Antologia dell'inconsuetoApprofondimenti

Antichi astronauti, progenitori alieni: Drunvalo Melchizedek e il segreto del fiore della Vita

di Eleonora Loiodice*

Un libro al passo coi tempi

Siamo nel 1998, il millennio sta per finire. Un libro, con un titolo che unisce in modo perfetto mistero e spiritualità, viene pubblicato negli Stati Uniti: è L’antico segreto del fiore della vita di Drunvalo Melchizedek. L’autore californiano, promotore della teoria degli antichi astronauti, promette ai lettori rivelazioni sulla nascita della specie umana ad opera di esseri extraterrestri, e su pensieri e segreti che comporterebbero il “risveglio” dell’essere umano.

L’autrice dell’articolo, Eleonora Loiodice, dell’Università di Bari.

L’idea che i nostri avi fossero in possesso di una saggezza che sfugge a noi occidentali del mondo contemporaneo è molto diffusa, e lo era specialmente nel periodo della pubblicazione del libro di Melchizedek. Erano gli anni in cui si pensava che la spiritualità potesse essere libera dagli ormeggi della religione. Partendo dall’apice del “Dio è morto” pronunciato da Zarathustra, si era diffusa la consapevolezza dell’esistenza di un vuoto morale che poteva essere riempito soltanto da un sistema di credenze che non contemplasse alcun essere supremo.

Il riempitivo si è rivelato essere un minestrone di spiritualismo, filosofie esoteriche occidentali e di pensiero orientale. Questa corrente di pensiero era il New Age: un tipo di movimento subculturale caratterizzato dalla ricerca dello “stare meglio”. Iniziò a essere diffuso dai mass media statunitensi nei tardi anni Sessanta, per descrivere le forme di controcultura spirituale interessate a pratiche e concetti come la meditazione, il channeling, la reincarnazione, la medicina olistica e a numerosi “misteri”, come quelli legati agli UFO. Da quel momento, questa corrente di pensiero si è allargata a macchia d’olio in tutti il mondo tramite seminari, ritiri spirituali, conferenze, libri, video e così via. Diversi “maestri” di questo pot pourri hanno creato un proprio “indirizzo”.  

Melchizedeck, chi è costui? 

Nel suo libro, Melchizedeck parte facendo una premessa: spiega subito che quello che leggeremo. Per lui gli esseri umani erano a conoscenza delle loro antiche origini, ma una traumatica catastrofe mondiale cancellò completamente la loro memoria, costringendoli a ricominciare da zero. L’intento dell’autore, quindi, è accompagnare quindi i suoi lettori in un viaggio mistico per recuperare quei ricordi perduti da tempo.

Dopo questa premessa, rende nota a tutti la propria esperienza di vita. In giovane età frequentò la facoltà di fisica, che si vide costretto ad abbandonare perché “scoprii qualcosa sui fisici, che mi fece cambiare l’idea di essere coinvolto in una scienza, che ritenevo scienza non fosse. […] I fisici proprio come gli archeologi, evitano la verità se comporta dei cambiamenti troppo rapidi.” Sorvolando sull’affermazione secondo cui la fisica non sarebbe una scienza – dovremmo metterci a discutere da un punto di vista epistemologico su cosa sia scienza o no – bisogna vedere di che tipo di cambiamenti si stia parlando. Ciò che subito colpisce, come avviene per tutte le altre visioni new age, è che le teorie definite “ufficiali” come la scienza, la medicina e le religioni non sono affidabili (1), ma rappresentano anzi in un certo qual modo un nemico comune. 

Melchizedeck lasciò fisica e per laurearsi in arte, dopodiché iniziò il suo cammino spirituale, fatto di meditazioni, visite a diversi guru e visioni. La prima importante visione che ebbe fu quella di due angeli. La seconda visione, avvenuta durante una meditazione, quella di un uomo di una sessantina d’anni, dalle sembianze egiziane, piccolo di statura che gli chiedeva quali fossero i tre atomi che mancavano nell’universo. Ma cosa intendeva dire quell’essere?

Thot, divinità egiziana? No, uomo di Atlantide

Questo spirito lo portò indietro nel tempo, all’inizio della creazione. Dodici anni più tardi, nel 1984, lo stesso spirito riapparve e quasi ogni giorno lavorò con lui: gli raccontò la storia del mondo. Quest’uomo aveva scoperto 52mila anni fa come restare conscio in un corpo senza morire. Poi, nel 1991, si era spostato – a detta dell’autore – in un altro “modo d’essere”. Si trattava di Thot, originario di Atlantide, ma che dopo l’inabissamento di quel continente si era spostato in Egitto. Come nei migliori racconti di fantascienza, quest’uomo aveva la capacità di spostarsi su altri pianeti, e lo fece per circa duemila anni, studiando altre forme di vita. Annunciatore di segreti e conoscenze, le aveva passate a Melchizedeck, che a sua volta le trasmette al grande pubblico. 

