17 Aprile 2024
Approfondimenti

Il caso delle mascherine: quando due sono meglio di una?

Antonio Crisafulli è medico, Professore associato di Fisiologia Umana

Fin dall’inizio della pandemia l’uso delle mascherine è stato oggetto di un acceso dibattito tra sostenitori e detrattori di tali dispositivi. A giudizio di chi scrive, gran parte della discussione è stata dettata da posizioni ideologiche (“la mascherina serve per tapparci la bocca e per controllarci”), o culturali (“la mascherina non fa parte delle mie abitudini, mi causa fastidio e non la voglio usare”). Questa ostilità è sfociata in una serie di bufale, alcune diventate virali, che hanno messo in discussione l’uso delle mascherine come strumenti utili, se non dannosi, per contrastare la pandemia. Anche su Queryonline ci siamo occupati diverse volte di questo tema [1-3]

Le posizioni ideologiche e/o culturali sono lasciate alle convinzioni personali di ognuno di noi e non possono essere oggetto di indagine scientifica. Viceversa, da un punto di vista scientifico sembra ormai che l’efficacia delle mascherine nel ridurre la diffusione dell’infezione da SARS-CoV-2 non possa più essere messa in discussione. In pratica, nel mondo scientifico non esiste un dibattito in corso sull’argomento per un motivo semplice: è ormai un fatto accertato che il loro uso riduce significativamente i contagi [4-6].

È inoltre di questi giorni (5 marzo 2021) un report del Centers for Disease Control and Prevention (CDC) degli USA che certifica una significativa riduzione dei contagi, ospedalizzazioni e decessi in seguito all’introduzione dell’obbligo di indossare le mascherine nei luoghi chiusi e nelle situazioni in cui non è consentito un sufficiente distanziamento fisico [7]. Più recentemente si è aperto un nuovo dibattito: quello sull’uso delle doppie mascherine, cioè di due mascherine sovrapposte una all’altra. Per cui ci siamo posti un quesito: ha senso questo tipo di pratica?

Prima di analizzare il problema rivediamo brevemente quali sono i principali tipi di mascherine in circolazione e a cosa servono.

Schematicamente possiamo distinguere le mascherine in 3 tipi: 1) quelle di stoffa, chiamate spesso “mascherine di comunità”, la cui capacità filtrante è molto variabile da modello a modello e che normalmente non hanno una certificazione sulla loro capacità filtrante. Il loro vantaggio sta nel fatto che sono facilmente reperibili e riutilizzabili previo lavaggio-sanificazione; 2) quelle chirurgiche, la cui capacità filtrante si aggira intorno al 95% verso l’esterno e al 20% dall’esterno verso chi le indossa; 3) quelle FFP (acronimo di filtering facepiece particles), che si distinguono in FFP1, FFP2, e FFP3: questi dispositivi hanno una capacità filtrante verso chi le indossa dell’80%, 94%, e 99% rispettivamente e una elevata capacità (almeno il 95%) filtrante verso l’esterno. Le mascherine chirurgiche e quelle FFP devono essere certificate nella loro capacità filtrante. Normalmente sono monouso, oppure hanno una durata di vita limitata, al massimo nell’ordine di qualche decina di ore.

Appare dunque chiaro che c’è una notevole differenza tra i vari tipi di mascherine nella loro capacità di filtrare l’aria in ingresso nell’apparato respiratorio di chi le indossa (dal 20% delle chirurgiche fino al 99% delle FFP3). Viceversa, tutti i modelli di mascherina hanno una elevata capacità di filtrare l’aria in uscita dall’apparato respiratorio di chi le usa.

C’è poi da considerare che per essere efficace una mascherina deve avere altre caratteristiche: adattarsi bene al viso, coprire completamente naso e bocca, e non lasciare spazi vuoti tra il bordo della mascherina e la cute della faccia.

Fatte queste premesse, adesso analizziamo il problema centrale di questo articolo: ha senso utilizzare due mascherine sovrapposte invece di una?

Secondo un recente studio del CDC degli USA sembrerebbe di sì [8]. Nello specifico, in questo studio è stato dimostrato che, mentre una semplice mascherina chirurgica a tre strati bloccava di circa il 40% l’ingresso di particelle emesse da un colpo di tosse simulato, usare una mascherina di tessuto sopra la mascherina chirurgica faceva aumentare la capacità di filtraggio fino ad oltre il 90%.

