20 Aprile 2024
Approfondimenti

La piramide o cono dell’apprendimento: come si diffonde una falsa teoria

Articolo di Sebastiano Costa

Ci sono miti che sono duri a morire e spesso alcune false credenze, sebbene screditate o disconfermate, si consolidano a tal punto nella quotidianità da diventare nell’immaginario collettivo verità indiscutibili. Capita anche agli scienziati ogni tanto di cadere in questo tranello, arrivando persino loro a diffondere inconsapevolmente idee sbagliate e teorie fantasiose. Come questo possa accadere non è semplice da identificare, ma in campo educativo esiste un famoso caso che può aiutare a riflettere su come si possano propagare errori anche nella scienza. Quanto spesso avete letto o sentito che gli studenti ricordano il 10% di quello che leggono, il 20% di quello che ascoltano, mentre addirittura il 90% di quello che fanno?

FIgura 1: Un esempio di cono o piramide di Dale ad oggi presente su internet.

Questa affermazione è alla base di una teoria molto popolare conosciuta come Piramide dell’Apprendimento o Cono dell’apprendimento o Cono dell’esperienza di Dale. Il cono dell’apprendimento descrive le diverse percentuali di informazioni ricordate in base alla modalità didattica utilizzata (Figura 1). Nello specifico, secondo questa teoria la qualità dell’apprendimento segue un’impostazione piramidale con le modalità più statiche (come l’ascolto di una lezione o la lettura di un libro) in cima, in quanto permettono di ricordare meno informazioni, e le modalità più dinamiche alla base (come ad esempio spiegare un argomento o mettere in pratica quello che si è appreso), perché le percentuali di ricordo sono più alte. Stando a questa struttura dell’apprendimento non dovremmo quindi ricordare quasi niente di una relazione orale, mentre dovremmo essere in grado di rammentare quasi tutto dopo aver spiegato qualcosa ad altri. Sebbene questa impostazione risulti essere semplice ed intuitiva, una serie di studi hanno chiaramente riportato come sia estremamente imprecisa ed inesatta (1, 2, 3, 4, 5, 6).

Un cono che non sta in piedi

Questa teoria è stata, infatti, confutata da numerosi studi, (1, 3, 7) che dimostrano come ciascun metodo didattico abbia in realtà adeguata efficacia e che i processi di memorizzazione ed apprendimento sono il frutto di un’innumerevole serie di processi psicologici che non possono essere sintetizzati in un modello così semplicistico (8,9). Le percentuali presentati dal cono di Dale sono state più volte confrontate con i risultati empirici di ricerche sulla memoria, mostrando come non ci sia alcuna veridicità in questa rappresentazione grafica (2, 7). Tuttavia, quello che più colpisce di questa teoria è che, seppur priva di evidenze empiriche, sia stata protagonista di uno strano fenomeno di diffusione molto esteso che ha portato numerosi professionisti, esperti di educazione, formatori aziendali e ricercatori a considerarla veritiera creando un consenso inaspettato.

Nel 2013, una rassegna della letteratura (8) ha messo in evidenza che questa Piramide ha ricevuto tantissime citazioni in lavori sulle metodologie didattiche in diversi ambiti come l’astronomia, la chimica, l’ingegneria, le scienze sociali e le scienze veterinarie. Anche grandi associazioni internazionali come l’organizzazione mondiale della sanità, l’UNESCO e la Banca Mondiale hanno citato la Piramide dell’apprendimento in documenti ufficiali alimentando la falsa convinzione della validità di questo sistema. La narrazione della catena di eventi che ha portato alla diffusione di questa struttura e che si continua a perpetrare tutt’oggi permette di riflettere e fornire degli spunti sulla diffusione di false notizie e la necessità di verificare le fonti (10).

Da dove arriva il cono dell’apprendimento?

Esempio di grafico con percentuali di memorizzazione tratto da Treichler, (1967)  (v. nota 16) – Figura presa da Subramony et al. (2014a),

Ad oggi, risulta ancora poco chiara l’origine di questa teoria. Diversi studi hanno provato risalire alla fonte originale della piramide, ma senza trovare una risposta definitiva. Tuttavia, nel 2014 un numero speciale di Educational Technology completamente dedicato alla nascita di questo mito (3,4,5,6) ha spiegato che il processo più probabile è dovuto all’integrazione di due percorsi paralleli ed indipendenti che in modo del tutto casuale si sono ad un certo punto incontrati creando incomprensibilmente il mito della piramide dell’apprendimento. Il primo percorso è legato a quello che viene definito mythical retention chart e consiste nella produzione di numerosi grafici ed immagini (es. Figura 2) che presentano diverse percentuali di memorizzazione delle informazioni in base ai diversi metodi di apprendimento utilizzate.

