27 Aprile 2024
Giandujotto scettico

Tullio Regge, gli UWO e il CICAP

Giandujotto scettico n° 93 di Sofia Lincos e Giuseppe Stilo (15/07/2121)

Cosa c’entrano Torino, il CICAP, un fisico nativo del vercellese che ha dato contributi importanti alla comprensione della relatività e uno studioso inglese di letteratura gotica morto misteriosamente una notte a Porta Palazzo? Lo capiremo al termine della nostra passeggiata torinese di oggi.

Sabato, 9 gennaio 1988. Da quasi tredici anni La Stampa, allora ai massimi del successo editoriale, pubblica il suo supplemento Tuttolibri: un vero pioniere nel mondo del giornalismo. Tutttolibri si stacca dalla tradizione della terza pagina come spazio privilegiato per l’approfondimento culturale; per primo, costituisce una redazione autonoma dal resto del quotidiano. Una decisione che farà scuola: ben presto a Tuttolibri si affiancheranno veri e propri settimanali d’informazione culturale, scientifica ed economica, che andranno ad affiancare le testate “madri” (a cominciare da Sette, emanazione del Corriere della Sera).

Quel giorno del 1988, i lettori di Tuttolibri trovano un pezzo strano, ma dal tono apparentemente serio. Si intitola “Quei fantasmi chiamati Uwo” e ne è autore un fisico famosissimo, Tullio Regge (nell’immagine in evidenza, da Wikipedia). Nativo di Borgo d’Ale, nel vercellese, Regge in quel periodo lavora alla Facoltà di Fisica dell’Università di Torino, ed è uno scienziato titolatissimo. Nel 1988 ha già pubblicato alcuni dei lavori che lo renderanno celebre: quello sulle soluzioni delle equazioni di Einstein e quello sulle proprietà matematiche delle interazioni forti.

I suoi interessi però non si limitano alla fisica: spaziano dal design alla politica, fino alla divulgazione scientifica. Un’attività, questa, portata avanti prima sulla Gazzetta del Popolo e poi su Le Scienze e Tuttoscienze, il supplemento de La Stampa creato nel 1981 da Piero Bianucci.

Preoccupato per la diffusione delle credenze sul paranormale, Regge è tra i ventidue scienziati che firmano la dichiarazione del 1978; una presa di posizione netta contro le pseudoscienze, che auspica la formazione di un “comitato” che si occupi di verificare in maniera rigorosa le dichiarazioni di medium, maghi e affini. Era l’embrione da cui si formerà il CICAP, nato a Torino nell’ottobre del 1988.

Regge vi aderì subito: nel 1990 ne diventò anche garante scientifico, sostituendo un altro fisico importante, Edoardo Amaldi, da poco scomparso. Quando, nel 1995 nacque il CICAP Piemonte, ne diventò presidente, impegnandosi in diverse attività per alcuni anni.

Ora che abbiamo detto qualcosa sul rapporto fra Torino, il CICAP e Regge, rimane da capire cosa c’entri in questo articolo lo “studioso inglese di letteratura gotica morto misteriosamente una notte a Porta Palazzo” che abbiamo citato all’inizio.

Beh, il fatto è che “Quei fantasmi chiamati Uwo”, l’articolo di Regge per Tuttolibri del 9 gennaio 1988, prendeva spunto da un’antologia di racconti sui fantasmi, presentati e tradotti da un grande studioso inglese di letteratura gotica, da lungo tempo trapiantato a Torino: Frederick Malcolm Skey. Undici anni dopo l’articolo di Regge, Skey venne scoperto agonizzante, in circostanze mai chiarite, in piazza della Repubblica, nella zona del grande mercato cittadino di Porta Palazzo, Fu trovato di notte, con una profonda ferita alla tempia e morì poco dopo, senza mai aver ripreso conoscenza.

Alla fine del 1987, comunque, Skey aveva pubblicato per le edizioni Theoria di Roma Fantasmi e no, frutto dei suoi studi sul gotico. Il testo faceva parte della collana “Segni”, da lui stesso diretta e che era nata come progetto di diffusione in Italia della storia della scienza e del pensiero critico-razionale. Inutile dire che l’attività editoriale di Skey entrò subito nel radar intellettuale di Regge.

