17 Aprile 2024
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Cinque libri per la divulgazione: al CICAP Fest 2023 la presentazione dei finalisti del premio letterario Galileo

di Emanuele Romeo

Il CICAP Fest 2023 ha ospitato, in due giornate, le presentazioni dei cinque libri finalisti del Premio letterario Galileo. Il concorso, promosso dal Comune di Padova e arrivato ormai alla sua diciassettesima edizione, ha l’obiettivo di promuovere la cultura scientifica tramite l’elezione del miglior libro di comunicazione scientifica pubblicato nel biennio precedente. I cinque libri finalisti sono, in una prima fase, selezionati da una giuria composta di specialisti – la commissione di quest’anno è presieduta dal filosofo ed evoluzionista Telmo Pievani. Tra questi viene, successivamente, scelto il vincitore da una giuria di studenti universitari e di dieci scuole secondarie.

Ad aprire il ciclo di incontri è stato Amedeo Balbi, professore di astrofisica all’Università di Roma Tor Vergata, con il suo Su un altro pianeta, edito da Rizzoli. Il viaggio attraverso lo studio dello spazio e della ricerca di pianeti extrasolari porta l’autore ad interrogarsi sulle motivazioni che spingono gli esseri umani a raggiungere altri pianeti, partendo dall’idea della colonizzazione di Marte. “Bisogna chiedersi se sia necessario e se sia possibile farlo. Un pianeta come Marte, che attualmente è l’unica opzione possibile, sarebbe un luogo del tutto inospitale e ritengo che cambiare pianeta non sia la risposta alle sfide che oggi ci pone l’emergenza climatica”, ha commentato lo scienziato. Tutto ciò, però, non va nella direzione di interrompere le linee di ricerca che ci aprono una finestra sull’infinitamente grande: “Lo studio dell’Universo serve per comprendere meglio la vita qui sulla Terra. Giusto per fare un esempio, l’effetto serra si è osservato prima su Venere che qui da noi”, conclude. Un libro che approfondisce le ragioni della ricerca in campo astrofisico, richiamando il legame a doppio filo che ci lega allo studio dell’infinitamente grande.

Il secondo libro presentato è stato La malattia da 10 centesimi di Agnese Collino, edito da Codice Edizioni. La biologa molecolare e supervisore scientifico presso la Fondazione Umberto Veronesi racconta nel libro la storia della poliomielite e delle battaglie intraprese per debellarla: “In Italia non esisteva narrativa al riguardo. La battaglia alla polio nasce negli Stati Uniti nel secondo dopoguerra dalla forte paura che questa malattia suscitava nella popolazione, paura seconda solo a quella della bomba atomica”, ha affermato Collino. Nel libro si raccontano le vicende umane e professionali di due scienziati, Jonas Salk e Albert Sabin, che svilupparono indipendentemente un vaccino per la malattia. È importante conoscere la storia di questa avventura perché “la polio ci ha lasciato alcune grandi eredità (grazie anche alle campagne promosse da Roosevelt, affetto egli stesso da poliomielite) come la terapia intensiva e la riabilitazione”, ha spiegato l’autrice. Ripercorrendo le principali vicende della lotta alla polio, ci si accorge anche come molte dinamiche si siano verificate allo stesso modo durante la più recente pandemia di Covid-19. “Una delle ragioni per cui ho scritto questo libro viene dall’uso strumentale che si fa della paura, che anche nel caso dei vaccini Covid-19 è stata al centro della discussione mediatica”, ha concluso Collino. Un libro che raccoglie una grande eredità del passato e che, senza cadere nell’anacronismo, invita a riflettere sulle dinamiche culturali e politiche del presente.

La presentazione è proseguita con In alto mare (Add Editore) del biologo, divulgatore scientifico e redattore editoriale Danilo Zagaria. Il protagonista indiscusso del libro è il mare, esplorato indagando soprattutto l’impatto che l’essere umano ha sul suo ecosistema: “Il mare possiamo studiarlo ma è tanto lontano da noi quanto lo sia l’universo. L’essere umano è una specie terrestre e raggiungere il mare è spesso complesso e difficoltoso”, ha sottolineato il biologo. L’impatto degli esseri umani sugli ecosistemi marini passa per la pesca non sostenibile e per il rilascio di plastiche nelle acque di tutto il mondo. Lo scopo del testo è di diffondere una maggiore consapevolezza su questi temi, accendendo un faro anche su aspetti di cui si parla meno spesso, come dei temi sociali correlati allo sfruttamento delle risorse marine. “Esistono zone del mondo in cui tantissime persone vengono sfruttate a bordo dei pescherecci, tenute in prigionia sulle navi per mesi o anni senza mai tornare sulla terraferma”, ha aggiunto l’autore, sostenendo che “non si deve pensare che il problema della salvaguardia ambientale sia separato da quello della tutela dei diritti umani”

Dei temi ambientali e sociali si è occupato anche il quarto libro, Siamo tutti Greta (Edizioni Dedalo) di Sara Moraca, biologa e comunicatrice scientifica, ed Elisa Palazzi, climatologa e professoressa all’Università degli Studi di Torino. L’opera nasce dall’idea di dar voce a persone che vivono gli effetti del cambiamento climatico in regioni del mondo in cui questo si manifesta con maggiore forza. Individui che si stanno adattando propositivamente ai cambiamenti climatici, modificando le proprie abitudini e il proprio stile di vita. “Queste persone vivono in zone del mondo in cui essere Greta è impossibile, per cui noi abbiamo cercato di essere per loro una cassa di risonanza”, ha commentato Moraca. Il tessuto economico e sociale di un paese dipende dal clima e da come questo cambia, poiché esso si basa sugli ecosistemi e sui loro equilibri: “Si dovrebbe parlare più spesso di cosa ciascuno di noi e la società dovrebbe fare per avere un effetto globale. L’adattamento locale ai cambiamenti non basta, perché ad esso è necessario accompagnare la mitigazione delle cause che portano al cambiamento climatico”, ha aggiunto Palazzi. Il libro delle due autrici fonde le vicende umane al rigoroso linguaggio della scienza, in un viaggio attraverso le più lontane regioni del mondo che riguarda, però, tutti noi.

Le presentazioni dei libri finalisti del premio si sono chiuse con Materiali per la vita (Bollati Boringhieri) di Devis Bellucci, ricercatore in Scienza e Tecnologia dei Materiali. Nel volume l’autore racconta la storia dello sviluppo dei biomateriali e di come questi migliorino la vita agendo quando i farmaci non possono essere utilizzati. Un esempio sono i materiali dentali o gli stent coronarici. Nel testo è descritta e spiegata l’interazione tra l’organismo e i diversi biomateriali quando questi vengono impiantati, partendo dall’osservazione che “nessuno si chiede cosa accada in questo caso e del perché non servano, come nel caso di un trapianto, i farmaci antirigetto”. La descrizione di questi meccanismi passa per le vicende che hanno caratterizzato la ricerca su questi materiali, ricca di casualità e di ricercatori che oggi riterremmo irresponsabili: “Gran parte delle scoperte scientifiche in quest’ambito sono avvenute per caso. Un esempio emblematico è quello del silicone, che fu inventato senza però sapere quale ne dovesse essere l’applicazione. L’invenzione e il primo impianto delle protesi mammarie è una delle tante storie caratterizzate dalla casualità”, ha concluso il ricercatore. Dopo cinquant’anni di ricerca, il paradigma oggi è la medicina rigenerativa, in cui “si sfruttano i meccanismi di autoguarigione dei tessuti, che ripariamo invece di sostituire”