15 Ottobre 2024
Approfondimenti

Tutto quello che avreste voluto sapere sull’astrologia e non avete mai osato chiedere

Astrologia, funziona? In occasione dell’uscita dell’annuale rapporto del CICAP con il controllo delle previsioni degli astrologi, pubblichiamo un articolo di Stefano Bagnasco che ci aiuta a risolvere questo dubbio. È lungo, ma è quel genere di domande alle quali non si può rispondere con un “no”. Bisogna argomentare.

Per anni gli scettici sono andati avanti a ripetere che l’astrologia è assurda e che non può funzionare, dicendo ad esempio che gli astrologi sbagliano la posizione delle costellazioni. La più famosa di queste obiezioni è forse quella che riguarda Ofiuco, la tredicesima costellazione davanti al quale il sole transita all’inizio di dicembre, quando secondo lo zodiaco tradizionale dovrebbe essere nel Capricorno. Questa argomentazione è diventata quasi una barzelletta tra gli astrologi, che non perdono occasione di ricordare agli scettici che l’astrologia non si basa sulle costellazioni ma sui “segni” zodiacali, le dodici suddivisioni dell’eclittica descritte da Claudio Tolomeo nel II secolo. A maggior ragione sono fallaci obiezioni basate sul fatto che non conosciamo nessun meccanismo fisico in grado di spiegare come possa esserci una corrispondenza tra la posizione di stelle e pianeti ed il carattere o il destino di una persona sulla Terra. Gli astrologi immediatamente ribattono che «ci sono più cose in cielo e in terra», e che gli scettici sono solo aridi scientisti che credono solo a quello che possono spiegare.

A ben guardare non hanno tutti i torti, queste obiezioni hanno un difetto di fondo: non risolvono nulla. Se è vero che gli astrologi sono in grado di conoscere il carattere di una persona attraverso le informazioni contenute nel tema natale, cosa importa se non sappiamo (ancora) come funziona: sarebbe anzi interessante studiarlo e cercare di capire. C’è un solo modo di tagliare la testa al toro: verificare sperimentalmente se gli astrologi sono davvero in grado di fare quanto sostengono di saper fare.

D’altronde fino a non moltissimi anni fa anche molti astrologi erano in attesa di risultati sperimentali che confermassero le loro idee. Nel 1925 un influente astrologo inglese scriveva, in tono inequivocabilmente ottimista:

La sperimentazione convincerà presto i più scettici che i corpi celesti del sistema solare indicano, se non effettivamente producono, cambiamenti in (1) le nostre menti. (2) Le nostre sensazioni ed emozioni. (3) Il nostro corpo materiale. (4) I nostri rapporti coll’esterno e le relazioni con il mondo in generale. (Carter 1925, citato in Culver & Ianna 1988)

Ma la sperimentazione si fece attendere ancora per molti anni, e disgraziatamente alla fine non portò i risultati sperati. Proviamo a vedere perché.

Progettiamo un esperimento!

Quello che serve è un esperimento, dicevamo. Ma organizzare un esperimento o uno studio statistico come si deve non è per niente semplice: non solo bisogna mettersi al sicuro da possibili imbrogli e da errori ma anche e soprattutto da effetti che, pur causati da ragioni normalissime, possono simulare un effetto astrologico. Supponiamo per esempio di voler vedere se, all’interno di un certo gruppo di persone (diciamo gli abbonati a Scienza&Paranormale) ci sia una preponderanza dei nati sotto un determinato segno. Supponiamo ancora di trovare che sì, c’è una (leggera) prevalenza dei nati sotto il segno della Vergine, tradizionalmente associato ad un carattere razionale, proprio come uno avrebbe potuto aspettarsi. Abbiamo trovato una conferma della validità dell’astrologia? Non è detto, perché a causa del cosiddetto “effetto Natale” osservato dagli epidemiologi in molte popolazioni (Cesario 2002) è possibile che si abbia un maggior numero di nati in settembre, cioè proprio sotto il segno della Vergine, nove mesi dopo le feste natalizie…

La scienza ha sviluppato una “cassetta degli attrezzi” che permette di realizzare esperimenti che siano ragionevolmente al sicuro da questi trabocchetti; comunemente applicati nel lavoro quotidiano degli scienziati, possono naturalmente essere usati anche nel caso dell’astrologia.

