16 Aprile 2024
Approfondimenti

Quando il complottista è un Premio Nobel

Il Sars-Cov-2 sarebbe un virus creato in un laboratorio cinese di Wuhan dove

“si studiava il vaccino per l’Aids. […] La sequenza dell’Aids è stata inserita nel genoma del coronavirus per tentare di fare il vaccino. […] Quindi la storia del mercato del pesce è una bella leggenda ma non è possibile che sia solo un virus che si è trasmesso da un pipistrello, probabilmente è questo che hanno modificato. Forse volevano fare un vaccino contro l’Aids utilizzando un coronavirus come vettore di antigeni. Un lavoro da apprendisti stregoni si può dire. Perché non bisogna dimenticare che siamo nel mondo della natura, ci sono degli equilibri da rispettare”.

Tuttavia:

“La natura non accetta alcuna manipolazione molecolare, eliminerà questi cambiamenti innaturali e anche se non si fa nulla, le cose miglioreranno, ma purtroppo dopo molti morti”. Per fortuna però, esiste una soluzione: “Con l’aiuto di onde interferenti, potremmo eliminare queste sequenze e di conseguenza fermare la pandemia. Ma ci vorrebbero molti mezzi a disposizione”.

I virgolettati che avete appena letto sembrano le esternazioni di qualche complottista estremista, stile “Napalm 51”, il buffo personaggio inventato dal grande Maurizio Crozza. Purtroppo invece sono state pronunciati, nel corso di un’intervista [1], da un virologo di fama internazionale che nel 2008 è stato addirittura insignito del premio Nobel per la medicina. Si tratta del francese Luc Montagnier (n. 1932). Chi conosce Montagnier, tuttavia, non prova molta meraviglia. Il virologo, infatti, non è nuovo a simili uscite palesemente pseudoscientifiche [2]. Ma cerchiamo di analizzare qualche dettaglio in più.

L’ipotesi secondo la quale il Sars-Cov-2 potesse essere frutto di ricerche di laboratorio era circolata fin dall’inizio della sua diffusione. Tuttavia tale ipotesi è smentita da un articolo [3] pubblicato sulla prestigiosa Nature Medicine il giorno 17 marzo 2020. Lo studio, frutto di un gruppo di ricerca internazionale guidato dal californiano Scripps Research Institute, ha infatti dimostrato che il virus ha avuto origine da un salto di specie (spillover), un processo che avviene comunemente in natura [4]. Come ha dichiarato uno degli autori dello studio, Kristian Andersen, associato di immunologia e microbiologia presso lo Scripps Research Institute:

“Confrontando i dati disponibili sulla sequenza del genoma di ceppi di coronavirus noti, possiamo stabilire con certezza che Sars-Cov-2 ha avuto origine attraverso processi naturali”.

La bizzarra ipotesi di Montagnier, in un primo momento, era stata sostenuta anche da un gruppo di ricercatori indiani che avevano pubblicato in anteprima un articolo [5]. In esso si sosteneva che ben quattro sequenze del virus sarebbero state inserite partendo dal virus HIV. Gli autori suggerivano che ciò fosse dovuto a un intervento umano di ingegneria genetica. Come ha affermato il biologo Enrico Bucci [6], si tratta però di “una solenne e pericolosa fesseria”. Infatti, continua il biologo,

“due sequenze sono tipiche del coronavirus di pipistrello, mentre delle rimanenti due, solo una è davvero conservata con HIV. Ma essa è lunga solamente 6AA il che significa che il dato è puramente casuale”.

I ricercatori indiani, dopo aver pubblicato l’articolo in anteprima, si sono evidentemente resi conto dell’infondatezza della tesi sostenuta (anche a causa delle accese reazioni suscitate nel resto della comunità scientifica), tanto è vero che lo hanno immediatamente ritirato il giorno dopo averlo reso pubblico.

