19 Aprile 2024
Interviste

Il falso filmato dell’autopsia di Roswell: intervista a Lorenzo Paletti

A 75 anni dal presunto UFO-crash di Roswell, ne approfondiamo uno degli aspetti più eclatanti: il video della presunta autopsia che i militari americani avrebbero realizzato sugli alieni morti nello schianto. Per saperne di più Sofia Lincos e Giuseppe Stilo hanno intervistato Lorenzo Paletti, che sul tema ha realizzato un podcast su Audible (in collaborazione con Massimo Polidoro) e il libro La prova – Autopsia di un alieno (2021). 

Il tuo libro parte da un fatto: nel 1995 le televisioni di tutto il mondo, RAI compresa, mostrano in pubblico le immagini dell’autopsia di un presunto extraterrestre caduto a Roswell nel 1947. Anche tra i lettori di Query, molti avranno visto il filmato, ma non tutti avranno seguito gli sviluppi di questi ultimi anni. Se oggi dovessi raccontarci cosa è accaduto, ormai quasi trent’anni fa, cosa diresti?

A cavallo tra il 1993 e il 1994, lo sconosciuto (fino ad allora) produttore discografico londinese Ray Santilli si trova a Cleveland, negli Stati Uniti, alla ricerca di video d’epoca di Elvis Presley. Qui, Santilli racconta di avere conosciuto Jack Barnett, un operatore di ripresa che ha registrato un giovane Elvis in tour tra i licei della zona. Barnett, però, non si limita a proporre a Santilli l’acquisto di quelle pellicole.

Il cameraman, infatti, racconta di avere lavorato per l’esercito degli Stati Uniti e, nel 1947, dice di essere stato chiamato a Roswell, in New Mexico. In quell’estate, infatti, un navicella extraterrestre sarebbe caduta nei terreni fuori dalla città, catapultando i suoi passeggeri al di fuori dell’abitacolo.

Quando Barnett arriva a Roswell, gli viene chiesto di riprendere il luogo dello schianto, il recupero dei detriti di quel disco volante e le autopsie eseguite sui suoi malcapitati passeggeri.

Quando Santilli sente questa storia fatica a crederci. Dischi volanti e ufologia non sono il suo settore. Ma è intrigato dall’opportunità imprenditoriale che gli è capitata. Così acquista i nastri dal cameraman Jack Barnett, torna in Inghilterra, e comincia a firmare contratti con le televisioni e i giornali di tutto il mondo per la distribuzione (e la vendita) di quelle immagini.

Il video dell’autopsia di un alieno di Ray Santilli viene messo in onda per la prima volta nell’estate del 1995 e, ad oggi, le immagini di quel nastro rappresentano una icona nella cultura popolare. Durante le mie ricerche, mi è capitato in più occasioni di mostrare fotogrammi dell’autopsia di un alieno anche a persone che, nel 1995, non erano ancora nate. Non tutti conoscono la storia dietro il video di Santilli. Ma chiunque riconosce quelle immagini.

All’epoca, Santilli sostiene di credere alla versione di Jack Barnett. Lui, però, dice di non avere gli strumenti per certificare che il video sia originale. Per questo chiede agli appassionati e agli esperti (militari, fotografi, medici…) di giudicare la genunità delle sue riprese.

È così che, per anni, ufologi, appassionati del mistero e professionisti si mettono a studiare le riprese di Barnett nel tentativo di capire se sono originali e se quello ritratto in quel video sia veramente un extraterrestre.

Fin dall’inizio alcuni elementi portavano a ipotizzare che si trattasse di un falso; ma nel frattempo sono emerse prove più solide sul fatto che si trattò di un’elaborata messinscena. Ci racconti quali elementi aggiuntivi sono emersi nel corso degli anni? Il caso è chiuso o ci sono ancora cose che non sappiamo?

Gli scettici, già nel 1995, avevano dubitato fortemente che il video di Santilli potesse essere originale. La stessa Margherita Hack, in una trasmissione dedicata all’autopsia da RAI, disse che quel “pupazzo” le sembrava il prodotto di una televisione locale.

