La tomba di Romolo
La notizia è apparsa su parecchie fonti (ad esempio, qui, qui e qui): trovata la tomba di Romolo. Come spesso accade, tutte le testate riportano più o meno la stessa storia: il parco del Colosseo ha eseguito alcuni scavi programmati, nell’area della Curia, per verificare la presenza di un heroon, già ipotizzata dall’archeologo Giacomo Boni ad inizio ‘900.
Al di sotto della scalinata d’accesso alla curia, è emerso un ambiente sotterraneo con un sarcofago di tufo, che dovrebbe risalire al VI sec. a.C. Il luogo non è casuale: le fonti romane segnalano infatti la presenza della tomba di Romolo “post rostra” cioè dietro i Rostri repubblicani.
Si tratterebbe dunque di una scoperta sensazionale: la tomba del fondatore dell’Urbe in persona! Il sarcofago però è vuoto, non contiene nessun corpo.
A questo punto è necessario capirsi sui termini. Si legge nell’articolo pubblicato dal Corriere della sera che si tratta di un «heroon» – tomba dell’eroe. E il malinteso sta proprio qui.
L’heroon infatti non è una tomba nel quale venivano sepolti i corpi degli eroi, che spesso peraltro sono personaggi mitici e non storicamente esistiti, ma un monumento che si erigeva in onore di costoro, per celebrarne il culto.
In quest’ottica va letta anche la recente scoperta nell’area della Curia. Dice infatti Alfonsina Russo, la direttrice del parco del Colosseo:
Questa non è la tomba di Romolo ma è un luogo della memoria dove si celebrava il culto di Romolo, un cenotafio.
Infatti
[…] alcune fonti dicono che Romolo venne ucciso e fatto a pezzi, mentre altre fonti dicono che assurse in cielo come dio Quirino. Quindi è impossibile che si tratti della tomba di Romolo.
Ma, dunque, se non è la vera tomba di Romolo, dove sta l’importanza del ritrovamento?
È stata ancora la direttrice Russo a spiegarlo, durante la conferenza stampa:
È un luogo importante che non era stato interpretato e di cui si era persa la memoria. Noi metteremo a disposizione degli studiosi tutti i dati. È stata un’emozione ritrovare questo luogo dopo 120 anni.
Quello che dovrebbe farci riflettere è come, ancora una volta, un’importante scoperta archeologica sia stata comunicata in modo non corretto dalla stampa. Titoli sensazionalistici, richiami a personaggi famosi, termini tecnici riportati in modo non rigoroso, fanno concludere che si pensi sempre e comunque che la scoperta, per essere apprezzata dal grande pubblico, debba possedere un’aura di grandiosità. Sarebbe meglio invece valorizzare i ritrovamenti archeologici per quello che veramente sono. In questo caso, il ritrovamento di un ambiente romano risalente al VI prima di Cristo e quindi molto antico, in un’area, quella della Curia romana, in cui gli scavi sono stati a lungo per lo più degli sterri, condotti nei secoli scorsi senza l’utilizzo delle tecniche moderne di indagine, è davvero significativo di per sé, anche senza inutili abbellimenti.