Un ricordo di Rita Levi Montalcini
Il 30 dicembre 2012 il Cicap ha perso un’amica: Rita Levi Montalcini, membro onorario del comitato, fin dalla sua fondazione nel 1989.
Ripercorrere 103 anni di una vita straordinaria non è semplice. Nata a Torino nel 1909 da una famiglia ebrea, Rita si oppose fin da giovanissima ai dogmi dell’epoca, secondo cui l’università e la carriera erano “cose da uomini”: lei desiderava studiare e, nonostante il parere contrario del padre che avrebbe preferito una figlia dedita unicamente al ruolo di moglie e di madre, nel 1930 si iscrisse a medicina.
La giovane si trovò fin da subito in un ambiente culturalmente stimolante: ebbe per professore Giuseppe Levi, istologo e padre di Natalia Ginzburg, e per compagni di studi i futuri premi nobel Salvador Luria e Renato Dulbecco. Si laureò nel 1936, e si iscrisse al triennio di specializzazione in neurologia e psichiatria, ancora in dubbio tra la professione medica e le ricerche neurologiche.
Poi, nel 1938, vennero promulgate le leggi razziali, che portarono al blocco delle carriere per i “non ariani”. Rita si trovò a fuggire in Belgio con Giuseppe Levi. Quando anche il Belgio venne invaso tornò a Torino, dove non potè far altro che allestire un laboratorio domestico nella sua camera da letto. Qui proseguì le ricerche iniziate in Belgio, cercando di comprendere il ruolo dei fattori ambientali e di quelli genetici nella differenziazione dei centri nervosi. Nel 1941 i bomardamenti alleati sulla città la costrinsero a trasferire il suo laboratorio nelle campagne di Asti; due anni dopo i tedeschi invasero il nord Italia, e la famiglia di Rita preferì scappare a Firenze, dove rimase fino alla liberazione della città da parte delle truppe alleate e prestò aiuto come medico presso il Quartier Generale anglo-americano.
Finita la guerra l’embriologo Viktor Hamburger la invitò a proseguire le sue ricerche a St.Louis. Fu qui che, tra il 1951 e il 1952, avvenne l’ormai celebre scoperta del NGF (Nerve Growth Factor), una proteina coinvolta nella crescita e differenziazione delle cellule nervose. Per questa scoperta nel 1986 ricevette il Premio Nobel per la medicina, insieme al suo studente Stanley Cohen, con la seguente motivazione:
«La scoperta del NGF all’inizio degli anni Cinquanta è un esempio affascinante di come un osservatore acuto possa estrarre ipotesi valide da un apparente caos. In precedenza i neurobiologi non avevano idea di quali processi intervenissero nella corretta innervazione degli organi e tessuti dell’organismo».
A partire dagli anni ’60 Rita Levi Montalcini fu impegnata in attività scientifiche e filantropiche, anche in Italia; lavorò presso i laboratori di neurobiologia del CNR-Roma e dell’Istituto Superiore di Sanità, divenne presidente dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla e dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, venne nominata ambasciatrice dalla FAO e membro di innumerevoli accademie scientifiche, da quella dei Lincei alla Royal Society. Nel 2001 venne nominata senatrice “per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo scientifico e sociale”, cosa che le procurò anche alcuni nemici e qualche polemica.
Dal 1992 la Fondazione Rita Levi Montalcini da lei creata, con il motto “Il futuro ai giovani”, è attivamente impegnata nella formazione dei ricercatori e nell’istruzione delle donne africane.
Nel 2011, in un colloquio con un gruppo di giovani ricercatrici, Rita Levi Montalcini ebbe a dire:
La vita non finisce con la morte: quello che resta di te è quello che trasmetti ad altre persone. […] Non mi importa di morire. La cosa importante è il messaggio che lasci agli altri.
Quello che ci ha lasciato è il messaggio di una donna straordinaria, che ha superato pregiudizi di razza e di genere per seguire la sua strada e trasmettere ai giovani la sua passione per la scienza. Non possiamo che essergliene grati.
Indubbiamente grande Donna in assoluto, non solo per quanto riguarda la Scienza.
una donna forte,determinata con gran coraggio e un cervello immenso ci l’ascia un patrimonio da seguire.
…ed era anche una persona dolce, capace di tenerezza.