6 Aprile 2024
I segreti dei Serial Killer

La storia di Dennis Rader, BTK

di Marianna Cuccuru

AVVISO AI LETTORI: Pur essendo esposti con un linguaggio asciutto, scevro da morbosità e con finalità divulgative, la natura eccezionalmente cruda dei fatti descritti in questo articolo potrebbe turbare la sensibilità di alcune persone.

I serial killer organizzati “puri” sono piuttosto rari, per non dire quasi inesistenti. Ogni scena del crimine presenta, in percentuale variabile, elementi di organizzazione e disorganizzazione. A volte, la scena del crimine “mista” presuppone due assassini, con un dominatore e un complice sottomesso, oppure indica momenti di incertezza e mancanza di controllo di un seriale organizzato. Ad esempio, una scarsa contenzione fisica della vittima, una presenza di molte prove come capelli e fluidi corporei o un omicidio frettoloso sono elementi che indicano panico da parte dell’assassino, incapace di controllare ogni fase del delitto. Tuttavia, esiste un personaggio che si avvicina molto al seriale organizzato perfetto, specialmente nella prima strage da lui compiuta. Questo assassino è riuscito a commettere delitti atroci in modo freddo e controllato, superando imprevisti che avrebbero spaventato un sicario esperto. Il suo nome è Dennis Rader, passato alla storia come BTK, lo Strangolatore di Wichita.

Un’infanzia tranquilla

Dennis Rader nasce a Columbus, Kansas, il 9 marzo 1945. La sua famiglia, composta dai genitori Dorothea e William e da quattro figli, ha origini tedesche. I Rader si trasferiscono nel dopoguerra a Wichita, cittadina industriale con maggiori probabilità di impiego per il padre, che trova lavoro in una società del gas. I loro antenati costruivano carri, il cognome rimanda alla parola “ruota” in tedesco, elemento che spesso Dennis disegnerà nei suoi schizzi, reinterpretandolo come strumento di tortura. William è un ex militare, definito da Dennis un uomo piuttosto severo, ma buono e affettuoso. La famiglia fa parte della Chiesa Luterana di Sion. L’infanzia di Rader scorre tranquilla, tra la vita a Wichita e la casa di campagna dei nonni. Dennis riferisce però degli episodi che gli fanno pensare di essere diverso dagli altri, capisce di trovare interessanti eventi che per altri sarebbero spaventosi o indifferenti. Alcuni esempi significativi sono i momenti in cui i nonni uccidono i polli per la cena, durante i quali Dennis rimane affascinato.

Un altro episodio riguarda Dorothea. Dennis riferisce che, intorno ai quatto anni, avrebbe trovato la madre che si dibatteva nel letto matrimoniale, seminuda, con le braccia avvolte nelle lenzuola tanto strettamente da non riuscire a liberarsi. Questa visione lo avrebbe ossessionato per anni, facendo nascere in lui fantasie di bondage e il desiderio di legare le ragazze. Episodi simili ricordano i feticismi di molti altri seriali attirati dalle corde e dalla costrizione fisica, ad esempio Harvey Glatman, giustiziato nel 1959, oppure Ted Bundy, condannato alla sedia elettrica nel 1989. [1]

Non è possibile stabilire se l’episodio della madre sia realmente accaduto, ma di sicuro denota il fatto che le fantasie di Rader sono emerse in età precocissima.

Un altro episodio riguarda suo cugino Larry, che passa molto tempo con lui in fattoria nelle lunghe estati dell’infanzia. Il cugino è più grande e ha un certo ascendente su Dennis. Larry avrebbe assistito all’annegamento accidentale di un suo coetaneo mentre nuotavano insieme in uno stagno. La reazione anomala di Larry all’accaduto, fredda e indifferente, spaventa molto i signori Rader, che commentano il fatto davanti a Dennis, il quale ascolta affascinato. Sente di essere anche lui indifferente al dolore e alla sofferenza altrui.

Crescendo, le sue fantasie diventano sempre più presenti e strutturate. Verso i dieci anni disegna una “trappola per ragazze”, immaginando un castello con segrete sotterranee sul modello della casa del serial killer Henry Holmes. Le fantasie sulle bende e le corde riguardano innanzitutto se stesso, che inizialmente si identifica con la vittima, immaginandosi vestito da donna e legato. Ama indossare intimo femminile e costringersi in corde durante l’autoerotismo. In seguito, farà la medesima legatura e strangolamento nei confronti dei gatti del vicinato.