Una prima difficoltà risiede nel fatto che non ci aspettiamo certo che un astrologo azzecchi tutte le previsioni che fa, o che quando dice «i nati sotto il segno dello Scorpione sono persone vendicative» intenda che tutti i nati sotto tale segno sono implacabili e tenaci come Edmondo Dantés. Lo sanno anche gli astrologi, che hanno fatto proprio il detto di S. Tommaso d’Aquino Astra inclinant non necessitant [1]. Quello che va inteso è che «le persone nate sotto il segno dello Scorpione, in media, sono più portate a vendicarsi di quelle nate sotto altri segni», oppure che la probabilità che un nato nello Scorpione abbia un carattere vendicativo è più alta che per il resto della popolazione: si dice che esiste una correlazione tra la nascita sotto il segno dello Scorpione ed il tratto del carattere che abbiamo chiamato “vendicatività”.

Questa non è, naturalmente, una caratteristica propria solo dell’astrologia; molti fenomeni naturali hanno carattere probabilistico anziché deterministico, ossia non esprimono una certezza (come in «la molecola d’acqua è formata da due atomi di idrogeno e uno di ossigeno») ma un certo grado di probabilità: «la presenza di un fronte freddo in queste condizioni ha il 75% di probabilità di causare precipitazioni temporalesche». In questi casi è necessario l’uso di strumenti statistici per studiare il fenomeno in esame. Questo avviene per varie ragioni; alcuni fenomeni sono molto complicati e non li sappiamo descrivere esattamente, a causa della difficoltà di osservare un numero estremamente grande di variabili: è il caso della meteorologia o del comportamento umano. In altri casi l’effetto in esame è piccolo e devo distinguerlo contro uno “sfondo” (background) di altri fenomeni meno interessanti. Per tornare all’esempio precedente, non sarà sufficiente esaminare il carattere di uno Scorpione, ma dovrò studiarne un gran numero per capire se, in media, siano vendicativi o no.

Ecco trovata la prima caratteristica del nostro esperimento: sarà un esperimento statistico.

Ma non è ancora sufficiente. Come faccio a distinguere un genuino effetto astrologico da qualcosa di simile all’“effetto Natale” citato prima? Tornando ai nostri nati sotto il segno dello Scorpione, non è sufficiente studiare solo loro; dovrà anche essere esaminato un altro gruppo di persone, indipendentemente dal segno zodiacale, per vedere quale sia la percentuale di persone che sono vendicative per ragioni non astrologiche, come l’ambiente o l’educazione. Dire che «il 30% degli Scorpione è vendicativo» non insegna nulla se non è seguito da un’affermazione come «mentre solo il 15% lo è nel resto della popolazione». Nel gergo scientifico questo si chiama “usare un campione di controllo”. Come vedremo più avanti, la necessità di poter trovare un campione di controllo appropriato sarà importantissima nel progettare l’esperimento.

C’è un altro importante trabocchetto, ancora più subdolo. Supponiamo di aver raccolto cento oroscopi preparati da un astrologo e di sottoporli ai soggetti per verificare se siano o meno azzeccati. Anche supponendo che tutti i soggetti siano in perfetta buona fede, chi tra loro crede nell’astrologia tenderà, in maniera del tutto involontaria, a guardarli con occhio più benevolo, e viceversa. Questo in gergo si chiama “effetto sperimentatore[2]” ed è l’involontaria preferenza che un ricercatore ha per un particolare valore del risultato della sua ricerca, ad esempio perché quel determinato valore dimostra una teoria a lui cara o conferma una precedente misura. Per fortuna nella nostra cassetta degli attrezzi c’è uno strumento pensato proprio per mettersi al sicuro da questo tipo di errori: il “protocollo cieco”. Dovrò progettare il mio esperimento in modo che chi sta fornendo una risposta non sappia se la sua risposta avvarrà la tesi o servirà a confutarla.

Come mettere assieme tutti queste idee per arrivare finalmente all’esperimento?

Ormai da molti anni, il metodo più usato per verificare le affermazioni astrologiche è il cosiddetto matching test (dall’inglese to match, “abbinare”) in cui, con varie modalità, si cerca di appaiare una serie di descrizioni più o meno dettagliate del soggetto con l’interpretazione del suo tema natale preparata da un astrologo. Nel caso più semplice, vengono tracciati i profili psicologici ed i temi natali di un certo numero di soggetti. All’astrologo vengono quindi forniti un tema natale, il corrispondente profilo psicologico e altri due profili scelti a caso, e dovrà a questo punto scegliere quale sia quello giusto. In questo modo è possibile applicare tutte le tecniche che abbiamo esaminato. Si può fare un esperimento statistico semplicemente ripetendo la procedura per un numero di soggetti il più grande possibile. È immediato determinare un campione di confronto, dato che una persona che vada completamente a caso indovinerà in una frazione facilmente calcolabile dei casi (un terzo nell’esempio sopra descritto). Infine, è praticamente istintivo affidarsi ad un protocollo cieco, dato che è sufficiente non dire in anticipo all’astrologo quale sia il profilo corretto.

