16 Aprile 2024
Storia e scetticismo: gli anniversari

Storia e Scetticismo: gli Anniversari dal 13 al 19 febbraio

Le ricorrenze della settimana cominciano a Barletta, con un celebre scontro fra 13 cavalieri italiani – tra i quali il condottiero Ettore Fieramosca – e altrettanti cavalieri francesi, capitanati dal nobile francese Charles de Torgues; ragione della battaglia (la “disfida di Barletta”), la prova d’onore tra spagnoli (sostenitori degli italiani) e francesi, su quale sia la forza militare più forte tra quelle in campo. Il 13 febbraio 1503, le due fazioni si affrontano prima a cavallo, per poi finire in corpo a corpo; gli italiani dimostreranno il proprio valore, uccidendo un cavaliere avversario – tale Claude Grajan d’Aste, forse ferito a morte da Giovanni Brancaleone – e prendendo tutti gli altri prigionieri. Spettacolo più drammatico quello tenutosi a Campo de’ Fiori, a Roma, il 17 febbraio del 1600: accusato di eresia, Giordano Bruno viene arso vivo, e le sue ceneri gettate nel Tevere. Ha passato quasi otto anni di carcere, prima a Venezia e poi nel palazzo romano del Sant’Uffizio, dove è stato più volte torturato nella speranza di estorcergli l’abiura. Poco più di tre decenni più tardi, Galileo Galilei è quindi ben conscio della sorte di coloro che rifiutano di abiurare: il 13 febbraio 1633 giunge a Roma per prepararsi ad affrontare il processo di fronte all’Inquisizione, durante il quale sarà costretto a negare la teoria eliocentrica copernicana; sconterà una modesta pena (cinque mesi di arresti domiciliari prima a Roma e poi a Siena), con l’obbligo di recitare per tre anni, una volta alla settimana, i Salmi Penitenziari (al cui rito sarà incaricata ufficialmente la figlia Maria Celeste). Il 14 febbraio 1779, il navigatore James Cook viene ucciso, insieme ad alcuni dei suoi uomini, sull’isola di Hawaii; vittima di un regolamento di conti col re locale Kaleiopuu, sarà onorato con il rito funebre dei nativi, e le sue ossa riconsegnate all’equipaggio (per essere inumate in mare).

La statua di Giordano Bruno a Campo de’ Fiori, dove subì il supplizio del rogo; lo scultore Ettore Ferrari lo ha raffigurato con lo sguardo torvo diretto verso il Vaticano (credit: Sergio D’Afflitto, CC BY-SA 4.0)

Dall’altra parte del mondo, 82 anni più tardi e dopo 102 giorni di assedio, il 13 febbraio 1861 capitola la fortezza di Gaeta, ultimo baluardo del Regno delle due Sicilie: è il tassello finale che porterà, in poco più di un mese, alla proclamazione ufficiale dell’unità d’Italia. A Ginevra, nel “frattempo” – il 17 febbraio 1863 – un gruppo di cittadini elvetici si organizza in un’associazione chiamata International Committee for Relief to the Wounded (“comitato internazionale per il soccorso dei feriti”), con l’intento di tutelare la salute dei soldati colpiti in battaglia; tredici anni più tardi, sarà già ufficialmente nota come Comitato Internazionale della Croce Rossa, e darà origine all’articolata struttura internazionale che oggi coinvolge decine di milioni di volontari nel mondo. Passando al ventesimo secolo, si svela la “maledizione del faraone”: il 16 febbraio 1923, Howard Carter apre la camera sepolcrale di Tutankhamon; l’evento darà origine alla leggenda (senza fondamento) per cui tutti coloro che hanno preso parte alla spedizione sarebbero dovuti morire di lì a breve. Ben più concreta è la drammatica fine dei rivali di Al Capone che, il 14 febbraio 1929 a Chicago, vengono messi al muro con uno stratagemma degli uomini del famigerato criminale (due di loro sono infatti travestiti da poliziotti) e trucidati a colpi di mitragliatore; il regolamento di conti per il controllo degli alcolici sarà conosciuto come la strage di San Valentino. Il traffico illegale di alcol sarà tuttavia destinato a tramontare quattro anni più tardi, il 16 febbraio 1933, con l’abolizione del proibizionismo statunitense. Settant’anni dopo, ormai nel millennio successivo (il 15 febbraio 2003) più o meno vaste manifestazioni di piazza si tengono in oltre 600 città per protestare contro la guerra in Iraq; la folla raccoltasi a Roma è così imponente che sarà già inserita l’anno successivo nel Guinness World of Records, come “la più grande manifestazione contro la guerra mai avvenuta nella storia” (“Largest anti-war rally: 3 million, Italy, 2003”). Il 16 febbraio 2005, infine, la Russia ratifica il protocollo di Kyoto; con il coinvolgimento di paesi responsabili per un totale del 55% delle emissioni di gas serra mondiali, l’accordo è formalmente in vigore. Nato con l’ambizioso intento di tamponare il riscaldamento globale causato dalle attività umane, non include ancora oggi la firma degli Stati Uniti.

