26 Aprile 2024
Dal mondo

Targhe da un altroquando

L’avete vista anche voi sui social, in questi giorni?

In questi campi, nel 1918, lontano da occhi indiscreti, Ernest Hemingway si appartò con una giovane donna di Bollate.

La frase è incisa su una targa che si trova all’interno del parco Nord Milano, nel comune di Novate Milanese. Non si tratta però, di una vera e propria placca commemorativa, come qualcuno ha pensato: fa parte di un progetto artistico ideato nel 2015 dall’artista Francesco Fossati; la scritta dedicata a Hemingway è stata sistemata lì nel 2016, in seguito ad un concorso dedicato alla valorizzazione dell’area.

Storia inventata, quella della camporella “memorabile”, ma con un fondo di verità: nella tarda primavera del 1918 lo scrittore statunitense si trovava davvero in Italia, diretto verso il fronte di guerra veneto, e per pochi giorni fu di stanza a Milano. Le ragioni del suo passaggio a Bollate sono però molto meno felici di quelle ricordate nella targa. Il 7 giugno di quell’anno, saltò in aria la nuova fabbrica di esplosivi Sutter&Thévenot di Castellazzo di Bollate: una tragedia che provocò 59 morti e circa 300 feriti. Hemingway, all’epoca diciottenne volontario della Croce Rossa americana, si trovò a soccorrere le vittime dilaniate dall’esplosione, per lo più giovani operaie. L’episodio rimase impresso nella mente dello scrittore, che lo ricordò nel libro I quarantanove racconti (prima edizione italiana: Einaudi, 1947; il titolo del racconto è Una storia naturale dei morti). Particolare curioso: il disastro fu praticamente rimosso dalla memoria collettiva degli abitanti di Bollate, e riscoperto solo nel 2010, grazie a uno stendardo funebre rimasto nella parrocchia e a una stele commemorativa posta all’ingresso del cimitero del paese. Targhe e lapidi, in qualche caso, servono davvero.

Ma torniamo agli amori immaginari del giovane Hemingway… La placchetta di Novate Milanese ha una “sorellina”, all’interno dello stesso parco: quei campi della periferia milanese avrebbero così impressionato l’artista romano Mario Schifano da fargli comporre, nel 1963, il suo “primo paesaggio anemico”. Forse.

Francesco Fossati dedicò a quelle pillole di “storia immaginata” due progetti, entrambi conclusi: Fake History, nel 2015, e FalseFriend, nel 2015-2016. Secondo le parole dell’autore, le placche disseminate in giro per l’Italia avrebbero dovuto indurre le persone a interrogarsi sul loro significato:

L’idea era quella di creare straniamento e far fermare le persone, ormai troppo abituate al mondo che le circonda.

Sul sito di Francesco Fossati potete trovare diverse foto, che disegnano una vera e propria storia alternativa, fatta di personaggi illustri e di loro imprese più o meno eroiche:

  • Nel 1930, nella locanda che aveva sede in questo edificio Luis Buñuel si sollazzava bevendo assenzio (Carrara)
  • Dal balcone di questa casa George Orwell immaginò un mondo senza totalitarismi (Carrara)
  • All’interno di questo cinema nel 1973 Pier Paolo Pasolini guardò “Il padrino” senza pagare il biglietto (Carrara)
  • Tra queste case, nel 1915 Umberto Boccioni registrò con un fonografo il rumore degli aerei e altri suoni di guerra (Novate Milanese)
  • Qui, la notte del 6 dicembre 1973, Joseph Beuys ebbe un incontro ravvicinato con un lupo (Trento – MUSE)

E così via… Targhe anonime, senza indicazioni aggiuntive, che potrebbero essere scambiate davvero per scampoli di storia perduta, proprio come è successo in questi giorni sui social.

Ma quelle di Francesco Fossati non sono le uniche iscrizioni spiazzanti che si possono trovare in giro per l’Italia. In qualche modo simili sono le targhe del collettivo artistico Dusty Eye. Con una differenza sostanziale rispetto a Fossati: le iscrizioni non riguardano il passato – per quanto alternativo – ma eventi che devono ancora accadere. Il progetto si intitola infatti Il migliore dei futuri possibili ed è così descritto dagli artisti:

[…] Attraverso un dispositivo rudimentale ci muoviamo nell’Avvenire osservando gli accadimenti più significativi della Storia futura. Documentiamo quanto avviene incidendolo su lastre in alluminio postdatate, la loro funzione è assimilabile a quella delle usuali targhe commemorative, ma non ricordano quanto è accaduto, piuttosto anticipano quanto sarà. Tra le città italiane toccate dal progetto riportiamo Roma, Milano, Venezia, Bologna e Padova. In occasione di ogni cronobalzo cerchiamo di recuperare un reperto a testimonianza di quanto osservato, abbiamo avuto occasione di esporre il materiale accumulato dal Futuro suscitando tanto stupore quanta incredulità.

