21 Aprile 2024
Approfondimenti

Medicine tradizionali e complementari: perché l’OMS non ne ha “decretato” l’efficacia

di Rossana Garavaglia

In riferimento alle medicine tradizionali e complementari (MT&C), spesso si legge che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ne avrebbe da tempo riconosciuto l’efficacia e per questo se ne consiglia l’integrazione nei sistemi sanitari. Tali affermazioni non risultano, tuttavia, in linea con la strategia dell’OMS sul tema.

Allo scopo di fare chiarezza, partiamo capendo cosa sia l’OMS, quali siano i suoi compiti e, quindi, analizzando i documenti dell’OMS in merito alle MT&C, fino ad arrivare al recente summit tenutosi in India il 17 e 18 Agosto 2023.

Nata nel 1948, l’OMS è parte della Nazioni Unite e ad essa aderiscono 198 stati membri appartenenti a 6 macro-aree. Come obiettivo primario, l’OMS persegue «il raggiungimento, da parte di tutte le popolazioni, del più alto livello possibile di salute», definita come «uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale» e non semplicemente «assenza di malattie o infermità». In linea con l’obiettivo sono le funzioni ad essa demandate, tra le quali si annoverano lo stilare linee guida globali, indirizzare e finanziare la ricerca, stabilire norme e procedure standard e raccomandare scelte di politica sanitaria basate sull’evidenza scientifica. Le funzioni dell’OMS sono quindi, in sintesi, volte a potenziare i sistemi sanitari e mettere a frutto la ricerca, le informazioni e le evidenze scientifiche. [1]

Una sfida non da poco, dato che stiamo parlando di stilare raccomandazioni valide, e auspicabilmente applicabili, in 198 paesi che differiscono tra loro non solo per cultura, tradizioni e credenze, ma anche per adeguatezza dei sistemi sanitari e per risorse finanziarie a disposizione.

Un esempio concreto della difficoltà di emanare linee guida e raccomandazioni valide per i 198 paesi è stato quello dell’AIDS (box 1). La sindrome fu riportata per la prima volta nel 1981 e solo nel 1983 fu isolato il virus che allora si pensava potesse esserne la causa, come fu poi confermato nel 1984. Il virus fu definito HIV (virus dell’immunodeficienza umana) solo nel 1986. A fine 1986, il primo studio clinico sull’AIDS decretò l’efficacia dell’azidotimidina (AZT), che venne quindi registrata e commercializzata in USA e quindi in Europa. [2]

Un altro aspetto che deve essere sottolineato è che l’OMS non decide cosa sia o non sia un’evidenza scientifica e nemmeno cosa sia o non sia efficace. Questi sono compiti della comunità scientifica.

Il fatto che una determinata pratica, applicata con lo scopo di guarire o migliorare il benessere di una persona, sia usata in molte nazioni, da tante persone e da tempo immemore, non rende tale pratica efficace, ma accende una luce sul fatto che, ancora oggi, in molti paesi a basso e medio reddito (LMIC) le pratiche tradizionali siano l’unica possibilità a disposizione.

Il fatto che la vetustà di una pratica non ne provi l’efficacia è palese anche dai dati sull’aspettativa di vita [A]: nei paesi che, per fattori economici e culturali, adottano la medicina basata sulle evidenze scientifiche (EB) essa è maggiore rispetto a quella delle nazioni che adottano metodi tradizionali di cura perché alla medicina EB non possono o, per ragioni culturali, non vogliono accedere. [3]

In medicina l’efficacia di una pratica o di un prodotto si definiscono sulla base di sperimentazioni pre-cliniche e cliniche (cioè quella ricerca che anche l’OMS finanzia), condotte secondo linee guida internazionali, [4] a garanzia della validità interna di uno studio. Sono procedure che forniscono dati solidi, riducendo al minimo la possibilità di errore. Il dato solido fornito da una sperimentazione non può essere ancora definito “evidenza”: perché lo diventi deve passare al vaglio di terzi che ne verifichino riproducibilità (analisi dei dati dello studio da parte di terzi) e replicabilità (nuova sperimentazione condotta da terzi con le medesime procedure, ma su un’altra popolazione di pazienti aventi le medesime caratteristiche) a cui segue la validazione stabilita dal confronto all’interno della comunità scientifica mondiale.

