19 Aprile 2024
A che punto è la notte

“Who put Bella in the Wych Elm?” – Il mistero dello scheletro trovato in un albero

“Dying is a wild Night and a new road”.
Morire è una notte tempestosa e una strada ignota
(Emily Dickinson)

“Who put Bella in the Wych Elm?”, ovvero: “Chi ha messo Bella nell’olmo montano?”. Così recita la frase con cui è conosciuto questo caso. E, alla fine, questa storia è riassunta un po’ tutta lì: qualcuno ha messo una donna nel tronco di un albero. Ma partiamo dall’inizio.

È una domenica d’aprile del 1943. Il mondo è ancora in guerra, in Inghilterra le città sono bombardate, le campagne piene di sfollati e disperati. I bambini, però, hanno uno spirito indomito ovunque e sempre, e quelli che vivono dalle parti di Hagley Wood, nel Worcestershire, non fanno eccezione. Così, quel giorno un gruppetto di quattro ragazzini si intrufola nella tenuta di Lord Cobham, in cerca di animali selvatici o uova d’uccello. Ed è proprio perché ha avvistato un bel nido che uno di loro, Bob Farmer, si arrampica su un grande olmo dal tronco cavo. Arrivato in cima, gli capita di guardare in basso, e si rende conto che nella cavità c’è qualcosa. Impiega un po’ a capire di cosa si tratti, ma poi non ha dubbi: ci sono capelli, denti, è un teschio. Umano. I ragazzi non dovrebbero trovarsi all’interno della tenuta, per cui lasciano tutto come l’hanno trovato e fuggono via, ma il più piccolo del gruppo alla fine viene sopraffatto dai sensi di colpa e rivela ai genitori la macabra scoperta.

Allertata dalla famiglia Willetts, quindi, la polizia si reca sulla scena e scopre uno scheletro umano quasi completo. In realtà manca una mano, ma viene rinvenuta anch’essa poco distante. Ci sono anche dei frammenti di vestiti, e una fede d’oro all’anulare.

Il teschio, da Wikimedia Commons

L’autopsia diede alcune informazioni interessanti: la donna aveva partorito almeno una volta nella vita ed era morta circa 18 mesi prima, intorno a ottobre del 1941. La causa del decesso non era chiara, anche se il medico ipotizzò il soffocamento: le era stato trovato in bocca un pezzo di taffetà, forse strappato dalla sottoveste. Chiunque le avesse messo quella stoffa in gola e l’avesse poi nascosta all’interno dell’albero, aveva agito quando il corpo era ancora caldo, altrimenti avrebbe avuto problemi a causa del rigor mortis

I resti della donna si erano comunque mantenuti abbastanza bene, in particolar modo il teschio, da cui si poté dedurre la forma irregolare della mascella e anche l’impronta dei denti, che in un’altra epoca storica sarebbero stati forse risolutivi nel rivelarne l’identità. La polizia provò a incrociare le informazioni in suo possesso con i bollettini sulle persone scomparse, contattò numerosi dentisti in tutto il Paese nella speranza che riconoscessero una bocca così particolare, ma non ottenne nessun risultato. Era il 1943, e l’Inghilterra era piena di sfollati, di persone che fuggivano o che avevano perso ogni legame familiare. Di gente scomparsa nel nulla erano pieni gli archivi, e il marito che avrebbe potuto identificarla o reclamarne il corpo forse era al fronte a combattere, era morto o magari l’aveva persa di vista già prima.

Insomma, altro caso diventato presto freddo e archiviato. Per quasi un anno. Fino al 30 marzo 1944, quando al mercato della frutta di Birmingham, a Upper Dean Street, comparve una scritta vergata con il gesso, che chiedeva: 

“Chi ha messo Bella dentro l’olmo – Hagley wood”.

Il giorno dopo un’altra scritta: 

“Who put Luebella in the Wych Elm”.

Il confronto fra le due scritte avallava l’ipotesi che fossero opera della stessa mano. Era opera di qualcuno che sapeva e cercava di portare la polizia sulla pista giusta? Un testimone? Un colpevole? La polizia cominciò a cercare negli archivi se vi fosse qualche segnalazione di una Bella scomparsa nel nulla. E tutti iniziarono a chiamarla così.

I graffiti continuarono, consolidandosi nella forma Who put Bella in the Wych Elm?”. Quel nome così fiabesco ed esotico per gli inglesi doveva averne colpito l’immaginario, ma nessuna pista si rivelò utile e il caso finì di nuovo a languire tra i molti altri irrisolti che dormono sulle colline degli archivi di polizia. 