Nei mesi successivi alla messa in onda, però, nessuno riesce ad avanzare prove conclusive che dimostrino oltre ogni ragionevole dubbio che il video di Santilli sia un falso. Allo stesso tempo, Santilli e i suoi sostenitori non riescono nemmeno nel contrario, ovvero dimostrare che il video sia certamente originale e risalente al 1947.

A fare la differenza, nello smascherare la truffa di Santilli, sono due eventi. Il primo: una indagine del canale televisivo americano FOX che scopre come uno dei video venduti da Santilli (non la celebre autopsia aliena, ma il meno noto “video della tenda”) fosse un falso.

Il secondo: la produzione del film “Alien Autopsy“, con protagonista il duo comico inglese Ant & Dec. Per sponsorizzare l’uscita del film, Santilli (che ne era il produttore) sceglie di rilasciare una intervista in cui rivela che le immagini della sua autopsia non sono originali e risalenti al 1947, ma frutto di una sua ricostruzione.

Il video originale, spiega Santilli, esiste. O meglio, è esistito. Ma l’età e gli agenti atmosferici lo hanno degradato. Soprattutto da quando Jack Barnett avrebbe rimosso le bobine dai loro contenitori, dove il nastro è stato conservato dal 1947. Santilli, quindi, sostiene di avere sceneggiato una autopsia identica (a suo dire) a quella contenuta nei nastri originali, ormai andati distrutti, e di averla spacciata per il video girato da Barnett.

Quello che ci ha sempre colpito del caso dell’autopsia aliena è la gigantesca operazione commerciale che è stata messa in piedi per “vendere” l’extraterrestre alle TV di mezzo mondo. Ci puoi dire qualcosa in più su come è stata organizzata questa operazione, e da chi?

Tutto si può dire di Ray Santilli, ma non che gli manchi lo spirito imprenditoriale.

Nel maggio del 1995, Ray organizza una anteprima dei suoi video al Museum of London.

Santilli invita le televisioni di mezzo mondo. All’ingresso, i partecipanti vengono perquisiti e vengono sequestrate macchine da presa e registratori. In questo modo nessuno può rubare nemmeno un fotogramma del video che Santilli mostra in anteprima.La vendita del nastro comincia subito dopo. Già nel museo, Santilli avvia delle aste nazionali. La sua idea consiste nel vendere i video in esclusiva ad un solo emittente per stato. Inoltre, i contratti prevedono che il video non possa essere messo in onda prima della fine dell’agosto del 1995.

Così facendo, Ray si assicura che le emittenti di ogni stato si facciano una guerra al rialzo per ottenere l’esclusiva nazionale. La messa in onda contemporanea a livello globale, invece, assicura ad ogni emittente di avere il tempo per preparare una trasmissione dedicata ai video senza che un altro canale, da qualche altra parte del mondo, riveli il contenuto delle riprese in anticipo.

Non possiamo dire con certezza quanto abbia guadagnato Santilli da questa operazione. Channel 4, ad esempio, ottiene gratuitamente l’esclusiva per la messa in onda in Inghilterra. Fox e RAI, invece, pagano cifre nell’ordine delle centinaia di migliaia di Euro.

Si può stimare che Santilli, nei pochi giorni di contrattazione che seguono l’anteprima al Museum of London, abbia firmato contratti per un valore complessi di alcuni milioni di Euro.

A tuo avviso, dal punto di vista tecnico e della concezione, il falso dell’autopsia di Roswell è stato realizzato davvero con cura? Insomma: nel 1994-95, il mondo si è trovato davanti a un’imitazione grossolana, oppure all’opera di un vero e proprio gruppo di professionisti – diciamo così – dotati anche di capacità artistiche e creative?

Il falso video è stato girato in un appartamento di Londra, verso la fine del 1994. Il team dietro l’operazione era ridotto, è vero, e i costi di produzione sono stati ridicoli(soprattutto se paragonati all’incasso di Santilli).

