18 Aprile 2024
Approfondimenti

Quel che c’è da sapere su Jonathan Galindo

Prendete il fenomeno Blue Whale, aggiungeteci un tocco di Momo, condite il tutto con un personaggio inquietante creato qualche anno fa: ecco in poche parole la ricetta per Jonathan Galindo, il nuovo fenomeno web rilanciato in questi giorni da diverse testate mainstream. Proviamo a fare un po’ di chiarezza.

Il ritorno di Blue Whale sotto mentite spoglie

L’8 luglio, Il Resto del Carlino ha lanciato un “allarme” per l’ultima “sfida social” che induceva i giovanissimi a farsi del male:

Dopo Blue Whale, arriva Jonathan Galindo. L’allarme parte da Ancona. Alcuni genitori preoccupati per quello che sembra essere il seguito della terribile challenge della “balena blu” si sono rivolti alle forze dell’ordine per le segnalazioni. E vogliono avvertire chi ancora non conosce il fenomeno che si sta diffondendo tra gli adolescenti, specie nei social e nelle chat tra compagni di scuola di 12-13enni, di prestare la massima attenzione. Jonathan Galindo, attraverso la faccia di Pippo deformato con sembianze umane ma che provocano spavento, è già entrato in contatto con ragazzini del capoluogo dorico ma anche della provincia. 

Secondo il quotidiano, “Jonathan Galindo” chiederebbe l’amicizia a bambini e adolescenti su Instagram, Facebook e Tik Tok, mandando un messaggio privato e chiedendo se “vogliono giocare”. A questo punto chi starebbe dietro l’account trascinerebbe le sue vittime in una serie di “sfide” che arriverebbero fino all’autolesionismo e al suicidio. Il Resto del Carlino parla di “4 casi segnalati ad Ancona e provincia”, ma al tempo stesso ammette che non ci sarebbero denunce, né episodi di lesioni autoinferte, ma solo presunte richieste di contatto.

Sullo stesso tono la Polizia Postale che ha diffuso su una sua pagina Facebook una serie di consigli per non cadere vittima di Jonathan Galindo. Il post, creato probabilmente la mattina  del 9 luglio, è stato poi rimosso, ma il testo è ancora accessibile sulle numerose testate e pagine Facebook che hanno ripreso l’appello (una per tutti: la pagina della Protezione Civile Salento).

L’origine delle fotografie

I profili di Jonathan Galindo sarebbero riconoscibili per la foto, l’inquietante immagine di un “Pippo umano”. A ideare quel travestimento in realtà fu, nel 2012-2013, un artista e videomaker americano, che sui social si identifica come Dusky Sam, Sammy Catnipnik o Samuel Canini

L’autore è intervenuto direttamente sul suo account twitter, in cui sono presenti molte altre sue creazioni per spiegare meglio le origini del personaggio:

Ciao a tutti. Questa follia di Jonathan Galindo sembra stia terrorizzando tantissimi ragazzi facilmente impressionabili. Le foto e i video sono miei, del 2012-2013. Erano per il mio bizzarro piacere personale, non per qualche cacciatore di brivido dei giorni nostri che cerca di spaventare e bullizzare la gente. Se ricevete un messaggio da qualcuno che vuole iniziare qualche gioco, non interagiteci. Non lasciate che entri nelle vostre vite. Questo mondo ha già abbastanza problemi reali, e soffrire o morire per il piacere a buon mercato di qualcun altro non dovrebbe essere uno di quelli. […]

L’allusione al “bizzarro piacere personale” dipende dal fatto che la maschera del “Pippo umano” sembra sia stata utilizzata anche per creare alcuni video sessualmente espliciti, creati per il suo canale su Xtube. Ad ogni modo, è almeno dal 2017 che le immagini del “Pippo umano” si sono trasformate in quelle di “Jonathan Galindo”. 

La carica delle creepypasta

Nel 2017, dunque, qualcuno prende le fotografie di Dusky Sam e le usa per confezionare una creepypasta. Per chi non le conoscesse, le creepypasta sono sostanzialmente storie dell’orrore in salsa telematica – l’equivalente moderno delle storie di fantasmi raccontate intorno al fuoco. Spesso partono da immagini inquietanti per costruirci intorno un racconto, via via modificato dagli utenti per renderlo sempre più spaventoso e poi diffuso grazie al copia e incolla (il suffisso “pasta” viene proprio da “cut&paste”). Nel tempo, queste narrazioni  hanno dato origine a diversi “personaggi” horror, alcuni di grande successo, poi sfruttati anche nell’industria cinematografica o nei videogiochi (Slender Man, Siren Head…).

Nel 2017, quindi, le immagini di Dusky Sam vengono associate per la prima volta al nome di “Jonathan Galindo”, grazie anche alla creazione di diversi account legati al personaggio: si dice che si tratti di un individuo disturbato, che la maschera copra una deformità fisica, si parla di stalking verso donne e bambini. Chi manda un messaggio a Galindo riceverebbe in cambio video inquietanti, spaventosi, e in qualche caso perfino la foto della propria casa ripresa dall’esterno. E ancora, Jonathan Galindo sarebbe in grado di impossessarsi dei dati personali e dell’indirizzo IP di chiunque risponda ai suoi messaggi… Si tratta ovviamente di una storia inventata, ma fa leva sulle paure di molti genitori che ha preso piede in Sudamerica e in Asia. Un riadattamento delle storie già circolate per Momo e per Blue Whale, con la sola novità del nome e dell’immagine. 

