19 Aprile 2024
E leggiti 'sto paper

Un albero genealogico del Neolitico

Immaginiamo di scoprire, ad esempio nel mezzo della campagna inglese, un tumulo dentro al quale sono sepolti insieme decine di individui. Immaginiamo di essere archeologi e di dover studiare quel tumulo. La prima domanda che viene in mente riguarda il rapporto presente tra i vari individui: erano imparentati tra loro? Quali relazioni sociali intrattenevano? Chi era figlio di chi? Fino a poco tempo fa le risposte a queste domande potevano venire dal’analisi osteoarcheologica dei reati umani, dalla disposizione dei corpi all’interno della sepoltura ed eventualmente dagli oggetti che li accompagnavano. Negli ultimi decenni, a tutto ciò si è aggiunta un’altra possibile analisi, che in molti casi chiarisce punti rimasti dubbi o apre nuove possibilità di interpretazione: quella del DNA antico.

Guarda caso, la zona del Gloucestershire, in Inghilterra, è costellata di grandi tumuli di forma allungata, chiamati long cairn, o long barrow, risalenti al Neolitico, contenenti decine di sepolture di individui per diverse generazioni. Per anni gli archeologi si sono chiesti quali rapporti sociali e biologici esistessero tra questi individui, riuscendo però a formulare soltanto delle ipotesi. Di recente, però, un gruppo multidisciplinare e internazionale di ricercatori coordinati da Chris Fowler, della Newcastle University di Newcastle-Upon-Tyne, ha scelto per la propria indagine proprio uno di questi long cairn, quello di Hazleton North. Il gruppo ha utilizzato, appunto, le tecniche di analisi del DNA antico – ossia quella condotta isolando DNA proveniente da campioni biologici antichi –  combinato con i dati archeologici e paleoantropologici. Il fine era provare a definire meglio le relazioni sociali tra gli individui lì sepolti. I risultati della ricerca sono stati pubblicati il 22 dicembre 2021 su Nature.

Grazie all’analisi del DNA antico è stato possibile determinare chi era figlio di chi, o nipote o fratello o sorella. Si tratta, quindi, di scoprire legami biologici che non necessariamente rispecchiano legami sociali. Nel mondo di oggi, ad esempio, un bambino può essere stato adottato, o una persona può essere divorziata o aver avuto figli con partner diversi senza aver contratto con questi legami sociali. Tutto questo riguarda i rapporti sociali tra le persone, che non sempre trovano una corrispondenza nei legami biologici. A partire da questo fatto, la ricerca che stiamo discutendo ha cercato di integrare i dati archeologici con quelli biologici, in modo da esaminare le relazioni tra gli individui di Hazleton North da entrambe le prospettive. Ciò ha permesso agli autori di avanzare alcune considerazioni sociali che altrimenti sarebbero state impossibili da elaborare, ma che restano comunque ipotesi per ora non verificabili, anche se plausibili.

Lo studio ha esaminato 35 individui, 27 dei quali erano imparentati biologicamente tra di loro, in un arco di 5 generazioni. Le analisi al radiocarbonio hanno definito che il cairn fu utilizzato in un periodo compreso tra il 3695 e il 3650 a.C., ma le deposizioni degli individui probabilmente cessarono intorno al 6.620 a.C. Lo studio dei resti umani ha rilevato patologie molto diffuse tra la popolazione neolitica della zona, come osteoartriti e segni di stress nutrizionali nell’infanzia. Gli individui di Hazleton North avevano una dieta ricca di proteine animali, ma erano usavano anche prodotti derivati dalla lavorazione del latte, come burro o formaggio. Grazie all’analisi degli isotopi di stronzio dei denti, i ricercatori hanno potuto stabilire che molti dei 22 individui esaminati avevano passato l’infanzia a una quarantina di chilometri di distanza, cosa che testimonia una marcata mobilità di quei gruppi umani.

L’analisi che ha riservato le informazioni più interessanti è però senz’altro quella dei rapporti di parentela tra gli individui.

L’albero genealogico che è stato possibile ricostruire comprende ben cinque generazioni, tutte legate biologicamente o socialmente ad un unico individuo di sesso maschile, denominato NC1m. Questi aveva avuto figli con almeno 4 donne diverse, tre delle quali sepolte nel cairn (sono state chiamate SC1f, NC2f, NC3f: una quarta, U3f, è ipotizzabile grazie alla prole sepolta nel tumulo, ma il suo scheletro non è stato rilevato).

