20 Aprile 2024
Dal mondo

Il senso dei giapponesi per il gruppo sanguigno

Immaginatevi la scena. Siete in chat, qualcuno vi contatta con questa domanda: 

Ciao, qual è il tuo gruppo sanguigno?

Sono abbastanza sicura che vi precipitereste a chiudere la conversazione chiedendovi che razza di psicopatico/a avete incontrato. Se siete in Giappone, no. Lì si tratta di una domanda assolutamente normale, un po’ simile al nostro “di che segno sei?“. E con un analogo background pseudoscientifico…

L’oroscopo del sangue

In Giappone, è opinione comune che il gruppo sanguigno determini il carattere e le inclinazioni di una persona. Questa convinzione pseudoscientifica si è fatta strada anche in altri Paesi asiatici, in particolare in Corea del Sud.

Ai vari gruppi sanguigni sono associati diversi tratti di personalità: il gruppo 0, ad esempio, sarebbe quello dei leader, generosi e ottimisti ma anche combattivi e inclini alla socialità (viene rappresentato dall’antica casta dei guerrieri). Il tipo A sarebbe invece composto da individui seri, conservatori, calmi, a volte pignoli, ma anche gentili e ottimi ascoltatori (è associato ai contadini). Le persone con gruppo sanguigno B sarebbero loquaci e ottimiste, adattabili, ma anche egocentriche e narcisiste (è identificato nei commercianti). Il tipo AB, infine, avrebbe caratteristiche intermedie tra il gruppo A e quello B, con una forte ambivalenza (e sarebbe legato agli artigiani).

La questione è sentitissima: in un questionario online condotto dalla rete televisiva Fuji nel 2015, il 68,7% dei telespettatori affermava di credere a questa correlazione. Un analogo sondaggio Gallup condotto in Corea del Sud, aveva trovato un’adesione alla teoria in circa il 58% degli intervistati. 

Una teoria, molte applicazioni

È proprio dalla Corea, ad esempio, che arriva la commedia romantica “Il mio ragazzo è un tipo B”: la protagonista è una ragazza calma e precisa (gruppo A) che si scontra con l’egoismo e l’esuberanza di un “B”. 

In Giappone, invece, queste credenze sono particolarmente vive sulla stampa scandalistica: gli articoli sulle celebrità vengono spesso corredati dall’indicazione del loro gruppo sanguigno, e a volte vengono tracciati veri e propri oroscopi basati su questa caratteristica. Un altro ambito molto popolare è quello delle tabelle sull’affinità di coppia, con gli appaiamenti da evitare e quelli di maggior compatibilità. Non è raro, infine, trovare la questione tirata in ballo anche nei prodotti commerciali: esistono, ad esempio, linee di profumi e bagnoschiuma che sarebbero pensati esattamente per uno specifico gruppo sanguigno, così come diete, consigli di lettura o di carriera, servizi di dating, cioccolatini. Esiste addirittura una linea di preservativi, chiamata non a caso ABOBA, che vende prodotti differenziati per ogni gruppo. 

Pare che la teoria possa diventare anche una buona scusa per politici in difficoltà: in seguito al terremoto del 2011, il ministro Ryu Matsumoto si lasciò andare ad alcuni commenti poco compassionevoli verso le popolazioni colpite, e fu costretto a dimettersi in seguito alle aspre critiche della stampa. Si giustificò spiegando:

Il mio gruppo sanguigno è B, che significa che posso essere irritabile e impetuoso, e le mie vere intenzioni non sempre vengono fuori. 

L’origine

Scoperto agli inizi del Novecento grazie agli studi del premio Nobel Karl Landsteine, il gruppo sanguigno fu quasi subito preda delle pseudoscienze. Particolarmente suggestiva era, per alcuni scienziati dell’epoca, la diversa distribuzione dei vari tipi in popolazioni diverse: un fattore che, in una prospettiva razzista, avrebbe potuto giustificare la superiorità di alcune nazioni rispetto ad altre.

Questa linea di pensiero fece proseliti in Giappone. Nel 1927 un professore di una scuola femminile di Tokyo, Takeji Furukawa, pubblicò sulla rivista Psychological Research un articolo intitolato “The Study of Temperament Through Blood Type“. In seguito, Furukawa pubblicò un secondo articolo, che metteva a confronto la popolazione di Taiwan con quella di Hokkaido. 

Nel 1895, il Giappone aveva occupato militarmente l’isola (all’epoca nota come Formosa), causando decenni di scontri e ribellioni. La conquista di Hokkaido, invece, era andata molto più liscia: a differenza dei taiwanesi, i pacifici Ainu non avevano opposto un’eccessiva resistenza ai nuovi dominatori. Come spiegare una simile diversità?

Furukawa scoprì che il gruppo sanguigno 0 (quello dei “guerrieri”) era molto diffuso nella popolazione taiwanese (circa il 41.2% dei campioni), mentre era presente solo nel 23,8% dei nativi di Hokkaido. Dunque, secondo lui la propensione alla ribellione aveva una base genetica. Lo studioso si spinse a consigliare l’adozione di politiche in favore del matrimonio misto tra giapponesi e taiwanesi: in questo modo, la diffusione del carattere 0 sarebbe andata scemando, con ottime ripercussioni sulla bellicosità della popolazione locale. 

La ripresa negli anni ‘70

Gli studi di Furukawa non erano un gran che, dal punto di vista scientifico: campioni troppo piccoli, considerazioni del tutto generali a partire da singoli episodi, un certo razzismo di fondo. A partire dagli anni Trenta, la comunità scientifica accantonò l’idea di una relazione tra gruppi sanguigni e personalità, e anche le ricerche di Furukawa vennero considerate superate.