Dall’America Latina al resto del mondo

Secondo il sito Know Your Meme, il rinnovato interesse per Jonathan Galindo si deve al suo successo su Tik Tok, in particolare a un utente registrato nell’autunno 2019 come jonathangalindo54 e che ad oggi conta oltre 25.000 followers. Da quel momento, gli account con nomi simili si sono moltiplicati. 

Se a tre anni di distanza dalla sua prima apparizione Jonathan Galindo è tornato in modo così vistoso, lo dobbiamo però anche a un secondo influencer messicano di nome Carlos Name, che conta circa 1.700.000 followers su Instagram. Name è famoso per la pubblicazione di video di presunte esperienze paranormali che gli accadrebbero, beato lui, con una certa frequenza. 

Il 18 giugno scorso, Name ha rilanciato la storia del “Goofy umano” (il nostro Pippo), raccontando di averlo visto appostato fuori da casa sua, di notte. Avrebbe sentito strani rumori, poi l’uomo avrebbe fatto irruzione nella sua abitazione. Nei video si vede un personaggio in pantaloni corti e camicia, con la stessa maschera ideata da Dusky Sam nel 2012. Successivamente, Carlos Name avrebbe ritrovato la valigia di questa inquietante figura nel luogo dove probabilmente si stava accampando per la notte (dalle immagini, si direbbe uno scantinato). All’interno del locale, attrezzature elettriche non funzionanti e mobili in miniatura…

La presunta esperienza di Carlos Name sembra molto artefatta, ma il successo è assicurato. L’individuo che appare nel video sarebbe, secondo la versione dell’autore e i numerosi commenti dei followers, di un uomo di circa trent’anni affetto da problemi mentali  noto per aver molestato donne e bambini. Questa persona entrerebbe in contatto con le sue vittime tramite Facebook, per poi seguirle fino a casa loro. 

Dopo il rilancio della storia in America Latina, la nuova ondata di paure per lo stalker ha infine investito tutto il mondo. Gli account con nomi simili si sono moltiplicati, alcuni creati per scherzo (uno dei tanti Jonathan Galindo di Instagram, ad esempio, spiega nello spazio dedicato alla biografia: “Ho creato questo account per spaventare i miei amici”), altri per monetizzare il successo del personaggio, altri ancora come fanpage, altri per diffondere video horror. È possibile che qualcuno li abbia effettivamente utilizzati per fini illegali, come la raccolta di informazioni o lo stalking.  In parallelo, si sono diffusi gli appelli a “stare in guardia” e a non accettare amicizie da Jonathan Galindo, prima in Sudamerica, poi negli Stati Uniti, poi anche da noi. 

Ha senso rilanciare l’appello?

Al momento non risultano veri episodi di atti persecutori o di induzione all’autolesionismo, almeno per quanto riguarda l’Italia (e forse è per questo che la Polizia postale, dopo aver messo in guardia gli utenti, ha rapidamente cancellato il post del 9 luglio). Vale il discorso fatto per l’analogo fenomeno Momo: che senso ha diffondere un appello che invita a non dare i propri dati personali a uno sconosciuto di nome Jonathan Galindo? Non dovrebbe valere per qualsiasi sconosciuto che ci contatta su internet (e che comunque, su qualsiasi social, basta bloccare)? Come aveva ribadito in altre occasioni Paolo Attivissimo, sarebbe un po’ come avvisare i bambini di fare attenzione ad attraversare la strada quando sta arrivando un’auto di colore rosso.

Per contro, i toni sensazionalistici usati dai giornali e l’attenzione eccessiva sul “nuovo incubo della rete” rischiano invece di generare un effetto paradossale: alimentare la curiosità dei ragazzi, che di solito guardano ai fenomeni della rete con occhi molto meno spaventati, ma più ironici e distaccati di quanto facciano i loro genitori. E si rischia di scatenare fenomeni di emulazione, con persone che si divertono a impersonare il nuovo spauracchio di cui tutti parlano (è attualmente in corso un processo per un caso legato alla psicosi Blue Whale, in cui potrebbe essere accaduto proprio questo). 

In questo momento, Jonathan Galindo è poco più di una leggenda urbana, di una voce preoccupante rilanciata dai media e da alcune agenzie di controllo sociale (genitori, Protezione civile locale…). Se smettiamo di parlarne in toni allarmati, entro pochi giorni sarà già dimenticata.

Sofia Lincos

Sofia Lincos collabora col CICAP dal 2005 ed è caporedattrice di Queryonline. Fa parte del CeRaVoLC (Centro per la Raccolta delle Voci e Leggende Contemporanee) e si interessa da anni di leggende metropolitane, creepypasta, bufale e storia della scienza.

2 pensieri riguardo “Quel che c’è da sapere su Jonathan Galindo

  • Dietro a questo essere scommetto che ci sono ancora una volta i poteri forti che ostruiscono le loro pedine per fare del male. Perché, guarda un po’ il caso, questi profili non vengono mai bloccati. Poi per un commento sulla geoingegneria ti radiano. Questo essere viscido mi sa tanto di pedofilo, va impalato immediatamente in piazza.

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