Di tanto in tanto, però, qualcuno ha sentito il bisogno di farsi avanti, raccontare la propria versione della storia di Bella, e negli anni si sono date molte spiegazioni che sembravano risolvere il mistero. Per esempio, quando furono desecretati gli archivi dei servizi segreti inglesi, l’MI-5, si raccontò della foto trovata in tasca a Josef Jakob, spia tedesca che si paracadutò in Inghilterra nel 1941. Raffigurava una donna molto bella, una famosa attrice in patria, Clara Bauerle, che Jakob dichiarò essere la sua fidanzata, addestrata come spia e anche lei paracadutatasi in Inghilterra senza che se ne sapesse più nulla.

Clara Bauerle – Immagine © National Archives, UK

La storia di Bella come attrice e spia tedesca rimase in piedi molto a lungo, ma era ovvio che non poteva trattarsi della stessa persona, vista la significativa differenza d’altezza fra le due donne. Inoltre, nel 2016, un ricercatore scoprì che Clara era morta in ospedale nel dicembre del 1942. Quasi un anno e mezzo dopo il suo presunto fidanzato, Jakob, che fu l’ultimo condannato a morte la cui sentenza fu eseguita nella Torre di Londra, a luglio del ’41. 

La versione più affascinante, tuttavia, è quella che nacque nel 1953, quando il celebre scrittore, giornalista e soldato Wilfred Byford-Jones iniziò a scrivere sotto pseudonimo una serie di articoli per l’Express and Star di Birmingham in cui ripercorreva l’omicidio di Hagley Wood. A lui piaceva molto la spiegazione esoterica, portata avanti dal 1945, secondo cui Bella era rimasta vittima di un rito stregonesco (la mano tagliata), forse svolto da alcuni rom che si trovavano accampati nelle vicinanze. 

Ma poi ricevette una strana lettera firmata “Anna”. L’autrice stava seguendo la pubblicazione degli articoli e invitò Byford-Jones a proseguire, sebbene

L’unica persona che potrebbe darvi delle risposte si trova oggi oltre la giurisdizione dei tribunali terreni, ma il caso è chiuso e non c’entrano nulla streghe, magia nere e riti al chiaro di luna”. 

Anna escludeva completamente la pista magica, aggiungendo poi:

La persona responsabile per questo crimine morì matta nel 1942, e la vittima era olandese, arrivata illegalmente in Inghilterra nel 1941”.

L’autrice della lettera non volle rivelare altro (l’ultimo paragrafo dello scritto, semi-cancellato, era confuso e difficile da decifrare), ma la polizia fu molto interessata alla sua storia e la invitò a farsi avanti. Anna accettò e fissò un appuntamento al pub di Whittington, dove incontrò tre poliziotti e Byford-Jones. Qui Anna confessò di tenere dentro un segreto da dieci anni, da quando cioè suo marito – un ufficiale in servizio – le aveva raccontato che una notte si era trovato in auto con un suo amico trapezista, un olandese e una donna di nome Bella. Mentre stavano viaggiando, all’improvviso Bella aveva avuto un collasso ed era morta. I due uomini avevano costretto l’ufficiale a continuare a guidare fino a farsi condurre a Hagley Wood, dove poi si erano fatti aiutare a nascondere il corpo nell’albero. L’evento lasciò traumatizzato il marito di Anna, che finì i suoi giorni in manicomio, molto giovane, nell’agosto del 1942.

Questo è il resoconto dell’incontro con la donna così come lo raccontò Byford-Jones, che sottolineò i molti punti della storia che erano stati verificati e si erano rivelati corretti. Tuttavia, la parte sul trapezista e altri dettagli (informazioni su depositi di munizioni e scambi di armi) suonavano un po’ troppo fantasiosi, e molti ritengono siano stati frutto della penna di Byford-Jones, soprattutto se si compara il racconto di quella sera con la dichiarazione che “Anna”, vale a dire Una Hainsworth, aveva rilasciato alla polizia. Prevedibilmente quest’ultima versione è più asciutta e meno creativa, e soprattutto si differenzia dalle altre dichiarazioni della donna per un’informazione importante: suo marito, Jack Mossop, e il suo amico olandese avevano messo Bella nell’albero mentre questa era ancora viva. Anzi, secondo Mossop, l’olandese l’aveva lasciata lì per farla svegliare in quelle condizioni il mattino seguente e darle una bella lezione.

