22 Aprile 2024
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Le mummie cinesi del fiume Tarim: immigrati indoeuropei o popolazione autoctona?

Nel nord-ovest cinese, nel bacino del fiume Tarim, a partire dagli inizi del ‘900 gli archeologi hanno trovato una serie di mummie naturali, sepolte in particolari cimiteri indicati con lunghi pali infissi nel terreno. La caratteristica che ha reso famose queste mummie in tutto il mondo, però, è un altra: paiono avere caratteristiche tipicamente occidentali, come i capelli biondi o rossi e la statura elevata. Cosa ci facevano degli occidentali nel bel mezzo dell’Asia?

Fino ad oggi l’ipotesi più diffusa tra storici e archeologi era quella che tirava in ballo l’origine indoeuropea di queste popolazioni. Arrivando dalle steppe, dalle montagne o dalle oasi del deserto de Gobi (a seconda delle varie teorie), sarebbero penetrate fino al bacino del Tarim, che ne rappresenterebbe l’avamposto più orientale. La prova starebbe nel fatto che proprio in questa regione, secoli dopo, si parlava la lingua indoeuropea più orientale ad oggi nota, il Tocario, conosciuta grazie a testi buddisti del VII-VIII sec. L’ipotesi è che le mummie del Tarim, risalenti ad un periodo che va dal 3000 al 1700 a. C, siano ciò che resta degli antenati delle popolazioni che parlavano il Tocario, discendenti degli indoeuropei lì giunti in precedenza. L’aspetto occidentale, oltre al fatto che nelle sepolture erano presenti anche indumenti di lana e resti di offerte alimentari a base di formaggio, avvalorava questa ipotesi.

Un nuovo studio pubblicato a fine ottobre 2021 su Nature  ad opera di un folto gruppo di archeologi e di scienziati cinesi coordinati da FhaonZang, si è proposto di indagare le origine genetiche delle mummie, in modo da identificare la provenienza delle popolazioni di quell’area. Dal punto di vista archeologico, la cultura dei Tarim è particolare. Essi seppellivano i morti, vestiti con pellicce e indumenti di lana, in bare di legno segnalate in superficie con pali di legno, a volte modellati a forma di remo. Alcune mummie erano sepolte con pezzi di formaggio attorno al collo. Questi elementi hanno fatto pensare agli archeologi che la loro origine non fosse locale, ma che la loro cultura avesse avuto origini lontane. Ma lontano quanto?

Le principali ipotesi erano tre.

La prima posizionava l’origine dei Tarim nelle steppe, in particolare nella zona dei monti Altai-Sayan, dove Cina, Russia, Mongolia e Kazakistan si incontrano. Qui, nella prima età del Bronzo abitavano le popolazioni dette Afanasievo, afferenti alla sfera indoeuropea. Queste genti sarebbero scese attraverso il bacino di Zungaria per poi insediare la propria società agro-pastorale nella valle del Tarim. Secondo altri, invece,  proverrebbero dalle oasi della Bactriana. Da qui, tra il 2300 e il 1800 a. C. avrebbero attraversato il deserto dell’attuale Afghanistan e le zone montuose di Turkmenistan e Uzbekistan fino a giungere nel Tarim. Alla base di questa ipotesi sta la somiglianza dei sistemi di agricoltura irrigua utilizzati nelle due regioni, necessari per adattarsi alle condizioni desertiche di quegli ambienti.

Una terza ipotesi considera un bacino più ampio, comprendente la zona montuosa dell’Asia Centrale, dall’Hindu Kush ai monti Altai, nel quale si muovevano i pastori per la transumanza. Questi pastori potrebbero aver portato alle popolazioni locali non solo le pratiche agro-pastorali, ma anche un apporto genetico.

Il nuovo studio, che ha esaminato tredici individui provenienti dal bacino del Tarim, ha però permesso di scartare tutte le precedenti ipotesi. Non sono infatti state trovate prove di una discendenza diretta di queste popolazioni da altre stirpi di diversa collocazione geografica, in particolare, da quelle sopra menzionate. Inoltre, è stato dimostrato che le mummie possiedono un pool genetico isolato che può essere fatto risalire all’inizio dell’Olocene. Secondo i ricercatori, probabilmente questi caratteri genetici erano  più diffusi in antico, e comprendevano il bacino Zungarico, ossia la zona montuosa dell’Asia centrale e le steppe siberiane. L’aspetto occidentale delle mummie del Tarim proviene probabilmente proprio da questo antico pool genetico, poi integrato nelle zone vicine con apporti indoeuropei.

Le mummie del Tarim non sono dunque la propaggine più orientale di popolazioni provenienti dall’Eurasia, bensì l’ultima traccia delle popolazioni locali che abitavano la zona in precedenza, sopravvissute grazie all’ambiente geograficamente estremo nel quale vivevano.

Il lavoro degli archeologi cinesi richiama ancora una volta la nostra attenzione su quanto vadano tenute distinte lingua, cultura e genetica. I Tarim, infatti, anche se geneticamente discendono da antenati locali, hanno in effetti elementi culturali che potrebbero essere stati mutuati dalle popolazioni vicine. Ad esempio, i Tarim producevano il formaggio dal latte di ovini, bovini e caprini usando una fermentazione simile al kefir, forse appresa dai vicini Afanasievo. Coltivavano grano e orzo, introdotti in Cina intorno al 3500 probabilmente attraverso le vie della zona montuosa centro-asiatica. Il modo di seppellire i morti, con pali di legno che spuntano dal deserto, ricorda quello utilizzato nelle oasi del deserto afgano, pur con elementi locali come le bare di legno a forma di barca ricoperte da pelli. 

Nell’insieme questi dati puntano in una sola direzione: le popolazioni che vivevano nel bacino del Tarim durante l’età del Bronzo discendevano da antenati locali che avevano mantenuto i caratteri genetici e somatici delle popolazioni che abitavano prima di loro non solo quell’area, ma anche le limitrofe. Da un punto di vista culturale, invece, avevano fatto propri alcuni caratteri delle culture limitrofe: erano una popolazione cosmopolita e aperta agli influssi esterni.

Per quanto riguarda la lingua invece, non possiamo trarre conclusioni certe. Tuttavia, quel che possiamo dire è che anche la lingua, così come le innovazioni tecnologiche e la cultura materiale, non deve essere per forza legata alla discendenza genetica. Le popolazioni del Tarim potevano parlare una lingua di ceppo indoeuropeo anche senza discendere in modo diretto da queste popolazioni.   

Immagine in evidenza: Una delle mummie del Taurim, la “principessa di Xiaohe”, esposta presso il Museo Regione dello Xinjiang. Foto di Hiroki Ogawa, CC BY 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/3.0>, via Wikimedia Commons

2 pensieri riguardo “Le mummie cinesi del fiume Tarim: immigrati indoeuropei o popolazione autoctona?

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