25 Aprile 2024
Approfondimenti

Sciami di UFO nel cielo piemontese, una questione di metodo

di Corrado Giancaspro

Sarà capitato a molti di essere stati spettatori accidentali di “strani” fenomeni naturali, magari ripresi con videocamere. Mi riferisco in particolare a fenomeni in apparenza fuori dall’ordinario ripresi all’esterno (fenomeni luminosi nel cielo, fenomeni atmosferici di varia natura, fenomeni astronomici, geologici,  biologici…). Prima della proliferazione di massa dei devices elettronici, le testimonianze erano per lo più orali, o scritte, soggette naturalmente ai ben noti bias cognitivi.

Tuttavia, anche con immagini e video, non è detto che  la spiegazione del fenomeno sia facile. Subentrano, infatti, altre tipologie di distorsioni di tipo tecnologico e/o cognitivo – basti pensare al frequentissimo fenomeno della pareidolia. Per questo è centrale conoscere in dettaglio i limiti fisici dei dispositivi che hanno ripreso e registrato l’evento. Trattandosi di eventi nella maggior parte dei casi “isolati” (rari o non ripetibili) è quasi impossibile riprodurli in condizioni controllate, anche su scala ridotta, ma questo non esclude che si possano rinvenire situazioni reali analoghe a quelle da indagare verificatesi in in altri luoghi e contesti. 

Un caso rappresentativo di queste dinamiche è quello nel quale di recente è incappato il Gruppo indagini del CICAP – in concreto, un paio di video riferiti allo stesso fenomeno, ripresi da smartphone, scoperti e portati alla nostra attenzione da un socio del Gruppo Piemonte della nostra associazione ai primi di settembre del 2023.

Sciami di Ufo sul Piemonte!

Si tratta di due video della durata di 20 secondi circa, ripresi da due persone diverse e ignote l’una all’altra nel corso della giornata di 29 agosto 2023, il primo alle ore 19.42 e il secondo alle ore 20.12, dunque trenta minuti dopo il primo, entrambi nei pressi della città di Asti. Le coordinate dei siti di ripresa sono state in seguito georeferenziate con precisione su mappa.

I due video ritraggono nel cielo serale e con il Sole prossimo all’orizzonte, numerosi banchi di oggetti non identificabili a causa della distanza dagli osservatori, dalla consistenza granulare, piuttosto riflettenti la luce rispetto allo sfondo nuvoloso, sparsi in conformazioni a colonne verticali. I “banchi” ricoprono un’area piuttosto ampia di cielo e si muovono in quota (diverse centinaia di metri d’altezza) con velocità in apparenza uniforme. Le caratteristiche così peculiari del fenomeno sono tali da non lasciar dubbi sul fatto che si tratti dello stesso banco in movimento tra i due punti di ripresa, distanti fra loro, in linea d’aria, circa 17 km.

                    1° video, ore 19.42 (più a nord. Zona settentrionale del territorio del comune di Asti, geolocalizzazione)                           

 

2° video, ore 20.12 (più a sud. Territorio del comune di Castelnuovo Don Bosco, geolocalizzazione)

Dai video il fenomeno risulta davvero suggestivo, e anche per questo ha immediatamente attirato la nostra attenzione. Il nostro intento era anche quello di  fornire un riscontro  ai testimoni oculari che, molto sorpresi, non sono riusciti  a spiegarlo e si sono affidati al CICAP.

I passi di un’indagine

Una primissima valutazione che di solito il Gruppo indagini effettua su video e foto concerne i meta-dati EXIF in essi contenuti. Lo scopo è quello di evidenziare eventuali incongruenze su date, tempi, posizioni, dispositivi utilizzati, e altro rispetto a quanto dichiarato dai testimoni. Con appositi software verifichiamo anche possibili alterazioni delle immagini, oppure la presenza di artefatti ottici o digitali. Nel caso dei video piemontesi tutte le verifiche preliminari hanno dato esito positivo. Incoraggiati, abbiamo proceduto con gli ulteriori approfondimenti tecnici.

A motore o senza motore?