Non bisogna infatti dimenticare che le mascherine chirurgiche sono progettate più che altro per proteggere il campo operatorio dai droplets, cioè le goccioline di saliva emesse dal chirurgo con il respiro, piuttosto che per proteggere il chirurgo. Queste mascherine, infatti, filtrano molto bene l’aria emessa da chi le indossa, ma spesso lasciano molti spazi tra i margini della mascherina stessa e la cute della faccia. In questi spazi possono facilmente passare dei droplets dall’aria ambiente. L’aggiunta di una mascherina di tessuto sopra la mascherina chirurgica, oltre ad aggiungere un ulteriore strato filtrante, consente una migliore adesione della mascherina chirurgica sulla faccia, e questo spiega l’incremento della capacità filtrante della doppia mascherina.

Mentre quanto esposto sopra sembra valido per l’accoppiata mascherine chirurgiche-mascherine di stoffa, non sembra che abbia un senso combinare le mascherine di stoffa con i modelli FFP, purché queste aderiscano bene al viso e non lascino spazi tra i loro margini e la cute di chi le indossa. Le FFP posseggono già di base un elevato potere filtrante in ingresso ed in uscita che non dovrebbe essere significativamente incrementato da un ulteriore strato di tessuto.

In conclusione, indossare una mascherina di tessuto sopra una mascherina chirurgica sembra conferire un significativo aumento della capacità filtrante in ingresso di questi dispositivi. Viceversa, altri tipi di combinazione tra mascherine (doppie chirurgiche, stoffa-FFP…) non sembrano al momento trovare una giustificazione empirica o sperimentale.

Per approfondire

[1] https://www.queryonline.it/2020/05/29/sottolamascherinaniente/

[2] https://www.queryonline.it/2020/05/10/ticonoscomascherinaalcloroformio/

[3] https://www.queryonline.it/2021/02/15/biossidodititanionellemascherineleveritascientifichedietroladisinformazione/

[4] Rader B, et al. Mask-wearing and control of SARS-CoV-2 transmission in the USA: a cross-sectional study. Lancet Digit Health. 2021 Mar;3(3): e148-e157. doi: 10.1016/S2589-7500(20)30293-4. Epub 2021 Jan 19.

[5] Chu DK, et al. Physical distancing, face masks, and eye protection to prevent person-to-person transmission of SARS-CoV-2 and COVID-19: a systematic review and meta-analysis. Lancet. 2020 Jun 27;395(10242):1973-1987. doi: 10.1016/S0140-6736(20)31142-9. Epub 2020 Jun 1.

[6] https://www.nature.com/articles/d41586-020-02801-8

[7] https://www.cdc.gov/mmwr/volumes/70/wr/mm7010e3.htm?s_cid=mm7010e3_w

[8] https://www.cdc.gov/mmwr/volumes/70/wr/mm7007e1.htm?s_cid=mm7007e1_w%20[cdc.gov]

Immagine in evidenza: Noah, CC0, via Wikimedia Commons

8 pensieri riguardo “Il caso delle mascherine: quando due sono meglio di una?

  • Dottor Crisafulli,
    prima parla di non voler discutere scelte personali o ideologiche, dopodiché se ne esce con un “nel mondo scientifico non esiste dibattito sull’efficacia delle mascherine”, che è una posizione assolutamente ideologica, e anche piuttosto prepotente, come tutte le posizioni ideologiche, volendo chiudere un dibattito che non lo è affatto.

    Siamo sinceri, sui DPI si è fatta e si continua a fare un enorme questione politica, soprattutto in Italia..
    Non è affatto vero che non esiste dibattito scientifico in merito, e il report del CDC, francamente, non è risolutivo affatto.

    Per capirlo basta guardare come le politiche sulle mascherine siano estremamente varie da paese a paese : si va dall’uso pressoché totale e indiscriminato, al chiuso e all’aperto, di paesi come Italia e Spagna, a quello soltanto al chiuso -ma non così pervasivo come da noi – di paesi quali Germania o Inghilterra, fino ai paesi come Danimarca, Svezia e Norvegia che non le usano né fuori né dentro.
    E questo non sembra fare alcuna differenza, anzi, i paesi scandinavi hanno meno casi, ospedalizzazioni e decessi rispetto ai più fanatici delle mascherine, come l’Italia dove ormai non si vede più in giro qualcuno che non la indossi praticamente sempre.

    Credo che questi dati siano molto significativi di ricerche di dubbio valore come quella fra sparute contee americane, che presentano oltretutto un bias di conferma clamoroso.

    Le mascherine sono perlopiù virtue signalling e ideologia politica e negarlo vuol dire negare la realtà.