I vantaggi di questo approccio, rispetto alla ricerca di correlazioni tra tratti del carattere e particolari configurazioni astrali, sono molteplici. In primo luogo non è lo sperimentatore a scegliere quali tratti del carattere siano da prendere in considerazione, o quali configurazioni zodiacali; il lavoro astrologico di interpretazione è fatto da astrologi professionisti, possibilmente scelti tra i più autorevoli, con i quali è anche concordato il protocollo sperimentale. In questo modo ci si mette al sicuro da possibili errori dovuti alla scarsa esperienza astrologica di chi esegue lo studio. Una critica sovente mossa dagli astrologi alle ricerche di correlazioni è inoltre che il tema natale del soggetto andrebbe sempre preso in considerazione nel suo insieme, e non un aspetto alla volta come si fa nella ricerca di correlazioni; alcuni astrologi riconoscono infatti l’importanza della ricerca statistica, ma fanno notare come in questi studi la natura del lavoro astrologico sia mal rappresentata. Nel matching test è l’astrologo stesso ad interpretare il tema natale, ed eventualmente a scegliere a quali aspetti dare maggiore o minore importanza.

Infine, gli aspetti che si possono prendere in considerazione in una ricerca di correlazioni sono numerosissimi, e spesso diverse scuole astrologiche assegnano loro significati diversi. Questo rende virtualmente infinite le correlazioni da verificare: è stato stimato che si dovrebbero prendere in considerazione almeno 1035 possibili combinazioni di pianeti, segni, case, aspetti; per confronto, il numero di granelli di sabbia sulla Terra è stimato essere “solo” 1027 (Culver & Ianna 1977). Nel matching test, al contrario, il risultato è indipendente da eventuali assunzioni sulle teorie astrologiche alla base del lavoro dell’astrologo.

Concentreremo perciò ora l’attenzione sugli studi direttamente volti a verificare l’efficacia delle tecniche astrologiche così come praticate dagli astrologi, esaminando brevemente alcuni tra gli esperimenti più importanti pubblicati negli ultimi vent’anni.

L’esperimento di Carlson

Il primo di questi studi fu pubblicato nel 1985 su Nature, una delle più autorevoli riviste scientifiche internazionali [3] (Carlson 1985).

L’esperimento consisteva di due fasi. Nella prima un certo numero di soggetti volontari fornisce le informazioni (luogo, data ed ora di nascita, opportunamente documentate) in base alle quali gli astrologi erigono il tema natale e ne redigono una interpretazione. I soggetti cercano di scegliere il profilo che ritengono più corretto (da un gruppo che contiene il proprio ed altri due a caso), senza ovviamente sapere quale sia, ed assegnano un punteggio da 1 a 10 all’accuratezza del profilo scelto.

Nella seconda fase, agli astrologi partecipanti viene fornito separatamente il tema natale di un soggetto scelto a caso, oltre al profilo psicologico costruito secondo i criteri standard del CPI (California Personality Inventory, un sistema standardizzato di descrizione del profilo psicologico) del soggetto in questione e di due altri soggetti scelti a caso. Anche agli astrologi viene chiesto di scegliere il profilo che meglio si adatta al tema natale, assegnando un punteggio alla “bontà” dell’associazione.

Sfortunatamente il risultato dell’esperimento non fu statisticamente così significativo come originariamente previsto dagli organizzatori. Molti degli astrologi che inizialmente avevano accettato di partecipare allo studio, infatti,  non completarono il lavoro loro richiesto; il campione statistico fu perciò più piccolo di quanto progettato nel protocollo. Tuttavia, questo lavoro è esemplare da molti punti di vista, in particolar modo per tutti gli accorgimenti volti ad ottenere un protocollo cieco e, soprattutto, per la quasi maniacale cura degli autori nel descrivere nel dettaglio le procedure seguite (l’articolo conta ben sette delle fitte pagine di Nature).