STORIE INCREDIBILI

Una radiografia del Geode di Coso; le linee in blu indicano i componenti che identificano la candela Champion prodotta nel 1920 (credit: Pubblico Dominio)

IL GEODE DI COSO. Il 13 febbraio 1961, i proprietari di un negozio di souvenir a Olancha, in California, si trovano nei pressi del lago Owens, vicino al picco di Coso, alla ricerca di geodi (pietre cave rivestite internamente di cristalli); nel tentativo di aprirne uno particolarmente resistente alla lama diamantata, scoprono che, all’interno, questo contiene qualcosa di inaspettato – un materiale simile alla porcellana intorno a una barretta di metallo, oltre ad altre parti di rame e ferro. All’esterno, i resti di “conchiglie fossili” rendono la pietra ancora più strabiliante; sottoposta ai raggi X, mostra quello che viene ritenuto immediatamente un “OoPArt” (“Out of place Artifact“, un manufatto estraneo al contesto storico in cui è stato ritrovato), la cui presenza è inspiegabile. O meglio, inspiegabile fino al 1999, quando un gruppo di esperti collezionisti americani di candele per motori a combustione riconoscerà nell’oggetto i resti di una candela d’automobile di marca Champion, risalente agli anni ’20 e incrostatasi nel corso dei decenni. Dopo essere stato goffamente utilizzato per anni da gruppi di creazionisti come prova della falsità dell’evoluzione umana, il “geode di Coso” – tornerà a essere un comune cimelio di modernariato; la sua ubicazione odierna è sconosciuta.

Un’incisione destinata alla seconda versione della lettera di Colombo, rivista da Giuliano Dati nell’ottobre del 1493 (credit: Pubblico Dominio)

NIENTE MOSTRI NEL CATAI. Il 15 febbraio 1493, Cristoforo Colombo è sulla caravella Niña, diretto verso l’Europa dopo aver scoperto quella che per lui è un’isola dell’Estremo Oriente, al tempo conosciuto come Catai. Al suo tempo, le informazioni viaggiano attraverso le missive consegnate alle corti reali; ed è proprio con una lettera (poi trascritta in più versioni) che il celebre navigatore desidera raccontare quello che per lui è un successo marittimo. Convinto della prossimità alle coste cinesi, descrive (esagerate) dimensioni, aspetto e ricchezze delle attuali Cuba e Hispaniola, e presenta la popolazione locale come docile e sottomessa, e facilmente convertibile alla fede cattolica. Ciò che colpisce maggiormente, tuttavia, è la necessità di indicare di non aver incontrato le popolazioni mostruose descritte, fra gli altri, anche nel da lui amatissimo Milione di Marco Polo:

“non vidi nulla di straordinario e non seppi esservene in alcun luogo, se non in un’isola chiamata Charis, che è seconda a chi dalla Spagna naviga verso l’India, e i cui abitanti son ritenuti feroci dalla gente finitima. Si cibano essi di carne umana; (…) si servono di archi e frecce di canna dove sono confisse, come dicemmo, delle aste accuminate, e perciò son ritenuti feroci ed incutono gran paura agli altri Indiani, ma io non li stimo niente più degli altri”.