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    • Gentilissimo Rollo Tomasi,
      le risponde Antonio Crisafulli, l’autore dell’articolo.
      Grazie per il suo commento che evidenzia ulteriormente come l’argomento sia ideologicamente divisivo e mi permette inoltre di ribadire che sull’uso delle mascherine non esista in questo momento nessun dibattito scientifico in atto. Nell’articolo indico alcune dei più recenti manoscritti di revisione della letteratura sull’argomento.
      Per dibattito scientifico si intende una discussione tra esperti del settore che non concordano su cause, effetti o utilità di un qualcosa di misurabile dal punto di vista fisico, chimico o biologico. Questo dibattito si svolge normalmente su pubblicazioni scientifiche sottoposte a revisione tra pari. Le ribadisco che, al momento, non conosco nessuna pubblicazione scientifica recente che metta in dubbio l’uso delle mascherine come presidio per limitare i contagi da SARS-CoV-2. Se lei ne è a conoscenza sarei grato di poterla visionare su sua indicazione.
      Né sono a conoscenza di società scientifiche che non raccomandino l’uso di tali dispositivi. Anche in questo caso, se lei ne fosse a conoscenza, sarei grato di poter visionare le loro raccomandazioni.

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      • Mai indossata una museruola all’aperto, e mai lo farò; nemmeno alle forze dell’ordine visto che conosco i miei diritti costituzionali….. al chiuso cerco, per quanto mi è possibile di evitarlo.
        Respirare è un diritto !!!

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  • Ultimamente sto sperimentando proprio le due mascherine sovrapposte (chirurgica e di stoffa): devo dire che non m’infastidiscono come pensavo e l’aspetto positivo è che quella di stoffa non s’inumidisce come quando la uso da sola.
    Certo temo un po’ l’arrivo dell’estate, quando anche il fastidio di una singola mascherina si percepirà maggiormente (l’estate scorsa fortunatamente non era obbligatoria per strada, e la indossavo solo per entrare in luoghi chiusi provvisti in genere di aria condizionata).

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  • Caro Antonio, finche si resta entrambi sulla difensiva (trad: portami i lavori che lo dimostrino) siamo tutti vincitori. Non esiste infatti, alcuno studio policentrico Worldwide che abbia dimostrato, mettendo a confronto campioni omogenei di popolazione, che il campione che gira con la mascherina (per me sono validi se, alla fine, i soggetti seguiti sono migliaia, non 14) si ammali di meno del campione che gira senza. Ancor meno uno studio più accurato, con vari tipi di mascherina messi a confronto con un campione di controllo assolutamente privo di mascherina, per verificare, magari, che alcune mascherine sono omeopatiche (in senso cicappiano) come barriera al Covid-19, mentre altri modelli sono, effettivamente, efficaci. Probabilmente questi studi sarebbero anche illegali, visto che le disposizioni di legge prevedono l’ obbligo di indossarle, senza specificare quali. (Io, da tirchio ed irresponsabile quale sono, non ne ho mai comprato una e non ne ho mai buttato via una. Giro con quelle, ormai lercie e sbrindellate, che mi regalarono le ASL e la Regione Toscana, tra Marzo e Aprile del 2020. Le lavo circa una volta la settimana, a mano e con sapone, senza aver trovato studi scientifici sull’ utilità della pratica.) Questo articolo de Le Scienze mi pare avere il vantaggio di essere pro-mask, da un lato, ma anche serio nel dire come stanno le cose:
    https://www.lescienze.it/news/2020/10/09/news/covid-19_coronavirus_studi_controllati_efficacia_mascherine_stoffa_chirurgiche_n95_ffp2_difficolta_-4814083/
    Se il Link non pigliasse, cercare con Google : Mascherine sì o no? Ecco cosa dicono i dati.

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    • Gentilissimo sig. Grano, caro Aldo,
      le risponde l’autore dell’articolo.
      Intanto la ringrazio per il commento che mi fornisce l’opportunità di approfondire l’argomento. Ma soprattutto la ringrazio per averlo letto.
      Cerco di risponderle punto per punto:
      1) … trad: portami i lavori che lo dimostrino) siamo tutti vincitori. Non esiste infatti, alcuno studio policentrico Worldwide che abbia dimostrato, mettendo a confronto campioni omogenei di popolazione, che il campione che gira con la mascherina (per me sono validi se, alla fine, i soggetti seguiti sono migliaia, non si ammali di meno del campione che gira senza.
      Risposta: ecco alcuni link di lavori e di review (quelli che trovo più significativi, per cui sono giocoforza una mia selezione) che dimostrano in modo abbastanza convincente che le mascherine funzionano.
      https://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2768533
      In dettaglio in questo lavoro su JAMA, Wang e collaboratori presentano una evidenza molto solida (su circa 75.000 soggetti) che l’uso delle mascherine negli operatori sanitari e nei pazienti riducano in maniera sostanziale la trasmissione del SARS-CoV-2.
      https://linkinghub.elsevier.com/retrieve/pii/S2589-7500(20)30293-4
      In quest’altro lavoro di sorveglianza epidemiologica condotto su 378 207 soggetti è stato visto che nelle comunità in cui si usava la mascherina il controllo della trasmissione virale era migliore rispetto alle comunità dove non veniva usata la mascherina.
      https://www.dovepress.com/universal-use-of-face-masks-and-related-challenges-during-covid-19-in–peer-reviewed-article-RMHP
      In questo lavoro di revisione della letteratura invece si conclude che l’uso universale delle mascherine può contribuire in maniera sostanziale al contenimento del virus.
      https://www.pnas.org/content/118/4/e2014564118.long
      In quest’altra review sulla prestigiosa rivista PNAS si conclude che le pubbliche autorità dovrebbero raccomandare l’uso delle mascherine soprattutto per evitare che gli individui asintomatici/paucisintomatici contagino il resto della popolazione.
      https://www.eurosurveillance.org/content/10.2807/1560-7917.ES.2020.25.49.2000725
      anche questo review di Eurosurveillance è concorde nell’affermare che le mascherine riducono il rischio di contagio.