Dopo che la comunità scientifica ha validato una procedura o pratica, l’OMS può avvalersi di quell’evidenza per stilare le proprie raccomandazioni, che saranno flessibili in modo da poter essere cucite sullo specifico contesto socio-economico-culturale del paese da cui vengono adottate. Nel caso di pratiche o protocolli non ancora supportati da evidenze, compito dell’OMS sarà anche quello di finanziare adeguata ricerca per dirimere la questione della sicurezza e dell’efficacia. OMS quindi accoglie le evidenze prodotte con metodo scientifico per definire obiettivi e fornire raccomandazioni, frutto di compromesso tra l’ottimo e il meglio possibile, in funzione e nel rispetto del contesto culturale, organizzativo ed economico di una nazione.

Fatte queste doverose premesse, analizziamo il documento «Strategie dell’OMS per la medicina tradizionale 2014-2023», documento la cui validità è stata estesa al 2025. [5]

Sui motivi che hanno reso necessario raccomandare strategie dedicate alle MT&C, il documento specifica che si debba prendere atto che esse siano diventate molto popolari a livello globale e abbiano acquisito un’importanza economica rilevante: «La produzione relativa alla Materia Medica Cinese è stata stimata nel 2012 in 83,1 miliardi di US$… negli Stati Uniti, la cifra per l’acquisto di prodotti naturali pagati a proprie spese dai cittadini ammontava nel 2008 a 14,8 miliardi di US$».  

Questi due fattori rendono necessaria un’indagine conoscitiva in ogni nazione sulle diverse pratiche ricondotte sotto la “voce ombrello” MT&C, la loro regolamentazione, la promozione di ricerca di qualità, una maggiore omogeneità nella formazione dei professionisti e un monitoraggio a garanzia della qualità, sicurezza ed efficacia.

Passiamo ora alla verifica dei punti del documento in cui si sottolinea che l’oggetto siano le MT&C di provata efficacia e non già tutte le MT&C.

Nella prefazione (pag. 7) leggiamo che 

«La MT, se di provato livello qualitativo, sicura ed efficace, contribuisce all’obiettivo di garantire a tutte le popolazioni l’accesso alle cure».

Alla pagina successiva, riguardo agli obiettivi del documento, si sottolinea che essi mirino ad 

«aiutare gli Stati membri a sfruttare il potenziale contributo della MT&C alla salute, al benessere e all’assistenza sanitaria incentrata sulla persona, e promuovere l’uso sicuro ed efficace della MT&C mediante la regolamentazione dei prodotti, delle pratiche e dei professionisti».

A pag. 16 si citano le parole del Direttore generale dell’OMS, Dr Margaret Chan (nel 2013) 

«le medicine tradizionali, di cui siano comprovate qualità, sicurezza ed efficacia, contribuiscono all’obiettivo di garantire a tutte le popolazioni l’accesso alle cure».

Risulta quindi chiaro che l’OMS non abbia decretato l’efficacia delle MT&C, ma definisce che la regolamentazione proposta dal documento debba riguardare solo quelle pratiche supportate da evidenze di efficacia.

Rispetto alla garanzia sulla sicurezza e qualità dei prodotti utilizzati nelle MT&C, l’OMS rileva che, data la crescente dimensione internazionale di questo mercato, molti stati membri stanno attuando normative specifiche. Poiché questi preparati sono spesso prodotti in un paese e venduti in un altro, l’armonizzazione delle regole diventa cruciale. Di conseguenza, l’OMS raccomanda la creazione di una rete globale per la regolamentazione della produzione dei preparati usati nelle MT&C.

Proseguiamo con l’analisi del documento nelle parti in cui si enfatizza la necessità dell’adeguamento delle strategie suggerite dall’OMS al contesto socio-economico-culturale. A pag. 11 il documento, facendo riferimento all’appropriatezza delle MT&C, ne chiede l’integrazione “laddove possibile”. Si precisa che la valutazione dell’appropriatezza di un intervento medico non può prescindere dall’efficacia del medesimo. [6]

Si prosegue a pag. 12: 

«Richiederà agli Stati membri di valutare la propria situazione nazionale sulla MT&C e di elaborare e applicare politiche, regolamenti e linee guida che riflettano la loro realtà».

Ancora a pag. 16 il documento chiarisce che 

«Per molti milioni di persone le piante medicinali, i trattamenti tradizionali e i professionisti tradizionali sono la principale, e a volte l’unica, fonte di assistenza sanitaria».

Il concetto che l’uso delle MT&C sia funzione del contesto è bene espresso anche nel par. 3.2.1. (pag. 27) dove si affrontano le ragioni per cui le persone si rivolgono ad esse:

  1. Utilizzo nei paesi dove la MT (medicina tradizionale) è una delle fonti primarie di assistenza sanitaria. Caratteristica di questi paesi è, nel complesso, una limitata disponibilità e/o accessibilità ai servizi sanitari di medicina convenzionale. L’impiego diffuso della MT in Africa e in alcuni paesi in via di sviluppo può essere attribuito alla sua radicata presenza nel territorio e al suo costo accessibile. Ad esempio, il rapporto tra guaritori tradizionali e popolazione in Africa è di 1 a 500, mentre il rapporto tra medici convenzionali e popolazione è di 1 a 40.000. Quindi nelle zone rurali i guaritori autoctoni rimangono l’unica fonte di assistenza per milioni di persone.
  2. L’utilizzo della MT è determinato da influenze culturali e storiche (si ricorda che in molti paesi in via di sviluppo, le medicine tradizionali e le competenze di chi esercita sono ancora tramandate verbalmente).
  3. Utilizzo della MT&C come terapia complementare.

Il paragrafo, inoltre, fotografa una illusione spesso veicolata dalla comunicazione a favore delle MT&C: 

«Molti si rivolgono a prodotti e a terapie della MT&C nel presupposto che “naturale significa sicuro”, il che non è necessariamente veritiero». 

La fallacia di questa identificazione tra “natura” e “intrinsecamente buono” è auto-evidente se si pensa a quante siano le sostanze o gli eventi naturali non “buoni” per l’essere umano e agli indubbi benefici di molti farmaci di sintesi o biologici. Per esempio, da oltre 30 anni l’insulina ingegnerizzata ha salvato e salva milioni di persone che soffrono di diabete, mentre in passato l’utilizzo di insulina “naturale” esponeva i pazienti a effetti collaterali gravi, non ultima la resistenza immunologica, anche per ragioni di purezza minore in un prodotto estrattivo rispetto ad un prodotto di sintesi. La natura è sostanzialmente indifferente alla nostra sorte. [7]

Il forte accento sul contesto specifico di ciascuna nazione è riassunto poi a pag. 57, dove si sottolinea che le raccomandazioni debbano essere cucite sulle proprie esigenze e priorità, aggiungendo 

«È importante ricordare che questa strategia si configura soltanto come una guida per assistere i paesi nello sviluppo di obiettivi strategici per la MT&C in conformità con le possibilità, le priorità, la legislazione e le risorse di ciascuno».

L’OMS si dedica anche all’analisi dell’integrazione della MT&C nei sistemi sanitari. Si sottolinea che essa richieda interventi multilivello basati su indagini conoscitive precise rispetto all’uso appropriato della MT&C nel contesto nazionale e analisi costi/benefici. La chiave per una corretta integrazione è una politica basata sulla conoscenza: ciò significa dare priorità alla ricerca, sostenendo sperimentazioni a livello mondiale per informare adeguatamente le decisioni politiche.

In concreto l’OMS, il cui obiettivo principe è il raggiungimento di una copertura sanitaria globale, ha identificato le seguenti sfide:

  1. Si osserva un crescente interesse nella MT&C, ma ci sono dubbi sulla qualità e quantità delle evidenze che ne sostengono l’utilizzo. In alcuni paesi il ricorso alle MT&C è l’unica forma di medicina di comunità.
  2. Gli interessi economici legati alle MT&C sono in ascesa.
  3. È necessaria una ricerca più approfondita sulla MT&C, utilizzando metodi riconosciuti dal settore sanitario.
  4. Una priorità strategica è l’analisi e la sintesi dei dati sull’uso della MT&C, garantendo aggiornamenti e alta qualità delle informazioni.

