5 Ottobre 2024
Approfondimenti

No, no e poi no! Le testimonianze non sono prove!

articolo di Harriett Hall

L’autrice, medico americano, è nota anche come “The SkepDoc” ed è membro del CSI, la principale organizzazione scettica degli Stati Uniti. È redattrice del blog Science-Based Medicine. Il suo sito è www.skepdoc.info. Questo articolo è tratto da Skeptical Inquirer, vol. 45, n. 3, maggio-giugno 2021, ed è disponibile online qui. La traduzione è di Fara Di Maio.

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Siamo programmati per rispondere alle testimonianze. Colpa dell’evoluzione. Per la maggior parte della storia umana, avevamo solo due modi per conoscere il mondo: le nostre osservazioni e ciò che le altre persone ci raccontavano delle loro esperienze. Raccogliere informazioni dagli altri ci ha dato un vantaggio di sopravvivenza. Sfortunatamente, queste testimonianze possono essere inaffidabili. Ora abbiamo qualcosa di molto più attendibile: la scienza. Ma la scienza non viene naturale. Dobbiamo imparare a fidarci più degli studi che delle storie, e non tutti imparano.

I sostenitori della medicina complementare e alternativa (CAM) fanno molto affidamento sulle testimonianze. Pensano che sia tutto ciò di cui hanno bisogno. Se la gente dice che un trattamento li ha aiutati, questa è tutta la “prova” di cui hanno bisogno o che vogliono. Ma le testimonianze non sono prove. Dieci testimonianze non sono meglio di una; mille testimonianze non sono meglio di dieci. Le testimonianze sono utili solo perché possono indicare che un trattamento non testato è promettente e degno di uno studio scientifico formale. I professionisti delle CAM non danno valore alla scienza e spesso non la capiscono. Ma sono sempre più consapevoli che gli altri danno valore alla scienza, così sempre più spesso cercano di fornire prove scientifiche. I loro sforzi sono spesso fuorvianti e ridicoli, e altrettanto spesso finiscono in un fallimento.

Quando visito un sito web di CAM, cerco una scheda “prove scientifiche”. A volte le persone che spingono le CAM non pretendono nemmeno di avere la scienza come supporto. Quando lo fanno, gli studi che citano sono troppo spesso scienza scadente, scienza spazzatura, o irrilevante. A volte confutano persino le affermazioni che si presume sostengano. Ciò che trovo più inquietante è quando una pagina con le “prove” porta solo ad una serie di testimonianze. Sanno quanto possono essere convincenti le testimonianze, e non comprendono perché le testimonianze non contano come prove.

Come facciamo a sapere che una testimonianza non è falsa? La persona esiste davvero? Se si tratta di una vera testimonianza, come facciamo a sapere che la persona non è stata ingannata per uno dei tanti motivi per cui le persone possono erroneamente credere che un trattamento li abbia aiutati quando non è così? Il defunto Barry Beyerstein 1 ha elencato sette di queste ragioni nel suo classico articolo Why Bogus Therapies Often Seem to Work. (Perché le terapie fasulle sembrano funzionare)

    1.  La malattia può aver fatto il suo corso naturale.
    2. Molte malattie sono cicliche.
    3. L’effetto placebo può essere responsabile della cosa
    4. Le persone che vogliono coprire i propri rischi si affidano a una cosa sbagliata.
    5. La diagnosi o la prognosi originale possono essere state sbagliate.
    6. Un miglioramento temporaneo dell’umore può essere confuso con la cura.
    7. I bisogni psicologici possono distorcere ciò che le persone percepiscono e fanno.

C’è dell’altro, oltre questi sette punti. Un’ulteriore fonte di errore è la nostra memoria notoriamente fallibile. Fortunatamente, queste insidie possono essere evitate convalidando il trattamento con studi scientifici che controllano i fattori confondenti come le risposte placebo, gli effetti di conformità e gli errori di giudizio.

Kailo è un cerotto antidolorifico basato su una ridicola cialtroneria di “medicina energetica”. La sua pubblicità si vanta dei risultati di uno “Studio approvato dall’IRB” – come se “approvato dall’IRB” significasse qualcosa di speciale. No: tutti gli studi sugli esseri umani richiedono l’approvazione di un Institutional Review Board (IRB) per proteggere i diritti dei soggetti della ricerca. Non solo, ma quelli che i suoi produttori descrivono sono solo risultati preliminari. Lo studio è privo di significato perché mancava un gruppo di controllo. I partecipanti hanno semplicemente usato il cerotto Kailo, e una grande percentuale di loro ha riferito che il proprio dolore è migliorato. Non è una sorpresa. Il dolore è soggettivo, e la suggestione è potente: quasi tutto ciò che si offre susciterà risposte di miglioramento.

Non si trattava di uno studio legittimo, ,ma semmai di un gruppo di testimonianze. I sostenitori delle CAM amano le testimonianze, perché convincono i clienti e sono facili da ottenere. Ogni venditore di rimedi miracolosi e ogni ciarlatano può fornire testimonianze per la sua merce.

La CAM è tutta una questione di testimonianze. Non credo che ci sia un modo per convincere i suoi sostenitori che le testimonianze non sono prove. Se davvero “comprendessero” la scienza e la necessità di prove reali, non potrebbero più credere nell’efficacia delle CAM.

Grazie al cielo alcuni di noi non sono così ingenui.

Note:

1 Barry L Beyerstein (Edmonton, 19 maggio 1947 – Burnaby, 25 giugno 2007) è stato uno psicologo canadese, uno scettico e professore di psicologia presso la Simon Fraser University di Burnaby, Columbia Britannica (Canada). La ricerca di Beyerstein esplorò in particolare i meccanismi della percezione e della coscienza del cervello umano, gli effetti delle droghe sul cervello e sulla mente, l’olfatto e i suoi effetti più sconosciuti legati ai processi emozionali e cognitivi. (fonte: Wikipedia)

Immagine in evidenza: Moli, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

2 pensieri riguardo “No, no e poi no! Le testimonianze non sono prove!

  • Articolo valido salvo qualche sbavatura. I capi-adepti CAM capiscono benissimo che le testimonianze non sono prove: basta vedere come infiocchettano “ad-usum-testicolibus” quelle che spacciano come prove scientifiche. C’è una notevole differenza fra raccontare balle credendoci e raccontarle sapendo che sono balle!

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