Ma il nostro eroico premio Nobel non si è dato per vinto. A chi gli faceva notare che la sua ipotesi appare un po’ complottista, ha risposto piccato: “No, il complottista è quello che nasconde la verità. Credo però che in questo caso sia il governo di Pechino che ha nascosto le cose. Ma la verità però viene fuori come ho detto. Ma errare humanum est e non è il caso di fare accuse ora, né di aprire inchieste. La Cina è un grande Paese e spero che sia in grado di riconoscere un errore”.

Che dire? Montagnier ha dato in passato importanti contributi alla scienza e sicuramente si è meritato il prestigioso premio Nobel per la scoperta dell’HIV. Tuttavia, come dicevo prima, chi conosce il personaggio prova ben poca meraviglia di fronte alle sue ultime eccentriche affermazioni. Il virologo infatti non è nuovo a simili esternazioni. [7]
Prima ancora di vincere il Nobel, nel 2002, divenne abbastanza famoso dopo l’incontro che ebbe con papa Giovanni Paolo II. Il pontefice era affetto dal morbo di Parkinson e Montagnier propose di curare la sua patologia con estratti della papaya fermentata. La cosa ebbe notevole risonanza su media. Ma suscitò anche non poche perplessità nell’ambiente scientifico. In letteratura infatti non esisteva alcuna dimostrazione che gli estratti di papaya potessero essere efficaci nella cura del Parkinson. Come dichiarò il farmacologo Silvio Garattini:

“Montagnier ha diffuso l’idea che la papaya avesse fatto bene al Papa; si tratta di dati aneddotici che non possono sostituire studi clinici controllati condotti con le moderne regole della farmacologia clinica”. [8]

E aggiunse:

“Ancora non riesco a capire come un ricercatore dello spessore di Montagnier possa farsi promotore di un preparato del genere. Non perché si tratta di un integratore, ma perché non esistono a tutt’oggi studi che ne abbiano dimostrato l’efficacia. Non si può consigliare una sostanza se niente dimostra che funzioni”. [9]

Altre posizioni scientifiche palesemente eterodosse di Montagnier hanno cominciato a manifestarsi a partire dal 2009.
In quell’anno infatti Montagnier rese pubblica una sua singolare teoria. In estrema sintesi, alcune sequenze di DNA batterico avrebbero indotto segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose altamente diluite. Tali soluzioni manterrebbero poi una memoria delle caratteristiche dei frammenti di DNA, anche in seguito a diluizioni talmente spinte da eliminare ogni traccia di DNA dalle soluzioni stesse (diluizioni simili vengono generalmente usate per preparare i rimedi omeopatici). Questa memoria, secondo Montagnier, potrebbe inoltre essere teletrasmessa.
L’articolo originale in cui Montagnier comunicò la sua teoria si intitolava: Electromagnetic signals are produced by aqueous nanostructures derived from bacterial DNA [10], ovvero “Segnali elettromagnetici prodotti da nanostrutture in acqua derivate da DNA batterico”.

L’autorevolezza e il prestigio dell’autore farebbero subito pensare a un importante e rivoluzionario contributo scientifico. Se i risultati degli esperimenti che vengono descritti nell’articolo fossero reali, bisognerebbe infatti rivedere profondamente non solo la medicina e la biologia che conosciamo, ma anche tutta la chimica e la fisica comunemente accettate dalla comunità scientifica. Come si suole dire in questi casi però: “affermazioni straordinarie richiedono prove altrettanto straordinarie”. È quindi legittimo chiedersi se queste prove esistano.

Una prima cosa da esaminare è la rivista su cui l’articolo è stato pubblicato. Le riviste scientifiche serie e prestigiose, prima della pubblicazione, sottopongono infatti gli articoli a un severo esame da parte dei cosiddetti referees, cioè ricercatori esperti nello stesso settore, chiamati a esprimere il proprio giudizio sull’attendibilità e la correttezza del lavoro presentato (tale procedura è chiamata peer review, ovvero revisione paritaria).

