20 Aprile 2024
recensioni

L’ “aforismario” della scienza

Medicina e scienza
Giorgio Dobrilla, Silvano Fuso, Stefano Oss
Curcu & Genovese, 2013
pp. 120
€ 12,00

La tradizione dell’antica paremiografia – il genere letterario, diffuso nel mondo classico, delle raccolte, spesso commentate, di frasi sentenziose – rivive in questo libro, che reca la firma di tre uomini di scienza noti anche per la loro attività di divulgatori. Si tratta di Giorgio Dobrilla, medico gastroenterologo, Silvano Fuso, chimico, e Stefano Oss, fisico: competenze e interessi complementari, per un viaggio attraverso la scienza che procede in modo del tutto inedito.

Ogni autore ha, infatti, scelto un gruppo di citazioni che illuminano alcuni aspetti della propria disciplina, corredandole di un commento che puntualizza, chiarisce, talvolta dissente apertamente, in modo sempre acuto e mai banale. Trovandosi di fronte a un lavoro di questo genere, il rischio è quello di perdere la visione d’insieme, di avere l’impressione di trovarsi di fronte a una serie di spunti interessanti ma privi di un fil rouge, di un’architettura sullo sfondo. Ma è l’errore di chi guarda il mosaico troppo da vicino e finisce col vedere solo le tessere. Basta fare un passo indietro e il disegno acquista un senso, o, fuor di metafora, avere la pazienza di seguire il discorso per capire che la fine del libro consegna al lettore i tre ritratti delle singole discipline e quello, più ampio e complesso, della scienza, nella personale visione degli autori.

Apprezzabile il modo in cui questi ultimi sono riusciti a coniugare sintesi e profondità di riflessione, soprattutto considerando che le questioni affrontate sono spesso di grande importanza. Il professor Dobrilla si muove, per esempio, dai principi dell’arte medica alle questioni deontologiche; dall’evidence-based medicine alla relazione medico-paziente; dalla cosiddetta medicina alternativa al rapporto non sempre cristallino tra finanziamenti delle industrie farmaceutiche e sperimentazione dei farmaci, senza il timore, quando necessario, di puntare il dito, biasimando gli atteggiamenti degni di censura. Silvano Fuso si sofferma, tra le altre cose, a sfatare luoghi comuni duri a morire, come quello della chimica arida o dei chimici che producono esplosioni a ogni piè sospinto, ma anche su questioni di fondo come il rapporto tra la chimica e le altre scienze o le importanti istanze etiche che sono collegate con l’applicazione delle scoperte fatte in laboratorio. Stefano Oss comunica al proprio lettore il carattere imprescindibile della fisica come chiave di lettura per la comprensione dell’universo, sottolineando, nel frattempo, la complessità di alcune branche, come la meccanica quantistica, ritenuta ostica anche dallo stesso Feynman. Si tratta di un importante monito ad evitare la hybris di certi scienziati nostrani, che subordinano il rigore al culto di sé (evitando di fare spoiler, lascerò che sia il lettore a scoprire l’esempio citato da Oss, che personalmente trovo assai calzante).

Una piacevole sorpresa in un libro che parla di scienza è la ricchezza di rimandi, peraltro assai appropriati e spesso molto originali, alla letteratura e alle arti, che costituiscono la migliore delle risposte a chi crede impossibile conciliare gli interessi umanistici e quelli scientifici. Si tratta di un luogo comune molto diffuso e di recente tornato in auge attraverso le parole di Gramellini, che ha lanciato una geremiade contro gli scienziati sottoposti alla «dittatura dell’algoritmo», «aridi manichini del sapere moderno» (sic!). Al contrario, quella che i tre autori ci restituiscono è l’immagine degli uomini di scienza come persone a tutto tondo, in grado di emozionarsi per la scoperta di una legge della natura così come per le manifestazioni della creatività di Homo sapiens.

Completa il quadro già decisamente positivo la prefazione di Marco Cattaneo, che parte da Popper per fare il punto sui tanti “nemici della scienza” e sull’emergenza educativa che ne deriva. Desidero spendere una parola, infine, per le vignette di Ettore Frangipane, che stemperano la serietà degli argomenti con un pizzico di sana ironia.

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