All’esperimento parteciparono 28 astrologi, selezionati da un’autorevole organizzazione astrologica americana (il National Council for Geocosmic Research), che collaborò anche alla definizione del protocollo sperimentale. Il protocollo fu a lungo discusso e perfezionato fino ad essere accettato sia dagli autori sia dagli astrologi, con la consulenza di esperti in statistica e psicologia; esso includeva numerosi accorgimenti per evitare possibili fonti di errore sistematico od eventuali frodi da entrambe le parti. Ad esempio, nella selezione dei soggetti per l’esperimento, chi dichiarava (in un questionario preliminare) di essere “fortemente contrario” all’astrologia era scartato: avrebbe potuto infatti modificare i risultati non selezionando quello che gli pareva il profilo più corretto.

Inoltre, l’esperimento fu condotto completamente in doppio cieco: sia gli sperimentatori (gli scienziati) che gli astrologi potevano identificare i questionari CPI ed i temi natali solo attraverso numeri di codice, assegnati in modo casuale da una persona estranea alla sperimentazione. La tabella con le corrispondenze e tutti i dati dei soggetti non erano accessibili né agli sperimentatori né agli astrologi fino alla fine dell’esperimento.

In entrambe le fasi dell’esperimento, l’ipotesi completamente casuale implica una probabilità di successo (ossia di associazione del tema natale al CPI corretto, o dell’interpretazione alla persona corretta) pari ad 1/3; gli astrologi confidavano invece di aver successo con una frazione della metà o più dei soggetti.

Il risultato della prima fase è che i soggetti scelsero come più accurata la loro interpretazione del tema natale nel (33.7 ± 5.2)% dei casi, mentre nella seconda gli astrologi associarono il tema natale al profilo CPI corrispondente nel (34 ± 4)%  dei casi.

Entrambi i risultati sono perfettamente compatibili con il 33% predetto dall’associazione puramente casuale. In più, non sembrò esserci alcuna correlazione tra la fiducia che gli astrologi riponevano nell’appaiamento scelto (espressa, come abbiamo visto, con un punteggio) e la frazione di risposte corrette.

Problemi e soluzioni

Come in tutti i lavori scientifici, dopo la pubblicazione dell’articolo su Nature la riflessione ed il dibattito portarono la comunità degli scienziati e quella degli astrologi a suggerire alcuni possibili miglioramenti.

Dal punto di vista puramente metodologico, si era constatato che non solo gli astrologi non riuscivano ad appaiare correttamente il CPI con il tema natale, ma (come correttamente Carlson fa notare nell’articolo) anche i soggetti stessi avevano difficoltà a distinguere il proprio profilo CPI dagli altri; non era così possibile concludere con certezza che il risultato della seconda fase fosse dovuto al fallimento della pratica astrologica piuttosto che a limitazioni nel CPI stesso.

Da un punto di vista astrologico, invece, venne fatto notare come le informazioni fornite dal profilo CPI non erano necessariamente quelle pertinenti al lavoro dell’astrologo, e che un profilo psicologico così schematizzato poteva non essere sufficiente [4].

Così qualche anno dopo due psicologi della Indiana University, in stretta collaborazione con la Indiana Federation of Astrologers (IFA), prepararono uno studio analogo con numerosi miglioramenti (McGrew & McFall 1990). Il più importante era che all’astrologo non veniva fornito semplicemente un profilo psicologico, ma un intero case file contenente un questionario appositamente predisposto. Denominato Personal Characteristics and Life History Summary (PCLHS), sommario delle caratteristiche e della storia personali, descriveva il soggetto attraverso 61 domande sul carattere, i gusti personali, la storia della vita, la salute del soggetto, date di nascita e morte di consanguinei, insomma tutte le informazioni che gli astrologi ritennero necessarie. Ad esso erano inoltre allegati due profili psicologici standard (ottenuti con due tecniche simili al CPI ma più sofisticate) e due foto del soggetto, di fronte e di profilo.

Il test venne eseguito da sei astrologi, selezionati dalla IFA in base alle loro competenze: tutti erano, o erano stati, astrologi professionisti. I soggetti erano 23 persone di 30 o 31 anni, selezionate senza dir loro che avrebbero preso parte ad un esperimento sull’astrologia. Anche in questo caso furono prese precauzioni per garantire la “cecità” del protocollo, e per mettersi al riparo da eventuali artefatti. Agli astrologi era richiesto di appaiare correttamente i dati di nascita con i case file dei soggetti.

Per fare meglio del caso un astrologo avrebbe dovuto ottenere almeno quattro appaiamenti corretti; il risultato fu che nessuno degli astrologi, che pure si erano dichiarati soddisfatti, riuscì ad appaiare correttamente i dati di più di tre soggetti, neanche tenendo conto delle “seconde scelte” che potevano essere indicate.

