15 Aprile 2024
Approfondimenti

Il mondo perduto di Jack lo Squartatore

Articolo di Elisa Tealdi

Dal 1888 continuiamo a chiederci se fosse un macellaio, uno medico, un pittore, un barbiere, un militare… ma a oggi nessuna certezza sull’identità di Jack the Ripper, lo squartatore o come veniva chiamato in Italia all’epoca dei fatti “Giacomo lo sventratore”.

Scotland Yard, nonostante le indagini approfondite sulla scena del crimine e negli ambienti intorno ai protagonisti, non individuò prove decisive per incriminare nessuno, e venne molto criticata per questo dai contemporanei. I bobbies (agenti della polizia metropolitana nata nel 1829 con lo scopo di presidiare le strade) che erano intervenuti sul luogo dei delitti durante la loro ronda, erano dotati solo di manganello, lampada cieca e raganella per richiamare i colleghi in caso di necessità, e se già poco potevano fare nei confronti della prevenzione del crimine, ancor meno potevano essere risolutivi nel rilevamento di indizi su scene in condizioni precarie di luce e di igiene.

E la polizia scientifica? La prima squadra investigativa di detective fu ufficialmente costituita nel 1842 e sul finire del secolo si stava affermando, nonostante la diffidenza che aleggiava intorno agli agenti speciali, reputati delle spie a causa dell’assenza di una divisa riconoscibile e per via del loro diritto a invadere la privacy dei cittadini. I detective dell’epoca non disponevano comunque dei mezzi a cui noi oggi siamo abituati: niente fotografie della scena del crimine (le macchine fotografiche dell’epoca consentivano solo foto frontali); niente esami di laboratorio su sangue e altri residui organici (altro che DNA, si doveva aspettare ancora sino al 1903 per individuare i gruppi sanguigni); le impronte digitali incominciavano a essere raccolte all’arresto ma, senza un database di confronto, venivano utilizzate solo per confermare l’identità, non per individuare il colpevole; gli indumenti venivano esaminati solo per verificare la presenza di lacerazioni e macchie di sangue e poi bruciati per evitare diffondersi di eventuali malattie; le autopsie venivano fatte, ma anche in questo caso gli elementi rilevati erano pochi rispetto a quelli a cui siamo abituati.

L’individuazione di un colpevole che non fosse colto in flagranza di reato, passava allora necessariamente attraverso testimonianze, confessioni e congetture elaborate sulla base di pochissimi elementi, tra i quali il modus operandi e la tipologia dell’arma utilizzata.

Nel caso di Jack the Ripper le indagini si fondarono principalmente su modus operandi, ipotesi sull’arma utilizzata e lettere autografe, anche se di attribuibili con quasi assoluta certezza a Jack sono solo 3-5, rispetto al centinaio di lettere ritrovate.

I profiler dell’epoca dopo aver analizzato gli elementi a loro disposizione arrivarono a ipotizzare che l’assassino seriale fosse quasi sicuramente un uomo, probabilmente con qualche patologia o mania sessuale, abile nell’uso di strumenti da taglio. Beh… il campo rimaneva molto aperto: gli uomini che svolgevano professioni con l’utilizzo di coltelli e rasoi erano molti (macellai, barbieri, intagliatori, medici…) ed era alta la presenza di malattie sessuali o manie di qualche tipo. Non era raro incontrare uomini violenti con le donne, psicopatici, persone affette da malattie veneree o con disturbi nella sfera sessuale.

Venne rilevata inoltre una certa competenza anatomica unita a perizia nel taglio che emergeva in modo abbastanza evidente nell’esame delle modalità di asportazione dei visceri. Per quanto riguarda l’arma utilizzata, dopo i primi omicidi sui giornali si parlò di baionetta, coltello, bisturi, forbici…, ma via via rimasero aperte solo le ipotesi del coltello e del bisturi.

Il sospetto si mosse quindi in direzione di macellai, barbieri o medici… ma con quale movente? Le donne morte erano tutte prostitute dello stesso quartiere, 4 su 5 quarantenni, in buona salute per l’epoca. Dopo aver ipotizzato moventi basati su gelosie e rivendicazioni maschiliste, difesa dell’onore di rampolli di nobili origini, impulsi irrefrenabili di squilibrati e via dicendo, si fece avanti un’ipotesi che sui giornali ritornò spesso negli anni successivi ai fatti di Londra: e se Jack fosse un medico/scienziato che preleva organi per fare studi?

Questa teoria fu avanzata fin dal 1888, soprattutto in seguito alla notizia che qualche tempo prima degli omicidi con sventramento uno scienziato americano si fosse rivolto ufficialmente ad alcuni ospedali inglesi, chiedendo di poter acquistare uteri di donne morte a scopo di studio su malattie dell’apparato genitale femminile oppure per un museo di anatomia. Secondo questa teoria, alla risposta negativa da parte degli ospedali, lo studioso stesso o qualcuno con gli stessi interessi, avrebbe potuto pensare di far da sé, asportando visceri da donne del target richiesto per gli studi e appartenenti a gruppi sociali tali da non destare troppo interesse.

