18 Aprile 2024
Dal mondo

Anche le formiche, nel loro piccolo, complottano?

Articolo di Fulvio Giachino, entomologo

Recentemente tramite alcuni canali che Wu Ming 1 ha definitofantasticherie di complotto” e che fungono da cassa di amplificazione per no-vax e no-mask, ha iniziato a circolare un breve video a tema entomologico. In questo video possiamo vedere un comportamento “strano”: una formica viene posta su un foglio di carta, e intorno a lei viene tracciato un cerchio con una biro. La formica si avvicina al cerchio, ma si ferma e torna indietro alla ricerca di una via di uscita che non trova. Resta chiusa all’interno del cerchio disegnato con l’inchiostro. I messaggi associati a questi video variano da “Le barriere sono solo nella tua mente” a “Non facciamoci fermare da qualcosa che non esiste”.

In diversi casi il filmato è messo in relazione con la difficile situazione globale generata dall’epidemia di SARS-COV-2. I membri di quei gruppi credono che il virus non esista, e che tutta l’attuale situazione – fatta di lockdown, chiusure, distanziamento sociale e mascherine – sia un tassello di un contorto ed elaboratissimo piano per controllare l’uomo a livello globale e imporci una dittatura sanitaria.

Dopo questa rapida introduzione, entriamo nel vivo dell’argomento: perché la formica si comporta a quel modo? Come mai si ferma di fronte ad un semplice tratto di inchiostro?

Per rispondere a queste domande occorre spiegare qualcosa su questi insetti. Tutte le specie di formiche note alla scienza (circa 14 mila specie) sono eusociali [1]. Una delle caratteristiche principali degli insetti eusociali è il vivere in colonie che funzionano come un organismo unitario, dove i singoli individui e caste rappresentano, volendo utilizzare un’analogia col corpo umano, singole cellule, organi o apparati, a seconda del compito che svolgono.

Per fare un esempio, in una colonia di formiche sono presenti operaie addette alla raccolta e trasporto del cibo, e sono l’equivalente dell’apparato digerente e circolatorio del corpo umano, mentre la regina si limiterà a produrre uova, attività che può essere messa in analogia con l’apparato riproduttivo umano; con il compito quindi di produrre prole per assicurare la prosecuzione della linea genetica e della specie.

Questa è, ovviamente, una semplificazione: i superorganismi sono estremamente complessi e costituiti da un numero pressoché infinito di relazioni diverse tra i membri della colonia e tra la colonia e l’ambiente esterno. Queste relazioni si basano sempre su una qualche forma di percezione dell’ambiente da parte dell’individuo, oppure di percezione e comunicazione tra individui della colonia.

Come avviene però questa comunicazione, questo scambio di informazioni all’interno di una colonia di formiche? Questi insetti hanno in generale una vista piuttosto debole, ma che viene abbondantemente compensata dal loro senso dell’”olfatto”. Attraverso recettori chimici posti principalmente sulle loro antenne, le formiche sono in grado di percepire con estrema precisione interi panorami di odori e comunicare utilizzando interi alfabeti e vocabolari di molecole disperse nell’aria oppure presenti sui loro corpi.

I termini che ho utilizzato non sono casuali: questi feromoni emessi dalle formiche vengono anche combinati tra di loro e sono utilizzati per fare in modo che il superorganismo funzioni al massimo della sua efficienza. Le formiche sono a tutti gli effetti dei minuscoli laboratori chimici. Le sostanze che producono sopperiscono a svariate funzioni, quali ad esempio comunicare la presenza di un nemico, permettere ai membri della stessa specie o della stessa colonia di riconoscersi tra di loro o, ancora, attivare i meccanismi che portano una larva a svilupparsi in un’operaia semplice piuttosto che in un’operaia maggiore (quelle che vengono definite “soldati”). In un formicaio gli individui si scambiano costantemente informazioni attraverso questi meccanismi di comunicazione chimica.