Fu una recensione di questa antologia sui fantasmi uscita sul numero precedente di Tuttolibri (quello del 2 gennaio 1988), a dargli lo spunto per scrivere in maniera corrosiva delle “prove” in favore del paranormale – e, si direbbe, anche degli UFO. Regge conosceva bene l’argomento: nel 2007 parteciperà a uno dei convegni nazionali del CISU (una delle rarissime associazioni ufologiche serie del panorama italiano). Prima di allora, nel 2001, si era trovato costretto a ribadire le sue opinioni in materia quando un rapporto da lui richiesto nel 2001 al Parlamento europeo venne strumentalizzato da alcuni ufologi filo-alieni per portare avanti l’idea di un gruppo di ricerca sugli UFO a spese della Comunità – idea che lui riteneva poco opportuna. Di quest’ultimo incidente Regge scrisse per il CICAP.

All’epoca della parodia per Tuttolibri, comunque, obiettivo della presa in giro erano soprattutto i promotori della parapsicologia (che in quegli anni ancora cercava di produrre risultati e pubblicazioni “serie” da offrire all’attenzione della comunità scientifica) e il loro linguaggio. Regge non si sofferma sulle credenze popolari, sugli spiriti o sul sogno in cui la zia ha rivelato di stare benissimo nell’aldilà, ma su coloro che, magari dotati di formazione scientifica, la mentalità della scienza non l’hanno onorata. L’articolo diverte anche oggi: è fintamente analitico, fintamente razionale, e, proprio per questo, smaschera la pseudoscienza dei sostenitori del paranormale. Inizia così:

Da anni combatto una battaglia solitaria per elevare il livello culturale e scientifico dei nostri quotidiani, ma a volte mi vien voglia di gettare la spugna. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il recente articolo di Malcolm Skey […] Skey dimostra di non conoscere la letteratura scientifica sul soggetto e non risulta affatto informato sulle tecniche più recenti di studio e di ricerca sugli UWO (unexplained walking objects e non fantasmi, una parola ambigua ed ormai scientificamente inadeguata) sviluppate fra l’altro da alcuni prestigiosi gruppi di ricerca italiani con il finanziamento del Cnr in collaborazione con l’Università di Uachita Ghost (Iowa, Usa).

Regge sembra prendere bonariamente in giro la smania per le ricerche d’avanguardia su argomenti “di frontiera”, fatte magari buttando dalla finestra denari dei cittadini; una pratica che finiva spesso per generare tentativi imbarazzanti di giustificare lo spreco dei soldi spesi, attraverso presentazioni fumose.

Nel caso degli UWO, aggiunge Regge sornione, è stata analizzata una base di dati mondiale di più di 300 “oggetti camminanti non identificati”, con risultati fondamentali – tanto che già si ipotizza “un secondo piano quinquennale di ricerca”. Eccovi dunque i risultati conseguiti:

La probabilità di apparizione degli UWO è una funzione continua della latitudine e longitudine che tocca il massimo a circa 500 km dal polo magnetico terrestre. Alcuni fattori, quali la presenza di ittrio nel terreno possono aumentare questa probabilità. In particolare le frequenti apparizioni che si verificano nei castelli inglesi (tra cui quello di Gryll) sono certamente correlate all’uso di materiale da costruzione con elevato contenuto di ittrio. [

In questo modo il fisico sorrideva dei tentativi più o meno improbabili di svestire miti come quello dei fantasmi o degli UFO del loro contenuto essenziale, quello mitologico (i morti, gli extraterrestri) grazie al tentativo di accreditarne una spiegazione farlocca, ma in apparenza “seria”, legata alle scienze della natura: è colpa dell’ittrio! Chissà che a Regge l’ittrio non sia venuto in mente perché quell’incolpevole elemento, con numero atomico 39, una volta si usava per i fosfori dei tubi catodici dei televisori, e quindi contribuiva a far avere delle “visioni”…

Per quanto riguarda la natura degli UWO è ormai certo che si tratti di immagini tridimensionali ad altissima risoluzione, non meno di centomila pixel per lato, per un totale di circa 1000 Terapixel). La frequenza di rinnovamento dell’immagine è pure altissima, pari a 137 immagini/sec corrispondenti a circa un milione di Terabyte/sec, totalmente al di là della nostra tecnologia. Queste cifre non dipendono dal luogo dove appare lo UWO e sono confermate ormai da un gran numero di misure indipendenti, tra cui quello di un gruppo italiano condotte al castello di Perno sul cosiddetto fantasma di Starace (UWO-273). 

