Valentina Tereškova, la prima
Nasce in uno sperduto villaggio sul Volga. A due anni rimane orfana di padre e a diciassette è costretta a interrompere gli studi. Dovrà superare invidie e pregiudizi, ma diventerà un simbolo per le donne di tutto il mondo. Si chiama Valentina Tereškova ed è la prima donna nello spazio.
Dopo la morte in battaglia del padre durante la seconda guerra mondiale la famiglia si trasferisce in cerca di lavoro a Jaroslavl’, un porto sul fiume Volga. Nonostante le ristrettezze, la mamma insiste perché Valentina continui a studiare fino al diploma, che ottiene a 17 anni.
Subito dopo inizia a lavorare in una fabbrica di pneumatici, poi in una di filo da cucito, ma nel frattempo continua a studiare per corrispondenza. A 22 anni inizia a lanciarsi con il paracadute di nascosto dalla famiglia e sarà questa esperienza a permetterle di entrare nel primo gruppo di candidate cosmonaute. La Vostok infatti non è in grado di fare un atterraggio morbido e prima dell’impatto i cosmonauti devono lanciarsi fuori dal veicolo con il paracadute.
Valentina Tereškova è una ragazza ambiziosa: entra nell’organizzazione comunista giovanile, il Komsomol, e diventa segretario della sezione locale. Anche questo le sarà di aiuto in seguito.
Nikolaj Kamanin, direttore dell’addestramento dei cosmonauti, vuole portare una donna nello spazio prima che lo facciano gli americani, per ribadire la supremazia sovietica. Nell’ottobre 1961 inizia la ricerca delle candidate. Non è necessario saper pilotare, perché la capsula Vostok è completamente automatica e il pilota è poco più di un passeggero. Ma è essenziale sapersi paracadutare e Valentina Tereškova ha quasi 100 lanci alle spalle.
Le 58 candidate iniziali vengono ridotte prima a 23 e poi nel febbraio 1962 a 5. A quel punto iniziano gli addestramenti: isolamento, centrifuga, termocamera, decompressione.
Tereškova è la meno qualificata del gruppo, le altre sono piloti e ingegneri. Ma ha una buona resistenza fisica e il suo bell’aspetto e l’origine proletaria la rendono un perfetto strumento di propaganda, per non parlare della sua impeccabile ortodossia marxista.
A maggio 1963 viene scelta come candidato principale, sembra da Chruščëv in persona. Parteciperà alla seconda missione congiunta della storia, dopo quella delle Vostok 3 e 4: due navette verranno lanciate una dopo l’altra e comunicheranno tra loro durante il volo.
Il 14 giugno 1963 viene lanciata la Vostok 5 con Valerij Bykovskij. Due giorni dopo viene lanciata la Vostok 6 con Valentina Tereškova. Quando le due navette entrano in contatto radio Bykovskij e Tereškova riescono a parlare tra loro e forse cantano anche insieme per un breve tempo.
Al momento di rientrare Valentina Tereškova avrà trascorso 71 ore e 48 orbite intorno alla Terra, più di tutti gli astronauti americani messi insieme fino a quel momento. Rimane ancora oggi la donna più giovane a essere mai stata nello spazio, a 26 anni, e l’unica a esserci andata da sola.
Ma la missione è un disastro e rischia di fallire. Valentina Tereškova vomita più volte durante il volo. Per questo sarà tacciata di essere isterica e incompetente. È un’accusa ingiusta, perché il mal di spazio colpisce circa un astronauta su due, indipendentemente dalla preparazione fisica, e da terra non si può prevedere a chi capiterà. Lo stesso problema è accaduto due anni prima a German Titov, il secondo uomo nello spazio, ma nessuno lo ha rimproverato.
Ci sono anche imprevisti nel controllo di assetto, anche se a oggi non è del tutto chiaro che cosa sia accaduto: Valentina Tereškova dichiarerà solo nel 2007 che i parametri di volo erano sbagliati e che se non li avesse fatti correggere dal centro di controllo l’avrebbero portata a morire in un’orbita più alta invece di farla rientrare in atmosfera. Il suo diario di bordo viene pubblicato nel 2013, a cinquant’anni dalla missione, e conferma le difficoltà nel controllo manuale di assetto, anche se non chiarisce completamente l’accaduto.
In ogni caso Valentina Tereškova atterra sana e salva, e Chruščëv ne approfitta per sbeffeggiare gli americani, che considerano le donne il sesso debole, e decantare il valore delle donne sovietiche. Ma l’eguaglianza dei sessi è solo di facciata. Il programma delle donne cosmonaute viene cancellato e ci vorranno quasi vent’anni prima che un’altra donna torni in orbita: sarà Svetlana Savickaja, nel 1982. Nei sessant’anni dal volo di Valentina Tereškova, l’Unione Sovietica e la Russia hanno mandato solo altre tre donne nello spazio.
Valentina Tereškova diventa una celebrità internazionale. Riceve lettere e telegrammi di congratulazioni da ogni parte del mondo, fa decine di viaggi di rappresentanza e le vengono conferite quasi tutte le onorificenze possibili. Sposa il terzo cosmonauta sovietico, Andrijan Nikolaev, e nel 1964 incontra la regina Elisabetta quando entrambe sono incinte. La figlia di Tereškova e Nikolaev attira molta curiosità perché è il primo essere umano nato da due persone che siano state entrambe nello spazio.
Valentina Tereškova prosegue gli studi e la carriera militare: ottiene prima una laurea e poi un dottorato in ingegneria e diventa colonnello. Poco prima del pensionamento sarà promossa a maggior generale.
Nonostante tutte le sue insistenze, non avrà più la possibilità di andare nello spazio, ma rimane istruttrice dei cosmonauti. A 70 anni dichiara in un’intervista alla Pravda che sarebbe pronta ad andare su Marte, anche se il viaggio fosse di sola andata.
Rimane attiva in politica anche dopo il collasso dell’Unione Sovietica e nel 2011 viene eletta alla Duma di Stato nel partito di Putin, rieletta nel 2016.
A 80 anni afferma in un’intervista al Guardian che i popoli non dovrebbero sprecare soldi nelle guerre ma cooperare contro i pericoli comuni, come quello di un asteroide che colpisca la Terra. Sono passati tanti anni da quel volo sulla Vostok ma, come ha detto lei stessa, chiunque sia stato almeno una volta nello spazio lo amerà per il resto della sua vita.
Immagine in evidenza: RIA Novosti archive, image #612748 / Alexander Mokletsov / CC-BY-SA 3.0
Mi permetto di obiettare che il nome della cosmonauta sovietica dovrebbe essere traslitterato Tereškova, secondo i dettami della traslitterazione scientifica dal russo. D’accordo, “Tereshkova” si trova, ma è una traslitterazione all’inglese; dal momento che TUTTI gli altri nomi russi presenti nell’articolo sono stati traslitterati, correttamente, secondo la traslitterazione scientifica, usare un altro sistema di traslitterazione per un solo nome è un’incongruenza francamente non giustificabile.
Giusta osservazione, è stata una svista, non una scelta intenzionale. Ho corretto la traslitterazione, grazie per avermelo segnalato.
Andrea Ferrero