La comunicazione chimica tra individui entra in gioco anche quando si tratta di tracciare percorsi al di fuori del nido o durante il foraggiamento, ossia la raccolta di cibo per la colonia. Tutti abbiamo ben presente la classica colonna di formiche che si forma tra una fonte di cibo e il nido.

Quali sono però i meccanismi che la creano e la fanno funzionare? Potremmo individuare una serie di passaggi successivi, che hanno origine con le formiche dette “esploratrici”. Queste formiche sono deputate all’esplorazione dei dintorni della colonia in cerca di minacce o risorse. Se individuano del cibo, ad esempio percependone l’odore nell’aria, ne raccolgono un po’, e ritornano al nido impregnate di quell’odore. Durante il tragitto rilasciano sul terreno delle sostanze volatili per marcarlo. Ritornando al nido, entrano in contatto con altri membri della propria colonia, e avviene uno scambio di informazioni per via chimica: toccandosi con le antenne si riconoscono come appartenenti alla stessa famiglia, si comunicano la presenza di cibo, e ripercorrono quindi la strada compiuta dall’esploratrice fino ad arrivare alla fonte di nutrimento, raccoglierne a loro volta, tornare indietro e reclutare altre compagne. Sono in grado di percorrere questo tragitto proprio grazie ai feromoni rilasciati sul terreno dalle prime esploratrici e, a loro volta, continueranno a marcarlo per mantenere la traccia ben marcata.

Le sostanze in questione, molto spesso semplici molecole organiche quali idrocarburi, evaporano rapidamente creando una sorta di “tunnel” di molecole sparse che le altre formiche sono in grado di seguire esattamente come faremmo noi umani in un tunnel vero e proprio. L’unica differenza è che l’uomo che percorre una galleria è circondato da solide barriere fisiche, mentre le formiche percorrono gallerie “virtuali”, formate dalle molecole rilasciate dalle compagne di nido.

Queste molecole si troveranno in concentrazione maggiore nell’area centrale di questo percorso, e saranno più rarefatte verso i margini dello stesso. L’incredibile sensibilità dei recettori chimici di questi insetti permette loro di percepire queste differenti concentrazioni di feromoni nell’aria e di procedere, senza errori, lungo il percorso tracciato, senza mai uscire da questa nube di molecole.

Il video circolante presso le fonti a cui si è accennato sopra, nei fatti, dimostra l’esatto opposto del messaggio che vorrebbe veicolare, e il motivo è proprio la capacità delle formiche di essere sensibili a stimoli ambientali ai quali noi siamo insensibili.

La spiegazione del comportamento visto nel video è da ricercarsi, oltre che nella percezione olfattiva degli animali in questione, nell’inchiostro. Esso infatti rilascia sul foglio di carta dozzine di molecole diverse, da quelle che ne compongono il pigmento fino ai solventi utilizzati per mantenerlo fluido e permetterne l’utilizzo.

Le formiche nella traccia colorata fatta da una penna, non “vedono” una semplice linea su un foglio, ma “fiutano” un muro di molecole a loro estranee, che potrebbe rappresentare un pericolo e, di conseguenza, cercano di evitarlo e aggirarlo. Insomma, non si assumono rischi inutili e agiscono secondo i principi di prudenza e precauzione.

Il pericolo inventato e il limite puramente mentale che chi diffonde il video cerca di comunicare utilizzando le formiche è forse l’esempio più errato possibile. Anche se noi non li vediamo, limiti e pericoli sono presenti, reali e attuali, e non cessano di essere tali solo perché noi umani non siamo in grado di vederli o percepirli in maniera diretta attraverso i nostri sensi.

Noi non vediamo le molecole di solvente liberarsi dal cerchio di inchiostro tracciato intorno alla formica, ma quel piccolo, incredibile insetto sì. Sono invisibili, ma esistono, sono reali e tangibili. Allo stesso modo non percepiamo l’invisibile particella di saliva che potrebbe infettarci con un pericoloso e altrettanto invisibile virus, ma essa è reale, ed è un potenziale pericolo.