Un primo ed importante aspetto valutato ha riguardato la propulsione di questi banchi in movimento nel cielo; in altri termini, abbiamo cercato di capire se questi fossero semplicemente sospinti dal vento in quota, oppure se avessero un movimento proprio di drift. L’impressione diffusa di chi ha analizzato i video è che il vento spingesse i banchi; abbiamo dunque cercato di valutare meglio questa ipotesi.

Come già detto, i due siti di ripresa distano 17,6 km l’uno dall’altro in linea d’aria, mentre l’intervallo temporale intercorrente tra i due video è pari a 30 minuti. Dunque, ipotizzando un percorso all’incirca lineare, la velocità media di spostamento del banco risulta di 35,2 km/h.

Il sito meteorologico Weatherspark riporta per la località in analisi e nel periodo considerato una velocità media del vento al suolo pari a 17,6 km/h in direzione Nord; la rilevazione anemometrica è fatta a 10 metri rispetto al piano di campagna, come è prassi in ambito meteorologico.  La direzione del vento da nord verso sud è peraltro concorde con quella della posizione reciproca dei due siti, considerato l’ordine cronologico dell’apparizione dei corpi nel cielo. 

Mediante un modello numerico in uso in ambito anemometrico abbiamo quindi estrapolato l’intensità del vento in quota e determinato a quale altezza il vento al suolo avrebbe raggiunto la medesima velocità di spostamento del banco predeterminata. Questa quota è risultata essere pari a circa 350 m, distanza del tutto compatibile con le apparenti quote dei bachi così come si apprezzano nei video.   

Di che cosa erano fatti gli oggetti?

Appurato che la presunta fonte di spostamento dei banchi era con ogni probabilità quella del vento in aria libera, siamo passati a valutare la composizione di questi banchi di consistenza in apparenza granulare. Lo abbiamo fatto considerando le condizioni ambientali al contorno (sito geografico, periodo dell’anno, contesto fisico e naturale, riflettanza luminosa dei corpuscoli, caratteristiche delle fotocamere impiegate, e così via).

Sin da subito le  ipotesi  si sono si sono polarizzate su due macro-fronti: da un lato c’era l’ipotesi di banchi composti da materiale di origine inerte (pollini, sabbie, materiale polverulento artificiale, spider ballooning, cioè sciami di ragni migratori, pioggia/grandine…), dall’altro l’ipotesi che si trattasse di sciami consistenti di insetti di una qualche specie.

Il nostro metodo ha privilegiato la ricerca di riscontri oggettivi: così, consultando i dati di zona diffusi da siti meteorologici e i bollettini dei pollini dell’ARPA Piemonte, abbiamo considerato improbabile potessero essere pollini o sabbie aerodisperse nel periodo d’interesse. Abbiamo anche escluso che si potesse trattare di grandine o di pioggia illuminati dal sole alla base delle nuvole, giacché nessun sito meteo segnalava precipitazioni cumulate nella zona per l’intera giornata (e anche nel giorno precedente e in quello successivo).   

Ci siamo poi soffermati più a lungo sulla possibilità che i “banchi” fossero costituiti da agglomerati di ragnatele, i  cosiddetti “capelli d’angelo” che sin dall’inizio dell’era ufologica danno luogo a equivoci di ogni genere, aerodisperse e sospinte dal vento prodotti da particolari specie migratorie, lo spider ballooning.

Lo spider ballooning consiste in un originale modo di spostarsi nell’aria utilizzato da alcune specie di ragni migratori di dimensioni molto piccole che si lasciano trasportare dal vento “agganciati” alla loro finissima tela riflettente. Il suddetto fenomeno non è affatto raro, ed è compatibile con quella macroarea geografica. Una spiegazione del genere avrebbe anche spiegato l’alta riflettanza solare ed il contrasto elevato dei corpuscoli rispetto al fondo di ripresa. Tuttavia, anche questa ipotesi non è parsa solida a sufficienza: vanno in senso contrario il periodo dell’anno, troppo anticipato rispetto al picco degli spostamenti di questi insetti (più probabile nel tardo autunno), l’ora molto avanzata delle riprese (generalmente questi ragni si spostano nelle ore centrali e calde), l’aspetto morfologico dei filamenti che non corrispondeva alle configurazioni dei banchi dei due video.

