11 Novembre 2024
Dal mondo

Quel wookie di un bigfoot

Ricordo che quand’ero adolescente, leggendo su di una storica rivista di videogiochi i dietro le quinte più curiosi della realizzazione del film Il ritorno dello Jedi, rimasi particolarmente colpito da questo aneddoto: durante le riprese nella grande foresta del Redwood National Park (California settentrionale) all’attore Peter Mayhew, che indossava il peloso costume del wookie Chewbecca, era assolutamente vietato allontanarsi dal set.

Il motivo di questo divieto è presto detto: la produzione temeva che qualche incauto cacciatore avrebbe potuto sparare a Peter dopo averlo scambiato per un bigfoot.

In tutta onestà non ho mai verificato se quanto letto allora corrispondesse al vero, ma in fondo è relativamente poco importante. Questa nota di colore, sulla quale tornerò in seguito, mi servirà infatti per sdrammatizzare sull’ennesimo poco edificante siparietto a sfondo criptozoologico che ha nel leggendario primate gigante dell’America del nord il suo principale protagonista.

Tutto ha avuto inizio circa due anni fa con la pubblicazione sul sito della DNA Diagnostics, azienda specializzata nel campo della zootecnia, di un comunicato letteralmente straordinario: dopo 5 anni di analisi genetiche, un team di ricercatori guidato dalla dottoressa Melba Ketchum era riuscito a dimostrare l’esistenza del leggendario bigfoot, che si era rivelato essere un ibrido tra il moderno Homo sapiens e una specie sconosciuta di primate, risalente a 15.000 anni fa. Lo studio, assicurava il comunicato, era attualmente sotto revisione paritaria e sarebbe stato pubblicato a breve su di una rivista scientifica. Ora quello studio è stato finalmente pubblicato, ma se vi state chiedendo come mai la scoperta zoologica del millennio non è apparsa sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo, continuate nella lettura…

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, la dottoressa Ketchum e i suoi colleghi sequenziavano DNA da campioni biologici per l’utilizzo in ambito forense, quando uno show televisivo chiese loro di analizzare un presunto reperto di yeti, i cui risultati si rivelarono inconcludenti. Ma giorni dopo la messa in onda del programma il laboratorio fu letteralmente sommerso di richieste per analizzare una moltitudine di presunti campioni di bigfoot. Il team, estremamente incuriosito dalla cosa, accettò la sfida giungendo alle conclusioni illustrate a inizio articolo. Ma non trovando nessuna rivista disposta a pubblicare i risultati dei loro studi, decise di fondare dal nulla un nuovo giornale online appositamente dedicato allo scopo. Il volume 1 del numero 1 della neonata DeNovo contiene infatti soltanto la pubblicazione in questione!

Il perché di questa scelta non proprio ortodossa è stato spiegato dalla Ketchum in un’intervista rilasciata al sito web The Voice of Russia:

[…] la scienza moderna non è ancora pronta per questo. C’è talmente tanto sensazionalismo attorno [all’argomento] che la comunità scientifica ritiene che la ricerca non sia attendibile. Per la maggior parte del mondo scientifico i risultati del nostro studio non possono essere validi perché loro sanno che lo yeti non esiste e che quindi il [nostro] progetto non è nient’altro che una bufala, una campagna pubblicitaria. Di conseguenza gli scienziati non hanno nemmeno voglia di informarsi su di esso. La loro mancanza di volontà nel prendere in considerazione che una creatura mitica possa davvero esistere li induce a inventare motivazioni per le quali la nostra ricerca non può ritenersi valida.

In definitiva si è dovuto ricorrere all’autopubblicazione per via del solito complotto degli scienziati cattivi dalla mente chiusa. In seguito illustrerò un esempio lampante che dimostra in pieno quanto le ragioni della Ketchum sono in realtà campate per aria, ma prima è necessario tornare sullo studio di quest’ultima e sui molti punti oscuri che hanno fatto storcere il naso al mondo accademico.

Innanzitutto sono proprio gli autori a riportare, nero su bianco nel loro articolo, che il DNA mitocondriale dei campioni esaminati è al 100% quello di esseri umani provenienti da una dozzina di diversi gruppi etnici. A rigor di logica ne consegue che o i campioni esaminati appartenevano di fatto a esseri umani, o sono stati contaminati dalle persone che li hanno manipolati: in entrambi i casi, quindi, i risultati delle analisi sono inconcludenti e non dimostrano affatto l’esistenza di una nuova specie. Gli autori optano però per una spiegazione alquanto bizzarra per giustificare il loro fallimento: il DNA estratto dai campioni avrebbe delle strutture inedite che ne avrebbero impedito la corretta amplificazione durante la fase di PCR. Questo dimostrerebbe quindi (secondo loro) che si tratta di un DNA diverso da quello di ogni altra specie. Altra dichiarazione alquanto sospetta è poi il fatto che non sarebbe stato possibile depositare all’interno della GenBank le sequenze di DNA ottenute, perché appartenevano a un nuovo e sconosciuto taxon. In realtà però non esistono affatto vincoli di questo tipo.