Su quale rivista è stato pubblicato il lavoro di Montagnier? Si tratta di Interdisciplinary Sciences: Computational Life Sciences. Praticamente sconosciuta all’ambiente scientifico, la pubblicazione viene realizzata in Cina. Questo suona già abbastanza insolito, perché un premio Nobel avrebbe potuto scegliere una rivista più nota, e diffusa internazionalmente. Ma la sorpresa maggiore si ha andando a vedere chi è il direttore editoriale della rivista. Si scopre infatti che è lo stesso Luc Montagnier. Il premio Nobel ha pubblicato il suo articolo su una rivista da lui stesso diretta; e questo non è certo un esempio di correttezza scientifica.

Nel 2011 Montagnier pubblicò un secondo articolo dal titolo DNA water and waves (in collaborazione con anche alcuni ricercatori italiani) [11]. Questa volta la rivista è Journal of Physics: Conference Series. Non si tratta del serio Journal of Physics (come a volte è stato erroneamente indicato), ma di un suo “spin-off”, riservato esclusivamente agli atti di conferenze scientifiche (nella fattispecie il “Fifth International Workshop on Decoherence, Information, Complexity and Entropy” tenutasi a Castello Pasquini, Castiglioncello – LI, dal 13 al 17 Settembre 2010). In questo caso la peer review non è attuata dalla rivista, ma è demandata agli organizzatori delle conferenze. E, guarda caso, uno degli organizzatori del Workshop di Castiglioncello è Giuseppe Vitiello, uno degli autori. Ancora una volta l’arbitro coincide con chi gioca la partita.

Al di là degli aspetti di metodo e deontologici, tuttavia, ciò che suscita non poche perplessità è il contenuto degli articoli di Montagnier. Senza entrare troppo negli dettagli tecnici [12], appare piuttosto evidente che il Prof. Montagnier, nella sua ricerca, sia stato vittima di un clamoroso abbaglio. Piuttosto che tirare in ballo fantomatiche teorie che rivoluzionerebbero tutta la scienza, è molto più probabile che i campioni usati dal premio Nobel non siano stati sufficientemente sterilizzati. Questo spiegherebbe la presenza di “memoria batterica” anche nelle soluzioni ultra diluite.

Per quanto riguarda l’emissione di segnali elettromagnetici, va prima di tutto osservato che Montagnier ha utilizzato uno strumento piuttosto rudimentale, inventato dall’amico Jacques Benveniste, ricercatore molto discusso, insignito per ben due volte dell’IgNobel. [13] Inoltre, anche in questo caso, una semplice applicazione del cosiddetto rasoio di Occam [14] porta a concludere che sia estremamente più probabile che i segnali elettromagnetici rilevati dallo strumento provenissero da fonti esterne (noi siamo costantemente bombardati da segnali elettromagnetici), piuttosto che dai campioni di soluzioni ultra diluite di DNA batterico. Lo stesso Montagnier, nell’articolo, affermavava che la presenza di rumore elettromagnetico di fondo è una condizione essenziale per vedere i segnali rilevati.

Infine va osservato che nessuno ha mai replicato i risultati di Montagnier. Essi appaiono talmente improbabili e le metodologie utilizzate talmente grossolane che ben pochi hanno pensato di perdere tempo e denaro per intraprendere ricerche del genere. È quindi in parte vero che non sono neppure stati confutati. Ma il fatto che essi siano in contrasto totale con tutta la scienza conosciuta e che siano stati ottenuti in maniera così goffa e dilettantesca autorizza la comunità scientifica a considerarli semplicemente frutto di un abbaglio. Che la vittima dell’abbaglio sia stato un illustre premio Nobel dimostra, per l’ennesima volta, come nella scienza non valga alcun principio di autorità. L’unica cosa che conta sono i fatti dimostrati in maniera convincente.

