19 Aprile 2024
Il terzo occhio

La psicosi della falsa neve

Signora mia, non c’è più la neve di una volta. Negli ultimi giorni si sono diffusi alcuni video (questi, ad esempio, ma ce n’è un ricco campionario) che dimostrerebbero l’origine artificiale della neve caduta in questi giorni – una neve chimica, pericolosa, e con caratteristiche molto diverse da quella “doc”. Visionando un po’ di filmati, si scopre che le caratteristiche per riconoscere la “falsa neve” sarebbero essenzialmente tre:

1. La finta neve non si scioglie. O meglio, si scioglie, ma non si trasforma in acqua
2. La neve si annerisce se avvicinata alla fiamma di un accendino
3. La neve ha caratteristiche “anomale”: addirittura, si arrotola!

Lo scettico statunitense Phil Plait ha realizzato un bel video sull’argomento che smonta i primi due punti (qui il commento di Paolo Attivissimo). Ma anche il terzo ha una spiegazione molto naturale. Vediamoli, uno per uno.

1. La neve che si scioglie “senz’acqua”

In molti filmati si vede una pallina di neve che fonde, come ci si aspetta, a contatto della fiamma. Ma – mistero! – l’acqua che dovrebbe originarsi è pochissima, limitata a poche goccioline. La stessa operazione effettuata su un cubetto di ghiaccio porta invece alla formazione di una piccola pozzanghera. Una prova del fatto che la neve è artificiale?

No, si tratta di una prova del fatto – assolutamente naturale – che neve e ghiaccio hanno caratteristiche diverse. La differenza sta nella densità. Il ghiaccio ha infatti una densità di circa 0.9 g/cm^3, mentre la neve, a seconda del tipo, oscilla intorno a 0.3 g/cm^3. Significa che se fondiamo una tazza di ghiaccio, ci troveremmo con più acqua di quanto ne avremmo fondendo lo stesso volume di neve.

Non solo: la neve non è un blocco compatto, e agisce un po’ come una spugna. L’acqua risultante dalla fusione viene assorbita dalla restante pallina di neve, e a terra ne cade ben poca. Discorso diverso per il cubetto di ghiaccio, dove questo effetto spugna non c’è. E’ una cosa che può verificare chiunque, provando a “strizzare” la palla di neve prima e dopo averla avvicinata alla fiamma.

2. La neve che annerisce

In molti filmati viene mostrato un blocchetto di neve che, avvicinato alla fiamma di un accendino, si annerisce. Segno, anche questo, della sua natura artificiale? No:  l’annerimento è dovuto alla combustione del butano, contenuto nell’accendino stesso. Anche questa è una cosa facile da verificare, ad esempio avvicinando la fiamma al cubetto di ghiaccio “di controllo” usato prima e verificando che si scurisce anch’esso.

3. La neve che si arrotola

Uno strato di neve arrotolato, curiosamente, al di sopra di un parabrezza: sintomo, forse, della sua natura “colloidale”?

Rolling_snow
Foto di Petr Dlouhý da Wikimedia Commons, licenza CC BY-SA 3.0 Unported

No. Quello in cui si è imbattuto l’anonimo fotografo dell’immagine qui sopra è un fenomeno noto in meteorologia con il nome di snow roller: veri e propri “rulli” di neve, descritti fin dai tempi in cui la teoria delle scie chimiche non esisteva ancora. Se ne parla, ad esempio, in questo articolo scientifico del 1908 o in quest’altro del 1947.

E’ un fenomeno curioso e poco comune, perché la sua formazione richiede condizioni atmosferiche precise: una temperatura vicina al punto di fusione, un’elevata umidità relativa dell’aria e una forza (vento o gravità) che permetta allo strato di neve di scivolare, arrotolandosi. In queste circostanze la neve assume una consistenza malleabile, ma allo stesso tempo sufficientemente coesa da mantenere la forma assunta.

I cilindri di neve arrotolata possono creare, a volte, paesaggi assolutamente fiabeschi, come documentato nel 2009 in Idaho (o alcuni giorni fa in Ohio): spettacoli inusuali, ma assolutamente “naturali”.

Il consiglio è quindi quello di non aver paura della neve caduta in questi giorni, che si comporta come tutte le brave nevi di questo mondo hanno sempre fatto, dalla notte dei tempi ai giorni nostri. Anche se analizzandola, ne siamo sicuri, si potrebbe scoprire che contiene una fortissima concentrazione di DHMO.

Foto di apertura di Aaron Burden da Unsplash

Sofia Lincos

Sofia Lincos collabora col CICAP dal 2005 ed è caporedattrice di Queryonline. Fa parte del CeRaVoLC (Centro per la Raccolta delle Voci e Leggende Contemporanee) e si interessa da anni di leggende metropolitane, creepypasta, bufale e storia della scienza.

3 pensieri riguardo “La psicosi della falsa neve

  • Aiuto! La neve al DHMO!!!
    Moriremo tutti!!!
    🙂
    Saluti,
    Mauro.

    Rispondi
  • 1) A me sembrerebbe abbastanza ovvio pesare la pallina di neve prima di farla sciogliere (ovviamente in un contenitore) e poi il peso dell’acqua ottenuta e confrontare i risultati che si ottengano con analogo procedimento utilizzando del ghiaccio. Mi aspetto che il peso finale sia pressochè uguale a quello iniziale (togliendo qualcosina a causa dell’evaporazione)
    2) Anche scaldando del vetro si può ottenere quel risultato, significherà che orma il il vetro è trattato con sostanze chimiche sconosciute dall’internazionale delle scie chimiche ?
    3) In montagna ho visto la neve scendere da un tetto (uno strato di circa 40/50 cm) ‘colando’ in modo da formare una sorta di tenda per almeno 60/70 cm prima di staccarsi e cadere a terra (anche se non con effetti spettacolari come quelli delle immagini pubblicate qua), devo iniziare a preoccuparmi che sia chimicamente modificata ?

    Rispondi
  • Quella della neve che si arrotola è simpatica e l’avrei presa per scherzo di qualche buontempone.
    Ora che è “periodo” di neve c’è la bufala della neve chimica.
    Un paio di mesi fa c’era il polimero svolazzante “aviodisperso”. Solo tele di ragni. Peccato che ora il fenomeno del balooning è scemato perchè è terminato il periodo. E sono “scemati” pure le foto di polimeri in giro per la rete che strano.

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *