Fenomenologia della paranoia del complotto: invito alla rilettura de «Il pendolo di Foucault»
La letteratura di tutto il mondo è piena di narrazioni sulle teorie del complotto, ma non è questa la sede (nemmeno l’intenzione di chi scrive) per fare una panoramica didascalica sui generi letterari che si sono occupati di questi temi, anche perché esistono pubblicazioni specifiche. Restringendo il campo – come in una visione dall’alto che ci conduce lungo un sentiero o un viottolo – ci imbattiamo nella geografia narrativa del nostro Paese e in alcuni bravi scrittori che hanno raccontato, spesso, storie di complotti a vario livello (per così dire).
Nel 2015 usciva il settimo e ultimo romanzo di Umberto Eco (scomparso nel febbraio del 2016) dal titolo Numero zero. Nella fabula della storia sono presenti elementi narrativi simili a un altro suo romanzo, Il pendolo di Foucault (e se vogliamo anche a Il cimitero di Praga, il sesto romanzo di Eco, uscito nel 2010) in cui si trattano vicende del mondo editoriale, la presenza di indagini di natura storica (talvolta pseudostorica) e dove il complotto rappresenta il nodo semiotico principale del dipanarsi dell’intreccio narrativo. Ma ne riparleremo più avanti.
In occasione della pubblicazione del romanzo Numero zero avevo scritto, proprio per Query online, una recensione in cui ricordavo un saggio, L’immaginazione cospiratoria dello studioso di letteratura globalizzata Remo Ceserani, in cui si sviluppava il tema delle congiure di corte nell’antichità e dei complotti politici in età moderna, come la massoneria, la carboneria o altre società segrete. Accanto alle trame documentate storicamente ecco manifestarsi la forma paranoica delle cospirazioni postmoderne: l’ipotesi, l’illazione, l’idea che i fili della storia siano manovrati da trame occulte (teorici del cover up).
Approfitto dell’occasione per ricordare il libro 11/9 La cospirazione impossibile (disponibile integralmente, per chi non lo avesse letto), scritto con lo scopo di confutare le teorie della cospirazione in seguito agli attentati dell’11 settembre 2001. Il volume è curato da Massimo Polidoro ed è scritto a più menti: tra gli autori ricordo proprio Umberto Eco, Piergiorgio Odifreddi, James Randi, Paolo Attivissimo, Andrea Ferrero e Lorenzo Montali.
Ma quello che ci interessa in questa sede è la paranoia del complotto. Come ebbe a dire lo stesso Eco – intervistato per Doppiozero da Marco Belpoliti:
«La paranoia del complotto è tutto quello che avviene ed è agito da un centro misterioso che alle nostre spalle e a nostra insaputa muove la storia. Criticare la paranoia del complotto non significa, naturalmente, che i complotti non esistano. L’uccisione di Giulio Cesare è il risultato di un complotto, tanto per citarne uno classico. Ma la cosa interessante è che i complotti o riescono e vengono subito alla luce – come, appunto, l’uccisione di Giulio Cesare – oppure non riescono e vengono, comunque, alla luce come la denuncia di Cicerone a Catilina, sempre per restare nel mondo classico» (Catilina decise di ordire un complotto per rovesciare la Repubblica, ma il console Marco Tullio Cicerone riuscì a sventare la congiura e a ristabilire l’ordine, anche se per poco, ndr).
Ma si sa: la storia è ricca di complotti scoperti; dal cesaricidio (che abbiamo ricordato adesso), che il 15 marzo del 44 a.C. portò all’uccisione di Giulio Cesare, alla congiura de’ Pazzi che il 26 aprile 1478 condusse all’assassinio di Giuliano de’ Medici e al ferimento di Lorenzo il Magnifico, per poi giungere – in età contemporanea – al golpe Borghese che avrebbe dovuto impedire al partito comunista di arrivare trionfante al governo (solo per citarne alcuni).