Tra le persone dietro le quinte, però, c’era John Humphreys, straordinario scultore che aveva già lavorato per gli effetti speciali di serie storiche con Max Headroom e Dr. Who. È lui che ha disegnato e dato forma al corpo dell’alieno. Lui che ha inscenato l’apertura del corpo e la rimozione degli organi. Ricordiamo che Stan Winston, guru degli effetti speciali di Hollywood, vide il video nel 1995 e commentò dicendo: “Se questo è un falso, chiunque ha fatto quel corpo dovrebbe lavorare per me”.

Erano un gruppo di creativi? Sì, sia Humphreys che Spyros Melaris, che teneva in mano la videocamera, lo erano senza dubbio. Erano artisti? Non lo so, forse erano dei brillanti scappati di casa che hanno saputo fare il meglio con i mezzi a loro disposizione.

Se tu oggi volessi replicare il filmato, quali errori cercheresti di evitare?

Il fatto che sia servita la conferma di Santilli, per dire che il video fosse effettivamente un falso, dimostra che c’è poco da cambiare nel prodotto originale.

Ipotizzando di non avere limiti di budget, probabilmente produrrei una autopsia più lunga (nel senso con più video disponibile) e farei durare l’operazione diverse ore (e non i 90 minuti che sembra essere durata l’autopsia ripresa nel video).

Inoltre, mi occuperei di costruire un set con tutte e quattro le pareti (e non solo con due) in modo da dare più libertà al cameraman di muoversi nella stanza.

Per il resto: nulla da modificare.

Per finire, ti chiedo qualcosa su di te. Pur non essendo definibile come “ufologo”, hai scritto un libro di 360 pagine su un solo caso ufologico, per quanto celebre. Da dove è nato il desiderio di realizzarlo?

Sono sempre stato affascinato dal video di Ray Santilli. Non ricordo quando l’ho visto per la prima volta, ma di certo se ne ricordano ad esempio i miei compagni di liceo, che periodicamente mi tiravano (e tirano tutt’ora) in giro per la mia ossessione con l’autopsia di un alieno.

Il video, dopotutto, ha un fascino che è difficile negare.

Nel 2018 stavo lavorando ad un progetto incentrato sul raccontare le storie di alcuni straordinari ciarlatani. Nella lista, inevitabilmente, ho pensato di inserire anche Ray Santilli. Mi sono chiesto allora se ci fosse qualcuno che poteva raccontarmi la storia completa dietro l’autopsia, e ho trovato il supporto dell’ufologo inglese Philip Mantle, uno dei pochi ad avere avuto accesso diretto alle bobine di Santilli nel suo studio, a Londra. Mantle ha seguito la vicenda dall’inizio del 1995 e mi ha aiutato a tracciare la storia e recuperare tutta la documentazione.

Quando mi sono ritrovato per le mani il quadro completo della vicenda, con i suoi colpi di scena, le sue smentite, e i dubbi che hanno assillato gli ufologi per anni, ho pensato che fosse una storia che poteva sorreggersi sulle sue gambe.

Sono sempre stato un ascoltato di podcast e mi è venuto spontaneo ispirarmi ad alcune produzioni documentaristiche americane. Mi sono così detto: sarebbe bello raccontare questa storia in un podcast di più episodi.

È nato così il podcast La Prova: Storia di una Autopsia Aliena, prodotto da Audible e letto da Massimo Polidoro. Il podcast è stato un successo, ma sentivo di non avere condiviso ancora tutto quello che avevo scoperto: documenti originali, articoli di giornale…

Così ho pensato che riportare tutta la storia in un libro, e arricchirla con centinaia tra mappe, immagini e documenti originali, fosse il modo migliore per raccontare la verità dietro il video di Santilli.

Tu sei anche un prestigiatore. Riguardando il video dell’autopsia, ti è venuto in mente qualcosa di specifico al riguardo? In fondo Spyros Melaris, il vero cameraman delle riprese, ha avuto una lunga esperienza proprio come illusionista…

Spyros Melaris voleva produrre il video dell’autopsia aliena e, poco dopo averlo distribuito, raccontare al mondo come era stato prodotto. Come un prestigiatore che è troppo fiero del metodo di un gioco di prestigio, voleva rivelare ai suoi spettatori come erano stati ingannati.

