18 Aprile 2024
Interviste

Astrofisica, fuga dei cervelli, donne e scienza: intervista a Sandra Savaglio

Intervista di Maria Pia Viscomi

Recentemente abbiamo annunciato l’ingresso tra i nostri soci onorari di un’importante scienziata. Sandra Savaglio, astrofisica conosciuta a livello internazionale con oltre duecento pubblicazioni e donna che critica apertamente le disparità di genere nell’ambiente scientifico, mi ha confessato che a spingerla a divenire parte della nostra famiglia CICAP è soprattutto la passione che vede in noi volontari. Cresciuta e formatasi in Calabria,si è specializzata nell’astrofisica delle galassie distanti, dell’arricchimento chimico dell’universo e dei fenomeni esplosivi; è stata Fellow e Senior Research Scientist presso lo European Southern Observatory (Monaco di Baviera), la Johns Hopkins University, lo Space Telescope Science Institute (Baltimora) e ricercatrice all’Osservatorio Astronomico di Roma. Attualmente insegna Astrofisica all’Università della Calabria. Celebre è la sua apparizione sulla copertina della rivista americana Time che l’ha consacrata come l’emblema della fuga dei cervelli europei negli Stati Uniti. Nel 2006 ha pubblicato insieme a Mario Caligiuri il libro-denuncia Senza attendere. Ricerca, educazione e democrazia (Rubbettino) sul mondo della ricerca in Italia.  Nel 2018 è uscito il suo primo libro divulgativo, Tutto l’universo per chi ha poco spazio-tempo (Mondadori), che nel 2019 è stato finalista al Premio Galileo. Le abbiamo fatto alcune domande su scienza, ricerca e disparità di genere.

Ci può parlare della sua formazione scientifica?

Ho frequentato il liceo scientifico Scorza di Cosenza e in seguito mi sono iscritta al corso di studi in Fisica presso l’Università della Calabria. Già durante la preparazione della mia tesi di laurea ho iniziato a viaggiare, sono stata in Germania e poi per via del dottorato di ricerca sono stata a Parigi, in Australia e in Cile.

Guardava il cielo già da piccola? Che cosa l’ha fatta innamorare delle stelle?

In realtà è la mia passione per la scienza ad essere nata da piccola. Non sapevo con certezza di quale ambito scientifico avrei fatto parte da grande, ma sapevo che avrei voluto fare la scienziata. Amavo il ragionamento matematico, utilizzare la logica e strumenti tecnici per trovare delle risposte alle cose più diverse, il fare i calcoli a mente. Andando avanti ho incontrato un professore di fisica che oggi, nonostante più di ottant’anni sulle spalle, si dimostrava essere lucido e interessato alla scienza. Quando mi spiegava la fisica io ne rimanevo affascinata. Ammetto di essere stata indecisa tra vari diversi ambiti scientifici ma alla fine la mia scelta è ricaduta sulla fisica, che è la scienza di tutte le scienze. L’amore per la comprensione dell’universo è nato con la lettura di un libro di Asimov che parlava del cosmo, che tra l’altro ho ripreso in mano poco tempo fa; avendo scritto da poco il mio primo libro di divulgazione Tutto l’universo per chi ha poco spazio-tempo ho pensato alla difficoltà che la gente potrebbe avere nell’immaginare gli ordini di grandezza e ho temuto la noia che potrebbe causare. Invece, mi sono fatta coraggio e ho riaperto il libro di Asimov e mi sono sorpresa nello riscoprire che anche quello era pieno di numeri; quindi, mi sono detta, in fondo c’è speranza che qualcuno si possa appassionare. Anche il mio libro è privo di grafici e immagini, insomma descrittivo di un mondo fatto di numeri.

A che progetto sta lavorando attualmente?

Assieme a molti colleghi italiani e di altri paesi, ci stiamo occupando di identificare le sorgenti da cui partono le onde gravitazionali. Quando c’è un segnale di onde gravitazionali è difficile capire da dove arriva perché si tratta di segnali estremamente deboli. La complicazione delle sorgenti legate alla fusione di buchi neri è che non emettono luce. Se però le onde gravitazionali non provengono dai buchi neri ma altri oggetti anche loro estremamente compatti, ma un po’ meno dei buchi neri, ovvero le stelle di neutroni, queste ultime, pur essendo sorgenti meno forti di onde gravitazionali, emettono, a differenza dei buchi neri, onde elettromagnetiche che quindi si possono vedere. Questo evento è successo finora una sola volta, nell’agosto del 2017, ma ha avuto ripercussioni scientifiche molto importanti. Essendo fenomeni molto rari e producendo segnali che durano pochissimo, bisogna essere sempre all’erta. Anche in Sila, in Calabria, più precisamente a Savelli, c’è un telescopio che partecipa a questo progetto.

Lei è stata un emblema della cosiddetta “fuga dei cervelli”. Come pensa dovrebbero agire la comunità scientifica e la classe politica italiane per evitare di perdere le giovani grandi eccellenze?