Per rispondere alle sfide, l’OMS ha definito i seguenti obiettivi strategici:

  1. Acquisire una conoscenza di base della MT&C e definire politiche nazionali.
  2. Assicurare la qualità, sicurezza e efficacia della MT&C attraverso la regolamentazione.
  3. Integrare i servizi di MT&C nel sistema sanitario per promuovere una copertura sanitaria globale.

Per raggiungere gli obiettivi suggerisce due passi principali:

  • I. Gli Stati membri devono comprendere meglio l’utilizzo delle MT&C nel proprio contesto nazionale e definirne un profilo nazionale. 
  • II. Sviluppare politiche e regolamenti basati sul profilo nazionale delle MT&C, tenendo conto delle esigenze specifiche della popolazione.

Si arriva quindi alle raccomandazioni per gli stati membri:

  • A. Determinare la necessità di creare normative e sistemi aggiuntivi che garantiscano e monitorino la qualità, la sicurezza e l’efficacia delle MT&C.
  • B. Valutare le evidenze di ogni terapia MT&C.
  • C. Promuovere ricerca, sviluppo e gestione delle conoscenze e innovazione.
  • D. Valutare sicurezza, efficacia e qualità dei prodotti MT&C.
  • E. Promuovere la formazione scientifica degli operatori.

Da parte sua l’OMS fornisce supporto e guida tecnica agli Stati membri mettendo a disposizione documenti e strumenti per garantire sicurezza e qualità. Promuove la standardizzazione e la classificazione internazionale delle MT&C e la collaborazione internazionale in materia di MT&C, organizza formazioni e workshop per operatori e autorità governative, raccoglie e diffonde informazioni pertinenti a tutti gli Stati membri e, infine, finanzia e supporta la ricerca secondo il metodo scientifico.

Dall’analisi del documento dell’OMS, si conferma quindi che le strategie non rappresentino un riconoscimento sic et simpliciter di efficacia, ma siano anzi siano l’inizio di un percorso verso la regolamentazione e la valutazione di efficacia, sicurezza e qualità di una serie di pratiche tradizionali nate in epoca pre-scientifica, che ancora si aggrappano a concetti antichi a cui tentano di dare credibilità piegando e manipolando le conoscenze biologiche acquisite.

Parallelamente, l’OMS sviluppa programmi volti a diffondere la medicina basata sulle evidenze anche in quei paesi che, per ragioni economiche e culturali, ancora ne sono sprovviste, allo scopo di garantire il suo obiettivo principe che rimane la copertura sanitaria globale di qualità.

Un altro aspetto che vale la pena approfondire è chiarire cosa siano esattamente le MT&C. Si parla di storia millenaria: a parte alcune discipline come l’omeopatia, nata all’inizio del 1800, tutte le società antiche hanno sviluppato procedure per curare le malattie. Questo tema è oggetto di studio della storia della medicina, che ne evidenzia l’estrema varietà. Oltre all’uso di prodotti naturali reperibili negli ambienti in cui una comunità viveva e in assenza delle basi conoscitive “moderne”, ogni gruppo umano ha parallelamente sviluppato una propria narrazione che giustificasse l’uso dei quei prodotti e ha arricchito la pratica di cura con rituali che aiutassero a creare quell’alone di mistero e quel condizionamento che favorisse le aspettative positive del paziente. La pratica di tali “arti” curative era appannaggio di specifiche figure che le diverse società hanno chiamato con nomi diversi, ma che sempre facevano riferimento a capacità soprannaturali. Ecco quindi i santoni e gli sciamani.

Le MT&C di oggi sono eredi di queste mille diverse tradizioni. Da questa constatazione di frammentarietà nasce la necessità di indagini conoscitive e linee guida, allo scopo di ordinare e validare secondo le moderne procedure del metodo scientifico quella che rimane una pletora di discipline e sotto-discipline.