Nel 1945 Karl Popper, nel libro La società aperta e i suoi nemici, analizzò il concetto di “teoria cospiratoria della società” cercando una radice culturale alla base delle teorie cospiratorie del mondo contemporaneo. Egli individua il mondo omerico come punto di partenza della cultura occidentale: Omero concepiva il potere delle divinità in modo che tutto ciò che accadeva nella pianura davanti a Troia costituiva soltanto un riflesso delle molteplici cospirazioni tramate nell’Olimpo. La credenza negli dèi omerici – le cui cospirazioni erano responsabili delle vicissitudini della guerra troiana – è nel tempo venuta meno ed è stata sostituita da analoghi miti contemporanei. Le attuali teorie del complotto, dunque, rappresentano (secondo questa lettura) la versione moderna e tecnologica delle antiche credenze e al posto delle angherie degli dèi abbiamo i marchingegni delle case farmaceutiche, i deliri dei novax in tempo di Covid-19 (un tempo andavano di moda anche gli UFO e più recentemente le scie chimiche), gli insabbiamenti dei governi, le deviazioni dei servizi segreti, le operazioni nascoste dei militari corrotti e dei mercenari di morte pronti a vendersi al miglior offerente (cfr. il mio articolo La vertigine del complotto, Query, 2015 cit.).
Invito i lettori di questo articolo a riascoltare la Lectio Magistralis tenuta da Umberto Eco (presente su youtube) a Torino in occasione del conferimento della Laurea Honoris Causa in “Comunicazione e Cultura dei Media”, dal titolo Sul complotto. Da Popper a Dan Brown. Estrapolo alcuni punti in cui l’illustre semiologo di Alessandria spiega il sistema di costruzione a puzzle di alcuni teorici-paranoici del complotto nel fabbricare i loro teoremi pseudosemiotici basati su coincidenze tecniche davvero singolari (il fascino delle coincidenze conquista molti).
Ascoltiamo Umberto Eco:
«Leggo in Internet che Lincoln è stato eletto al Congresso nel 1846 e Kennedy nel 1946; Lincoln presidente nel 1860, Kennedy nel 1960 (anche se il mandato parte dal gennaio 1961, ndr); entrambe le loro mogli hanno perduto il bambino mentre risiedevano alla Casa Bianca; entrambi sono stati colpiti alla testa da un sudista (di venerdì); il segretario di Lincoln si chiamava Kennedy e il segretario di Kennedy si chiamava Lincoln; il successore di Lincoln fu Andrew Johnson, nato nel 1808 e il successore di Kennedy, Lyndon Johnson, nel 1908; l’assassino di Lincoln era nato nel 1839, l’assassino di Kennedy nel 1939; Lincoln fu colpito al Ford’s Theatre, Kennedy fu assassinato mentre era a bordo di un’automobile Lincoln prodotta dalla Ford; Lincoln è stato colpito in un teatro e il suo assassino si è nascosto in un magazzino; l’assassino di Kennedy ha sparato da un magazzino e è andato a nascondersi in un teatro; entrambi gli assassini di Lincoln (John Booth) e di Kennedy (Lee Harvey Oswald) sono stati uccisi prima del processo. E – ciliegina sulla torta (ma riesce bene solo in lingua inglese) – una settimana prima di essere ucciso Lincoln si trovava in Monroe, Maryland; una settimana prima di essere ucciso Kennedy era stato in Monroe, Marylin».
E l’elenco potrebbe continuare. In merito a quanto esposto da Eco alla conferenza citata sopra e alle coincidenze tra i due presidenti si legga il bell’articolo di Andrea Ferrero che spiega alcune cose interessanti circa la veridicità delle eventuali coincidenze tra i due presidenti (Query, 2016, Kennedy e Lincoln: coincidenze inspiegabili?).