Come ogni buona storia di fantascienza, le opere dei Dusty Eye fanno sorridere, ma anche riflettere. Ecco ad esempio la targa installa a Villa Borghese, a Roma:

In questo luogo furono brutalmente giustiziati ventidue giovani rei di non possedere un profilo social, puniti come apolidi digitali – 30 maggio 2095

A parte le targhe, gli eventi futuri raccontati dal collettivo sono testimoniate anche da oggetti commemorativi: nel caso dell’esecuzione del 2095, ad esempio, i ventidue bossoli delle pallottole usate. Ma a rimanere più impresse sono le targhe, che ricostruiscono un futuro a tratti distopico, a tratti sorprendente. Anche qui, qualche esempio:

  • Qui si tolse la vita N° 44 V864.962, primo androide emotivamente avanzato – 3 febbraio 2379 (Roma)
  • Tra queste vie il gruppo ecoterrorista Branco di Sinope sganciò la prima bomba miniaturizzante riducendo la massa corporea delle vittime al 47%, in nome di un’esistenza a minor impatto ambientale – 12 agosto 2769 (Roma)
  • In ricordo dei moti maschilisti contro la partenogenesi femminile – 8 marzo 3212 (Roma)
  • In memoria dell’eroico gruppo di ricercatori che immolarono le loro vite nel primo tentativo di teletrasporto lunare – 12 aprile 2154 (Padova)
  • A imperitura memoria della Tipografia Albemuth. Baluardo del ciclostile durante il bando della carta. Qui data in pasto al rogo – 14 agosto 2276 (Milano)

Con gli oggetti “testimonianza” dal futuro, i Dusty Eye si avvicinano alle statue commemorative di un altro artista, stavolta attivo a New York: si tratta di Joseph Reginella, soprannominato “il Bansky dei monumenti”.

Sapevate che il 22 novembre 1963, giorno dell’assassinio di John Kennedy, una gigantesca piovra uscì dalle acque di fronte a Staten Island e affondò un traghetto su cui viaggiavano circa 400 persone? E che il 29 ottobre 1929 tre elefanti imbizzarriti del circo Barnum travolsero gli ignari cittadini che stavano passando sul ponte di Brooklyn? Per non parlare delle vittime dei lupi della Ed Koch Wolf Foundation, addestrati contro i graffitari di New York. O del rapimento UFO del 1977, quando durante il lungo blackout del 13 luglio svanì misteriosamente l’equipaggio del rimorchiatore Maria 120… Ecco, se non ne avete mai sentito parlare siete giustificati: Joseph Reginella è specializzato in statue commemorative di eventi mai avvenuti, una serie di installazioni mobili avviata nel 2016 e intitolata NYC Urban Legends. 

Le statue, posizionate di volta in volta in luoghi diversi della città, sono accompagnate dalla creazione di siti web e fotografie, pseudo-materiale d’epoca che illustra quelle tragedie dimenticate. Ancor più degli amori di Hemingway, gli eventi ricordati da Reginella appaiono materici, tangibili, raggiungibili da chi sia alla ricerca di maggiori informazioni: una vera e propria storia alternativa di New York, creata dall’immaginazione.

Questi sono solo tre esempi di targhe e altri memoriali dedicati a eventi mai avvenuti, ma il repertorio è molto più vasto. Nel 2013, ad esempio, era diventata virale l’immagine di una placchetta imbullonata a una panchina di un parco di Londra, che recita:

In memoria di Roger Bucklesby. Che odiava questo parco, e chiunque in esso. 

Roger Bucklesby è uno scrittore misantropo e fallito, protagonista di alcune storie di Jamie Maslin (che è anche, come avrete già immaginato, l’autore della targa). Targhette “sovversive” sono state attaccate alle panchine di Chester, in Inghilterra, per contestare le norme contro i senzatetto. Passeggiando per Parigi, potete invece avvistare placche dedicate a personaggi irrilevanti o mai esistiti, scoprire che “il 17 aprile 1967, qui non è accaduto nulla” o che in un certo palazzo della capitale francese “è morta un’idea giudicata troppo folle”. E ancora: la città di Calgary, Canada, ha dovuto reinstallare una serie di targhe installate abusivamente in un parco, perché i cittadini chiedevano a gran voce che non fossero rimosse. Anche qui, si trattava di eventi storici ma mai avvenuti, come questi:

  • Da questo punto, nel 1806, l’esploratore David Thompson guadò il fiume Bow con il suo branco di 14 elefanti africani
  • Benjy, il primo criceto a volare in solitaria intorno al mondo, decollò da qui nell’aprile 1937.

Ci si potrebbe quasi costruire una storia alternativa del mondo. 

Sofia Lincos

Sofia Lincos collabora col CICAP dal 2005 ed è caporedattrice di Queryonline. Fa parte del CeRaVoLC (Centro per la Raccolta delle Voci e Leggende Contemporanee) e si interessa da anni di leggende metropolitane, creepypasta, bufale e storia della scienza.

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