Tornarono in auge circa quarant’anni dopo, in piena New Age, in un clima di grande attenzione da parte del pubblico per la spiritualità e le scienze “non convenzionali”. Nel 1971 Masahiko Nomi, un giornalista senza alcun background psicologico o medico (era laureato in ingegneria), pubblicò una serie di libri dedicati ai gruppi sanguigni, la personalità e l’affinità di coppia. Nomi rispolverò gli studi di Furukawa, presentandoli in una veste adatta al pubblico moderno. Fu un successo. Da allora, la teoria si diffuse prima in Giappone e poi in altri Paesi asiatici. 

La sua popolarità ha portato anche alla nascita di un ricco filone di ricerca statistica: moltissimi studi sono stati pubblicati sul legame sangue-carattere, con risultati non sempre univoci. In alcune analisi, ad esempio, gli studiosi trovano una lieve correlazione tra il gruppo sanguigno e alcuni tratti della personalità (ricavati tramite questionari). In questi casi, si è ipotizzato l’effetto della cosiddetta profezia che si autoavvera: la conoscenza delle caratteristiche del proprio “gruppo” porterebbe ad enfatizzare alcuni pregi o difetti comunemente associati ad esso. Detto in altre parole: sentendosi ripetere più e più volte che gli “A” sarebbero calmi e posati, gli individui con questo gruppo sanguigno tenderebbero a comportarsi di conseguenza, e a definirsi “calmi e posati” anche nei questionari.

In altri studi, però, questa correlazione non viene trovata, o è ritenuta poco significativa. La ricerca sul tema è tuttora in corso, ma la maggior parte degli studiosi tende ad etichettare la teoria come un’idea pseudoscientifica, priva di solide evidenze. 

Bura hara: la discriminazione del sangue

Pur avendo (nelle teorie di Nomi) ogni gruppo sia tratti positivi che negativi, nel tempo alcune caratteristiche sono state considerate più “pesanti” rispetto ad altre: gli appartenenti al gruppo A, ad esempio, sono generalmente definiti “affidabili”, mentre i B “egocentrici”. In questo, ha forse anche pesato la distribuzione dei gruppi sanguigni nella popolazione giapponese: circa il 40% appartiene al tipo A, il 30% allo 0, il 20% al B e il 10% a quello AB.

Il fatto che alcuni gruppi sanguigni siano considerati più affidabili di altri può condurre facilmente alla discriminazione: può portare, ad esempio, a preferire i gruppi A o 0 nei colloqui di lavoro (la domanda sul gruppo sanguigno è abbastanza comune, in queste occasioni), o anche nella ricerca di un partner. I giapponesi hanno coniato un termine per definire questo atteggiamento: bura hara (da blood harassment, cioè molestia del sangue), e sono nati movimenti che combattono la discriminazione verso i B e gli AB. 

Nel 2004, il comitato etico dei servizi televisivi ha raccomandato alle emittenti giapponesi di non incoraggiare questa credenza, cosa che ha condotto a un’effettiva diminuzione del suo uso nei programmi TV. Eppure, difficilmente quest’idea scomparirà a breve: in un certo senso, la teoria dei gruppi sanguigni e della personalità fornisce un equivalente moderno all’astrologia, facile da spendere nelle conversazioni mondane, e con un’apparenza più “scientifica” rispetto a quella dei tradizionali “influssi astrali”. 

Inoltre, come ha spiegato al Jakarta Post il professor Lee Taek-gwang, dell’Università Kyung Hee di Seul:

In Corea, la popolarità della teoria […] è alimentata dal generale desiderio di imparare di più sui tratti della personalità propri e altrui, con l’obiettivo del miglioramento personale. La gente è interessata a scoprire i propri punti di forza e le proprie debolezze, per poter aver successo nella vita – che si tratti della propria carriera o di una relazione. E la teoria della personalità secondo il gruppo sanguigno entra in scena come un metodo facile e semplice per valutare te stesso e gli altri, anche se non dovrebbe essere preso sul serio. 

Una semplificazione moderna, cool e apparentemente razionale: c’è quasi da chiedersi perché non abbia preso piede anche da noi. 

Immagine: bagnoschiuma basati sul gruppo sanguigno. Foto di Ken Lee, da Flickr, licenza CC BY-NC-SA 2.0.

Sofia Lincos

Sofia Lincos collabora col CICAP dal 2005 ed è caporedattrice di Queryonline. Fa parte del CeRaVoLC (Centro per la Raccolta delle Voci e Leggende Contemporanee) e si interessa da anni di leggende metropolitane, creepypasta, bufale e storia della scienza.

6 pensieri riguardo “Il senso dei giapponesi per il gruppo sanguigno

  • Però il 23% è di più del 4%….. meglio correggiate…..

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    • Attenti: c’è qualcosa che non va nel software dei commenti. Mi pare, da qui e da altre discussioni, che se si risponde seguendo, magari per errore, il lato :”rispondi a” i commenti vengano nascosti, almeno per qualche giorno. Nel riassunto, (ultimi commenti) dopo qualche ora compaiono, ma per leggerli bisogna andare su Rispondi (ad Alessandra Lazzari, ad esempio). Invece bisognerebbe poterli leggere sulla prima pagina.

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  • Ma non sarà da questo che hanno preso spunto le diete basate sul gruppo sanguigno?

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    • Ah, chiedo scusa, vedo che lo avete ricordato anche con un link.

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      • In realtà la domanda è interessante, anch’io mi sono chiesta se i vari promotori europei e americani delle diete basate sul gruppo sanguigno avessero preso ispirazione di lì. Però sinceramente non ho trovato alcuna indicazione in questo senso…

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