Seguire le direttive scientifiche: un dilemma chiropratico

La chiropratica dà reali benefici? Entro quali limiti può essere applicata? Ci occupiamo di queste domande traducendo questo articolo di Samuel Homola apparso su sciencebasedmedicine.org. Samuel Homola è un chiropratico in pensione la cui attività era limitata alla cura del mal di schiena e ai relativi problemi muscolo-scheletrici. È cogestore di chirobase.org e autore di quindici libri, compreso Inside Chiropractic, a cura di Stephen Barrett, M.D., editor medico della Prometheus Books.
Si ringrazia Maria Rita Castaldi per la traduzione e l’adattamento.

Note:
1. La chiropratica si fonda sul controverso concetto di “sublussazione vertebrale” (da non confondere con il concetto medico di sublussazione), secondo il quale un’anomalia dell’articolazione vertebrale causerebbe disfunzioni del sistema nervoso che a loro volta sarebbero all’origine delle più svariate patologie. Queste verrebbero risolte dal chiropratico correggendo la sublussazione stessa.
2. La chiropratica va distinta dall’osteopatia, sebbene entrambe siano medicine alternative e entrambe sostengano di poter trattare diverse patologie tramite la manipolazione.

Premessa: Quando nel 1963 fu pubblicato il mio libro Bonesetting, Chiropractic, and Cultism [testo completo], in cui rifiutavo la teoria chiropratica della sublussazione vertebrale e consigliavo l’evoluzione della chiropratica come sottospecializzazione medica nel trattamento del mal di schiena di natura meccanica, i professionisti della chiropratica si rifiutarono di riconoscere o recensire il testo. Fui etichettato come “un nemico della chiropratica”. Se non fosse stato per il sostegno ricevuto dalla comunità scientifica, avrei potuto dubitare del mio stato mentale e delle mie motivazioni. Nel corso degli anni fui sostenuto dalle recensioni positive dei membri della comunità scientifica e provo profonda gratitudine per questo. A tutt’oggi inascoltato dai professionisti della chiropratica, il messaggio del mio Bonesetting rimane importante per la descrizione dei problemi della chiropratica. Seppure fuori catalogo, l’intero libro può essere letto online su Chirobase.org.

L’impatto di Bonesetting, Chiropractic and Cultism, 1963

“Tenendo conto della mancanza di qualsiasi storia approfondita della chiropratica, questo libro merita un posto nelle collezioni mediche e nelle biblioteche di settore. – Eric Meyerhoff, Direttore, The Medical Library Center of New York, N.Y.C., Library Journal, 1 febbraio, 1964

“Per quanto concerne la sua recente richiesta di iscrizione all’American Chiropractic Association e di assicurazione presso la National Chiropractic Insurance Company, la informiamo che il Comitato per le adesioni dell’ACA ha rifiutato la sua iscrizione. – H. W. Pruitt, D.C., Segretario amministrativo, American Chiropractic Association, 17 maggio, 1965

“Alcuni mesi fa ho comprato il suo libro Bonesetting, Chiropractic, and Cultism. Ho scoperto che si tratta della pubblicazione più affascinante e illuminante che abbia avuto un valore per me in alcuni miei studi sull’antropologia medica. – James G. Roney, M.D., Ph.D., Stanford Research Institute, 11 novembre 1965

“Dal momento che lei è un chiropratico in attività, sono stato più impressionato dalla sua critica alla chiropratica che da quella di qualsiasi altro autore. Penso che tutti coloro che si candidano a una facoltà di chiropratica, o almeno tutti gli studenti del primo anno, dovrebbero leggere il suo libro. – Walter Wardwell, Ph.D. Docente di Sociologia, Università del Connecticut, 26 agosto 1976

“Grazie per il suo libro Bonesetting, Chiropractic, and Cultism. L’ho trovato ben scritto e molto interessante. Ho letto molte cose sulla questione chiropratica scritte da autori di ogni schieramento. Considero il suo libro il migliore in assoluto. – William Jarvis, Ph.D., Professore associato, Università di Loma Linda, 22 ottobre 1976

“Ho appena riletto il suo volume sulla chiropratica e l’ho apprezzato perfino di più di cinque anni fa. Il suo ragionamento e le sue previsioni hanno resistito in misura notevole. – Stephen Barrett, M.D., Lehigh Valley Committee Against Health Fraud, 28 luglio 1979