Anche l’ipotesi che si trattasse di  sciami di moscerini comuni o di insetti simili, fenomeno peraltro abbastanza frequente e diffuso in quel periodo nella zona del fiume Tanaro, nei cui dintorni sono state effettuate le riprese, si scontrava con alcuni aspetti oggettivi:

  1. Uno dei due video, nella fase di  zoom eseguita dall’osservatore mostra una serie piuttosto consistente di piccoli corpuscoli ben illuminati (delle dimensioni di un pixel) che si muovono di moto caotico e turbolento, molto più distanti rispetto a tutti gli oggetti prossimi al sito di ripresa (case, alberi, pali…). Viste le caratteristiche ottiche dell’obiettivo delle fotocamere, le dimensioni e le risoluzioni dei sensori CCD nonché l’effetto dello zoom, sarebbe stato praticamente impossibile risolvere spazialmente oggetti delle dimensioni di qualche millimetro quali sono i moscerini; 
  2.  il contrasto luminoso, piuttosto evidente in video, dei pixel in movimento e quindi la riflettanza solare dei corpuscoli stessi è anch’esso incompatibile con l’aspetto apparente di questi insetti, dall’aspetto scuro;
  3.  Infine, la quota di volo dei banchi (ipotizzata fino a un massimo di 350 m) sembrava essere eccessiva rispetto alle quote massime raggiungibili da questi leggeri insetti.

Quali dimensioni reali avevano gli “UFO”?

La questione delle dimensioni medie dei presunti insetti è così risultata determinante per risalire alla loro natura. Date le caratteristiche ottiche ed elettroniche delle fotocamere dei comuni smartphone, per poter essere risolti singolarmente in un solo pixel d’immagine dovevano avere dimensioni comprese tra i 3 e 4 cm,  così come si apprezza in alcuni fotogrammi di uno dei video grazie allo zoom ottico ed elettronico messo in azione dal testimone.

Grazie a due modelli di calcolo di ottica geometrica applicata alle fotocamere degli smartphone che trovate qui e qui, abbiamo determinato la distanza approssimativa alla quale si sarebbe potuto risolvere spazialmente entro un pixel d’immagine un insetto delle dimensioni pari, per esempio, a 4 cm. Questa distanza è risultata  –  con una certa approssimazione – compresa tra i 170 ed i 270 m, dunque compatibile sia con il fatto che fossero molto più distanti rispetto a tutti gli oggetti vicini al sito di ripresa (posti a distanze di circa 10-15 m) sia rispetto alla valutazione della quota massima stimata dei banchi tramite il metodo dell’intensità del vento.

Degli UFO “effimeri”?

Ma quale insetto può avere dimensioni così grandi, avere riflessi solari abbastanza chiari e allo stesso tempo essere compatibile con il periodo e la zona degli avvistamenti?
I nostri sospetti si sono concentrati sugli efemerotteri, anche conosciuti come “effimere”.

L’Ephemeridae è una famiglia di insetti dell’ordine Ephemeroptera, lunghi da uno a quattro centimetri. Presentano ali spesso di colore piuttosto chiaro, e vivono nei corsi d’acqua dolce superficiali (torrenti, fiumi e laghi) negli stadi preimaginali, ossia nelle varie fasi comprese dalla metamorfosi, che sfocerà negli individui adulti. Le femmine lasciano cadere le uova in acqua, mentre le ninfe scavano gallerie nella sabbia sul fondo per restare lì fino a maturazione. Le larve vivono in acqua, finché, a maturazione, l’adulto si alzerà in volo per accoppiarsi. Possiedono due o quattro ali, non si nutrono mai e per questo vivono pochissimo (anche per un solo giorno) – giusto il tempo di accoppiarsi e deporre le uova. Da qui il loro nome. Il maschio muore quasi subito, mentre la femmina torna nell’acqua per deporre le uova. Poi muore anche lei. Le effimere che spesso invadono i centri abitati sono quindi i maschi mentre i corpi morti che si rinvengono lungo i corsi dei fiumi sono quelli delle femmine.

