HAARP è tornato, lunga vita a HAARP
Nel 2013 lo avevamo lasciato così, semi-abbandonato e con un Clean Air Act incombente, pronto alla serrata definitiva. E invece HAARP, il complesso di antennte più amato dai cospirazionisti di tutto il mondo, è più vivo che mai. Dopo circa due anni di inattività forzata qualcuno si è chiesto se non ci fosse davvero nessuno a cui l’imponente struttura potesse tornare utile. E così, a metà agosto 2015, il generale dell’U.S. Air Force Tom Masiello ha stretto un accordo con Brian Rogers and Bob McCoy, dell’UAF (University of Alaska Fairbanks), siglando il passaggio definitivo di HAARP dalle mani dei militari a quelle dell’Istituto di Geofisica.
L’operazione è costata circa due milioni di dollari, ottenuti da McCoy e Bristow grazie a un prestito dell’università. A settembre 2015, nel corso di un’intervista, i due geofisici si dicevano sicuri che il finanziamento sarebbe stato restituito entro i tre anni previsti: nel caso peggiore, con la vendita degli stumenti (la costruzione del complesso, all’epoca, era costata circa 300 milioni di dollari); nel caso migliore, invece, grazie all’affitto del complesso a scienziati e gruppi di ricerca interessati a svolgervi esperimenti.
“I militari avevano obiettivi specifici, adesso possiamo fare più ricerca di base. Ci aiuterà a costruire modelli generali della ionosfera/termosfera, ad esempio sul modo in cui interagiscono ioni e neutroni nell’alta atmosfera.”
Con HAARP è possibile, ad esempio, condurre esperimenti per simulare gli effetti delle tempeste solari sulla ionosfera, al posto di aspettare semplicemente che ne arrivi una. Come spiega Bristow:
“Possiamo creare un disturbo e vedere quanto velocemente si dissipa. Possiamo generare test per verificare gli effetti di una perturbazione sui satelliti e sui sistemi radio al suolo. Non dobbiamo aspettare che sia Madre Natura a generare le condizioni giuste.”
(Nota per i cospirazionisti: si tratta di simulare processi che avvengono normalmente in natura, e che non hanno conseguenze catastrofiche, se non il disturbo di satelliti e telecomunicazioni. Niente creazione di terremoti o inondazioni, HAARP non ha un’energia sufficiente)
Al contrario dei precedenti gestori, piuttosto restii a condividere con il pubblico l’esatta natura delle loro ricerche, Bill Bristow sembra volersi impegnare anche nella divulgazione: il 10 marzo ha tenuto una conferenza pubblica per spiegare esattamente che genere di ricerca vi viene svolta, e perché è importante che la struttura continui a vivere.
Un cambio di atteggiamento che difficilmente fermerà le ipotesi di coloro che ormai identificano HAARP con il Male, strumento per il controllo della popolazione e del clima, fautore di terremoti e inondazioni. Nulla sembra ormai poter scalfire le certezze granitiche dei cospirazionisti di ferro; e che la struttura rimanga aperta o chiusa, per loro, non è che un dettaglio.
Foto di Michael Kleiman, US Air Force, da Wikimedia Commons, pubblico dominio
“I militari avevano obiettivi specifici, adesso possiamo fare più ricerca di base. Ci aiuterà a costruire modelli generali della ionosfera/termosfera, ad esempio sul modo in cui interagiscono ioni e neutroni nell’alta atmosfera.”
Con HAARP è possibile, ad esempio, condurre esperimenti per simulare gli effetti delle tempeste solari sulla ionosfera, al posto di aspettare semplicemente che ne arrivi una. Come spiega Bristow:
“Possiamo creare un disturbo e vedere quanto velocemente si dissipa. Possiamo generare test per verificare gli effetti di una perturbazione sui satelliti e sui sistemi radio al suolo. Non dobbiamo aspettare che sia Madre Natura a generare le condizioni giuste.”
(Nota per i cospirazionisti: si tratta di simulare processi che avvengono normalmente in natura, e che non hanno conseguenze catastrofiche, se non il disturbo di satelliti e telecomunicazioni. Niente creazione di terremoti o inondazioni, HAARP non ha un’energia sufficiente)
rispondo:
Siamo fatti di energia, siamo vibrazioni.
Una simulazione in ambiente reale non è una simulazione: è REALTA’