Ah, finalmente dei numeri, delle cifre. Quello che tutti i promotori dei fenomeni “sconosciuti”, di solito in perfetta buona fede, bramano. Magari “confermate da un gran numero di misure indipendenti”, tanto più se fatte da un gruppo italiano a Perno – probabile allusione a una frazione del comune di Monforte d’Alba, non esattamente l’ombelico del mondo – dove si vede quello che nella ormai superata nomenclatura pre-UWO era detto “fantasma di Starace”. In altri termini, nientepopodimenoche lo spettro di Achille Starace, segretario del Partito Nazionale Fascista, super-fedele a Mussolini, simbolo dei più tragicomici riti introdotti dalla dittatura negli anni ‘30 (come il salto nel cerchio di fuoco da parte dei funzionari pubblici, con divisa e panza d’ordinanza, ma ormai votati alle future virtù belliche)…

L’emissione sonora è dovuta all’assorbimento di radiazione ultravioletta molto intenza (sic) e modulata da parte di strati d’aria umida con effetto autoparlante (ri-sic). La IIA ha già brevettato un sistema di autoparlanti ad altissima fedeltà basata appunto su questo fenomeno. Come si vede la ricerca sugli UWO ha già dato risultati pratici di rilievo.

Beh, ma a che servono, gli UWO? A permetterci di riprodurre musica hi-fi, grazie alla scoperta dell’effetto autoparlante. Non altoparlante, si badi bene, ma autoparlante. La pretesa dell’imitazione del linguaggio scientifico rivela l’inguaribile, letale provincialismo delle pseudoscienze e le loro conseguenti sgrammaticature.

Ma questi UWO, queste “immagini tridimensionali ad altissima risoluzione”, avranno pure un’origine, non vi pare? Ed è qui che le credenze classiche nel paranormale si fondono con quelle proprie dell’era del dominio della tecnica: la scienza superiore degli extraterrestri.

Ancora più straordinaria è la scoperta (fatta da Fernando Llotz) secondo cui la distribuzione spettrale delle emissioni UWO si estende fino all’estremo ultravioletto ma non entra praticamente nell’infrarosso. Secondo le teorie di Peter Galliott gli UWO sono delle trasmissioni televisive sperimentali ad altissima risoluzione, non basate sulla banda elettromagnetica, e il cui luogo di origine rimane al momento sconosciuto. La distribuzione spettrale anomala parrebbe indicare una emissione proveniente da un pianeta in orbita attorno ad una gigante blu con una forte emissione ultravioletta. Si tratta naturalmente di ipotesi preliminari.

I nomi dei “ricercatori” sono a metà fra i romanzi di Fruttero e Lucentini di ambientazione piemontese, i testi fantozziani di Paolo Villaggio e la satira di Eco. Il tutto, infarcito di un linguaggio fintamente scientifico: un filosofo della scienza come Massimo Pigliucci ne ha discusso più volte parlando di pseudo-profondità e degli usi ingannevoli delle parole della scienza fatti dai proponenti dei “fenomeni sconosciuti”.

L’articolo di Regge si conclude con un finto invito a “professionalizzare” la ricerca sugli UWO, anche segnalando tempestivamente a un apposito numero di telefono del CNR ogni apparizione. Chissà se era vero: quello indicato aveva il prefisso 011, quello di Torino: magari a qualche fisico universitario saranno arrivate davvero chiamate da parte di qualche testimone UWO…

In questo modo, con “meno chiacchiere e più spettrografi” e andando oltre la “terminologia screditata del libro di Malcolm Skey”, si sarebbero evitati ulteriori elementi di confuzione.

Come detto, la satira di Tullio Regge comparve su Tuttolibri la mattina di sabato 9 gennaio 1988. Nove mesi dopo, in un ristorante di Torino, una trentina di persone si riuniva per fondare ufficialmente il CICAP. Quel giorno Tullio Regge non era fra i presenti. Ben presto, però, si sarebbe unito al gruppo torinese dei primi aderenti al CICAP, fresco fresco delle sue scoperte sugli UWO.

Immagine in evidenza, di cocoparisienne, da Pixabay