Vi è inoltre un secondo, enorme problema: buona parte del materiale organico fornito alla Ketchum proviene dal discusso Erickson Project, un’iniziativa di Adrian Erickson che si prefigge lo scopo di dimostrare l’esistenza del bigfoot. Purtroppo però le dichiarazioni rilasciate negli anni bastano da sole a screditare tutte le persone coinvolte nella faccenda.

Erickson ha infatti affermato in più di un’occasione di possedere filmati senza precedenti, tra i quali quello di una femmina adolescente di bigfoot (battezzata Matilda) dormiente nonché il primo piano del suo volto (da sveglia). Filmati che, seppure presentati come assolutamente incredibili, sembrano non mostrare altro che un pessimo costume, ma che nonostante questo sono stati ritenuti attendibili dalla Ketchum, che non ha minimamente esitato a citarli nel suo articolo quali prove dell’esistenza del bigfoot. Questo è quanto da lei riportato nel suo diario facebook il 13 febbraio 2013:

Ecco una brevissima clip di una femmina di sasquatch dormiente che il Progetto Erickson ci ha permesso di utilizzare per la nostra pubblicazione […].

melba_ketchum

Successivamente il video è stato rimosso per motivi di copyright (“Sono dispiaciuta nel comunicare che l’immagine di Matilda è stata tolta. Sebbene sia adorabile questa immagine è di proprietà di Adrian Erickson e ci è permesso di utilizzarla soltanto nella pubblicazione […]”), ma per chi volesse rendersi conto del suo contenuto ne esistono ancora varie versioni disponibili su youtube.

Alla luce di tutto questo è quindi facilmente intuibile il motivo per cui nessuna rivista ha voluto pubblicare lo studio della Ketchum.

E non è ancora finita.

Tra i protagonisti di questa tremenda messa in scena figurano anche Wally e Matt Moneymaker, responsabili della tristemente nota BFRO (Bigfoot Field Researches Organization), che nel corso degli anni si è prodigata nel diffondere falsi filmati di bigfoot. Ebbene, dopo l’annuncio fatto da Erikson circa i filmati di Matilda, i Moneymaker non persero tempo precipitandosi da quest’ultimo per poterli vedere con i propri occhi. Le dichiarazioni lasciate da loro e da altri che dissero di avere visionato le immagini in questione possono riassumersi nei seguenti punti:

  1. Naso simile a quello umano, ma con narici più grandi

  2. Labbra rosa, lingua nera

  3. Denti appuntiti come zanne

  4. Occhi molto incassati nel volto, palpebre che non si muovono

Come possa una creatura che condivide con l’uomo il 100% del suo DNA possedere una lingua nera, zanne ed essere priva di palpebre mobili rimane un mistero, ma alcuni frame del famoso primo piano di Matilda recentemente circolati in rete sembrerebbero risolvere totalmente l’arcano: il bigfoot è in realtà un wookie!

wookie

A quanto pare la troupe di Il ritorno dello Jedi non è riuscita ad impedire a Peter Mayhew qualche scappatella nei boschi… Che Matilda sia la figlia illegittima di Chewbecca?

Chiusa questa parentesi è necessario aprirne un’altra sull’atteggiamento della scienza nei confronti di questi argomenti “di confine”. La Ketchum ha infatti dichiarato che il suo studio non è stato tenuto in considerazione per via della chiusura mentale del mondo accademico. La recente iniziativa del Wolfson College dell’Harvard University e del Museo di Zoologia di Losanna dimostrano però l’infondatezza di tali accuse. Il Collateral Hominid Project vede infatti coinvolto in prima persona Bryan Sykes, genetista di fama mondiale, ed ha come scopo proprio l’analisi del DNA di presunti campioni di “ominidi relitti” provenienti da tutto il mondo, i cui risultati sono attualmente in attesa di pubblicazione.

E’ consigliabile quindi, per chi è genuinamente interessato a questi argomenti, dirigere la propria attenzione su questo progetto piuttosto che farsi attirare dalla fanfara del circo della dottoressa Ketchum.

Foto di apertura di Jon Sailer da Unsplash

8 pensieri riguardo “Quel wookie di un bigfoot

  • Bello! Diciamo però che, come è stato pubblicato in autonomia uno studio non accettato, e altrettanto in autonomia il controstudio di Lorenzo (ciao!) le analisi del DNA dovrebbero essere ripetute da equipes diverse, possibilmente miste (Scettici e Creduloni) o, almeno, in contrapposizione se non si riesce a far sedere allo stesso tavolo di laboratorio le due tribù.

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  • P.S. Luk, piace anche a Te la Melba? Per me quella foto è una prova che è una brava scienziata.

