25 Aprile 2024
Approfondimenti

“Photography Extraordinary”: quando Lewis Carroll “teorizzò” chatGPT e l’intelligenza artificiale

di Gabriele Carelli

Quello del reverendo Charles Lutwidge Dodgson è un nome che, probabilmente, non dice molto al grande pubblico. Più noto è invece il nome di Lewis Carroll che richiama subito alla mente i celebri libri di Alice (Nel paese delle Meraviglie e Attraverso lo specchio).

Il primo, però, altri non è che il vero nome del secondo. Con questo pseudonimo, un serio professore di matematica di Oxford, nato nel 1832, ha pubblicato qualche libro e molti altri divertissement per il grande pubblico nel corso della seconda metà del diciannovesimo secolo.

La prima pubblicazione di Lewis Carroll risale al marzo 1856, i libri di Alice arriveranno solo dieci anni più tardi, nel terzo numero della rivista “The Train” con un poema denominato “Solitude”. Non si tratta comunque della prima pubblicazione di Dodgson, che aveva già pubblicato alcuni racconti e poesie su diverse riviste negli anni precedenti. Questo senza contare i moltissimi scritti che ha prodotto incessantemente a partire dai 10-12 anni su giornalini casalinghi che produceva in prima persona per i propri numerosi fratelli e sorelle (era il terzo di undici figli).

Una delle prime pubblicazioni ufficiali di Dodgson su riviste non autoprodotte è un racconto che apparve in forma anonima, Photography Extraordinary, uscito sulla rivista The Comic Times nel novembre del 1855, rivista che chiuderà da lì a pochi mesi per trasformarsi, da gennaio 1856, proprio in The Train.

Photography Extraordinary perché Dodgson, da vero poliedrico qual era, fu anche un apprezzato fotografo di quei tempi pionieristici, sebbene quello rimase per lui sempre e solo un hobby. Sono molto famose tante sue foto e dei soggetti ritratti (Dante Rossetti, Michael Faraday, Lord Salisbury e Alfred Tennyson solo per citarne alcuni). 

Controverse sono, comprensibilmente, le sue molto foto alle bambine di cui si attorniava e con cui passava molto del suo tempo libero (tra cui la Alice, figlia dell’allora decano di Oxford Henry George Liddell, che ha poi ispirato i famosi libri); sicuramente ancora più anomalo, almeno per la sensibilità moderna, il fatto che alcune di tali foto fossero ritratti di bambine svestite, sebbene sempre con il consenso e alla presenza dei genitori [1]. Troppo lungo sarebbe comunque analizzare questi aspetti, su cui illustri psichiatri hanno scritto articoli accademici ed interi libri. Concentriamoci su Photography Extraordinary.

È un racconto di poche pagine dal sapore fantascientifico in cui Dodgson, con l’incredibile humor e lo studiato non-sense che caratterizzeranno anche molte delle opere successive, descrive

Una recente, straordinaria scoperta dell’applicazione della fotografia ai processi mentali. [2]

Si descrive quindi un esperimento dell’applicazione di questa nuova scoperta in grado di

ridurre l’arte di scrivere romanzi a mero lavoro meccanico.

Utilizzando infatti l’invenzione su un soggetto con facoltà mentali deboli (qualsiasi cosa questo voglia dire) e incapace di fare alcunchè, la macchina è in grado di produrre automaticamente un testo letterario. La prima versione prodotta del testo utilizza uno stile tipico di un milk-and-water School of Novels (la traduttrice Italiana lo rende con “romanzo all’acqua di rose”). 

Questo primo risultato dell’esperimento viene però ritenuto non molto soddisfacente dagli astanti proprio a causa dello stile utilizzato e quindi l’artista che porta avanti la dimostrazione illustra come tale invenzione sia capace di produrre nuovamente lo stesso testo ma utilizzando un diverso registro. Il secondo risultato, prodotto in uno stile proprio della Scuola virile o realistica (?!), viene ritenuto decisamente migliore dai presenti ma comunque migliorabile. Allora l’artista porta l’esperimento al massimo grado riproducendo nuovamente lo stesso testo ma utilizzando uno stile ancor diverso, riconducibile alla scuola Spasmodica o tedesca (?!), che provoca piaceri indescrivibili a tutti i presenti.

Altri esperimenti minori sullo stesso filone vengono portati avanti dall’Artista, ad esempio trasformando

un passo di Wordsworth in poesia schietta ed energica.

In definitiva, il racconto è un divertissement di Dodgson, non ancora divenuto appieno Carroll, ma con la stessa vena ironica che sarà la cifra stilistica del suo alter-ego. Da attento osservatore e appassionato delle tecnologie dell’epoca (la fotografia era infatti uno degli ultimi ritrovati tecnologici e solo da pochi anni accessibile al grande pubblico) si immagina un futuro in cui i testi letterari possano essere prodotti automaticamente persino da buoni a nulla, tramite dei macchinari potendo addirittura scegliere lo stile da adottare. 