Ma veniamo adesso alla paranoia del complotto raccontata nel romanzo italiano contemporaneo che meglio di tutti la rappresenta perché l’autore ne fa il centro narrativo della fabula e dell’intreccio (tanto da diventare una sorta di fenomenologia spiegata attraverso un testo letterario), Il pendolo di Foucault, il secondo romanzo di Eco, pubblicato nel 1988 con un tempo che va dall’inizio degli anni Sessanta fino al 1984, tra una casa editrice milanese e un museo parigino dove è esposto il pendolo sferico di Léon Foucault che sta a dimostrare la rotazione terrestre.
Ma le anacronie temporali (flashback e flash-forward narrativi) presenti in questo testo costituiscono l’intreccio stesso e il suo dipanarsi nella fabula: si svolge anche tra il 1943 e il 1945 in un paesino delle Langhe e del Monferrato; tra il 1344 e il 2000 lungo il percorso del piano dei Templari e dei Rosa-Croce per la conquista del mondo. Si svolge interamente la notte del 23 giugno 1984; si svolge la notte tra il 26 e il 27 giugno dello stesso anno nella medesima casa di campagna che Jacopo Belbo, il protagonista, ha ereditato dallo zio Carlo, mentre Pim rievoca le sequenze temporali delle analessi testuali.
Il romanzo si potrebbe definire come una sorta di fenomenologia della paranoia del complotto. Abbiamo un Io narrante, Casaubon, un giovane professionista dell’editoria milanese che collabora con la casa editrice Garamond insieme ai colleghi Belbo e Diotallevi. Entrano, così, in contatto con alcuni personaggi affascinati dall’esoterismo e dall’ermetismo. Casaubon è esperto della storia dei Templari e, quasi per gioco, riesce a trovare dei collegamenti storici nei manoscritti che giungono alla Garamond. Nel giro di qualche anno, i colleghi della casa editrice ipotizzano l’esistenza di un piano segreto che riguarderebbe il controllo di una potentissima energia per consentire il dominio del mondo (quante volte abbiamo sentito parlare di “energie misteriose” non quantificabili scientificamente e usate come “Jolly” per spiegare di tutto e di più?).
Per arrivare ad avere questo controllo, però, bisognerebbe trovare un punto preciso della Terra da individuare mediante una mappa e con l’ombra di un pendolo che si trova nel Conservatoire National des art set métiers. Durante queste elucubrazioni i personaggi della casa editrice entrano in contatto con Agliè, un esperto di ermetismo e di occultismo che lascia credere di essere il conte di San Germano redivivo, il quale è a conoscenza del piano, e che fa parte di una società segreta che si rifà ai Templari e ai Rosa-Croce.
Belbo, intanto, si appassiona (forse sarebbe il caso di dire si “ossessiona”) così tanto al piano segreto da rivelare ad Aglié di essere a conoscenza di una mappa da utilizzare (che in realtà non esiste) per svelare gli arcani misteri. La notte del 23 giugno viene condotto all’interno del Conservatoire National di Parigi dove si riunisce la società segreta. Durante la cerimonia gli viene chiesto di rivelare dove sia la mappa, ma Belbo si rifiuta di parlare, invece di dire che la mappa era, in realtà, un parto della sua fantasia (dove qui si arriva ad innamorarsi a tal punto di un’idea che diventa reale nella mente di questi personaggi, pur non esistendo). E così viene impiccato al pendolo mentre la scena è vista di nascosto da Casaubon che si era infiltrato la sera prima nel museo. Rientrato in Italia si reca presso la casa di campagna di Belbo, ossessionato dalla paura di essere raggiunto dai membri della società segreta per essere ucciso.
Per concludere questo intervento riassumiamo – per semplificare molto – il concetto di “Teorie del complotto”. Esistono numerose pubblicazioni di qualità per chi vuole approfondire l’argomento qui soltanto accennato, e il CICAP stesso ne ha prodotte e divulgate. Una teoria della cospirazione ha sempre alle spalle un complotto ordito da gruppi potenti (i “poteri forti”) dove si cercano spiegazioni degli eventi (non di rado nutrite da motivazioni politiche) le cui cause sono attribuite a una cospirazione ordita da organizzazioni misteriose che agiscono all’insaputa del mondo (esiste sempre un “dietro”, in sostanza).