Il primo riferimento in ordine di tempo riguardo le percentuali di memorizzazione risale a Roads (11) che nel 1906 inserisce tra virgolette, ma senza citare la fonte, questa espressione: “Ricordiamo un decimo di quello che ascoltiamo, cinque decimi di quello che vediamo, sette decimi di quello che diciamo e nove decimi di quello che facciamo” (1), facendo riferimento probabilmente ad una espressione tipica del tempo (12).

Infatti, tra il 1800 ed il 1900 sono identificabili proverbi, modi di dire folkloristici e convinzioni culturali che fanno riferimento a percentuali di apprendimento simili a quelli contenuti nella piramide dell’apprendimento che conosciamo oggi (3,4). Negli anni successivi affermazioni simili vengono presentate sinteticamente in lavori accademici e documenti ufficiali, ma senza che vengano mai riferiti dati o studi empirici a supporto. In questo modo, gli autori successivi, per indicare la fonte di queste percentuali di memorizzazione, iniziano a citare nei propri lavori altri lavori che avevano citato nei loro testi quelle percentuali, ma senza verificare la fonte originale. Ciò porta, nel corso degli anni, a fare in modo che le diverse percentuali di memorizzazione dei metodi didattici vengano date per acquisite e consolidate.

Inizia in questo modo una prima diffusione di grafici ed immagini con citazioni e percentuali sempre diverse, senza alcuna verifica (3,13,14).

La corruzione del cono

Figura 3: rappreentazione originale del Cono dell’esperienza di Dale dal libro del 1946 – Figura presa da Subramony et al. (2014a).

Nel 1946 inizia il secondo percorso parallelo ed indipendente di questo mito, percorso che viene definito corruption of Dale’s Cone of Experience. In quell’anno, infatti, Edgar Dale (15) scrive un libro dal titolo Audio-visual methods in teaching in cui riporta un grafico (Figura 3) a forma di piramide che chiama “Cono dell’esperienza” con l’obiettivo di classificare i materiali didattici in base al grado di concretezza che ciascuno può fornire12. Inoltre, l’autore riporta esplicitamente a pagina 47 che l’intento della sua rappresentazione non è quella di “ fare un ordine o una gerarchia dei processi di apprendimento”. Come visibile nella figura originale del libro, il cono dell’esperienza di Dale non riportava alcuna percentuale e specialmente non faceva alcun riferimento al ricordo di informazioni (12). Il cono dell’esperienza di Dale (secondo percorso) ed il mito delle percentuali di memorizzazione delle informazioni (primo percorso) fanno riferimento a concetti completamente differenti ed hanno un percorso indipendente uno dall’altro, ma tra gli anni ‘60 e gli anni ‘80 iniziano a circolare nei corsi di formazione aziendale e nei workshop formativi “versioni corrotte” del cono dell’esperienza di Dale che integrano i grafici con le percentuali di memorizzazione (mythical retention chart) con la rappresentazione grafica proposta da Dale.

Come questa integrazione sia avvenuta non è chiaro, ma è probabile che uno o più utilizzatori dei grafici sulla reiterazione delle informazioni nel cercare di identificare la fonte di quei dati lo abbiano sovrapposto erroneamente al cono di Dale (3). Una volta che questa versione corrotta del cono di Dale entra in circolo, inizia anche ad essere citata erroneamente in libri, manuali, slides e materiale didattico difficilmente identificabili e che spesso diventano erroneamente i riferimenti bibliografici per citare e supportare l’esistenza della piramide dell’apprendimento di Dale. Negli anni ‘90 con l’arrivo di Internet la diffusione di questo mito diventa ancora più ampia e le immagini del cono o piramide di Dale si moltiplicano e si propagano senza alcun controllo sulla veridicità della fonte.