Com’è noto, fare previsioni è molto difficile, soprattutto sul futuro, ma a distanza di 170 anni possiamo dire che la previsione del buon reverendo Dodgson trova finalmente, almeno in parte, realizzazione nelle tecnologie di Intelligenza Artificiale oramai largamente disponibili al pubblico che, sebbene con molti limiti oggettivi, permettono di fare bene o male quanto predetto nel racconto. 

Ai bot basati su AI come chatGPT, infatti, è possibile richiedere di produrre testi letterari indicando argomento, lunghezza e stile da adottare. I risultati non sono sicuramente eccelsi, molte volte neanche lontanamente sufficienti, ma comunque a volte impressionanti se paragonati a quanto fattibile solo fino a pochi anni o mesi fa.

Ma come funziona, nel racconto, questa straordinaria invenzione? Non è ovviamente un racconto di hard science fiction: Dodgson non si dilunga ad ipotizzare meccanismi tecnici ma ci dice semplicemente che viene

stabilito un rapporto mesmerico tra la mente del paziente e il vetro dell’obiettivo

Viene da pensare che sia qualcosa di simile al rapporto (mesmerico anche questo?) che viene stabilito, ai giorni nostri, tra la mente degli utenti di chatGPT, o altri programmi simili, e lo schermo del pc.

In Photography Extraordinary Dodgson ironizza sottilmente sui risultati ottenuti dalla macchina e si intuisce che persino i prodotti ritenuti superbi dai protagonisti del racconto sono, in realtà, decisamente modesti e scontati, proprio come la qualità dei risultati letterari ottenuti dai bot AI odierni che, comunque, avrebbero sicuramente divertito molto il reverendo Dodgson.

Ben 170 anni fa, quindi, il futuro Lewis Carroll ci aveva già messo in guardia da un utilizzo superficiale della tecnologia: è bene essere compiaciuti e attenti agli sviluppi tecnologici ma sempre diffidando, con spirito scettico, di annunci roboanti sulle capacità di bot e marchingegni vari. Ogni risultato di un processo automatico, per quanta Intelligenza Artificiale possa essere utilizzata, va comunque valutato per quello che è: occorre apprezzarne i pregi e identificarne anche gli eventuali difetti, esattamente come dovrebbe essere fatto pure per ogni prodotto di una Intelligenza Naturale.

Alla fine del racconto Dodgson non si risparmia neanche un po’ di satira politica chiedendosi se

si potrebbe applicare quest’arte (solleviamo la questione in via strettamente confidenziale), la si potrebbe, chiediamo, applicare ai discorsi tenuti in parlamento? Forse è solo un’illusione della nostra fervida immaginazione, ma rimarremo profondamente radicati nell’idea e, contro ogni speranza, continueremo a sperare.

In conclusione, seguendo il filone di Dodgson ma sperando di non cedere ad un troppo facile populismo, viene da chiedersi se, nonostante tutto, in un vicino futuro i discorsi in parlamento non verranno prodotti da uno dei tanti bot disponibili. 

Post Scriptum 1

Confesso di aver provato, per pigrizia, a far scrivere l’articolo interamente a chatGPT ma il risultato ottenuto non è stato ritenuto assolutamente soddisfacente o interessante. L’ho quindi scritto (purtroppo) ricorrendo interamente a un’Intelligenza Naturale.

Post Scriptum 2

Non mi sono neanche potuto esimere da sottoporre chatGPT alla stessa prova presentata nel racconto: ho chiesto al bot di trasformare un passo di Wordsworth in poesia schietta ed energica. Ecco di seguito la risposta di ChatGPT:

Ecco una possibile versione del passo di Wordsworth reso in poesia schietta ed energica:

Un barlume di luce brilla all’orizzonte,
un’onda di emozioni invade la mia mente,
mentre guardo la natura in tutta la sua bellezza
e mi sento parte di essa, libero e sereno.

Il vento soffia forte, le fronde si muovono,
la terra vibra sotto i miei piedi,
e mi sento vivo, vibrante, pronto ad affrontare
ogni sfida che la vita mi presenta.

Questo è un estratto della poesia I wandered lonely as a cloud di William Wordsworth, non so dire se la versione di chatGPT sia “schietta ed energica” ma non so giudicare neanche la poesia originale di Wordsworth, quindi mi astengo da giudizi di merito.

Note

  • [1] Nessuna di tale foto è comunque giunta a noi in quanto tutte distrutte dall’esecutore testamentario di Dodgson per indicazioni del loro stesso autore. Il numero di tali foto è spesso esagerato, ma una stima realistica di studiosi accreditati indicano tra 24 e 37 tali foto su più di mille ritratti di bambini lasciati da C.L.D.
  • [2] Tutte le citazioni del racconto sono tratte dal libro citato in bibliografia

Bibliografia

  • Photography Extraordinary, Lewis Carroll, 1855. Traduzione di Rossella Rizzo tratta da “Lewis Carroll, Fotografo”, Abscondita, 2009
  • Sentiment and Aesthetics in Victorian Photography: The Child Portraits of C.L.Dodgson, James Alexander, The Carrollian – The Lewis Carroll Journal, No17 Spring 2006

Foto di intographics da Pixabay