Un esempio su tutti è la Medicina Tradizionale Cinese (MTC) che potrebbe sembrare un corpus organico sviluppatosi armoniosamente nei secoli. Nella realtà la MTC è frutto di una operazione a tavolino compiuta da Mao Tsê-tung negli anni ’50 dello scorso secolo: per ragioni di ordine geopolitico e in opposizione all’Occidente, egli chiese che fosse stilato un compendio organico che potesse rendere credibile, e finanche migliore, la cultura medica cinese agli occhi del mondo occidentale. [8]

Cina e India sono ancora oggi molto legate alle rispettive MT&C quali pratiche identitarie, sono paesi popolosi con ancora molte sacche di povertà estrema. Molte comunità locali restano isolate e non ancora raggiunte dal benessere di cui possono godere le megalopoli o comunque la parte più industrializzata di queste nazioni. Questa forte caratteristica identitaria definisce un legame socio-culturale che giustifica il loro particolare interesse alle strategie dell’OMS sulle MT&C: l’India ha finanziato con 250 mila dollari americani il Centro OMS della medicina tradizionale che si trova sul suo territorio, a Jamnagar.

In questa ottica, il 17 e 18 Agosto 2023, si è tenuto il primo summit globale sulla medicina tradizionale, organizzato congiuntamente da OMS e Governo indiano. In vista dell’aggiornamento alle strategie che dovrà essere emesso nel 2025 e in linea con l’obiettivo dell’OMS, il summit ha avuto lo scopo dichiarato di rendere più concreta la strategia di sfruttare il potenziale della medicina tradizionale, complementare e integrativa basata sull’evidenza (TCIM) per migliorare i progressi verso la copertura sanitaria universale e verso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per la salute e il benessere delle persone e del pianeta. [9]

Che obiettivi, strategie, azioni e raccomandazioni del summit siano le medesime già esplicitate nel documento del 2014-2023, è confermato da quanto riportato in un articolo apparso su Nature nella sezione News. [10]

Visto e considerato che alcuni degli organizzatori del summit hanno pubblicato un editoriale in cui si attacca la medicina per essere “riduzionista” e quindi limitata rispetto alle MT&C che vengono descritte come olistiche perché capaci di riconciliare mente, corpo e spirito, alcuni scienziati hanno espresso il timore che il summit possa essere utilizzato come vetrina per promuovere le MT&C in maniera acritica.

L’accusa di “riduzionismo” della medicina e la sottolineatura dell’olismo delle MT&C sono una tattica comunicativa priva di significati reali. La medicina convenzionale ha accumulato conoscenze nel tempo e, se è vero che la ricerca di base ha lo scopo di identificare le basi microscopiche delle patologie, resta altrettanto vero che ogni singolo dato puntiforme viene poi collegato con l’insieme delle conoscenze di fisiologia e fisiopatologia allo scopo di identificare non solo le basi comuni, ma anche le specificità del paziente.

Il singolo dato sperimentale affina la grana della fotografia del paziente. Il convergere delle conoscenze puntiformi acquisite con metodo scientifico garantisce e permette oggi la personalizzazione della medicina di precisione: in oncologia, grazie alle conoscenze fornite dalla genetica molecolare oncologica, le terapie sono mirate alla mutazione specifica del paziente. La conoscenza delle interazioni tra sistemi e organi, consiglia la presa in carico delle persona che soffre secondo un’ottica multi e inter disciplinare. Ove questo approccio non fosse applicato, il collo di bottiglia è una inadeguata e non appropriata organizzazione di un sistema sanitario nazionale, ma non è di certo una mancanza intrinseca della medicina e del metodo scientifico con cui si acquisiscono le evidenze.

Parliamo, quindi, di una personalizzazione precisa con solide basi di conoscenze mediche in cui la persona è non solo corpo, ma anche mente. Una medicina che da sempre punta alla prevenzione, da perseguire  grazie all’organizzazione conseguente dei sistemi sanitari nazionali.

Al contrario, la personalizzazione vantata da molte MT&C si rifà a tratti personologici derivati da antichi principi pre-scientifici e mai sostanziati: l’olismo è ricondotto a una non meglio specificata unione tra mente, corpo e spirito senza che ciascuno di questi vocaboli rimandi a caratteristiche riscontrabili nelle persone.