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  • Ciao Aldo,
    purtroppo l’estrazione del DNA da resti organici di campioni esigui (peli, frammenti di pelle, di unghie, etc.) comporta la distruzione di quest’ultimi, per questo motivo le analisi non possono essere ripetute (a prescindere dai loro risultati).
    Una cosa però poteva essere fatta: in futuro qualunque altro ricercatore avrebbe potuto paragonare i risultati ottenuti (da altri campioni) con le sequenze ottenute dalla squadra della Ketchum. Ma questo non sarà possibile se non inseriranno i dati nella GenBank…
    Circa l’accettazione del loro studio, non esistono solo Nature e Science. Anche un Journal of Scientific Exploration ha un comitato editoriale (e ti assicuro che pubblica quasi ogni cosa), quindi sono propenso a ritenere che tutta la faccenda sia alquanto losca.
    P.S.
    definire il mio articolino un “controstudio” è una parola un po’ grossa 🙂 Io lo ritengo un riassunto dei fatti con opinione personale. Sono il primo che farebbe salti di gioia alla notizia della scoperta del bigfoot, ma poi quando la Ketchum scrive nella mailing degli “ominologi” che la comunità dei bigfoot è entusiasta all’idea che il mondo è stato messo al corrente della loro esistenza… capisci che evidentemente qualcosa di strambo c’è.

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  • Bravo Lorenzo bell’articolo.Aldo, si, si ,si ,condivido.Ma come riesci nella lettura del mio pensiero?L’avrei preferita in un calendario tipo “BIGFOOT AUTUNNO INVERNO”.Lorenzo scusa la poca serieta’.

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  • Certo che noi Creduloni abbiamo argomentazioni più incisive: Garlaschelli non potrà mai competere con la Melba.

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  • Il problema, per me rimane sempre quello……ma è mai possibile che un essere di quelle dimensioni possa vivere per millenni nel nordamerica senza lasciare nessuna traccia fisica (lo stesso vale per i vari mostri lacustri etc. etc.). Mi spiego.
    Conoscendo la passione feticista dell’essere umano di collezionare pezzi di “bestie”, santi e quant’altro è mai possibile che non è mai stato trovato neppure un orpello decorativo di peli, dita o altre appendici dello scimmione?
    Altra considerazione genetica…..per sopravvivere nei millenni questi bestioni devono necessariamente essere stati in un numero sufficiente per garantire un certo “ricambio” e nei millenni ne dovrebbero essere morti a migliaia. Ma niente ossa, niente sepolture, niente giacigli, niente tane, niente utensili insomma niente di niente. Il Nordamerica oggi come oggi è attraversato da strade, ci sono città,  gli spazi naturali sono sempre più risicati (le foreste sono ampie ma non sconfinate) e con tutti i cacciatori, esploratori, escursionisti, automobilisti (che li stirano) e cacciatori di mostri nessuno che riesca a produrre di più di una foto sgranata o di un filmato sfocato?
    Forse sono solo i fantasmi della nostra memoria antica, leggende legate a contatti remoti di quando eravamo in un mondo con altri ominidi (più o meno pelosi), noi ci siamo evoluti, loro sono spariti ma le storie si sono tramandate lasciandoci solo l voglia di vederli a tutti i costi.
    Mi auguro solo di non essere smentito da un camionista che si trova spiaccicato sul radiatore il cugino peloso. 😉

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  • Caro Paolo, hai pienamente ragione. Forse non hai letto le mie precedenti ipotesi su Jeti & C. Dicevo più sinteticamente le stesse Tue cose, aggiungendo che, siccome mangiano, devono lasciare traccie dei loro pasti. Invece, a quanto pare, oltre a non trovar traccie dei loro convivi, non troviamo neanche escrementi, o semplici minzioni. I quali, tra l’ altro, ci potrebbero dare occasione di analizzarne il DNA. In compenso, però, avvistamenti, riprese filmate, impronte e peli. Da secoli e fino ad oggi, senza apparente aumento o rarefazione di questi criptozoi. La mia ipotesi, quindi, è che non siano creature della nostra dimensione, ma abbiano raggiunto uno stadio superiore al nostro, per cui non hanno bisogno di mangiare, non muoiano come moriamo noi, lasciando un cadavere, e siano in grado di farsi vedere da chi pare a loro, nascondendosi alla nostra vista per la maggior parte del loro tempo. Ovviamente queste ipotesi sono inaccettabili per chi crede che la Vita, in sostanza, sia Materia che è diventata in grado di pensare e riprodursi. E che prove potrei addurre io, se non indirettissime (leggende popolari, antiche Religioni che consideriamo Pagane o Animiste, Visioni di alcuni Mistici anche Cristiani, ma, prevalentemente, Sciamani o Induisti)? Il mistero continuerà finché 1) Non ne catturiamo uno 2) uno di loro non si fermi a parlarci 3) non passino almeno 10 anni senza più alcun avvistamento. Per quanto riguarda la cattura, noi siamo teoricamente in grado di ucciderli, perchè un corpo in parte materiale ce l’ hanno ancora. Ma Dio non voglia, perché li ritengo Esseri Sacri. E temo che anche l’ uccisione di un “esemplare” non servirebbe a risolvere il mistero, perché il cadavere si dissolverebbe rapidamente o verrebbe sottratto dai suoi cmpagni senza consentirci lo studio. Al di là di queste mie ipotesi, non possono esistere, quindi l’ hai vinta Tu o, se preferisci, la Razionalità.

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