14 Aprile 2024
Il terzo occhio

Tortore morte a Faenza: il colpevole è un virus

Il 2011 si era aperto all’insegna di un inquietante fenomeno: stormi di uccelli sembravano cadere a terra senza vita in tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla Svezia. Anche l’Italia era stata interessata, con due morie di tortore a Faenza e a san Cesario sul Panaro (provincia di Modena).

Come vi avevamo scritto in un precedente articolo, il secondo episodio era stato presto risolto: gli animali erano stati impallinati, forse per uno scherzo di cattivo gusto. Più complicata, invece, la storia delle tortore faentine, dove gli animali erano stati trovati nei pressi dell’oleificio “Tampieri”. Fin da subito si erano rincorse le ipotesi più varie sulle possibili cause: dall’avvelenamento all’indigestione di semi, dall’inquinamento all’epidemia. La magistratura aveva quindi aperto un fascicolo sulla vicenda, e i risultati dell’IZSLER erano stati secretati.

Ora, al termine di una scrupolosa indagine del Pubblico Ministero Roberto Ceroni, che ha coinvolto l’Arpa, il Corpo Forestale dello Stato, l’Istituto Zooprofilattico di Lombardia e Emilia-Romagna e la facoltà di medicina di Bologna, è arrivata l’archiviazione, e possiamo finalmente aggiornarvi sui risultati.

A quanto risulta dalle analisi scientifiche effettuate sui campioni raccolti i volatili sarebbero morti a causa di un virus, il Paramyxovirus I (APMV-1), che avrebbe dato origine a un’epidemia di “pseudo-peste“. Questa malattia non è una novità in Italia: episodi simili sono stati segnalati a Macerata, Marina di Ravenna, Massa Lombarda, Alfonsine, Bagnara di Romagna… Tutti questi casi però non hanno destato allarme, dal momento che gli esemplari coinvolti sono stati al massimo una cinquantina.

A Faenza, invece, le tortore uccise dall’epidemia sarebbero state circa 3500, secondo quanto riportato da Gianpiero Andreatta, del Corpo Forestale dello Stato. Le ragioni di un numero così elevato di vittime sono molteplici: innanzi tutto la popolazione di volatili era già debilitata da un lungo spostamento, da un virus della famiglia dei circovirus (che per le tortore non è letale, ma può comunque indebolirne il fisico), e probabilmente anche da un clima a cui non era abituata.

Paola Massi, direttrice dell’Istituto Zooprofilattico di Forlì, Rimini e Ravenna, ha spiegato in una conferenza stampa di come il freddo sia spesso un problema per le tortore dal collare:

Stanno diventando stanziali per l’ampia disponibilità di cibo, ma sarebbero uccelli migratori. Tutti gli anni, tra novembre e febbraio, ci sono morie di tortore dovute alla rigidità del clima.

Gli animali si sono poi concentrati vicino all’oleificio, dove hanno trovato cibo in abbondanza, e dove probabilmente si sono sovra-alimentate. E dove l’elevato numero di esemplari a stretto contatto ha favorito il contagio. Paola Massi riassume così la vicenda:

Sono arrivati in massa, infreddoliti e col virus già in incubazione, e si sono gettati sugli scarti di semi dello stabilimento. L’alta concentrazione nello stesso punto ha velocizzato la diffusione della malattia.

Scagionati invece il virus dell’influenza aviaria, escluso dagli esami virologici, e i semi utilizzati dall’oleificio, che sono risultati non contaminati da pesticidi, neonicotinoidi e micotossine.

Questo risultato non è certo una novità assoluta, visto che l’ipotesi della pseudo-peste era stata avanzata fin dalle prime analisi di gennaio: quello che mancava era la conferma ufficiale. E con questa conferma possiamo finalmente dichiarare il caso chiuso.

Foto di Monica FL su Unsplash

Sofia Lincos

Sofia Lincos collabora col CICAP dal 2005 ed è caporedattrice di Queryonline. Fa parte del CeRaVoLC (Centro per la Raccolta delle Voci e Leggende Contemporanee) e si interessa da anni di leggende metropolitane, creepypasta, bufale e storia della scienza.