Questo è un problema gravissimo, un danno che si fa al Paese intero. Ci sono numeri veramente allarmanti. Non c’è nulla di male che gli scienziati vogliano viaggiare, dal momento che questo è determinante per la formazione e la crescita. Il problema è che le menti vadano via e non tornino mai più. Lo Stato italiano investe molti soldi per la formazione di questi scienziati altamente qualificati ma poi queste risorse non vengono sfruttate, li si regala alle altre nazioni. È come se una banca ti facesse un prestito e non volesse più i soldi indietro. Queste persone potrebbero lavorare in Italia e rendere il Paese un posto migliore, ma lo faranno in altre parti del mondo. Bisognerebbe prendere dei provvedimenti: ad esempio io ho avuto un posto destinato a persone che lavoravano all’estero per rientrare in Italia. Alla fine, però si tratta di piccoli numeri…

Purtroppo, la verità è che in Italia la scienza non è una priorità. Un esempio: se una persona non sa scrivere in italiano viene considerato un mentecatto, però se non si sa fare la radice quadrata di 25 non importa niente a nessuno. Anzi la gente sembra quasi andare fiera della propria ignoranza matematica. Quante volte abbiamo sentito l’espressione «Io di matematica non ne capisco nulla» o «Io e la matematica non andiamo d’accordo»? Nessuno però avrebbe il coraggio di dire «Io non so scrivere in italiano».

Dopo la sua lunga esperienza all’estero, che cosa l’ha spinta a ritornare in Calabria?

Mi hanno offerto una posizione all’Università della Calabria che tra i grandi atenei è sempre tra i primi posti, in una terra che io conosco e che apprezzo tantissimo. Non faccio solo ricerca in astrofisica ma ad esempio sono entrata a far parte di un centro nella mia università che si occupa di women studies, contro la discriminazione di genere. Era insomma un’occasione da cogliere. Poco tempo fa feci un intervento in una trasmissione di La7 dove si discuteva dell’ignoranza e della scarsità di istruzione al Sud. La mia reazione è stata sottolineare che un Sud arretrato, economicamente depresso, fa comodo al Nord perché i giovani se ne vanno e giovani al Nord significa economia che gira. Sono orgogliosa di essere tornata al Sud: quando mi chiedono se sono pentita la mia risposta è no!

Qualche anno fa è scomparsa una nostra importante socia, sua collega astrofisica, Margherita Hack. Ha mai avuto modo di conoscerla? Che cosa pensa del suo operato?

Sfortunatamente non ho mai avuto modo di conoscerla personalmente ma una volta l’ho quasi incontrata perché eravamo state entrambe invitate ad un evento a Salerno al quale però lei aveva partecipato solo con un video registrato. Era una donna che faceva molta divulgazione scientifica e soprattutto la prima donna in Italia a ricevere una cattedra all’università come professoressa di astrofisica. Faceva ricerca negli anni ‘60, quando di donne ce n’erano pochissime. Sicuramente è da ammirare per tutto quello che ha fatto.

Pensa che il sud Italia, tra superstizioni religiose e tradizionali, abbia bisogno del CICAP? Una figura razionale come la sua potrebbe essere di esempio?

Io non penso sia un problema di Sud e Nord: le superstizioni ci sono ovunque. L’arretratezza si crea quando non c’è accesso alla cultura, ma adesso fortunatamente questo accesso non è sbarrato a nessuno. Il CICAP penso possa fare tanto per il nostro paese, dove la superstizione si è diffusa in molti ambiti come ad esempio la cosiddetta medicina omeopatica o la paura nei confronti dei vaccini. Ci sono medici competenti che prescrivono la medicina omeopatica e ci sono persone intelligenti che ci credono. È un paradosso: la medicina omeopatica dovrebbe curare e i vaccini prevenire una serie di patologie. Però per molti la medicina omeopatica avrebbe degli effetti e i vaccini no. Secondo me questo avviene perché non ci si fida delle scelte che arrivano dall’alto e così si arriva a credere al complotto delle case farmaceutiche multinazionali. Trattare questi argomenti è importante e bisogna farlo fare da persone adatte e dotate di una certa sensibilità.

Quali difficoltà ha incontrato per affermarsi nella ricerca scientifica come donna e quali consigli ha per le ragazze che vogliono seguire il suo esempio?

Tutte le donne incontrano maggiori difficoltà in qualsiasi campo rispetto agli uomini perché ancora oggi veniamo considerate una categoria non all’altezza degli uomini. È inutile nasconderlo, anche altre donne fanno questo errore nei confronti del mondo femminile. Il consiglio che posso dare alle ragazze è comunque di andare avanti, di credere in loro stesse, di non pensare di essere inferiori solo perché donne e di avere il coraggio di seguire le proprie ambizioni. Su quest’ultimo aspetto sono stata a volte attaccata e in qualche modo punita per la mia ambizione e per il fatto di avere le idee chiare. Questi aspetti in una donna non piacciono, fanno paura. Se è un uomo ad essere così allora per la società va bene. Ragazze, non perdete il mordente per paura di non essere accettate, andate avanti comunque e siate ferme e convinte delle vostre scelte perché, seppur tra mille difficoltà, i risultati arrivano.

Infine, quali sono i suoi obiettivi e i suoi sogni nella ricerca scientifica?

Attualmente vi è il progetto di costruire un istituto di ricerca per l’astrofisica all’Università della Calabria, il primo del sud-est in Italia. Lo faranno nella mia università, sorgerà davanti al mio ufficio. Mi impegnerò affinché tutto questo si realizzi nel modo migliore possibile per dare opportunità a giovani scienziati capaci di fare ricerca di punta nell’ambito dell’astrofisica.

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