Non dovete accettare passivamente questo punto di vista; potete semplicemente ascoltarmi come se fosse una leggenda, pensarci e vedere se per voi è possibile. Se qualcosa non vi sembra vero, allora naturalmente non accettatelo. Ma io credo che sia il punto più vicino possibile alla verità, ed è quanto vi voglio offrire (2)

Con questa affermazione, l’autore sembra applicare un meccanismo di difesa per eventuali critiche, vista la straordinarietà di quanto raccontato. In realtà, quello che sta facendo qui è tipico dei new agers. L’idea che ci facciamo di loro è di persone pronte a credere a tutto ciò che va oltre la visione comune del mondo. Nelle filosofie new age questa “apertura” nei confronti dell’incredibile è regolata da ciascun individuo secondo le proprie inclinazioni spirituali. La frase più ricorrente è for your discernment (come dire: “sottoposto al vostro giudizio”): essa precede la maggior parte dei messaggi che contengono verità discutibili, come un messaggio ricevuto da un medium, durante un channeling, o da una civiltà aliena. 

Non può trattarsi di una coincidenza!”

Melchizedek racconta qualcosa che appare una lunga storia, o meglio un lungo racconto di fantascienza a cui si uniscono diverse teorie pseudoscientifiche. Comincia come un bardo la sua “storia del mondo”. 

Quest’informazione mi fu data per la prima volta da Thot, attorno al 1985. Poi dopo che Thot se ne andò nel 1991, fui informato su Zecharia Sitchin, lessi il suo lavoro e scoprii che l’informazione di Thot e quella di Sitchin coincidevano quasi in maniera perfetta – tanto perfettamente che non poteva trattarsi di una coincidenza (3)

Lo scrittore azero-americano Zecharia Sitchin (1920-2010), pur non essendo uno storico, un archeologo né tanto meno un filologo, interpretò dal sumero le tavolette che si riferivano agli dèi, decidendo che gli Annunaki (ovvero “figli di An”, l’assemblea degli dèi sumeri presieduta da An, il dio del cielo) erano degli alieni che provenivano dal pianeta Nibiru, che sarebbe stato presente nel nostro sistema solare. A suo dire, si trattava degli stessi esseri che nel Vecchio Testamento della Bibbia erano chiamati Nephilim.

Le due teorie si somigliavano e le diverse informazioni si intrecciavano tra di loro. Quindi, Melchizedek ha le informazioni per rivelazione, Sitchin invece interpreta antiche tavolette sumere. Per entrambi i sumeri erano a conoscenza dei pianeti del sistema solare, delle misure, delle distanze, proprio “come se li avessero veramente visitati nello spazio” (4)

Melchizedek sostiene che miliardi di anni fa c’era un grande pianeta chiamato Tiamat che ruotava intorno al Sole, tra Marte e Giove. Ma c’è dell’altro: sostiene che i babilonesi erano a conoscenza di un altro pianeta, Marduk (lo stesso Nibiru di prima, peraltro). Questo pianeta si muoveva in direzione inversa e passava attraverso il sistema solare ogni 3600 anni. Durante un suo passaggio, Marduk passò così vicino, che una delle sue lune colpì Tiamat strappandone via circa la metà. Il pianeta fu spaccato in due. Questo grosso pezzo di Tiamat, insieme con la sua luna maggiore, uscendo dal suo corso, finì nell’orbita tra Venere e Marte e divenne la Terra

Oro, minatori alieni e uomini in provetta

Insomma, così si spiegherebbe la creazione della Terra (detta anche Gaia), ma poi? Gli esseri umani? Non sono nati da soli sulla Terra, ma sono stati creati da alieni. Alla bisogna, servivano degli alieni abbastanza vicini. Eccoli qui: Marduk, infatti, era abitato da essere consci chiamati Nephilim (nome che ritorna, dunque). Erano molto alti e la durata della loro vita corrispondeva a circa 360mila anni terrestri. Circa 430mila anni fa, i Nephilim cominciarono ad avere un problema con l’atmosfera del loro pianeta, molto simile a quello che noi abbiamo avuto nel recente passato con l’ozono.

Per risolvere il problema avrebbero dovuto mettere delle particelle di oro nell’atmosfera (il come e il perché non ci è dato sapere). Cercarono il metallo anche in altri pianeti, arrivando 400mila anni fa sulla Terra. La spedizione era guidata da dodici capi, accompagnati da circa 600 lavoratori. Si stabilirono nella zona dell’attuale Iraq, e per astrarre l’oro si recarono nel sud dell’Africa. Scavarono per un tempo che va da 100mila a 150mila anni, ma poi ebbe inizio la ribellione dei Nephilim. 