La maturazione ed il brevissimo tempo di vita di questi insetti sembrerebbero compatibili con il periodo dell’anno di avvistamento e la limitatezza temporale degli avvistamenti stessi. Anche la zona del corso d’acqua del fiume Tanaro nel tratto in cui bagna l’Astigiano, offre condizioni ecologiche ottimali per il loro proliferare anche in quantità assai grandi. Da fonti documentali video disponibili in rete sappiamo che di frequente questi consistenti sciami d’insetti rimangono intrappolati in quota in correnti termiche d’aria ascensionali, e che in in questa condizione, sospinti dal vento, possono percorrere anche centinaia di chilometri in un sol un giorno. Anche queste fonti confermano le dimensioni che possono raggiungere le effimere (3-4 cm), in accordo con le nostre ipotesi relative al fatto di Asti.

Riscontri in zona e altrove

Abbiamo cercato altre testimonianze recenti che documentassero episodi analoghi a quello di cui ci siamo occupati… e le abbiamo trovate!

Il 27 agosto 2018 (si noti la coincidenza quasi perfetta con giorno e mese dell’evento di Asti del 2023), IdeaWebTV segnalava una vera e propria invasione di effimere che aveva costretto l’amministrazione comunale di Alba (Cuneo) a chiudere per sicurezza il traffico veicolare del Ponte Albertino sul fiume Tanaro: a causa del manto stradale completamente ricoperto dagli insetti, l’asfalto era diventato  scivoloso e insicuro e la visibilità scarsa. L’articolo rimandava ad alcuni sorprendenti video amatoriali, in cui l’invasione delle effimere uscite dalle acque del Tanaro assumeva un aspetto a quello di neve che ricopriva l’intera cittadina piemontese.

Testimonianza  più recente è invece quella riportata sul sito del settimanale Gazzetta d’Alba. In questo caso, un’invasione di dimensioni più contenute si era verificata tra il 14 ed il 15 agosto 2023, sempre nella città del Piemonte meridionale.

Infine, nello stesso periodo del 2023 ma in altra zona dell’Italia settentrionale, un gruppo di discussione meteorologica di Gorizia attivo su Facebook presentava testimonianze di avvistamenti, foto e riprese video di sciami molto simili a quelli piemontesi, ma stavolta nei pressi di Fiumicello (Udine). In questo caso è probabile che le effemeridi provenissero dalle acque del fiume Isonzo distante solo pochi chilometri da quel paese.

L’insieme delle verifiche e dei riscontri dicono che con buona probabilità il fenomeno ripreso nei dintorni di  Asti nei due video del 29 agosto 2023 è riferibile a sciami diffusi di insetti di effimere confinate in quota da correnti d’aria. Il fenomeno ottico è stato accentuato dalla posizione angolata del Sole, che li ha resi più evidenti rispetto allo sfondo più scuro costituito dalle nuvole basse. Non possiamo affermare  oltre ogni ragionevole dubbio che la risposta sia quella delineata: una cosa simile sarebbe stata possibile soltanto se avessimo potuto campionare immediatamente quei corpuscoli, o, almeno se avessimo avuto riprese video  più potenti, tali da farci apprezzare maggiori dettagli. Quel che conta, quando ci occupiamo di episodi così ambigui, è avere sempre chiari metodi e tecniche d’indagine. 

A volte al Gruppo Indagini CICAP giunge materiale digitale per il quale non sono disponibili elementi probatori  tali da  sostenere un’ipotesi che spieghi in modo efficace gli strani fenomeni ripresi. In questi casi è bene sospendere il giudizio e attendere, se mai verranno, altre immagini, o altri elementi utili a una valutazione. Dal canto nostro, abbiamo già adesso chiare indicazioni per le quali  l’Intelligenza Artificiale applicata all’Image Recognition sarà presto un ulteriore e potente strumento a disposizione per il nostro lavoro.  

Hanno contribuito all’indagine i membri del Gruppo indagini CICAP Corrado Giancaspro, Francesco Grassi e Diego Martin.

Se ritenete di aver visto in cielo, o ripreso, qualcosa di insolito, raccontatelo al Gruppo Indagini CICAP. Potete contattarci all’email: [email protected]

Immagine in evidenza: di bluericochet_jpg, da Pixabay.