Il video è, un po’, un grande gioco di prestigio. Fatto di mezze verità e dettagli nascosti agli occhi del pubblico, creati allo scopo di stupire gli astanti.

Ultima domanda: consideri questo tuo interesse per il falso video dell’autopsia dell’alieno di Roswell soltanto un’incursione nel dorato mondo dell’ufologia, oppure la tua attenzione per il mito Ufo proseguirà anche in seguito?

Mi capita di venire interrogato su questioni che riguardano l’ufologia. Io ci tengo a precisare che non sono un ufologo e che ho solo studiato il caso, limitato e molto tangenziale nel grande panorama ufologico, dell’autopsia di Santilli. Volevo solo raccontare una storia, e penso di averlo fatto.

Certo, il tema è sempre affascinante e ricco di spunti. E se mi dedicassi a qualche altro progetto dedicato a questo settore, sarebbe certamente in un contesto che mi permettesse di basarmi su documenti e su storie fondate. Il che, diciamocelo, accade raramente nel mondo dell’ufologia.

Però, chissà, magari i documenti desecretati negli ultimi anni dai governi di tutto il mondo riguardanti gli oggetti volanti non identificati potrebbero essere un buon punto di partenza per raccontare la vera storia dietro i dischi volanti.

5 pensieri riguardo “Il falso filmato dell’autopsia di Roswell: intervista a Lorenzo Paletti

  • “Dove il nastro è stato conservato dal 19467”. Direi che c’è un errore di sbaglio, magari un 6 in più. È alla seconda domanda.

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  • Vidi il filmato dell’autopsia nel 1995, in televisione, e ne rimasi letteralmente terrorizzata, ma affascinata allo stesso tempo. Avevo 7 o 8 anni e già allora ho avuto comunque qualche dubbio che fosse autentico, però il terrore per quel video mi è rimasto anche ora.

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  • Quando di esegue un’autopsia (reale), si pesa e misura ogni singolo organo (nelle autopsie giudiziarie si fotografano da ogni angolo, in situ e dopo l’ablazione), si eseguono numerosi prelievi per gli esami istologici.
    Se il patologo si trovasse davanti il cadavere di un essere sconosciuto (non necessariamente alieno, basta un animale non classificato) i prelievi – messi in conservanti diversi, non solamente la classica soluzione di fomalina – si moltiplicherebbero.
    Come dico sempre guardando i telefilm nei quali l’eroe fino ad allora in coma e intubato (!!!!) oppure defibrillato dopo in arresto cardiaco (!!!), in un ambiente che non assomiglia nemmeno lontanamente ad un centro rianimazione, si risveglia e parla coerentemente (!!!): gli autori dello sceneggiato non potevano chiedere consiglio ad un medico qualsiasi?

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  • Già all’epoca della messa in onda alla RAI della presunta autopsia dell’alieno il Prof.Baima Bollone dichiarò che la dissezione del “cadavere” era tecnicamente del tutto sbagliata,a partire dal modo di impugnare il bisturi dell’operatore .
    Inoltre il telefono che si vede nel filmato non apparteneva a quel periodo storico , come pure il frammento di pellicola fatto esaminare alla Kodak da Santilli.
    Nella truffa fu coinvolto ( sembra in buona fede) anche Reg Presley ,il cantante dei Troggs, grande appassionato di ufologia.
    Comunque sia acquistai in edicola la video cassetta “Roswell : la nuova realtà” a cura di Roberto Pinotti.

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    • Ricordo la risposta di Baima Bollone alla Foschini, quando lei disse qualcosa come: “sì ok gli strumenti usati nell’autopsia non sono quelli giusti e sono pure impugnati male, ma volendo si potrebbe fare un’autopsia così?” e Baima Bollone, caustico: “certo, si potrebbe fare anche con un’accetta allora!!” Un mito assoluto.

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