Con la parola complottismo si indica, generalmente, il punto di vista di chi crede alle più svariate teorie alternative in modo fideistico (potremmo dire) e talvolta paranoico e maniacale. A partire dagli anni Sessanta del Novecento la teoria del complotto è diventata un soggetto molto popolare per la fiction contemporanea (e non soltanto letteraria). Tematiche frequenti in questa tipologia di opere vedono i personaggi scoprire delle cospirazioni segrete che vengono vissute come verità che debbono restare nascoste (per qualche motivo non vengono mai rivelate). Grazie a questi meccanismi narrativi è possibile costruire trame ricche di colpi di scena e di suspense, a volte con l’aggiunta di elementi fantascientifici e l’utilizzo di tecnologie sconosciute. Oltre ai testi che abbiamo ricordato precedentemente, aggiungerei la Trilogia degli illuminati (1975) di Robert Shea e Robert Anton Wilson (che ha avuto un discreto successo) e i romanzi di Dan Brown come Angeli e demoni (2000), Il codice da Vinci (2003), Il simbolo perduto (2009), Inferno (2013) e con minor successo Origin (2017).
Il numero di complottisti e assimilati è fortemente aumentato nella parte del mondo più “acculturata” esattamente per i motivi esposti con tono garrulo dall’autore dell’articolo: la quale “fiction” ha fatto da cassa di risonanza per tutti i disturbati mentali o affetti da deficit cognitivo incrementandone a dismisura il numero.
Watzlawick e Cialdini, fra gli altri, spiegano bene i meccanismi di disinformazione e di credulità che ne sono alla base e per diminuirne significativamente il numero sarebbe necessario (ma non so se anche sufficiente…) l’ammonimento dantesco: “Non ti curar di loro, ma guarda e passa!”
Ormai da qualche decennio il CICAP e il Mondo che attorno gli ruota, (di cui faceva parte anche un Intellettuale multitask come Umberto Eco) ha individuato, tra i maggiori nemici della “Razionalità” – tutti quelli che credono che gli avvenimenti siano pilotati da Poteri nascosti. Gente che, letteralmente, si nasconde dietro a Primi Ministri, Alti Ufficiali, Alti Prelati e Influencers vari. Studiarli con la lente di ingrandimento del Fenomeno Antropologico dà la certezza di trovarsi dalla parte del Giusto. Anche gli Operatori più impegnati sul fronte opposto studiano, con la lente deformante dell’ Ingiustizia nascosta dietro il comportamento Nemici, Voi e gli altri con cui occasionalmente Vi trovate a fianco. Loro hanno così la sensazione di trovarsi a combattere l’ Ingiusto e gli importa sempre meno di essere razionali o cosa sia la Verità Oggettiva, quella che poi è la Mission di ogni Scienza degna di tal nome.
Nei primi anni ’80, chi sosteneva che ad Ustica il DC9 Itavia fosse stato abbattuto da un missile, veniva definito dispregiativamente come ‘complottista’, esattamente come quelli che addebitatavano la responsabilità delle bombe di P.zza Fomtana al terrorismo di estrema destra ed a frange di servizi deviati.
Forse, più che ‘complottisti”, li definirei ‘lungimiranti’; visto il senso critico che li porta (correttamente) a mettere in discussione facili verità di comodo.
Assolutamente falso. L’ipotesi dell’abbattimento del DC 9 fu fin dall’inizio un’ipotesi condivisa. Che poi si ci sia dovuti battere con omertà, omissioni e interessi geopolitici per portare a galla una parvenza di verità è un’altra storia. Sulla matrice di destra dello stragismo neanche a parlarne. Nessuno ha mai accusato chi danunciava la destra di complottismo.
Quello di negare, sempre e comunque la realtà anche di fronte all’evidenza, è un vostro vizio…..
Non merita nemmeno che sprechi tempo nello sbugiardarla; tanto continuerebbe a nascondere la testa sotto la sabbia a mò di struzzo.