8 pensieri riguardo “Tortore morte a Faenza: il colpevole è un virus

  • Risolto quello che è forse il caso della maggior moria di uccelli sul suolo italiano, è auspicabile anche la soluzione dei casi americani, Paese che non dovrebbe avere laboratori inferiori ai nostri. Per gli amanti del Paranormale, invece, le parole di Gesù, lo scorso 20 Maggio, tramite Fernande Navarrò, una delle più note Profetesse in ambito cattolico: “Non vedete, dunque, che gli uccelli muoiono? E prima di loro, niente avete capito quando i pesci, grossi e piccoli, si sono arenati sulle rive per morire?”
    Per chi volesse leggere l’ intero Messaggio del 20 Maggio 2011, basta visitare il sito http://www.jnsr.be e linkare il sottosito in Italiano.
     

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  • i casi americani sono già stati risolti da mesi

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  • E’ sintomatico come alla creduloneria si accompagni quasi sempre l’ignoranza:
    “Fernande Navarrò, una delle più note Profetesse in ambito cattolico” … e poi: “basta visitare il sito e linkare il sottosito in Italiano”
    Mai sai cosa vuol dire “linkare”? E “sottosito”…? Te lo sei inventato ora?
    Della soluzione del caso americano si è già parlato qui:
    Pesci e uccelli morti: nuovo aggiornamento

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  • Con tutto il rispetto per i miei correligionari diversamente critici, nelle profezie di Navarrò ci vedo molta fuffa, mistura di un po’ di new age, ecologismo spiccio e millenarismo, ma poco Cristo.
    Cosa sostiene? Che nel 2012 ci sarà l’ascensione dei giusti in Paradiso? Non si capisce, anche perché sarebbe una bella ipoteca quando scoccherà il 1^ gennaio 2013. Per il resto continua a ripetere le solite cose di quasi tutti i predicatori del genere, l’umanità corrotta, i peccati in aumento, ma Dio salverà i giusti. Poi la richiesta di costruire una croce alta 738 metri (l’altitudine del Golgota), come se non ci fossero altre priorità (vale anche se per intanto se ne fa in scala 1:100), l’enfasi sul fatto che se non si ama Cristo automaticamente si è malvagi, e la presunzione di parlare sotto dettatura divina.
    Spero che Dio sia meno ripetitivo ed ossessionato dai numeri, onestamente.

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  • @Iol : se per Te il fatto che gli itteri alirossa dell’ Arkansas sono morti per traumi, senza capire il perché e il che cosa li ha traumatizzati, è una spiegazione, allora convengo che il caso sia risolto. Altrimenti è risolto solo per chi ha fretta di affermare che sia un evento naturale. Inoltre lo stesso articolo del CICAP che poi il Turco mi linka, afferma che per i pesci morti in Arkansas (si parlava anche di loro, non solo di uccelli)  non è stato possibile accertare la causa della morte. Se però avete nuovi studi prodotti da un Ente Federale Americano che abbiano risolto l’ enigma, datemi le coordinate.
    @Giacomo Turco: mi dai dell’ ignorante e poi affermi di non aver capito? Vabbé, Te lo spiego: nella home page del sito ci sono delle bandierine. Tu clicchi su quella Italiana (attento a non confonderla con quella Francese, che differisce solo per un colore) e Ti si apre la pagina in Italiano. Vai a sinistra, clicchi su Messaggi di Gesù e Maria. Sono divisi per anno e per mese. Clicchi sul n. 20 per il Mese di Maggio dell’ anno 2011 e Ti leggi il Messaggio per intero. Se poi non lo capisci, niente paura, Te lo spiego io.
    @ Gianni Comoretto: l’ interpretazione dei Messaggi e della “Mission” di JNSR non fa parte di questo thread. La mia mail ce l’ hai, perchè ho partecipato sul Tuo sito al thread sullo scorpione azzurro. Se vuoi parliamone: è una delle Profetesse che ho studiato di più, assieme a Madeleine Aumont di Dozulè, della quale prosegue la Missione.

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  • @Aldo Grano
    Nel caso degli itteri rossi è stata ipotizzata anche la causa dei traumi: siccome non ci vedevano bene al buio, lo svolazzare alla cieca, a seguito dei botti, li ha portati con tutta probabilità a scontrarsi con le case, gli alberi, con i lampioni e addirittura fra di loro. Questa ipotesi ha il pregio di essere semplice, ragionevole e compatibile con le ferite ritrovate sugli uccelli; ma se hai un’ida migliore, proponila.
    Per i pesci, c’è da dire che può capitare di non riuscire a scoprire la causa della morte: potrebbe anche essere una nuova malattia o un virus fino ad ora sconosciuto, fatto sta che il fenomeno è stato limitato, sia spazialmente che temporalmente: se dovesse capitare ancora, si vedrà.

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