      Mentre esistono evidenze ormai stratificate da anni sul fatto che le mascherine riducono il contagio da patologie da microorganismi a diffusione aerogena (influenza, parainfluenze, batteri che allocano nel sistema respiratorio etc. e quindi anche il SARS-CoV-2) non sono personalmente a conoscenza di evidenze che dimostrino che l’uso delle mascherine faciliti la loro diffusione.
      In effetti le mascherine sono state introdotte nell’uso di routine dei chirurghi per questo: per evitare che un’eventuale patogeno che alberga nell’albero respiratorio del chirurgo possa infettare la ferita del malato.
      Per cui ribadisco quanto scritto nell’articolo: non esiste attualmente nessun dibattito scientifico sull’argomento, cioè la schiacciante maggioranza dei ricercatori del settore unanimemente ritiene utile e adotta la mascherina per limitare la diffusione del SARS-CoV-2.
      Gli unici dibattiti di cui sono a conoscenza avvengono sui social o su youtube.

      2) Ancor meno uno studio più accurato, con vari tipi di mascherina messi a confronto con un campione di controllo assolutamente privo di mascherina, per verificare, magari, che alcune mascherine sono omeopatiche (in senso cicappiano) come barriera al Covid-19, mentre altri modelli sono, effettivamente, efficaci.
      Risposta: come riportato nel punto 1) gli studi ci sono e riguardano popolazioni che usano o non usano la mascherina.

      3) Probabilmente questi studi sarebbero anche illegali, visto che le disposizioni di legge prevedono l’ obbligo di indossarle, senza specificare quali. (Io, da tirchio ed irresponsabile quale sono, non ne ho mai comprato una e non ne ho mai buttato via una. Giro con quelle, ormai lercie e sbrindellate, che mi regalarono le ASL e la Regione Toscana, tra Marzo e Aprile del 2020. Le lavo circa una volta la settimana, a mano e con sapone, senza aver trovato studi scientifici sull’ utilità della pratica.)
      Risposta: no, non sono illegali perché l’obbligo di mascherina non esiste in tutto il mondo. Per esempio, negli USA non tutti gli stati lo hanno adottato. Per quanto riguarda l’uso personale che lei fa delle mascherine, le consiglio di seguire le linee guida e le istruzioni fornite con le stesse.

      4) Questo articolo de Le Scienze mi pare avere il vantaggio di essere pro-mask, da un lato, ma anche serio nel dire come stanno le cose:
      https://www.lescienze.it/news/2020/10/09/news/covid-19_coronavirus_studi_controllati_efficacia_mascherine_stoffa_chirurgiche_n95_ffp2_difficolta_-4814083/
      Se il Link non pigliasse, cercare con Google : Mascherine sì o no? Ecco cosa dicono i dati.
      Risposta: conosco abbastanza bene l’articolo originale di Nature. Questo è il link: https://www.nature.com/articles/d41586-020-02801-8
      In questo articolo (peraltro ormai datato: Ottobre 2020) non si sostiene in alcun modo che l’uso delle mascherine non funzioni. Al contrario, si fa un appello alla comunità scientifica perché vengano condotti studi rigorosi sui vari tessuti usati per costruirle e sulla loro capacità di bloccare effettivamente i droplets. Peraltro, l’articolo mette (a mio modo di vedere giustamente) in guardia sul fenomeno della possibile trasmissione del SARS-CoV-2 in ambienti chiusi, laddove il contagio potrebbe avvenire anche per aerosolizzazione. Per fortuna ad oggi non sembra che questa modalità di trasmissione sia usuale, anche se non può essere ancora esclusa.
      Grazie ancora per il suo intervento.

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  • Oramai respirare è un atto rivoluzionario….

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