Un frammento della “Pergamena del Tempio”, ritrovata nella caverna di Qumran codificata come “11” (credit: Pubblico Dominio)

I MANOSCRITTI DEL MAR MORTO. In Cisgiordania, vicino alle rovine di Gerico, il 15 febbraio 1949 un team autorizzato dal governo giordano e guidato dagli archeologi Gerald Lankester Harding e Roland de Vaux, si prepara a entrare in una grotta dove, un paio di anni prima (tra il novembre 1946 e il febbraio 1947), tre beduini hanno scoperto alcune pergamene, che passate per varie mani, vengono notate da John C. Trever – un ricercatore delle American Schools of Oriental Research – che ne individua le similarità col papiro Nash, al tempo il più antico manoscritto ebraico, attirando l’attenzione della comunità scientifica sul sito archeologico. Da quella che sarà chiamata “grotta 1“, gli archeologi estrarranno numerosi frammenti di pergamena, tessuti, giare e vari manufatti appartenuti (probabilmente) a Esseni, una comunità ebraica vissuta nell’area in particolare fra il I secolo a.C. e il I secolo d.C., estintasi a seguito delle guerre ebraiche contro gli occupanti Romani e che forse ebbe fra i seguaci lo stesso Giovanni Battista. Negli anni successivi, i ricercatori scopriranno – affiancati da altri team di ricerca – un totale di 11 grotte, contenenti migliaia di ulteriori frammenti, alcuni testi (quasi) completi e innumerevoli altri manufatti: sarà una delle scoperte archeologiche più importanti della storia.

L’ingresso della grotta 4 di Qumran, contenente la maggior parte delle pergamene ritrovate (credit: Effi Schweizer, Pubblico Dominio)

Le pergamene riportano – per lo più in ebraico, ma anche in aramaico e greco – frammenti più o meno ampi della letteratura del giudaismo di quel tempo, alcuni dei quali accolti nella Bibbia ebraica (Tanakh), altri (fra cui Enoch, Giubilei, Tobia, Siracide e alcuni salmi)  considerati poi deuterocanonici dalla tradizione cristiana (perché presenti nella versione greca della Bibbia “dei Settanta”) o “apocrifi”, e una serie di documenti che descrivono regole e filosofia della setta che li ha redatti. Negli ultimi giorni, alcuni archeologi israeliani hanno confermato la scoperta a Qumran di una nuova grotta, che è stata tuttavia saccheggiata nel secolo scorso e privata delle pergamene contenute.

STORIA E TECNOLOGIA

Il “dinosauro” dell’informatica, ENIAC, in funzione presso la Moore School of Electrical Engineering (credit: U. S. Army Photo, Pubblico Dominio)