Al di là delle aggettivazioni, in medicina il metodo scientifico si concretizza nelle sperimentazioni: solo i disegni sperimentali randomizzati e controllati possono rispondere alla domanda se un prodotto sia o non sia efficace e sicuro. [4] 

Il consigliere strategico senior presso l’OMS, Shyama Kuruvilla, in maniera molto pragmatica ha riferito che 

«L’OMS include nelle sue linee guida e raccomandazioni solo quelle pratiche o sistemi che sono rigorosamente scientifici e che sono state validate attraverso studi clinici randomizzati e controllati o attraverso revisioni sistematiche della letteratura».

A questa affermazione fa eco una parte dei professionisti che praticano le MT&C, i quali propongono che anche le discipline tradizionali e complementari adottino un approccio basato sulle evidenze. L’approccio basato sul metodo scientifico sarebbe una garanzia per i pazienti e, nel momento in cui si decide un’integrazione nei servizi sanitari, è necessario poter garantire che quanto si va ad offrire risponda ai più solidi criteri di sicurezza ed efficacia.

Un tale approccio garantirebbe anche i professionisti che praticano le MT&C, che verrebbero protetti dalla concorrenza sleale di chi volesse prendere scorciatoie proponendo metodi e prodotti senza fornire necessarie garanzie.

In ultimo, ma non meno importante, l’approccio nel rispetto del metodo scientifico garantisce anche le persone che ancora dipendono completamente dalla pratiche MT&C non avendo accesso alla medicina basata sulle evidenze.

In conclusione, possiamo riassumere: al di là dei proclami e di alcune schermaglie di contorno che sempre si sollevano, l’OMS intende iniziare un percorso di validazione scientifica delle MT&C attraverso sperimentazioni pre-cliniche e cliniche di qualità superiore a quelle che sino ad ora sono state condotte proprio perché, ad oggi, non esistono evidenze di efficacia a favore di nessuna delle discipline MT&C che, inoltre, risultano non plausibili nei loro principi costitutivi.

Ciò che il metodo scientifico ci restituirà come evidenza entrerà a buon titolo nella medicina convenzionale.

Il modo di procedere della scienza non può essere influenzato dal numero di persone che si avvalgono di una determinata pratica di cura e nemmeno dall’indotto economico che le pratiche MT&C garantiscono a molte nazioni: chi fa appello alle evidenze deve sapere che la scienza non si cura di questi aspetti ed il metodo scientifico non è influenzato da essi. Ciò è garanzia di imparzialità.

Resta quindi sulle spalle dell’OMS garantire che l’aderenza alle evidenze sia e resti l’unico punto fermo delle sue strategie di integrazione, tutto il resto può essere più o meno modellato sulle esigenze particolari, siano esse culturali che economiche, di chiunque, ma la comunità scientifica non smetterà di verificare indipendentemente da quante mani si alzeranno a favore o a sfavore di una o dell’altra MT&C.

Bibliografia

  1. Sito del Ministero della Salute: Organizzazione Mondiale Sanità (salute.gov.it).
  2. Sito dell’Istituto Superiore di Sanità: Aids – Un po’ di storia (iss.it).
  3. Sito Our World in Data (il nostro mondo in dati): Life Expectancy – Our World in Data.
  4. Sito del Good Clinical Practice Network (Rete delle buona pratica clinica a cura della ICH – Conferenza Internazionale sull’Armonizzazione): ICH GCP – ADDENDUM A ICH E6 (R1): LINEE GUIDA PER UNA BUONA PRATICA CLINICA ICH E6 (R2) Linea guida di consenso ICH – ICH GCP
  5. Strategia dell’OMS per la medicina tradizionale. 2014-2023. Pubblicato da OMS, 2013. Traduzione italiana a cura dell’Istituto Paracelso: Layout 1 (who.int).
  6. Manuale di Formazione per il governo clinico: Appropriatezza. 2012. (Appropriatezza (fnomceo.it)).
  7. Fuso, S. 2023. “Sull’idea di Natura”. Query. Sull’idea di natura (cicap.org).
  8. Gorski, D. 2014. “Retconning the story of traditional Chinese medicina”. Retconning the story of traditional Chinese medicine | Science-Based Medicine (sciencebasedmedicine.org).
  9. Sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: Global partners commit to advance evidence-based traditional, complementary and integrative medicine (who.int).
  10. Vaidyanathan, G. 2023. “WHO’s first traditional medicine summit splits opinions”. Nature. Publisher: Springer Nature. Aug 18, 2023. WHO’s first traditional medicine summit splits opinions (nature.com).

