: la targa e la patente: “L’autoveicolo deve essere riconoscibile, e tu devi essere prima educato e poi giudicato da un’apposita commissione per comprendere se la sai usare in maniera responsabile. Ci vuole quindi un’educazione e un controllo”. L’altro fattore importante per un uso consapevole è “rendere visibile devono fornire le fonti su cui è stato addestrato”. Ci sono delle idee di regolamentazione già in studio da parte del Parlamento Europeo ma, come spesso accade per le nuove tecnologie, ci vorrà del tempo per arrivare a un risultato.

Quando si parla di IA, in ogni caso, non bisogna dimenticare i suoi aspetti positivi. Il primo vantaggio, secondo Malvaldi, è una sorta di occasione di crescita personale: “Se ChatGPT sbaglia e voi lo capite, vi costringe a spiegargli meglio cosa volete da lui. È un esercizio per esprimere meglio ciò a cui stiamo pensando, fino ad arrivare a una formulazione adatta e chiara. Questo è importantissimo nel campo della comunicazione“. Un secondo potenziale vantaggio riguarda la creazione di nuovi posti di lavoro o la rivalutazione di vecchi impieghi: “Ad esempio, un filosofo può essere molto più utile in questo campo rispetto ad un data analyst. Il filosofo sa capire come il linguaggio influenza il pensiero e viceversa e si inserisce in questo ciclo. Vorrei vedere cosa potrebbe fare Socrate davanti a ChatGPT”. 

Alla fine, Galati ha confessato di aver deciso, come esperimento, di chiedere a ChatGPT le domande da porre durante l’incontro, mettendoci poi del suo. Una rivelazione che ha divertito l’autore, il quale ha raccontato che lui e un suo amico chef hanno chiesto a ChatGPT di suggerirgli una spezia che potesse unire alcuni ingredienti inconciliabili. Reinterpretando la risposta del chatbot, il suo amico ha creato una ricetta totalmente nuova che verrà presentata nel suo ristorante stellato. “Possiamo usare ChatGPT ma dobbiamo metterci del nostro. L’utente è il vero motore della rivoluzione”, ha concluso Malvaldi.