L’ipotesi dello scienziato sventratore potrebbe essere rinforzata collegando ai casi di Whitechapel alcuni avvistamenti di Jack (o pseudo-Jack) in Italia, in Spagna, in Austria, addirittura a New York e in Australia, avvenuti in seguito all’interruzione della scia di sangue a Londra.

Il caso di Madrid ne è un esempio: siamo nel dicembre del 1889, a un anno dai fatti di Londra e vengono trovate a Madrid alcune bambine sventrate. Sui giornali si fece avanti l’ipotesi che Jack avesse cambiato obiettivi per continuare i suoi studi su altri campioni organici. Anche in questo caso arrivarono lettere di confessione ai giornali e il sedicente sventratore spiegò che i suoi studi erano finalizzati alla scoperta di una medicina per guarire ogni male, che sarebbe stata prodotta e venduta a uso di ricchi e regnanti a caro prezzo.

Sempre in questa direzione il caso di Pio Bresavola, procuratore del Re a Borgotaro (Parma): a fine 1890 il Bresavola disse di aver rintracciato un medico che, secondo la testimonianza di una donna alla quale costui avrebbe fatto delle confidenze, sarebbe stato parte di un’associazione di medici (Società di studi anatomici) che prelevavano organi per svolgere studi per la fecondazione artificiale.

L’associazione di più sventratori sarebbe in linea con ipotesi avanzate tra gli altri dal capo della polizia Sadler che finì la sua carriera proprio a causa della mancata soluzione del caso di Jack the Ripper. Egli infatti, in un’intervista concessa a un giornalista nel 1891, sostenne che Jack non fosse esistito come personalità unica, ma che fossero stati più assassini che si imitavano e ispiravano a vicenda.

La Società di studi anatomici suggerita da Bresavola, potrebbe fornire un movente condiviso e dare un senso alle ipotesi di più assassini dietro alle azioni di Jack. Potrebbero anche essere riconsiderati i casi di omicidio che, sebbene con modus operandi simile, furono esclusi dalle indagini su Jack The Ripper perché si svolsero in luoghi lontani e a troppo breve distanza temporale l’uno dall’altro perché potessero essere compiuti da una stessa persona.

Se questa teoria possa essere quella buona non saprei dire, ma di certo il movente è interessante, soprattutto per l’epoca in cui viene formulata l’ipotesi, il periodo storico del trionfo della scienza che domina su ogni aspetto della vita. La ricerca di reperti su cui svolgere studi era un procedimento molto diffuso in ambito scientifico: gli studiosi di ogni disciplina svolgevano ricerche su campioni di materiali inviati dai “fornitori” più assurdi. Se in ambito paleontologico si chiedevano ai pescivendoli i gusci dei molluschi per confrontarli con i fossili, in quello antropologico ai manicomi e alle carceri i crani e corpi di defunti per misurarli, in ambito geologico ai cantieri di costruzione sezioni di rocce per studiare le stratificazioni, non sarebbe stato così fuori dall’ottica generale pensare di procurarsi con modalità non proprio ortodosse materiale biologico per studi medici.

La vicenda di Jack rimane comunque il mistero dei misteri in ambito di cronaca nera e di tempo in tempo sorgono nuovi sospetti e nuove teorie che sono destinati a suscitare entusiasmi e delusioni.

La figura di Jack entra fin da subito nell’immaginario e si trasforma in mito intramontabile. Dai giornali si rilevano notizie di omicidi secondo il “sistema Jach the Ripper” o “alla maniera di Jack” sino alla fine del secolo e oltre. Il suo nome d’arte diventa il sinonimo per antonomasia di assassino feroce, al punto che nei titoli di cronaca si usa come nome comune “un Jack lo sventratore” ancora in pieno Novecento.

Il desiderio di catturarlo, la sua abilità nello sfuggire lo fecero diventare quasi una figura mitologica, addirittura un “eroe popolare che dà prestigio alla razza anglo-sassone”, si dice in un articolo del 1891, ma anche il baubau che i genitori inglesi ponevano come minaccia ai bambini disubbidienti (“se non fai il bravo arriva Jack”).

Quello che resta alla fine e che ci affascina, è proprio il Mistero, il mito che travalica il tempo con cui tutti possono giocare a fare gli investigatori.

Bibliografia

  • Summerscale, Omicidio a Road Hill House, Einaudi, 2008
  • Picozzi a cura di, Crime Classification Manual. Il manuale dell’FBI sulla classificazione e investigazione dei crimini violenti, Centro Scientifico Editore, 2008

Estratti di articoli dal 1888 al 1897 prevenienti da: Gazzetta Piemontese, The South Australian Advertiser, La Sentinella delle Alpi, Gazzetta di Parma, The Herald (Australia), Lyttleton Times (Nuova Zelanda)

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