È un peso vivere con un mondo interiore per lui meraviglioso, per il resto del mondo orribile. Ciò può spiegare il fatto che Rader sarà un serial killer estremamente comunicativo con le autorità e con gli inquirenti.

Voglia di potere

Crescendo, diventa un ragazzo serio e solitario, con saltuari scoppi d’ira. Frequenta la chiesa locale e i Boy scout, imparando a fare diversi tipi di nodi. Commette piccoli furti solo per il gusto di farlo, come altri seriali, ad esempio Bob Hansen in Alaska o il già citato Bundy. Inizia a coltivare fantasie sull’irruzione in una casa, commette qualche effrazione dentro case vuote. Inizia a lavorare come commesso e dopo gli studi, nel 1966, si arruola in aviazione. L’esercito gli permette di girare il mondo, diventa sergente e prova il brivido di ricoprire un ruolo di comando. È allora che scopre la sessualità grazie alle prostitute, che spesso fotografa, per poi disegnare sulle foto corde e accessori bondage.

L’esperienza nell’esercito si conclude nel 1970; Rader torna a vivere a Wichita. In cerca di una vita tranquilla e rispettabile, o quantomeno di una buona imitazione, sposa Paula Dietz l’anno seguente. Paula è una donna timida e devota, non riesce a cogliere la reale natura del marito. La coppia ha due figli, Brian nel 1975 e Kerri nel 1978.

Nel 1973 Rader trova lavoro come operaio presso la Cessna Aircraft Company. Le sue fantasie non gli lasciano tregua, tenta anche una prima aggressione nei confronti di una ragazza che vedeva spesso passare mentre andava al lavoro, ma lei riesce a fuggire.

C’erano tutti i prodromi per qualcosa di terribile, un’esplosione inimmaginabile di violenza, il 15 gennaio 1974.

La strage Otero

Rader, che stava pedinando da settimane una famiglia di origine portoricana, si decide ad agire quella fredda mattina d’inverno che segnerà indelebilmente la memoria collettiva di Wichita.

L’803 North Edgemoor si trova in un quartiere tranquillo e benestante, non abituato a crimini violenti. Nel primo pomeriggio, tornano a casa da scuola gli adolescenti Charlie, Carmen June e Danny Otero. Entrando, si trovano dinanzi una scena orribile: i corpi dei loro genitori, Julie e Joseph. Julie è sul letto, con una corda intorno al collo e la sua testa coperta da un cuscino. Anche Joseph è stato strangolato, è a terra e ha un sacchetto che gli avvolge la testa.

I ragazzi chiedono aiuto alla vicina e in breve le autorità iniziano i rilievi nella casa. Saranno loro a trovare i corpi dei figli minori: Joseph Junior, detto Joey, è nella sua stanza, col medesimo tipo di corda intorno al collo. Ha la testa coperta da due magliette e un sacchetto di plastica che ha causato il decesso per asfissia. Infine, viene trovata in cantina l’undicenne Josephine. Lei è posizionata in modo diverso dagli altri: è stata spogliata, legata e appesa alle tubature del soffitto, soffocata dalla corda al collo. Vengono trovate tracce di sperma.

La strage viene analizzata nei minimi dettagli per cercare di capire il suo autore.

Sembra chiaro che la vittima più importante per il killer fosse Josephine, la sola che abbia subito forme di abusi sessuali e che sia stata separata dai familiari. Non è chiaro se la morte di Joey per soffocamento sia un atto di pietà, per via della testa coperta, o di ulteriore sadismo. Sembra ci sia un unico responsabile, abile, freddo e armato, visto che è riuscito a tenere in scacco una famiglia di quattro persone. Inoltre, Joseph Otero aveva un passato nell’esercito ed era un boxeur e con la moglie praticava arti marziali.