Gli stessi dati erano stati forniti, oltre che  agli astrologi, ad un “soggetto di controllo:” un dottorando in psicologia che, senza ovviamente usare alcuna tecnica astrologica, avrebbe dovuto cercare anche lui di ottenere il massimo numero di appaiamenti corretti. Il “controllo” ottenne tre appaiamenti corretti, come il migliore degli astrologi. Paradossalmente fu anche l’unico che, tenuto conto delle seconde scelte, ottenne quattro risultati corretti, facendo così meglio di tutti gli astrologi.

Un ulteriore possibile problema è dato dall’eventualità che l’astrologia abbia una qualche validità, anche se non tutto il successo che le attribuiscono i suoi sostenitori. Anche dando fiducia alle poche, controverse ricerche di correlazione che non abbiano avuto risultati completamente negativi (e in realtà generalmente impossibili da replicare in studi successivi), la dimensione degli effetti trovati è in effetti sempre molto piccola, dando credito all’ipotesi che almeno in parte l’apparente successo delle letture astrologiche possa essere dovuto ad una qualche forma di “effetto Barnum” (Forer 1949; è l’effetto psicologico per il quale è possibile preparare una descrizione del carattere così ambigua e generica che chiunque possa riconoscervisi, senza notarne l’ambiguità). In tal caso, l’eventuale piccolo effetto genuinamente astrologico potrebbe essere mascherato: avendo la maggior parte dell’interpretazione proposta dall’astrologo un senso per chiunque, le poche affermazioni veramente “giuste” si perderebbero in un lungo testo (le interpretazioni preparate dagli astrologi nell’esperimento di Carlson erano mediamente dell’ordine di 1000 parole!) e non basterebbero a far sì che il profilo giusto venga selezionato più frequentemente degli altri (Dean 1987).

Per mettersi al sicuro da questo ipotetico problema lo studioso australiano Geoffrey Dean, decano della ricerca critica in ambito astrologico, provò ad usare interpretazioni estremamente concise. Dei 22 soggetti usati per lo studio, la metà ricevette interpretazioni del tema natale preparate usando solo il significato convenzionalmente associato a ciascun aspetto planetario; le interpretazioni degli altri erano state preparate allo stesso modo ma usando temi natali “invertiti”, cioè in cui tutte le posizioni planetarie eccetto il segno solare di nascita erano state “rimescolate” artificialmente per fornire il significato opposto.  Anche in questo caso, il gruppo che ricevette le interpretazioni “corrette” non ottenne risultati migliori di quello le cui interpretazioni erano “rovesciate”.

È chiaro come le semplici interpretazioni “meccaniche” usate da Dean siano ben diverse dalla lettura completa e personalizzata che molti astrologi fanno, ma d’altro canto i manuali di astrologia riportano proprio questo tipo di affermazioni; è perciò legittimo, anche se non risolutivo, mettere alla prova anche queste.

Quelli riportati sono solo due tra i più importanti studi, scelti per il rigore della metodologia sperimentale e perché esemplificano bene la tecnica adottata. I risultati di altri studi analoghi saranno presentati, senza esaminarli in dettaglio, nelle conclusioni.

E Vernon Clark?

Prima di concludere, una osservazione su un ulteriore lavoro sperimentale spesso citato dai sostenitori dell’astrologia. L’unico del tipo matching test a trovare risultati positivi, fu compiuto dallo psicologo americano Vernon Clark tra il 1959 ed il 1961 (Clark 1961[5]). Il lavoro di Clark, che comprendeva tre diversi esperimenti, non era nella struttura molto dissimile da quelli finora descritti. Dalle informazioni disponibili, tuttavia, non ci è possibile ricostruire esattamente le metodologie sperimentali (apparentemente non descritte a fondo neanche nell’articolo originale; alcune fonti esprimono dubbi sulla qualità della metodologia di Clark). In particolare, non è chiaro se Clark avesse usato un protocollo cieco anche nella scelta del campione di soggetti da esaminare; qualora non lo avesse fatto, sorgono seri dubbi sulla validità dell’esperimento. In ogni caso, la mancata replicazione dei risultati di Clark da parte di ricercatori indipendenti rende il quadro generale decisamente negativo; sospendiamo tuttavia il giudizio in attesa di poter esaminare il resoconto di prima mano degli esperimenti.