Ecco la svolta: i dodici capi decisero di riunirsi per escogitare una soluzione. Scelsero di utilizzare una particolare forma di vita già esistente su questo pianeta, ovvero uno dei primati, per generare dei minatori. Ne presero il sangue, lo mescolarono con l’argilla, aggiunsero lo sperma di un giovane maschio Nephilim e miscelarono gli elementi. 

Melchizedek afferma che una tavoletta fattagli vedere da Thot in visione li mostra con oggetti che sembrano delle provette chimiche, mentre versano qualcosa da un recipiente all’altro per creare questa nuova forma di vita. Il loro piano era di usare il DNA dei primati insieme al loro DNA per creare una razza più sviluppata di quella presente sulla Terra in quel tempo: la nuova razza doveva essere posta sotto il controllo dei Nephilim e fornire la manodopera per le miniere d’oro. Dunque, l’essere umano non sarebbe altro che una razza nata per essere schiava

Nel racconto tutto è fumoso e senza dati. La zona di questo esperimento creativo sarebbe stata “un’isola vicino alla costa dell’Africa del sud” che lui dice chiamarsi Gondwanaland (che in realtà era il supercontinente che tra 660 a 290 milioni di anni fa riuniva Africa, Sud America, India e Australia). 

Finita qui, comunque? No. Colpo di scena: quando i Nephilim stavano preparando le provette, un’altra razza di esseri, provenienti da una stella lontana dal terzo pianeta che orbita attorno a Sirio B, si stava preparando a venire sulla Terra. Sedici maschi e sedici femmine “siriane” si unirono e si fusero con le uova dei Nephilim (create, lo ricordo, da argilla, sperma Nephilim e sangue di un primato). I Nephilim misero le uova create in laboratorio nel grembo di sette donne. La gestazione fu di duemila anni, poi i primi essere umani nacquero finalmente nel Gondwanaland. 

Dalla mitologia sumera ad Atlantide 

Ma chi fu il primo dei “siriani” a venire sulla Terra? Per Melchizedek sarebbe stato Enlil, che quando arrivò su Gaia, si diresse in acqua. Perché? Perché lì c’erano delfini e balene, esseri con il più alto livello di “coscienza” e chiese loro il permesso per estrarre l’oro e vivere sul nostro pianeta. Poi, il fratello più giovane di Enlil, Enki (che per l’autore rappresenterebbe il serpente), andò da Eva, la prima donna creata, e le fece mangiare la mela dell’albero della conoscenza, in un connubio fra fantascienza, religione giudaico-cristiana e mitologia sumera. Con quel frutto, non solo l’essere umano usciva dall’ignoranza della sua condizione, ma diventava fertile.

In quel tempo, infatti, una parte della popolazione umana era sterile e viveva in Africa come schiava. Un’altra parte, trasportata per essere schiava in Medio Oriente, era diventata fertile e libera. La prima parte dell’umanità, tuttavia, era stata spazzata via dal Diluvio, circa 12.500 anni fa. 

La narrazione sarebbe ancora lunga, finiremmo per perderci in assurdità. Basti sapere che Gondwanaland si inabissò e che, quindi, gli esseri umani furono spostati in una massa terrestre emersa nell’oceano Pacifico, la Lemuria. Anche questa seconda terra, tuttavia, si inabissò e, come in tutte le storie del mistero che si rispettino, dopo emerse Atlantide. 

Qual è il segreto del fiore della Vita?

C’è qualcosa di vero, in tutto ciò? Certo che no. A partire dal fatto che nel libro ci sono interpretazioni del tutto arbitrarie della mitologia babilonese. Nibiru, ad esempio è un nome talvolta associato al dio Marduk. Compare come personaggio secondario nel poema Enûma Elish. Le asserzioni secondo le quali Nibiru sarebbe un pianeta e sarebbe stato conosciuto dai sumeri non trovano nessun riscontro storico. La Sumeria fu in effetti una grande civiltà, importante per lo sviluppo dell’agricoltura, della vita urbana e della scrittura, tuttavia lasciò pochissimi scritti riguardanti l’astronomia. Di certo i sumeri non conoscevano l’esistenza di Urano, di Nettuno o Plutone. Non sapevano che i pianeti orbitassero intorno al Sole, teoria che, come noto, emerse per la prima volta nell’antica Grecia, duemila anni dopo la fine dei sumeri. 

Il libro di Melchizedek contiene anche molto altro. Le teorie che produce sono tante, anzi troppe. Non trascura nemmeno i due emisferi del cervello, che a dire dell’autore, non funzionano come dovrebbero, gli spostamenti di flussi magnetici, i solidi platonici, le spirali di Fibonacci intorno all’uomo e la meditazione. 