I raffinati sistemi di comunicazione chimica che le formiche hanno sviluppato nel corso di milioni di anni di evoluzione, non sono però esenti da difetti. Uno dei più eclatanti e affascinanti da osservare è quella che viene definita “spirale della morte”. Questo fenomeno è tipico di un gruppo di specie di formiche presenti principalmente nelle zone tropicali di America e Africa: le formiche legionarie.

Queste specie hanno una caratteristica che le distingue dagli altri membri della famiglia Formicidae: cacciano prede e raccolgono cibo esclusivamente in gruppo, mai in maniera solitaria.

Non agiscono cioè secondo lo schema comportamentale precedentemente spiegato, nel quale una formica esploratrice va in avanscoperta e successivamente recluta altri membri della propria colonia, muovendosi lungo percorsi stabiliti e marcati da feromoni. Le formiche legionarie si muovono in massa e compiono razzie lungo l’intero loro percorso, come una sorta di esercito.

Queste enormi colonne non hanno un leader alla guida, ma posseggono dei meccanismi di cooperazione tra gli individui che fanno in modo che la massa si muova in maniera coordinata, dove ogni formica segue la traccia di feromoni lasciata dalle formiche che la precedono. Questa strategia di caccia è efficace a tal punto che le formiche legionarie sono i predatori dominanti negli ecosistemi di tutte le aree nelle quali si trovano.

Ulteriori prove di quanto queste caratteristiche biologiche ed etologiche siano efficaci ci arrivano dalle analisi filogenetiche svolte su questo gruppo di insetti che, secondo alcuni ricercatori, esisterebbero da almeno 105 milioni di anni.

Nonostante l’antichità e la raffinatezza evolutiva di questi insetti, le formiche legionarie non sono esenti da “errori di sistema”. Se la traccia di feromoni che tiene insieme la colonna di insetti viene in qualche modo disturbata e quindi la comunicazione tra i membri interrotta, la massa di foraggiatrici finisce per correre in circolo, con ogni formica che segue ciecamente quella che la precede, creando un vero e proprio vortice. È questa la spirale della morte, e ha di norma un unico esito: la morte delle formiche coinvolte per sfinimento o disidratazione. Sotto certi punti di vista, le formiche legionarie sono in una sorta di “trappola evolutiva”: gli stessi adattamenti che ne hanno decretato il successo, possono a volte portarle all’autodistruzione.

Nell’attuale situazione sociopolitica in cui viviamo, in piena emergenza pandemica e con il numero di contagi da SARS-COV-2 in costante aumento in moltissimi paesi del mondo, rischiamo anche noi di finire in un’autodistruttiva “spirale della morte” di disinformazione, in cui fantasticherie generano altre fantasticherie con il solo scopo di giustificare le infondatezze delle prime. Piuttosto che comportarci come formiche legionarie e seguire in massa la formica che ci precede, sarebbe meglio comportarci come quelle specie che adoperano cautela e prudenza di fronte a qualcosa che non conoscono, che noi non vediamo, ma che è reale e presente, così come è reale e presente il SARS-COV-2 e i rischi ad esso connessi.

Impariamo dalle caute formiche esploratrici a esaminare bene quello che ci viene offerto prima di farlo nostro o farne parte, e non dalle masse di legionarie, perché altrimenti rischiamo di farci seriamente male con le nostre stesse mani.

Nota

  • [1] Questa definizione indica tre caratteristiche principali, ossia il fatto che siano presenti diverse caste all’interno della colonia di cui almeno una sterile e una riproduttiva, che diverse generazioni ed età si sovrappongano tra di loro, e che la prole venga accudita da membri della colonia diversi dai genitori.

Per approfondire

Un pensiero su “Anche le formiche, nel loro piccolo, complottano?

  • Anche se non c’ entra nulla, in attesa che produciate una commemorazione scritta degna della Persona e dell’ importanza che ha avuto per tutti gli Scettici del Mondo, saluto James come vecchio nemico commosso, e porgo le mie condoglianze a tutti Voi.

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