Nonostante numerosi studi abbiano ormai chiaramente dimostrato l’inaffidabilità e l’inesattezza del cono dell’apprendimento, portando addirittura Masters (12) in un suo articolo del 2019 a definire la piramide dell’apprendimento come “immondizia”, ancora oggi il cono dell’apprendimento continua ad essere utilizzato in numerosi corsi di formazione ed ad essere citato con sempre maggiore frequenza anche nel mondo accademico (12, 14). Questo può avere numerose gravi conseguenze sulla credibilità della ricerca in ambito educativo portando ad investire risorse, capacità e tempo in attività completamente inefficaci. Inoltre, questo approccio completamente infondato potrebbe portare a screditare ingiustamente metodologie didattiche consolidate come la lezione frontale o la lettura di testi a fronte di approcci maggiormente attivi, ma non per forza più efficaci o validati per un determinato contesto o situazione. La storia del nostro cono, insomma, fornisce un’importante lezione da tenere a mente su come nascono le false notizie e su come la mancanza di controllo delle fonti possa innescare involontariamente la diffusione di fake news specialmente attraverso l’utilizzo di Internet.

Note:

1) Lalley, J. P., & Miller, R. H. 2007. “The learning pyramid: Does it point teachers in the right direction?”. Education (Chula Vista), 128(1): pp. 64–79.

2) Letrud, K., & Hernes, S. 2018. “Excavating the origins of the learning pyramid myths”. Cogent Education, 5(1): pp. 1518638.

3) Subramony, D., Molenda, M., Betrus, A., and Thalheimer, W. 2014a. “The Mythical Retention Chart and the Corruption of Dale’s Cone of Experience”. Educational Technology, Nov/Dec 2014, 54(6): pp. 6-16.

4) Subramony, D., Molenda, M., Betrus, A., and Thalheimer, W. 2014b. “Previous Attempts to Debunk the Mythical Retention Chart and Corrupted Dale’s Cone”. Educational Technology, Nov/Dec 2014, 54(6): pp. 17-21.

5) Subramony, D., Molenda, M., Betrus, A., and Thalheimer, W. 2014c. “The Good, the Bad, and the Ugly: A Bibliographic Essay on the Corrupted Cone”. Educational Technology, Nov/Dec 2014, 54(6): pp. 22-31.

6) Subramony, D., Molenda, M., Betrus, A., and Thalheimer, W. 2014d. “Timeline of the Mythical Retention Chart and Corrupted Dale’s Cone”. Educational Technology, Nov/Dec 2014, 54(6): pp. 31-24.

7) Fadel, C., & Lemke, C. 2008. Multimodal learning through media: What the research says Cisco Systems. Ritirato il 16/11/2019 da: http://www.cisco.com/web/strategy/docs/education/Multimodal-LearningThrough-Media.pdf

8) Holt, N., Bremner, A., Sutherland, E., Vliek, M., Passer, M. W., & Smith, R. E. 2015. Psychology: The science of mind and behaviour (3 ed.). London, UK: McGraw Hill.

9) Smith, E. E., Nolen-Hoeksema, S., Fredrickson, B. L., Loftus, G. R., Bem, D. J., & Maren, S. 2003. Atkinson & Hilgard’s introduction to psychology (14th ed.). Australia; Canada; Mexico; Singapore; Spain; United Kingdom; United States: Thomson Wadsworth

10) Masters, K. 2013. “Edgar Dale’s Pyramid of Learning in medical education: A literature review”. Medical teacher, 35(11): pp. e1584-e1593.

11) Roads, C. 1906. “Further lessons from large picture”. The Sunday School Journal and Bible Student’s Magazine, 38(8): pp. 583-584.

12) Masters, K. 2019. “Edgar Dale’s Pyramid of Learning in medical education: Further expansion of the myth.”. Medical Education. DOI: 10.1111/medu.1381

13) Letrud, K. 2012. “A Rebuttal of NTL Instituteʼs Learning Pyramid”. Education, 133(1): pp. 117-124.

14) Letrud, K., & Hernes, S. 2016. “The diffusion of the learning pyramid myths in academia: an exploratory study.” Journal of Curriculum Studies, 48(3): pp. 291-302.

15) Dale, E. 1946. Audio-visual methods in teaching. New York, NY: Dryden Press

16) Treichler, D. G. 1967. “Are you missing the boat in training aids?”. Film and Audio-Visual Communication, 1: pp. 14–16.

Un pensiero su “La piramide o cono dell’apprendimento: come si diffonde una falsa teoria

  • La vostra descrizione è impeccabile come excursus storico. L’argomento è molto più complesso.
    I copia e incolla, a occhi chiusi, sono sempre più frequenti, si sa.
    Penso che l’uso, più in generale, degli strumenti di sintesi (grafici, mappe, immagini, numeri, percentuali, …) siano già oggetti per poter facilmente influenzare chiunque.

    Con l’occasione vi sto proponendo un gioco di persuasione di massa che però non potrei garantirne gli effetti.
    Posso inviarvi una mia fotografia?

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