“Disgraziatamente ignoto alla maggior parte dei chiropratici e non disponibile in molte se non in quasi tutte le librerie universitarie, Bonesetting, Chiropractic, and Cultism è una lettura obbligatoria per gli storici della chiropratica … Forse i professionisti vogliono finalmente scovare questo veggente prima che si verifichino le sue predizioni più spaventose. – Joseph Keating, Ph.D., Docente universitario, Palmer College of Chiropractic-West, Dynamic Chiropractic, 3 gennaio 1990

“Cinquant’anni fa lei aveva già espresso alcune delle cose che pochi hanno il coraggio di scrivere oggi! Se in precedenza la chiropratica avesse avuto più persone come lei, oggi sarebbe una professione rispettabile. – Edzard Ernst, M.D., Ph.D., Docente, Peninsula Medical School, Inghilterra, 12 gennaio 2012

“ … il problema principale della chiropratica è la chiropratica stessa” (Bonesetting, Chiropractic, and Cultism, 1963)

Stamattina ho visto l’inserzione di un chiropratico che afferma di aver avuto un “grande successo” curando i pazienti affetti da disturbi cronici e neuropatia. Costui cura i pazienti correggendo le vertebre disallineate per “alleviare la pressione sui nervi e ristabilire il benessere corporeo globale”.

Sfortunatamente, poiché riflettono un tema tipico delle terapie alternative pseudoscientifiche, queste inserzioni sono comuni e non vengono contestate.

Non conosco alcun motivo per ritenere che la correzione di una vertebra disallineata o “sublussata” per rimuovere l’interferenza sui nervi possa migliorare la salute o curare un disturbo organico. Se si seguono le direttive scientifiche, la teoria chiropratica della sublussazione vertebrale sembra un debole sistema di credenze, ben lontano dall’essere una legittima teoria basata su una conoscenza condivisa che possa essere studiata o spiegata. Quando mi fu insegnata la teoria della sublussazione alla facoltà di chiropratica, i manuali di anatomia e fisiologia che studiavo mi portarono a dubitare di tale teoria. Mi fu subito chiaro che gli organi sono innervati principalmente da gangli nervosi autonomi e plessi collocati al di fuori della colonna vertebrale, apportati in larga parte da nervi cranici e sacrali autonomi che attraversano le cavità delle ossa compatte e da fibre preganglioniche del cordone spinale. Gli importantissimi nervi vaghi attraversano delle aperture alla base del cranio e viaggiano fino a rifornire gli organi del torace e dell’addome. La sovrapposizione di fornitura nervosa autonoma da molte direzioni e fonti e di fattori chimici, ormonali e circolatori garantisce che il funzionamento degli organi non sia colpito da una disfunzione segmentale (sublussazione) e sia indipendente dai nervi spinali addetti principalmente a rifornire le strutture muscolo-scheletriche. I nervi spinali sono frequentemente compressi da ernie del disco e dall’osteofitosi, che colpiscono le strutture periferiche e muscolo-scheletriche rifornite dai nervi, ma tali “nervi pizzicati” non sono mai stati associati a cattiva salute o disturbi organici.

Nonostante requisiti formativi sempre crescenti per l’ammissione alle facoltà di chiropratica e l’inclusione di ulteriori metodi di trattamento nella terapia chiropratica, i principi fondamentali della chiropratica non sono molto cambiati, poiché in larga parte sopravvivono grazie alla semplicità con cui attraggono e informano i pazienti. Localizzare una “sublussazione” nella spina e poi indicare il punto su di una mappa dei nervi che collega la sublussazione ad un organo o un disturbo non manca quasi mai di impressionare un potenziale paziente. Manipolare la spina per produrre uno schiocco che segnali la correzione di una presunta sublussazione o, semplicemente, dire al paziente di avere corretto una sublussazione è una potente forma di suggestione che produce un effetto placebo.