Ma ovviamente Bella era morta in quel tronco, e Mossop se ne sentiva perseguitato al punto tale da avere un esaurimento nervoso e finire in un ospedale psichiatrico. Una Hainsworth non aveva parlato fino a quel momento perché ignorava completamente la storia dell’omicidio di Hagley Wood, e ne era venuta a conoscenza solo quando erano stati pubblicati gli articoli di Byford-Jones.

Di incongruenze, nel racconto di Mossop, ce ne sono parecchie, a partire dal fatto che non spiega come mai Bella avesse un pezzo di stoffa in bocca (e questo vale per entrambe le versioni), ma certo molti tasselli paiono combaciare: quegli occhi che, nel suo delirio, lo guardavano da dentro l’albero sembrano la punizione degli déi. Ciononostante, il caso rimane aperto e irrisolto. Ma Bella morta nell’albero è rimasta nei pensieri di molti, e periodicamente qualcuno riprende a investigare in proprio.

All’inizio del 2018, per esempio, l’antropologa e professoressa Caroline Wilkinson ha provato a ricostruire le fattezze della vittima, dandole un volto. Lo fece basandosi sulle foto d’epoca, perché il teschio e lo scheletro di Bella sono andati smarriti nel corso degli anni, così come molte delle evidenze legate al suo caso.

Nel 2014, invece, un giornalista della BBC decide di dedicare una puntata del suo podcast al caso (un po’ come accaduto già per la donna di Isdal), di incontrare i testimoni e prendere visione dei documenti. È lui a trovare, in fondo al fascicolo della polizia, una dichiarazione cui nessuno aveva dato particolare peso, e che venne rilasciata il 7 aprile del 1944 da una prostituta, che denunciava la scomparsa di un’altra donna di strada, avvenuta tre anni prima: si chiamava Bella.

I graffiti, nel frattempo, sono continuati. Non più dalla stessa mano che li ha vergati all’inizio, oggi sono opera di imitatori o appassionati, ma non sono mai completamente cessati. Il più celebre ora troneggia sull’obelisco di Hagley, e chiede:

Chi ha messo Bella nell’olmo della strega?

Per approfondire

Come abbiamo visto, di materiale su Bella è pieno Internet e anche il mondo reale.

Non ho avuto il piacere di leggere “Murder by witchcraft, ma consiglio il testo di Alex Merrill, ricco anche di apparato fotografico.

Da visitare assolutamente è il sito di Giselle Jakobs, mentre il podcast di Steve Punt si può ascoltare qui.

La descrizione del lavoro di ricostruzione facciale si può leggere in un breve testo cui ha contribuito il padre di Alex Merrill, Pete, “Bella In The Wych-Elm: Bella’s Facial Reconstruction”.

4 pensieri riguardo ““Who put Bella in the Wych Elm?” – Il mistero dello scheletro trovato in un albero

  • Grazie, Sonia, per aver condiviso questo nuovo Tuo “viaggio razionale” tra i meandri di un Mistero, stavolta non risolto. Commento a caldo: se fosse successo in Italia, non avrei alcun dubbio che la “versione più affascinante” , quella del 1953, sia un depistaggio ben organizzato e che, quindi, il delitto nasconda qualcosa di grosso. Gli Inglesi li conosco meno…

    Rispondi
  • Grazie Sonia per l’articolo davvero interessante.
    Non mi è chiara una cosa: era rimasto solo lo scheletro oppure era un corpo in decomposizione? Nella prima ipotesi (che appare quella corretta visto che c’era un teschio) come hanno fatto a fare l’autopsia e capire tra l’altro che aveva partorito?

    Rispondi
    • Ciao Alberto,
      bella domanda: quando si tratta di casi così vecchi, spesso le informazioni sono parziali e un po’ fumose, specie per quanto riguarda gli aspetti più tecnici e medico-legali che invece oggi siamo abituati a dare e trovare in maniera puntuale e scientifica.
      Non so risponderti con esattezza, per questa ragione. Da quanto ne so, è possibile evincere passate gravidanze anche solo da uno scheletro (le ossa del bacino subiscono modifiche durante la gestazione), quindi questo è abbastanza certo.

      Rispondi
  • Bah… Io avrei, nel 1943, torchiato Lord Cobham, e tutti quelli che vivevano in quella tenuta, servitù compresa. Poi, se non fosse emersa la verità, sarei passato a quelli che ci avevano girato attorno nei 40 mesi precedenti. Capisco che era un po’ come torchiare la famiglia Agnelli da noi, ma se nessuno fa le cose più probabili, per paura di urtare delle suscettibilità, è inutile pensare a chissà quali misteri…
    https://it.wikipedia.org/wiki/Visconte_Cobham#Gli_eredi_di_lord_Cobham

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *