29 Aprile 2024
Interviste

Le tecniche di lettura veloce funzionano? Intervista a Moreno Coco sul metodo Bionic Reading

Aumentare la velocità di lettura di un testo scritto, assimilandone i contenuti con minore spreco di tempo ed energie. È un sogno per tante persone, ma gli autori del metodo Bionic Reading sostengono di averlo reso realtà. Cosa c’è dietro? Ne abbiamo parlato con il professor Moreno Coco, psicologo cognitivo e docente presso l’Università La Sapienza di Roma.  

In cosa consiste il Bionic Reading?

Sul sito web dedicato a questo metodo ho constatato che prevede l’utilizzo di stimoli cosiddetti “di basso livello”. Ad esempio, la variazione delle dimensioni dei caratteri oppure l’uso del grassetto o il corsivo. In questo modo si dà un “segnale” agli occhi: l’attenzione viene diretta verso caratteristiche salienti dette, appunto, di basso livello: un modo per guidare il movimento oculare. Se c’è una parola che comincia con una lettera più grande o che è in grassetto, l’occhio tenderà a guardarla perché questa caratteristica la fa risaltare visivamente. 

Un esempio di testo formattato con un tool per il Bionic Reading

Secondo i sostenitori di questa tecnica, evidenziando la prima parte di ogni parola sarebbe possibile aumentare la velocità anche di dieci volte. Ma a suo parere funziona?

Ho cercato riferimenti bibliografici sul metodo, ma non ho reperito nulla di scientifico o empirico – neanche nel loro stesso sito – che possa certificare l’effettiva efficacia di questo metodo. La lettura è un qualcosa di assai più complesso della sequenza di cose che noi leggiamo. La velocità non è uguale alla comprensione del testo: anche se riuscissimo a ottenere tempi di lettura dieci volte superiori perché guidati da queste caratteristiche di basso livello, non è detto che ciò porti a una comprensione del testo. 

Esistono parecchie teorie psicolinguistiche sulla difficoltà della sintassi, e sul peso che la sintassi ha sui movimenti oculari. Questo metodo non considera nessuna caratteristica linguistica del testo come la sintassi, la semantica o altro.

Un’altra cosa sospetta che ho visto è quella che emerge in questo passaggio: “Sottolineiamo le parti importanti di una parola”. Però, non è che in una parola esista una parte meno importante rispetto a un’altra. Quando leggiamo, non è detto che si legga sempre partendo dal primo carattere. Potremmo leggere due o tre parole insieme, fissandole nel mezzo, e quindi in una frase banale come “La mamma lava il bucato”, guarderemo “lava” – la parola centrale – ma nel frattempo staremo già analizzando le altre parole, ossia “la mamma” e “il bucato”. 

Questo metodo, invece, sembra basarsi sulla presenza del grassetto e del tipo di font della prima lettera: da un punto di vista teorico non ha senso affermare che sia la prima lettera a guidare l’analisi del contenuto delle parole.

Un po’ come il gioco che ogni tanto pubblica “La Settimana Enigmistica”, Il tipografo distratto. Mescolando le lettere di una parola riusciamo comunque a comprendere il senso compiuto di una frase.


Sì. Poi, soprattutto, la lettura non dipende soltanto dalla rapidità ma anche dalle strutture sintattiche del testo.

La comprensione, insomma, è tutt’altro che assicurata.

Esatto. Ho tentato inutilmente di verificare se coloro che sostengono questo metodo avessero pubblicato qualcosa in merito. Per esempio, si poteva pensare a un articolo di giornale letto dapprima in maniera “normale”, e poi con il Bionic Reading, facendo seguire il tutto da un test di comprensione volto a verificare se il testo fosse stato compreso meglio o peggio. La sola cosa che ho intravisto sul sito è un patent, e come acquistare l’app. Hanno avuto fondi da molte parti, da molte istituzioni, ma non vedo una sezione che spieghi come questo sistema è stato testato dal punto di vista scientifico e con quali risultati. Se non ci sono questi dati a disposizione, è doveroso rimanere scettici.

A suo avviso ci sono alcune caratteristiche di questo metodo che potrebbero rivelarsi utili? Mettere in grassetto parti delle parole potrebbe essere d’aiuto a chi legge con difficoltà?

Quello che si può pensare è che se in un testo mettiamo caratteristiche di basso livello più marcate in parole che sono semanticamente importanti, forse potremmo aiutare il processamento della frase. Finora però non ho visto studi che dimostrino questa efficacia. 

La scienza cosa dice, in generale, sulle tecniche di lettura veloce in generale? Ci sono basi sulle quali costruire?

Sul punto rimango scettico: il processamento di ogni parola o di chunk di parole richiede un certo numero di millisecondi di fissazione, ossia, una certa durata. Se faccio una saccade (il tipo di movimento dell’occhio più frequente, NdR), e quella parola non è frequente nel lessico, l’effetto sarà un aumento nella durata della fissazione: la parola è rara e necessiteremo di più tempo cognitivo per andarla a ritrovare nel lessico mentale. Queste proprietà del testo permangono a prescindere da quanto rapidamente io possa leggere. Non possiamo rimuovere tempo di fissazione senza perdere qualcosa del contenuto. Se come lettore in media impiego 300 millisecondi a parola e cerco di portare la mia lettura a 200 millisecondi, leggendo perderò informazioni. Si può fare tutto il training che si vuole, abituandosi a far scendere i tempi di fissazione, però bisogna vedere se la cosa non andrà a scapito della comprensione del testo. Non esistono studi chiari sull’argomento.

Poi magari è anche diverso leggere un testo con termini elementari e un testo di argomento a noi estraneo.

Esatto, è un ottimo esempio. Se il lettore è uno studente che legge un testo scientifico, lo leggerà in modo diverso rispetto a un testo per bambini, così come leggere un articolo di cronaca non è la stessa cosa che leggere un testo di diritto amministrativo. Ci sono poi tantissimi altri fenomeni che intervengono come il mind wandering, i livelli di attenzione individuale. Posso leggere un testo per dieci minuti, ma se la mia attenzione è divisa non sto ponendo il focus su ciò che sto leggendo: i miei occhi si muovono ma non sto comprendendo nulla.

Ci sono altri limiti fisici che compromettono l’efficacia del Bionic Reading? 

Bisogna considerare che il movimento oculare è un movimento balistico, legato a una contrazione muscolare, che può essere assolutamente involontario, dunque, se si aumenta la rapidità di esecuzione del movimento oculare di basso livello, non si agisce sull’alto livello che determina poi quello che viene acquisito.

Chi legge spesso, poi, avrà dei tempi di reazione alla lettura più rapidi rispetto a una persona che legge più di rado. Oppure, se un quarantenne ha una fissazione di base della singola parola di 300 millisecondi, una persona più anziana avrà una fissazione di 500 millisecondi, o più. E se portiamo a leggere più velocemente persone che in realtà hanno difficoltà di comprensione del testo, magari arrechiamo loro un danno, perché stiamo sottraendo loro il necessario tempo di fissazione.

Immagine di apertura: Foto di Pexels da Pixabay.