I cavi del telefono sono stati tagliati, il pastore tedesco in giardino non ha dato l’allarme. Sembra un delitto fine a se stesso. Probabilmente, il padre era stato ucciso per primo, per poi passare alla madre e ai figli. Il killer si è poi allontanato con l’auto della famiglia, trovata poco distante. Viene avvistato dai vicini, che non sanno descriverlo precisamente. Vengono fermati alcuni sospettati, ma le indagini non portano a nulla. [2]

Il caso Bright, la prima lettera

Il 4 aprile del’ 74 Kathy Bright viene aggredita in casa insieme al fratello Kevin, in pieno giorno. Lei viene accoltellata undici volte. Kevin è ferito, ma sopravvive e riesce a chiedere aiuto. Kathy muore poco dopo, per le ferite ai polmoni. Il fratello descrive l’aggressore: tarchiato, bruno e coi baffi, armato di pistola e che ha affermato di essere un criminale in fuga, ha chiesto la loro auto e denaro. L’uomo era freddo, calmo, quasi gentile. Ha ordinato a Kevin di legare la sorella e in seguito ha immobilizzato il ragazzo in un’altra stanza. Prima ha iniziato l’aggressione verso Kathy, per poi passare al fratello, che però riesce a liberarsi e a lottare col killer. Un colpo di pistola ferisce Kevin, che tuttavia riesce a scappare. Si ipotizza un legame col caso Otero, ma esistono differenze tra i due crimini: nodi di altro tipo, vittimologia diversa, maggior disorganizzazione nel caso Bright.

Viene istituita una linea telefonica per eventuali informazioni sulla strage Otero, misura infruttuosa fino al 22 ottobre, giorno in cui un uomo chiama e parla di una lettera dell’assassino nascosta in un testo di ingegneria disponibile nella biblioteca. La lettera esiste, è firmata “Bill Thomas Killman” e riporta descrizioni minuziose della strage. È una rivendicazione vera e propria, scritta in un inglese stentato, con errori probabilmente simulati. Minaccia delitti futuri, dice che opera da solo. Non rivendica il delitto Bright. È qui che compare il nome con cui passerà alla storia, nel post scriptum di quella missiva terribile:

“P.S. […]Le parole in codice per me saranno: legali, torturali, uccidili, BTK [bind, torture, kill]. Le vedrete ancora, saranno sulla prossima vittima.”

Firma con una sigla composta dalle tre lettere, con la “B” che ricorda un seno femminile. È chiaro che segue le indagini, è meticoloso. La polizia pensa che abbia fatto delle foto per avere in mente tanti dettagli, come faceva Glatman, ma in realtà il killer ricorda tutto con precisione.

Altri delitti, altre lettere

Il 17 marzo 1977 viene trovata morta Shirley Ruth Vian, madre di tre bambini. È uno di questi, Steve Relford, di appena cinque anni, a riuscire a chiamare aiuto. Racconta di un uomo che ha chiesto di entrare in casa, perché cercava la mamma. Poi ha estratto una pistola, ha chiuso i bambini nel bagno e ha legato Shirley, che lo assecondava per salvare i figli. La Vian ha fratture alle dita, è immobilizzata da corde di nylon; sulla sua testa c’è una camicia da notte e un sacchetto di plastica, modalità che ricorda Joey Otero. Il suo corpo sembra messo in posa come in una rivista di bondage. Una seconda lettera rivendica il delitto Vian, ma anche in questo caso il collegamento non è sicuro. Il crimine è confuso, con scarso controllo da parte del killer e tre testimoni lasciati in vita.

Nel dicembre del 1977 un uomo annuncia alla polizia, da una cabina telefonica, il delitto di una donna, fornendo un indirizzo e un nome: Nancy Fox. Nancy viene trovata sul suo letto seminuda, messa in posa, legata con i collant e imbavagliata. Ci sono tracce di sperma, sono stati sottratti dei suoi oggetti personali come feticcio, ad esempio la patente.

Nel febbraio ’78 un’altra lettera, molto dettagliata, viene inviata a una tv locale. È chiaro che BTK desidera fama, riconoscimento. Vuole entrare nella Storia ed essere ricordato con terrore. Riporta dettagli dei delitti e si paragona, tra gli altri, a Jack lo Squartatore, Albert De Salvo, Bundy e Glatman. Parla del “fattore x” che accomuna tutti i seriali come lui, l’elemento che scatena il desiderio di uccidere. Scrive una poesia per Nancy Fox. Propone altri soprannomi che la stampa potrebbe usare, come “Il Boia di Wichita”. Continua a non rivendicare la morte della Bright, si limita a scrivere, riferendosi al delitto dopo gli Otero, “indovinate vittima e movente”. Evidentemente, BTK non è soddisfatto di come sono andate le cose nel delitto di Kathy: ha lasciato vivo Kevin, ha dovuto. Usare il coltello, non ha potuto masturbarsi né metterla in posa, la sua “firma”. La lettera, corredata da disegni bondage, è per lui un godimento quasi quanto gli omicidi, è un modo per prolungare e rivivere il piacere che deriva da essi. A un giornale giunge una poesia su Shirley Vian. Oltre alle lettere, ha l’abitudine di fare telefonate minatorie e oscene a donne ignare, che si spaventano a morte.

Nel ’79 una donna di sessant’anni, Anna Williams, trova i cavi del telefono tagliati e capisce che qualcuno si è introdotto in casa. La donna si precipita dai vicini a chiamare la polizia, che non crede possa trattarsi di un passaggio fallito di BTK, ma di un semplice ladro. Poco dopo però, BTK invia una poesia dedicata ad Anna, rimpiangendo il mancato delitto. Stavolta, gli errori ortografici sono spariti, la lettera ha un linguaggio piuttosto ricercato. Ha rinunciato al delitto perché la donna non era in casa ed era rischioso aspettare troppo; questo comportamento conferma le sue grandi capacità di autocontrollo e organizzazione, nonostante gli errori passati.

Nel corso delle indagini, l’FBI prepara un profilo del colpevole, ma non ci sono sospettati convincenti. Viene perfino chiesto l’aiuto dal carcere di David Berkowitz, seriale noto come “Figlio di Sam”, a cui BTK si è paragonato. In questi casi, un serial killer non fornisce mai indicazioni davvero utili per catturare un collega, ma usa le attenzioni per parlare di sé, mettersi in mostra, sperare in condizioni detentive migliori in cambio di qualche informazione generica. [3]

In seguito, BTK si prende una pausa di alcuni anni. Ciò non è così insolito per i seriali, anche se un tempo si pensava che la sola cosa che distanziasse un delitto e l’altro fosse il “cooling off period”, il raffreddamento emotivo dopo la immensa emozione del delitto, ma il caso di Rader ha contribuito a dimostrare che in realtà molti serial killer hanno anche una vita normale, rispettabile. In questi anni, Rader ha cresciuto i figli, cambiato più volte lavoro, ricoperto un ruolo importante presso la sua Chiesa, come presidente del Concistoro. I suoi conoscenti lo vedono come un buon padre, gran lavoratore, attivo nella società, nella Chiesa e con i Boy Scout. A volte Paula ha trovato il marito con biancheria femminile, nell’atto di stringersi il collo. Questo fatto l’aveva spaventata molto, ma si limita a parlarne col medico di famiglia, pensando a una perversione imbarazzante, ma innocua.

Ritorna l’incubo Wichita

Nell’aprile ‘85 riemerge il “fattore x”. Rader nota una donna che vive non lontano da lui, Marine Hedge. Una sera si introduce nella sua abitazione, nascondendosi nell’armadio e attendendo il rientro a casa della donna. Una volta addormentata, Rader la assale e la strangola. In seguito, porta il corpo in un sotterraneo della sua chiesa, poco distante. Distende Marine su teli di plastica e la mette in posa per fotografarla, molte volte. Prima dell’alba, la getta tra le sterpaglie a qualche chilometro di distanza. L’adrenalina del delitto gli fornisce forza e resistenza fisica quasi sovrumane.

La nona vittima di Dennis è la giovane Vicki Lynn Wegerle, uccisa nel 1986. Dennis si finge un tecnico dei telefoni per farsi aprire e la strangola a pochi metri dal figlio di due anni, che però non si accorge di nulla.