Aggrappandosi alla teoria che ha dato i natali e l’indipendenza alla professione chiropratica, con la guida di una versione della teoria della sublussazione (“complesso della sublussazione vertebrale”) modificata allo scopo di estendere la pratica, le associazioni chiropratiche e le leggi statali continuano a definire la chiropratica come un metodo per correggere le sublussazioni vertebrali in modo da ristabilire e conservare la salute. Una pubblicazione del 2010 del National Board Of Chiropractic Examiners (NBCE), Practice Analysis of Chiropractic, afferma che “l’obiettivo specifico dell’esercizio chiropratico è noto come sublussazione chiropratica o disfunzione articolare. Una sublussazione è un problema di salute che si manifesta nelle articolazioni e, attraverso complesse relazioni anatomiche e fisiologiche, colpisce il sistema nervoso e può causare funzioni ridotte, disabilità o malattie”. Tale definizione della chiropratica segue un paradigma formulato dall’Association of Chiropractic Colleges (ACC) nel 1996, firmata da sedici presidenti di facoltà chiropratiche nord-americane: “La chiropratica riguarda il mantenimento e il ristabilimento della salute e pone particolare attenzione alla sublussazione”.

Non è mai stata dimostrata l’esistenza delle sublussazioni. Tuttavia, un esame dei siti web e delle inserzioni pubblicitarie sponsorizzate da giovani laureati delle facoltà chiropratiche rivela che la terapia chiropratica incentrata sulla sublussazione è ancora molto in voga. Uno studio del 2011 riferiva che “nonostante le controversie e la scarsità di prove, il termine ‘sublussazione’ si riscontra ancora spesso nei curricula chiropratici della maggior parte dei programmi chiropratici nord-americani” (Mirtz & Perle. The prevalence of the term subluxation in North American English-Language Doctor of Chiropractic programs. Chiropractic and Manual Therapies. 2011;19:14).

Molti studenti che oggi si iscrivono alle facoltà di chiropratica sono laureati. Come può un chiropratico che possiede una laurea o un master sottoscrivere ciò che sembra una teoria della sublussazione scientificamente indifendibile?

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3 thoughts on “Seguire le direttive scientifiche: un dilemma chiropratico

  • 20 Novembre 2012 in 14:54
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    In Italia i Chiropratici non sono potenti come negli USA, dove la Disciplina è nata e ha più di un secolo di vita. Ha senso anche in questo campo dividersi tra Scettici e Creduloni? Secondo me no. E’ una tecnica da integrare nella Medicina. Se un problema non si risolve rapidamente, ricorrere anche all’ ausilio di un Chiropratico che esprima la sua opinione ed effettui una manipolazione diagnostica, cooperando e collaborando con gli altri Medici, sarebbe un bene. Se invece la si considera una Medicina Olistica in grado di guarire ogni Malato l’ approccio è errato. Al momento attuale la mia opinione è, comunque, minoritaria. Oggi ognuno vuol procedere per conto suo, ci si scontra tra Associazioni Professionali, e, soprattutto, si tenta di spendere sempre meno per la Sanità Pubblica. L’ orribile siglia LEA (livelli essenziali di assistenza) la dice lunghissima. Con la scusa che un Farmaco o una Terapia non hanno abbastanza prove scientifiche a supporto, non gli si dà l’ accesso al SSN. E non per amore verso la Scienza e la Razionalità.

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  • 21 Novembre 2012 in 11:52
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    Giusto ma non si fa riferimento a un’enorme quantità di terapia fisioterapiche/Fisiatriche che non hanno nessuna evidenza scientifica e che vengono perpetrate a spese dei pazienti.

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  • 21 Novembre 2012 in 19:16
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    La fisioterapia si basa sulle EBM ed EBP ormai da tempo, se il ssn italiano ancora utilizza nelle proprie mutue terapie senza evidenze scientifiche non è colpa della fisioterapia, ma del ssn che dovrebbe rivedere il proprio “listino”. La principale differenza tra una manipolazione eseguita da un chiropratico ed un fisioterapista è che quest’ultimo utilizza tecniche manuali per riabilitare il movimento. In praole povere, per eliminare una restrizione articolare o tissutale (a seconda se la tecnica è rivolta al movimento articolare, o allo scorrimento dei tessuti molli). Tale atto viene svolto dopo una valutazione funzionale del paziente, ed è di solito seguito da una seconda valutazione e misurazione (esempio, manipolo/mobilizzo il ginoccihio per recuperare i gradi di flessione mancanti). Sinceramente a questo punto, eliminando valenze olistiche, che bisogno c’è di un altro professionista della terapia manuale, che vada a sommarsi a fisioterapisti, osteopati, medici specializzati in medicina manulae?

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