4 Ottobre 2024
Dal mondo

Il Grandissimo Squalo Bianco, il nuovo “UFO” cinese

La CNN ha appena portato in Occidente una notizia (ma altre fonti lo avevano già fatto per l’Italia) ripresa dal tabloid cinese Global Times. Il 10 ottobre, in occasione della quinta edizione dell’esposizione di elicotteri che si svolge a Tianjin – per la cronaca, una metropoli industriale di 16 milioni di abitanti – è stato presentato il modello statico del prototipo di un elicottero militare ideato presso l’industria statale AVIC, il “Grandissimo Squalo Bianco”, che dovrebbe effettuare i primi voli di prova nel 2020 e che è subito stato definito “disco volante”. 

Con un diametro di 7,6 metri e due uomini di equipaggio, il prototipo dovrebbe servire per valutare le possibilità di realizzare elicotteri con capacità interamente stealth, ossia a bassissima rilevabilità da parte dei radar, nascondendo i vistosi rotori e motori in un disco progettato per eliminare quasi del tutto la segnatura radar. Secondo il Global Times, inoltre, il prototipo potrebbe raggiungere velocità elevatissime per un velivolo ad ala rotante come quello: addirittura 650 km/h – cosa che a chi ne capisce apparirà fin troppo ottimistica. Gli elicotteri, ricordiamolo, sono limitati nelle loro prestazioni da un fenomeno aerodinamico, detto disimmetria di portanza, che gli impedisce di avvicinarsi anche soltanto da lontano alle capacità degli aerei dotati di motori a turbina, pure di quelli per trasporto passeggeri, che sono tutti subsonici. 

Quella che vedete in evidenza è un’immagine tratta dal Global Times e mostra il possibile aspetto finale del “Grandissimo Squalo Bianco”. 

In realtà, per ora il prototipo non ha nemmeno spiccato il volo, eppure è bastato vederne una copia perché fosse associato senza un attimo di esitazione alle prestazioni da fantascienza che il mito attribuisce agli UFO.

Perché questa associazione? Si dirà: beh, perché l’aspetto ne ricorda da vicino quello che fu subito attribuito agli UFO, o per meglio dire ai dischi volanti, quando negli Stati Uniti nacque la loro leggenda, alla fine di giugno del 1947. Addirittura, diversi disegnatori che volevano rappresentare i dischi volanti, in specie fra il 1950 e il 1952, nella loro arte grafica li rappresentavano proprio come elicotteri ad alta prestazione con il rotore principale “nascosto” in una struttura circolare.

Ok, ma forse c’è di più. Dal punto di vista scettico, la cosa più interessante di notizie come queste è che forniscono l’occasione per ricordare un cortocircuito del ragionamento che si è prodotto molte volte, a molti livelli e fra ogni tipo di attore intervenuto sulla scena ufologica. 

Fin dagli inizi, infatti, velivoli sui quali si sperimentavano idee aerodinamiche e propulsive insolite, che più di una volta si rivelavano vicoli ciechi e che, soprattutto, avevano forme generali tondeggianti o triangolari, con bassa evidenza dei profili alari, degli impennaggi e degli altri elementi di sostentazione, furono ritenuti la causa, o una causa, degli avvistamenti dei presunti UFO. 

Ce ne sono di innumerevoli (si cominciò dai primissimi giorni dell’era degli UFO con il “Flying Flapkjack” della Vought americana), ma un classico fra i classici è costituto dal progetto per un aereo a decollo e atterraggio verticale (VTOL) condotto dalla AVRO Canada negli anni ‘50, il VZ-9 Avrocar. Fu un flop totale e venne abbandonato nel 1961, ma quando nella primavera del 1953 la cosa trapelò alla stampa, i commenti (anche in Italia) furono improntati a una logica del tipo: “Ecco dunque che cos’erano i dischi volanti di cui tutti parlano da qualche anno!” 

Questi tentativi di identificazione delle cause degli avvistamenti con velivoli più o meno ultra-segreti e dall’aspetto “esotico” sono frutto di ingenuità nelle quali, purtroppo, più di un preteso scettico è caduto nel corso del tempo. 

Il presupposto è che i testimoni, a ben vedere, non si sbaglino e che abbiano descritto e ricordato con precisione estrema ciò che avevano visto volare. Né più né meno che… degli UFO: UFO terrestri, non alieni, ma “veri”, realmente esistenti più o meno come riportati dagli avvistatori. 

L’evidenza ci dice che le cose stanno in modo completamente diverso. Non c’è alcun bisogno di pensare che i pretesi UFO siano cose particolarmente “strane”, come il nuovo, misterioso velivolo, proveniente non più dalla Russia sovietica o dai deserti americani, come negli anni ‘50, ma voluto dai nuovi signori del mondo, i leaders cinesi. 

Fin dai primi anni, le analisi quantitative della casistica, quelle che periodicamente trasmetteva senza grandi voli pindarici l’Aeronautica militare americana, che per ventidue anni, sino al 1969, ebbe un gruppetto che si occupava di raccogliere testimonianze, mostrarono che nella stragrande maggioranza dei casi gli UFO erano meteore, bolidi vistosi, luci di aerei o di elicotteri, palloni sonda, nuvole, falsi fotografici, stelle e pianeti, e così via. 

Certo, a volte quelle valutazioni erano sbrigative e discutibili esse stesse, tanto da prestare il fianco agli strali degli ufologi, convinti che dietro vi fosse la volontà di nascondere le visite aliene alla Terra e non superficialità, scarsità di mezzi e di voglia di darsi da fare da parte del personale di quel piccolo organismo che si trovava presso l’aeroporto militare Wright-Patterson di Dayton, nell’Ohio – ma la sostanza resta valida. 

Gli UFO non c’entrano quasi nulla con le prove e gli utilizzi di “super-velivoli avanzati”, anche se qualche raro caso vi è attribuibile. 

I processi percettivi, di rievocazione dei ricordi e la sovrapposizione delle aspettative di chi parla e di chi ascolta una testimonianza, le dinamiche del folklore contemporaneo e dei media bastano a spiegare quasi tutti i casi in modo semplice. 

Peraltro, non tutti gli ufologi sono caduti nella trappola del cospirazionismo, innescata anche dalle reazioni contrariate rispetto alla relativa facilità con cui un “mistero” di così grande portata come quella degli UFO è spiegabile. Da noi, non vi è caduto il Centro Italiano Studi Ufologici, le cui valutazioni annuali degli avvistamenti fatti nel nostro Paese, sia pur con periodiche oscillazioni, confermano la linea di fondo. 

Niente “aerei segreti”, a sostituire il mito degli UFO alieni, bensì, il confronto con le  più affascinanti discipline psicologiche e dei processi cognitivi, che tanto hanno da rivelarci. 

Ma sul serio, stavolta.

Giuseppe Stilo

Giuseppe Stilo (Firenze, 1965) si occupa di pseudoscienze, in particolare di ufologia, privilegiando il metodo storiografico. Fra gli altri suoi lavori, "Alieni ma non troppo. Guida scettica all'ufologia" (Cicap, Padova, 2022). Insieme a Sofia Lincos è titolare delle rubriche "Misteri Vintage" (su Query Online), "Il Giandujotto scettico" (sul sito del Cicap Piemonte) e "Divergenti" (sul trimestrale Query).

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