E il segreto del fiore della Vita che dà il titolo al libro? Sarebbe l’insieme di tutte queste teorie pseudoscientifiche che a parere di Melchizedek mostrerebbero che il corpo umano è il metro di misura dell’intero universo, che lo spirito gioca un ruolo fondamentale, che la geometria sacra è la legge della natura, che intorno al nostro corpo ci sono campi elettromagnetici che si irradiano, e così via. Capire tutto ciò porterà l’essere umano al risveglio, alla luce e alla divinità.  

La critica che sento di fare Melchizedek non è dal punto di vista della spiritualità, ma dell’insieme delle teorie e delle idee raccontate nel libro, tra l’altro in modo davvero fin troppo confuso. Sotto il profilo storico, matematico e scientifico non funziona quasi nulla. Nel volume non ci sono fonti e non c’è il minimo riscontro con i vari studi di settore. 

…Sento che il tutto è abbastanza vicino alla verità tanto da far scattare le vostre memorie”, scrive l’autore. La mia memoria, francamente, non ha ricordato un bel nulla. La mia testa, invece, ha sofferto leggendo certe cose, in nome dei tanti anni di studi, cultura e ricerca ignorati. C’è un elemento di rischio non trascurabile: chi non ha un retroterra culturale solido potrebbe prendere per buone alcune delle teorie di Melchizedek. Il dilagare delle fake news su scienza, medicina e storia parte anche in questo modo, con gli esiti pericolosi che conosciamo.

Note

  1.  Cfr. Maître, J., Regulation idéologique officielles et nébuleuse d’hétérodoxies, 1987.
  2.  Melchizedek D., L’antico segreto del fiore della vita, p. 89.
  3. ibidem.
  4. ibidem.

Bibliografia

  • Atlantide: https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=100462 e https://www.cicap.org/n/tags.php?id=73
  • Bassi Domenico, Mitologie orientali: Mitologia babilonese-assira, vol. 1, Hoepli, 1899, (https://archive.org/details/mitologieorient00bassgoog).
  • Berzano Luigi, Le generazioni dei new agers, in «Quaderni di sociologia. La società italiana/ New age, religioni, generazioni», n. 19, 1999, p. 5-22. 
  • Champion Françoise, Il New Age, una religione indefinita per le incertezze dell’individuo del nostro tempo, trad. it. di Enzo Pace, in «Quaderni di sociologia. La società italiana/ New age, religioni, generazioni», n. 19, 1999, p. 23-35. 
  • Gondwanaland: https://www.nsf.gov/geo/opp/support/gondwana.jsp.
  • Hassani Sadri, Alle origini del bla-bla sulla fisica quantistica, (traduzione italiana di Matteo Matassoni), Query online, 6 aprile 2021, https://www.queryonline.it/2021/04/06/alle-origini-del-bla-bla-sulla-fisica-quantistica
  • Maître J., Regulation idéologique officielles et nébuleuse d’hétérodoxies, « Social Compass », 1987.
  • Melchizedek Drunvalo, L’antico segreto del fiore della vita, (titolo originale The Ancient Secret of the Flower of Life, 1998) Cesena, Macro edizioni, 2001. 
  • Palmisano Stefania, Nicola Pannofino, Spiritualità. Note su una categoria controversa, in «Quaderni di sociologia. La società italiana/Varia», n. 77, 2018, p. 35-54.
  • Steiner Rudolf, Dalla cronaca dell’akasha, Editrice Antroposofica, 2016.
  • Sumathi Ramaswamy, The Lost Land of Lemuria: Fabulous Geographies, Catastrophic Histories, University of California Press, 2004.
  • Zecharia Sitchin (2023). https://en.wikipedia.org/wiki/Zecharia_Sitchin e https://www.queryonline.it/2010/07/16/2012-and-counting-le-risposte-della-nasa/. 

* Eleonora Loiodice (1991) – Università degli Studi di Bari Aldo Moro – Centro Interuniversitario di Ricerca “Seminario di Storia della Scienza”, laureata in Scienze Filosofiche, ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Studi Umanistici (Storia della Scienza) presso l’Università degli Studi di Bari nel 2020.  Nello stesso anno è stata borsista presso il Museo Cappella Sansevero e l’Istituto Italiano di Studi Filosofici di Napoli. Attualmente è assegnista di ricerca presso il Centro di Ricerca “Seminario di Storia della Scienza”. Le sue ricerche s’incentrano sulla storia del pensiero scientifico nei suoi rapporti con l’antropologia, la teologia e la mitologia comparata; in particolare è specialista del pensiero filosofico e scientifico in età moderna e contemporanea, nonché di storia e tecniche della comunicazione scientifica. Nel 2019 ha seguito un corso di Giornalismo scientifico nell’Università degli Studi di Bari.

Immagine in evidenza: opera dell’Autrice dell’articolo.