Conclusioni

Se si confrontano i risultati dei matching test presentati, insieme con quelli di altri studi, il quadro complessivo è quasi unanime (vedi tab. 1; per semplicità di confronto, sono riportati solo i numeri relativi ad esperimenti in cui è il soggetto a dover scegliere tra più interpretazioni del proprio tema natale).

Su dieci lavori presi in esame, per un totale di quasi 400 soggetti, solo due studi riportano risultati non completamente compatibili con l’ipotesi casuale. Entrambi gli studi, ad un esame più approfondito, mostrarono gravi difetti nel protocollo sperimentale; ad esempio, non si era tenuto conto che molti conoscono le caratteristiche tradizionalmente associate a ciascun segno zodiacale; un Ariete, dovendo scegliere un profilo astrologico, tenderà a preferire quello che dice “testardo”.

In generale, anche esaminando altri studi meno convenzionali di quelli qui presentati (vedi ad es. Dean&Kelly 2003), sembra proprio di poter concludere che anche riguardo all’astrologia vale la solita regola: in queste materie controverse, migliore è la qualità dello studio e più stringenti i controlli, minori sono gli effetti trovati, che si riducono fino a scomparire del tutto. Sintomo di quella che il premio Nobel Irving Langmuir chiamava “scienza patologica” (Langmuir 1989).

Possiamo a questo punto chiudere con un’osservazione di F. A. Fullam:

…un sistema non deve necessariamente essere reale per essere accettato come vero: basta che soddisfi le aspettative. L’astrologia fiorisce rigogliosamente perché è un quadro all’interno del quale è possibile ricercare e discutere il significato della propria esistenza. (Fullam 1984, citato in Dean 1987)

Bibliografia

Il principale punto di riferimento per gli studi critici sull’astrologia è l’eccellente sito web astrology-and-science.org, sul quale è possibile trovare un gran numero di articoli originali e di rassegna.

Carlson, S., “A Double-blind Test of Astrology” Nature, 318:419 (1985)

Carter, C. E. O., Principles of Astrology London:TPH (1925)

Cesario, S. K., “The ‘Christmas Effect’ and Other Biometeorologic Influences on Childbearing and the Health of Women”, Journal of Obstetric, Gynecologic and Neonatal Nursing 31:526-535 (2002)

Clark, V., “Experimental Astrology” In Search Winter/Spring 1961:102-112(1961)

Culver, R. B., Ianna, P. A., The Gemini Sindrome. Tucson: Pachart (1977). Ripubblicato, con qualche aggiunta, come Astrology: True or False?, Buffalo: Prometheus (1988)

Cummings, M., Smith, M., Lovick, K, e Crosbie, P., “Astrological  chart interpretation: Exploring an alternative strategy for counselling.” Kosmos B8B:5-26 (1978)

Dean, G., “Does Astrology Need to be True? Part 1: A Look at the Real Thing”, Skeptical Inquirer 11:166 (1986)

Dean, G., “Does Astrology Need to be True? Part 2: The Answer is No”, Skeptical Inquirer 12:257-273 (1987)

Dwyer, T. e Grange, C., Astrological Journal 28:92-93 (1986)

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Dean, G., Kelly, I. W., “Is Astrology Relevant to Consciousness and Psi?”, Journal of Consciousness Studies 10,6-7:175-198 (2003)

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Marbell, N. Z., Novak, A. R., Heal, L. W., Fleming, L. D., Burton, J. M., “Self-selection of astrologically derived personality descriptions: an empirical test of the relationship between astrology and psychology.” Journal of the National Council for Geocosmic Research pp. 29-43 (1987)

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Tyson, G. A., “An empirical test of the astrological theory of personality”, Personality and Individual Differences 5:247-250 (1984)


  • [1] Summa theologiae (I –II. q. 95 a,5 e a.6); il concetto è in realtà espresso in una frase più complessa, generalmente sintetizzata come riportato.
  • [2] Il termine inglese comunemente usato è “experimenter’s bias”; tradotto letteralmente suonerebbe più come “pregiudizio dello sperimentatore”
  • [3] Va però osservato come, per quanto Nature sia in generale una rivista peer-reviewed, l’articolo sia uscito nella sezione “Commentary”, che non lo è.
  • [4] Gli astrologi partecipanti al test di Carlson avevano però approvato il protocollo, compreso l’uso del solo CPI per la descrizione dei soggetti.
  • [5] Non ci è ancora stato possibile reperire in alcun modo una copia dell’articolo originale di Clark, quindi queste note si basano solo su resoconti di seconda mano.

Immagine: Guercino, “Personificazione dell’astrologia”

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