Non c’è proprio nulla da fare; quello di negare la realtà, anche di fronte qll’evidenza è un vostro vizio innato.
Non vale nemmeno la pena che sprechi il mio tempo per sbugiardarla; tanto continuerebbe a nascondere la testa sotto la sabbia a mò di struzzo.
Cordiali asaluti
: Davide e Gennaro. Avete un po’ ragione e un po’ torto tutti e due, perché non ricordate i fatti e l’ atmosfera. E, forse, non avete fatto tutte le scuole, dalle elementari all’ Università, a Bologna, come me, e su quell’ aereo non avete perso una zia (Marta Gruber) e il compagno di banco del Liceo (Massimo Venturi). Questa è una ricostruzione seria, che Vi può dare una idea. Ma ci vuole tempo a leggerla, e voglia di perderne.
https://www.cittadegliarchivi.it/contributes/quel-dc9-doveva-finire-cosi-le-prime-ipotesi-sull-incidente-aereo-e-le-sorti-della-compagnia-itavia-nell-archivio-della-strage-di-ustica-1986-2011
Sono un docente di scuola superiore sospeso per non aver prestato il mio corpo a questa infame sperimentazione…. di tempo per leggerlo ne ho a disposizione, purtroppo, quindi lo farò sicuramente.
Grazie per la segnalazione e mi dispiace di aver risvegliato questo suo trauma…. in tutta sincerità non era certo mia intenzione; mi perdoni !!!
Davie: la tua accusa mi sembra molto esagerata. La maggior parte degli articoli del Cicap, almeno quelli che si occupano di specifici temi di paranormale, sono analisi basate su principi scientifici ed empirici. Tuttavia alcuni articoli che trattano di articoli politici e sociali (che in realta’ dovrebbero esulare dagli scopi del Cicap) peccano di generalizzazioni e affermazioni che sembrano, almeno secondo la mia impressione, basate su bias ideologici piuttosto che su argomentazioni razionali ed empiriche. Avevo letto tampo fa un testo del Cicap dove si affermava la necessita’ di basarsi su fonti ‘ufficiali’. Ora, questo e’ vero quando si tratta di argomenti scientifici e tecnici, basati su principi rigorosi e obiettivi. Anche se gli scienziati non sono infallibili, e il processo di peer-review non e’ a prova di bomba (come dimostra il numero di articoli scientifici ritrattati) e’ pur sempre un criterio solido e probabilmente il migliore realisticamente realizzabile. Quando si tratta di politica tuttavia questo principio non e’ solo intellettualmente sbagliato ma anche potenzialmente pericoloso. Immagino che per un cittadino russo basarsi su ‘fonti ufficali’ significa credere che l’invasione dell’Ucraina sia un atto legittimo per liberare il paese dalla tirannia nazista…
L’ossessione del complottismo e’ reale, cosi’ come la tendenza diffusa di credere ciecamente che molti eventi siano il frutto di complotti da parte di forze misteriose senza concreta evidenza. Tuttavia i complotti esistono, infatti sono una parte normale della storia dell’umanita’. Quando due o piu’ persone pianificano in segreto un’attivita’ che promuove i loro interessi a scapito di altri, questo e’ per definizione un complotto. Esiste tuttavia una tendenza a semplificare fenomeni complessi, ed ad attribuirli a un agente singolo, per esempio un’elite segreta che controlla ogni cosa, tipo gli Illuminati o i Massoni. Chip Berlet – che non puo’ certo essere accusato di essere un populista di destra – aveva detto che non esistono cospirazioni globali ma piuttosto tanti piccoli complotti. Sembra anche abbastanza dubbio affermare che le cospirazioni vengano sempre scoperte, anzi questo mi sembra un errore logico. Naturalmente noi conosciamo solo i complotti che sono state scoperti e provati, ma ovviamente non possiamo avere prova di quelli che non lo sono stati. Tuttavia, se esiste un ‘movente’ sospettare un complotto (che non e’ la stessa cosa che crederci ciecamente) mi sembra legittimo.