STORIE DI TELECOMUNICAZIONI. Le ricorrenze di questa settimana cominciano con una coincidenza: il 14 febbraio 1876, Alexander Graham Bell deposita all’ufficio brevetti di Washington D.C. il suo progetto per un “telegrafo acustico”; lo stesso giorno, Elisha Wood deposita un “caveat” (un documento legale considerabile come un brevetto provvisorio) contenente una descrizione di una tecnologia analoga. Bell riuscirà a spuntarla nell’arco di poche settimane, nonostante abbia basato la sua tecnologia su un brevetto provvisorio (non rinnovato per mancanza di fondi) di un inventore italiano, Antonio Meucci; serviranno oltre 126 anni affinché, nel giugno del 2002, il Congresso degli Stati Uniti attribuisca all’Italiano l’invenzione del telefono. Il 15 febbraio 1946, viene inaugurato a Filadelfia il computer ENIAC, un gigantesco bestione (180 metri quadri per 30 tonnellate di peso) composto da più di 17.000 valvole termoioniche; quarto computer digitale della storia e il primo non destinato a un uso specifico, sarà sfruttato per 11 anni tanto dall’esercito (per il calcolo delle traiettorie balistiche) quanto, ad esempio, per l’analisi dei dati dei censimenti e calcoli sperimentali per le previsioni metereologiche. Nei successivi decenni l’informatica compie passi da gigante, e mentre il precursore di Internet (Arpanet) comincia a svilupparsi, il 16 febbraio 1978 – a Chicago – viene attivato il primo Bulletin Board System, un computer contattabile da più utenti via modem e in grado di offrire i primi servizi civili di comunicazione e condivisione di file; il servizio si eclisserà rapidamente a metà degli anni ’90, con l’ascesa del World Wide Web. Ed è proprio sul web che, il 14 febbraio 2005, un gruppo di ex dipendenti di PayPal lancia un nuovo servizio per condividere video: chiamato YouTube, sarà acquistato già l’anno successivo da Google e diverrà la più importante piattaforma di condivisione di contenuti multimediali del pianeta.

Lo Space Shuttle Enterprise sulla rampa di lancio 39A del Kennedy Space Center; oltre che per gli studi aerodinamici, il veicolo veniva utilizzato per le verifiche sperimentali per i lanci con gli Shuttle dotati di propulsione (credit: NASA, Pubblico Dominio)

DIAMANTI E METEORE. Il 18 febbraio 1930, Clyde Tombaugh, un giovanissimo astronomo assunto dal Lowell Observatory in Arizona e alla ricerca del pianeta sconosciuto che influenza l’orbita di Urano, scopre in una serie di fotografie l’oggetto misterioso: viene identificato quello che sarà per molto tempo il nono pianeta del Sistema Solare, Plutone, oggi “declassato” a pianeta nano. Il 18 febbraio 1977, lo Space Shuttle Enterprise – una versione sperimentale priva di propulsori, nonostante sia ricordato come il primo della celebre serie di navette spaziali – compie il suo primo “volo”, sganciato da un Boeing 747 per verificare il carico strutturale e collaudarne le capacità di rientro; nonostante si penserà di riadattarlo per il volo spaziale, sarà invece pensionato definitivamente nei primi anni ’80, per essere destinato alle esposizioni museali. Il 13 febbraio 2004, il giorno prima di San Valentino, l’Harvard–Smithsonian Center for Astrophysics annuncia la scoperta del più grande diamante dell’universo conosciuto: “Lucy”, dal nome di una canzone dei Beatles,Lucy in The Sky with Diamonds”), è una stella nana, poco romanticamente conosciuta come BPM 37093, la cui massa è principalmente composta da un cristallo di diamante di più di 10 milioni di miliardi di miliardi di miliardi di carati (se fosse sulla terra, la cui massa è circa 100.000 volte più piccola). Alle ore 9:20 locali del 15 febbraio 2013, sopra una vasta area della Russia (nella regione di Chelyabinsk), una  meteora attraversa il cielo, detonando violentemente; l’onda d’urto provoca danni nell’arco di qualche decina di chilometri, danneggiando finestre, tetti e altre parti di un totale di 7.200 edifici, e ferendo circa 1.500 persone; interessanti i casi di temporanea cecità (dovuti a una luminosità apparente del fenomeno corrispondente a circa 30 volte il nostro sole) e di “scottature” analoghe a quelle solari.

In copertina, lo Space Shuttle Enterprise sorvola New York nel 2012, trasportato da un Boeing 747 della NASA, dedicato al trasporto dello Shuttle stesso (credit: NASA, Pubblico Dominio)

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