21 Aprile 2024
Approfondimenti

Si può rimanere folgorati con lo smartphone?

di Matteo Matassoni

Articoli di cronaca, recenti e più remoti, parlano di infortuni domestici dovuti alla corrente elettrica, in particolare di incidenti avvenuti con lo smartphone nelle stanze da bagno, talvolta mortali.

Ma uno smartphone è davvero così pericoloso? Dipende dal dispositivo o ci sono altre cause? In generale vanno valutate e distinte due situazioni, cioè se il telefono sia o meno collegato al caricabatteria.

Se il cellulare è scollegato dal cavo di ricarica allora non è possibile subire danni. I dispositivi a batteria non riescono a rilasciare correnti con intensità tali da folgorare una persona, neanche se la persona si trova all’interno di una vasca da bagno piena d’acqua e il dispositivo vi cade dentro. Altrettanto vale per ogni dispositivo a batteria, ricaricabile o no, che siano radioline, rasoi o spazzolini elettrici.

Se lo smartphone, invece, è collegato al caricabatterie, il pericolo è maggiore, perché questo a sua volta è collegato ad una presa elettrica. Il caricabatterie è un piccolo circuito elettrico dotato di un trasformatore, che converte la tensione alternata a 230 Volt disponibile sulla presa domestica in una tensione continua a 5 Volt, che permette la ricarica della batteria.

Quindi, a monte del caricabatterie, la tensione è a 230 Volt e può essere pericolosa, mentre a valle la tensione è di 5 Volt ed è innocua. Il caricabatterie dovrebbe isolare tra di loro i due lati, e quindi garantire la sicurezza di chi usa il cellulare durante la ricarica.

Se, mentre siamo immersi in una vasca piena d’acqua, ci dovesse cadere il cellulare con il cavo di ricarica attaccato, in teoria non dovrebbe succederci nulla. La certezza matematica però non c’è, poiché il caricabatterie non è costruito per questo fine. L’isolamento del trasformatore e di altre componenti potrebbe non essere dimensionato in maniera sufficiente per reggere lo sbalzo di tensione dovuto alla caduta in acqua e perforarsi, portando i 230 Volt nella vasca. Questa eventualità può essere favorita dall’umidità elevata presente nell’ambiente. 

È un’ipotesi un po’ remota ma non impossibile, soprattutto se si usano caricabatterie economici, di quelli che si comprano a pochi euro. Questi costano di meno anche perché le loro componenti sono sottodimensionate: lo si capisce dal fatto che si scaldano molto di più di quelli originali dell’apparecchio, indice tangibile della scarsa qualità del prodotto. Infatti, tra le raccomandazioni di sicurezza dei produttori, di smartphone c’è sempre il consiglio di utilizzare solo caricabatterie originali. Questo non è per vendere un maggior numero dei propri caricabatterie, ma per evitare malfunzionamenti dei dispositivi di ricarica economici, quindi il fine della raccomandazione è la protezione dell’apparecchio, più che dell’utente umano.

Il vero problema si ha se il caricabatterie è attaccato a una prolunga o a una cosiddetta multipresa a ciabatta ed è questa a cadere nella vasca. In questo caso, la folgorazione è quasi certa e può essere mortale.

Un impianto elettrico a norma, comunque, dovrebbe evitare la folgorazione anche in questo caso. La normativa tecnica per gli impianti elettrici nei bagni prevede, oltre al rispetto di determinate distanze delle prese elettriche dalla vasca, l’utilizzo di dispositivi con protezione differenziale a sensibilità elevata. Sono quelli che una volta venivano chiamati semplicemente “salvavita”.

Questi dispositivi sono costruiti per intervenire in caso di dispersioni con un tempo inferiore al secondo. Mi è capitato di provarne centinaia e, nella maggior parte dei casi, il tempo di intervento di quelli con corrente di intervento da 0,03 Ampere, come quelli utilizzati nei bagni, è attorno ai 20-30 millisecondi, quindi praticamente istantanei.

Ma i salvavita sono dispositivi elettrici e come tutti i dispositivi col tempo si possono guastare. Siccome non si tratta di un’eventualità troppo remota, il corretto funzionamento del salvavita di casa andrebbe provato periodicamente. Si tratta di un’operazione semplicissima, perché questi dispositivi sono dotati di un pulsante con una “T” appositamente pensato per fare questo test anche da parte di persone non esperte. Premendo questo pulsante l’interruttore deve scattare. Dopo lo scatto basta riportare la leva nella posizione in cui si trovava prima per ripristinare il corretto funzionamento dell’impianto. Se invece il dispositivo non scatta bisogna chiamare un elettricista e farlo sostituire.

In conclusione, per arrivare alla folgorazione o all’incidente mortale, sono necessarie una serie di concause: il cellulare che cade nella vasca, il caricabatteria difettoso o guasto, il cavo del caricabatterie che si trascina dietro la prolunga, ed il salvavita difettoso (o assente nel caso l’impianto non sia a norma).

Per evitare incidenti domestici è fondamentale avere coscienza del fatto che la corrente elettrica è sì utilissima, ma può essere anche molto pericolosa soprattutto in presenza di acqua o umidità. Non bisogna mai essere superficiali con gli apparecchi elettrici, ma occorre avere la consapevolezza che questi possono essere anche pericolosi, evitando di ricaricare i cellulari in bagno, di utilizzare i phon o gli arricciacapelli coi piedi nel bagnato o prima di asciugarsi una volta usciti dalla doccia, oppure nei pressi di lavandini o vasche ancora pieni di acqua.

La precauzione principale e più sicura resta, in ogni caso, quella di avere in casa un impianto a norma installato da un elettricista professionista, che possa anche rilasciare la dichiarazione di conformità, e chiamare un elettricista ogni qual volta si debba fare una modifica sostanziale dell’impianto, perché l’amico o il cugino praticone che “se ne intende”, mettendo mano all’impianto, potrebbe anche comprometterne la sicurezza.

Foto di Rodion Kutsaiev da Unsplash