23 Aprile 2024
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Clima che cambia, Serena Giacomin al CICAP Fest: “Per limitare i danni serve una transizione non solo ecologica, ma culturale”

di Eleonora Conca

Cosa sta succedendo davvero al clima terrestre? Gli eventi estremi di cui siamo stati recentemente testimoni hanno qualcosa a che fare con il riscaldamento globale? Cosa possiamo fare per evitare che tutti questi disastri accadano ancora? Tutte domande che molte persone si pongono quando sentono le ormai frequenti notizie di incendi, cicloni, ondate di calore e allagamenti. Ha provato a rispondere Serena Giacomin, fisica dell’atmosfera e climatologa, intervistata da Marco Cattaneo, fisico e direttore delle riviste Le Scienze e National Geographic, in una conferenza che si è svolta a Padova durante il CICAP Fest 2023.

Il cambiamento climatico sta avvenendo adesso

Il viaggio nel clima che cambia è partito dall’analisi delle temperature medie globali, aumentate vertiginosamente dal 1980 a oggi, anche grazie a meccanismi di feedback positivo che hanno causato una rapida accelerazione del fenomeno. “Il clima è sempre cambiato, certo, ma il problema è la velocità e il motivo per cui sta cambiando”, ha affermato Giacomin, parlando poi di quello che potremmo aspettarci per il futuro e degli effetti che questo aumento avrà sulle nuove generazioni. Ma, ha aggiunto, “anche se il cambiamento climatico ci sembra lontano nello spazio e nel tempo, è purtroppo attuale”.

A conferma di ciò, la climatologa ha mostrato foto e video di vari disastri avvenuti recentemente in tutto il mondo. In questa rapida carrellata ha illustrato quanto è successo lo scorso giugno a New York: la città, prima avvolta in un’aria resa irrespirabile dagli incendi canadesi, è stata successivamente sommersa da piogge torrenziali. È passata poi a discutere dell’uragano Dora, che ha sfiorato le Hawaii, facendo divampare gli incendi con una rapidità tale da non permettere l’evacuazione della popolazione. Infine, ha raccontato come la forte perturbazione che lo scorso settembre ha raggiunto il Mediterraneo orientale abbia causato allagamenti dei campi coltivati in Grecia e provocato il crollo di una diga in Libia, con un bilancio di più di undicimila morti.

Il problema sono gli eventi estremi

Il termine più corretto per descrivere quanto sta avvenendo è “estremizzazione climatica”, ha precisato Giacomin. Ne è un chiaro esempio l’ondata di calore che ha interessato la Sicilia e la Sardegna la scorsa estate, con picchi di temperatura di 48°C e minime di 35°C. Temperature di questo tipo hanno un impatto veramente forte sulla popolazione, soprattutto sulle fasce più fragili come gli anziani, i bambini e le persone con problemi cardiaci.

Quanto accaduto la scorsa primavera in Emilia Romagna è stato portato invece come esempio di “colpo di frusta climatico” [1]: la regione è stata interessata da due anni di siccità, ai quali è seguita una pioggia talmente abbondante da causare danni che ancora oggi sono largamente visibili sul territorio. “Si passa da un estremo all’altro, con risultati molto simili ma in ogni caso terrificanti” ha affermato Marco Cattaneo. Giacomin ha poi proseguito spiegando che anche se il singolo evento potrebbe non essere stato causato direttamente dal riscaldamento globale, i suoi effetti sono certamente legati alle attuali condizioni climatiche, perché “più energia abbiamo in gioco e maggiore è l’impatto”. Allo stesso tempo, l’aumento della frequenza degli eventi meteorologici estremi fa sì che la nostra capacità di reagire si abbassi, rendendo le conseguenze ancora più devastanti.

Mitigazione e adattamento

Quando si parla di rischio climatico bisogna prendere in considerazione due fattori: la pericolosità degli eventi e la nostra vulnerabilità” ha detto la climatologa. Per diminuire la pericolosità bisogna lavorare sulla riduzione della concentrazione atmosferica di gas climalteranti come la CO2. Si parla in questo caso di azioni di mitigazione, e abbiamo ormai i mezzi e la conoscenza necessari per attuarle. Per i più dubbiosi, ha specificato che ormai da molti anni non esiste più alcuna incertezza sul fatto che il cambiamento climatico sia causato dall’emissione di questi gas da parte delle attività umane. Per chi volesse approfondire, la climatologa ha suggerito di consultare i recenti report del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC), che rappresentano chiaramente l’attuale posizione della scienza sull’argomento [2-4].

Tuttavia, anche se riuscissimo ad interrompere immediatamente le emissioni, ci vorrebbe moltissimo tempo prima di poter percepire un qualche effetto. Ci dovremmo invece muovere, con molta più determinazione e volontà, sulla riduzione della nostra vulnerabilità, grazie ad azioni di adattamento al cambiamento climatico. Dovremmo quindi intraprendere una serie di interventi volti prevalentemente a limitare i danni: “le azioni che possiamo fare sul territorio possiamo farle da subito, e hanno impatti rilevanti ed immediati”. Alcuni esempi sono la frequente manutenzione degli argini e un’attenta pianificazione del tessuto cittadino, ma anche la formazione della popolazione su come agire in caso di emergenza.

Che cosa possiamo fare?

La conferenza si è quindi conclusa con un appello: “Oltre ad una transizione ecologica avremmo bisogno di una transizione culturale: non possiamo aspettare che il clima ci tocchi personalmente per passare all’azione”. Ognuno di noi può fare molto, anche e soprattutto attuando un’adeguata pressione sui decisori politici e sulle amministrazioni comunali affinché prendano le opportune decisioni. “Dobbiamo cercare modelli di sviluppo che ci permettano di avere un minore impatto sul pianeta, perché le risorse non sono infinite” ha suggerito Cattaneo. “Bisogna lavorare in tutti i modi: nelle scuole, negli enti locali, con azioni individuali” ha aggiunto Giacomin. Le iniziative dei singoli sono importanti, anche se sembrano piccole, perché come umani tendiamo ad emulare gli altri, ed è possibile che i comportamenti virtuosi ad un certo punto si propaghino con un effetto domino. Ma la vera speranza sono le nuove generazioni: da parte loro c’è tanta volontà, determinazione e capacità di cambiare.

Bibliografia

  1. J. Homann, J.L. Oster, C.B. de Wet, S.F.M. Breitenbach, T. Hoffmann, “Linked fire activity and climate whiplash in California during the early Holocene”, Nature Communications, 2022, 13, 7175.
  2. IPCC Sixth Assessment Report – Working Group 1: The Physical Science Basis (2021)
  3. IPCC Sixth Assessment Report – Working Group 2: Impacts, Adaptation and Vulnerability (2022)
  4. IPCC Sixth Assessment Report – Working Group 3: Mitigation of Climate Change (2023)