L’ultima vittima di BTK è Dolores Davis, nel 1991. Rader irrompe di notte in casa sua, dicendo di essere un criminale fuggiasco, come ha fatto altre volte. La strangola in pochi minuti e la abbandona presso una strada sterrata. Da questo momento non avvengono delitti a lui attribuibili, le autorità lo ritengono morto o in galera, ma nel 2004 torna a farsi sentire con un’altra lettera alla tv locale. [4]

Cattura di un imprendibile

La cattura di BTK, il 25 febbraio 2005, è dovuta a un errore banale: nella sua ultima lettera, Rader vorrebbe inviare un floppy e chiede se sia o meno rintracciabile. Tramite il Wichita Eagle le autorità gli garantiscono di no. Il floppy viene inviato, dopo essere stato scritto dal computer della sua chiesa; l’FBI non tarda così a identificare l’uomo. Dennis si fa arrestare senza scene, rimane imperturbabile, a differenza della comunità e della famiglia: sono increduli, sconvolti.

Inchiodato dal DNA, confessa tutto, racconta ogni dettaglio anche durante il processo, con uno sguardo duro e indifferente a qualunque cosa, parlando delle vittime come di oggetti senza valore, perdendosi nei minimi dettagli di ogni omicidio. Condannato a dieci ergastoli, scrive e disegna ancora moltissimo in carcere, rievocando spesso i delitti. Non certo per dare conforto alle famiglie delle vittime: il suo obiettivo, una volta perduta la libertà, è costruire la sua stessa leggenda. Dennis vuole essere l’unico autore del suo romanzo horror autobiografico, senza lasciare spazio a interpretazioni alternative.

La sua lunga carriera criminale è stata aiutata dalla sua incredibile freddezza, da una capacità di gestione degli imprevisti davvero rara (ad esempio, nella strage Otero non si aspettava che Joseph fosse in casa) e dal procrastinare i delitti quando opportuno, imparando dai propri errori. Non c’è la certezza assoluta che Rader non abbia ucciso anche prima della strage Otero, ad esempio mentre era di stanza all’estero, anche se ciò sarebbe in contrasto con la nota loquacità del killer. [5]

Capire Rader è complesso: è un organizzato sadico che non ha riportato alcun trauma durante l’infanzia, ma manifesta tutti i segni precoci del futuro seriale. È capace di intendere e volere, è uno psicopatico che simula le normali emozioni di empatia e affetto. Sembra che ami sinceramente solo i figli. Vede i delitti come opere d’arte, l’espressione più alta della sua personalità.

Interessante notare che alcuni dei suoi impieghi hanno avuto a che fare con il controllo della città come ispettore comunale e con sistemi di sicurezza. Questi lavori, svolti con grande pignoleria, potevano fornire informazioni sulle potenziali vittime. Sono anche forme di controllo sugli altri, pallido riflesso del potere assoluto di cui Rader necessitava durante gli omicidi, che ha sempre premeditato e preparato accuratamente, con una lunga fase di appostamento e osservazione prima di agire. È stato in grado di controllare la relazione verbale con le vittime, di contenerle e tranquillizzarle, ad esempio ha una conversazione con Nancy Fox, che fuma una sigaretta con lui prima del delitto. La sua vittimologia è diversificata, passa dall’omicidio di massa familiare a delitti di donne sole, ma di età e aspetto assai diversi tra loro. Pur avendo preferenza per le bionde, questi elementi non sono importanti per BTK: conta la vulnerabilità delle vittime, la possibilità di cadere in suo potere. Non commette mai violenza sessuale vaginale, non ne sente il bisogno. La sua soddisfazione è di tipo voyeuristico: osservare la sofferenza delle vittime e masturbarsi è per lui meglio di qualsiasi stupro genitale.

BTK lascia dietro di sé non solo dieci vittime certe, ma anche innumerevoli vite distrutte, in primis i figli delle vittime, oltre che i suoi: Kerri ha cambiato cognome in Rawson e ha rifiutato di vedere il padre per anni, i figli di Shirley Vian e i superstiti della famiglia Otero hanno raccontato in pubblico il loro calvario dopo la morte dei genitori. [6] Di recente, Kerri ha riportato che il padre è sulla sedia a rotelle e si sta lentamente spegnendo in carcere, senza alcun pentimento, di cui è incapace. La figura di Dennis Rader ha ispirato diversi film e libri, il più celebre di questi è il racconto Un buon matrimonio, di Stephen King. [7]

Note

Marianna Cuccuru

Laureata in scienze dell' Educazione, studia da molti anni il fenomeno dei serial killer. Ha tenuto lezioni sul tema presso l'università dell'Insubria e per l'associazione Fidapa di Varese.