Si trattava di poligamia o di monogamia in serie? Cioè: NC1m aveva un rapporto di parentela con più donne nello stesso momento, oppure li aveva solo con una donna per volta in momenti diversi della sua vita? Non siamo in grado di rispondere: in archeologia, i rapporti sociali non sono rilevabili biologicamente. Possiamo però fare altre considerazioni. Alcune delle donne con le quali NC1m aveva avuto dei figli, avevano avuto anche altri figli – sepolti nella stessa tomba – con altri uomini imparentati più o meno strettamente con lui. Provenivano da legami precedenti delle donne che poi, alla morte del primo partner, magari erano entrate in relazione con il parente più importante del marito? Erano derivati da secondi matrimoni magari contratti dopo la morte di NC1m? Provenivano da altri legami che non riusciamo a immaginare?

Probabilmente non lo sapremo mai, ma in qualche modo i figli  che le donne avevano avuto con altri uomini (ma sempre imparentati con NC1m) venivano integrati nel sistema di parentela, magari come figli adottivi del capostipite. Può darsi che le donne della prima generazione avessero un’importanza sociale propria, cosa del resto testimoniata dalla forma del tumulo e dalla distribuzione dei resti ossei. Il cairn di Hazleton North, infatti, presente una forma particolare. I resti umani erano distribuiti in due lunghe strutture a corridoio, a forma di L, posizionate in modo da opporsi frontalmente.

Queste due strutture erano suddivise a loro volta in tre parti: una camera, un passaggio e l’entrata. Ebbene, due delle donne della prima generazione (NC2f e NC3f) erano sepolte nella tomba nord insieme all’individuo fondatore NC1m e ai loro figli e nipoti, mentre le altre due erano sepolte nella tomba sud, con i propri figli e nipoti. La discendenza comprendeva sia quella avuta con NC1m, sia quella avuta con altri partner non sepolti nel cairn.

Questo dato testimonia l’importanza, all’interno della discendenza patriarcale del capostipite, delle parentele matrilineari.

È anche emerso che, sebbene il tumulo contenesse cinque generazioni, queste sono rappresentate quasi interamente da maschi. Le donne presenti nel tumulo sono infatti appena 9 su 35. Due sono rappresentate da bambine morte durante l’infanzia, mentre sono assenti le figlie adulte. Tre non appartengono alla discendenza del capostipite, e le altre sono le tre donne che hanno avuto figli con NC1m.

Questo dato spinge a diverse supposizioni. Forse le donne venivano sepolte in altro modo? Oppure, possiamo parlare di sepoltura virilocale, cioè quelle in cui le donne venivano sepolte con la famiglia del marito, e non con quella del padre?

La presenza di bambine non ancora adulte e di donne che avevano avuto prole con il capostipite contro  l’assenza totale di figlie adulte fa propendere i ricercatori per questa seconda ipotesi, ossia per quella virilocale. Si potrebbe così anche spiegare l’assenza di resti ossei della quarta moglie di NC1m, che forse dopo la morte del marito era entrata a far parte di un altro nucleo parentale.

Un’ultima considerazione emersa riguarda la pratica dell’adozione.

Sono infatti presenti sia maschi figli di una delle donne di NC1m e di un suo parente stretto, sia maschi non facenti parte di questa complessa parentela biologica. In entrambi i casi, gli individui potrebbero essere stati adottati dal capostipite o da un altro membro del suo nucleo familiare. In questo modo, sarebbero entrati nella parentela anche senza avere legami genetici diretti con NC1m.

Tra gli individui non imparentati, infine, rimangono ancora tre donne la cui presenza non è stata chiarita. Forse erano mogli di discendenti maschi che però non avevano generato prole, o della quale i ricercatori non hanno rilevato campioni. In ogni caso, tutti gli individui presenti nel tumulo vanno considerati come parte del nucleo sociale che aveva come capostipite NC1m. Anche se non avevano legami di parentela biologica con lui, potevano aver intrecciato legami sociali che ormai ci sfuggono. Le nostre analisi sono basate, per forza di cose, soltanto su resti umani e sule informazioni archeologiche di cui disponiamo.

Il gruppo di ricercatori che ha prodotto il lavoro ha sottolineato come quella da loro prodotta sia soltanto una prima analisi che rispecchia unicamente la situazione presente a Hazleton North: non vuole in alcun modo presentarsi come un modello interpretativo per le relazioni sociali dell’intera zona. Esse potrebbero essere state diverse in altre regioni, o esserlo state anche per altri tumuli della stessa regione. Proprio la forma particolare del cairn di Hazleton North lo lascia supporre.

Ulteriori ricerche svolte con metodologia simile a quella utilizzata per Hazleton North potranno forse gettare maggior luce sui punti in comune e sulle fratture tra i nuclei di parentela testimoniati dalle sepolture collettive dei long cairn.

Immagine in evidenza: il long barrow di Gussage Down, nel Dorset inglese. Foto di Jim Champion – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1505457

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