Note

  • [A]. L’aspettativa di vita è l’indicatore chiave per valutare lo stato di salute della popolazione. Più ampia della stretta misura della mortalità neonatale e infantile, che si concentra esclusivamente sulla mortalità in tenera età, l’aspettativa di vita cattura la mortalità lungo l’intero corso della vita. Essa indica l’età media di morte in una popolazione. (traduzione a cura di chatGPT, verificata dall’autrice).

 

BOX 1

L’evoluzione dei trattamenti contro l’HIV ha seguito una traiettoria che ha visto l’introduzione iniziale nelle nazioni occidentali e industrializzate, con ritardi significativi prima che le terapie raggiungessero altre parti del mondo.

A seguire un breve riassunto della diverse tappe della disponibilità dei trattamenti anti AIDS in diverse parti del mondo secondo quanto riportato da Istituzioni globali quali:

  • Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS);
  • Programma congiunto delle Nazioni Unite sull’HIV/AIDS (UNAIDS);
  • Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie: CDC statunitense e ECDC europeo;
  • PEPFAR (Piano di emergenza del presidente degli Stati Uniti per l’assistenza all’AIDS);
  • Medici senza Frontiere.

Nord America ed Europa (anni ’80 e ’90):

1987: Gli Stati Uniti approvano il primo farmaco antiretrovirale (ARV), zidovudina (AZT). L’approvazione a livello europeo è seguita subito dopo.

Metà degli anni ’90: Introduzione della terapia antiretrovirale altamente attiva (HAART) in Europa e Nord America.

Asia (fine anni ’90 e 2000):

Fine anni ’90: I paesi asiatici più ricchi come Giappone, Corea del Sud e Singapore hanno introdotto la HAART poco dopo l’Occidente.

2000s: Paesi come l’India, la Cina e la Thailandia hanno iniziato a produrre versioni generiche di ARV, rendendo i trattamenti più accessibili a un maggior numero di persone in tutta l’Asia.

Africa (2000s):

L’Africa ha avuto il ritardo maggiore nell’accesso ai trattamenti ARV, nonostante avesse la più alta incidenza di HIV/AIDS.

Inizio anni 2000: Con il supporto di iniziative internazionali, i trattamenti ARV sono diventati più accessibili in Africa. Paesi come il Sudafrica, l’Uganda e il Botswana sono stati tra i primi a beneficiare di questi programmi.

America Latina (fine anni ’90 e 2000):

Fine anni ’90: Paesi come il Brasile hanno preso l’iniziativa producendo farmaci generici per trattare l’HIV e garantendo l’accesso universale ai trattamenti per i loro cittadini.

2000s: Altri paesi dell’America Latina hanno seguito l’esempio del Brasile, spesso con il supporto di organizzazioni internazionali.

Oceania (anni ’90 e 2000):

Anni ’90: L’Australia e la Nuova Zelanda, grazie alle loro economie sviluppate, hanno introdotto rapidamente nuovi trattamenti ARV non appena sono diventati disponibili.

2000s: Le nazioni insulari del Pacifico hanno affrontato sfide nell’accesso ai trattamenti, ma con il supporto internazionale, molti hanno iniziato a ottenere un accesso più ampio ai trattamenti.

Nonostante la scoperta di trattamenti sempre più efficaci, con profilo di tollerabilità migliore e vie di somministrazioni più agevoli, ci sono state notevoli disparità nell’accesso ai farmaci, dovute a questioni economiche, brevettuali, logistiche e culturali quali la diffidenza verso la medicina dei paesi occidentali o il ricorso rassicurante alle pratiche tradizionali ben radicate nel tessuto sociale e parte del tessuto sociale stesso.

Ringraziamenti: si ringrazia il Professor Sergio Colonna Romano, medico e biologo molecolare.

Rossana Garavaglia: laurea in Medicina e Chirurgia, specializzazione in Psichiatria, Master in Patologia Genetico Molecolare. Studia da anni le discipline integrate/complementari/alternative di cui scrive anche per il CICAP.

Foto di Semevent da Pixabay