Non soddisfatto di simili incursioni parascientifiche, nel 2012 Montagnier ha dato ancora libero sfogo alla sua fantasia. Invitato alla Camera del Parlamento italiano per presentare un suo libro, Montagnier ha pronunciato dichiarazioni per lo meno imbarazzanti. [15] Ha infatti affermato che l’autismo potrebbe avere un’origine infettiva (se batterica o virale non è dato sapere) e che il trattamento dei bambini con antibiotici potrebbe dare risultati positivi (osserviamo che, nel caso di infezioni virali gli antibiotici sono comunque inefficaci). L’infezione, secondo il premio Nobel, produrrebbe stress ossidativo che sarebbe la vera causa dell’insorgenza dell’autismo nei bambini e delle malattie neurodegenerative (Parkinson e Alzheimer) negli adulti. Da qui la necessità di assumere dosi massicce di antiossidanti, come quelli contenuti nei suoi estratti di papaya. Lo stress ossidativo, infine, sarebbe favorito dall’uso dei telefoni cellulari.

Più recentemente Montagnier ha affermato che le vaccinazioni infantili potrebbero essere pericolose. [16] Inutile dire che nemmeno tutte queste ultime affermazioni di Montagnier hanno mai trovato conferma da parte della comunità scientifica. Nel 2012 Montagnier venne nominato direttore ad interim del Chantal Biya International Reference Centre (CIRCB), centro di riferimento internazionale per la lotta all’AIDS e all’HIV, con sede nella città di Yaoundé in Camerun. Questa nomina suscitò la reazione di 35 premi Nobel, che ritenevano la figura di Montagnier del tutto inadeguata a ricoprire un ruolo così delicato. [17]

E’ alla luce di tutto questo che bisognerebbe valutare le affermazioni di Luc Montagnier sul nuovo coronavirus. In assenza di prove e di pubblicazioni su riviste scientifiche validate, quelle da lui espresse rimangono semplicemente sue opinioni personali. E non è con queste che si fa la scienza.

Note

  • 1) L’intervista è stata rilasciata al podcast francese, specializzato in medicina e salute, “Pourquoi Doctor“, ed è disponibile qui: https://tinyurl.com/y8wfu3lg. Si veda anche quest’altra intervista all’emittente “CNews”: https://youtu.be/9TEom5FifGg;
  • 2) A Montagnier è dedicato un capitolo del libro: S. Fuso, Strafalcioni da Nobel. Storie dei vincitori del più prestigioso premio al mondo…e delle loro più solenni cantonate, Carocci, Roma 2018;
  • 3) K. G. Andersen, A. Rambaut, W.I. Lipkin, E.C. Holmes, R.F. Garry, “The proximal origin of SARS-CoV-2”, Nature Medicine, 26, 450-452, 2020. Disponibile qui: https://www.nature.com/articles/s41591-020-0820-9;
  • 4) https://tinyurl.com/wyqfuyl;
  • 5) P. Pradhan, A.K. Pandey, A. Mishra, P. Gupta, P.K. Tripathi, M.B. Menon, J. Gomes, P. Vivekanandan, B. Kundu, “Uncanny similarity of unique inserts in the 2019-nCoV spike protein to HIV-1 gp120 and Gag”, BioRxiv, 1 febbraio 2020: https://tinyurl.com/yc9h3acu;
  • 6) https://tinyurl.com/y79kc87u;
  • 7) Quello che segue è in gran parte tratto dal libro: S. Fuso, Strafalcioni da Nobel, op. cit.
  • 8) Giuliano, Papaya: e se non facesse alcun miracolo?, “Tanta salute”, 11 gennaio 2010;
  • 9) F. Porciani, Dalla Ventura a Montagnier, elogio della papaya, “Corriere della Sera”, 10 marzo 2004: https://tinyurl.com/yaumd657;
  • 10) L. Montagnier, J. Aïssa, S. Ferris, J.L. Montagnier, C. Lavallée, Electromagnetic signals are produced by aqueous nanostructures derived from bacterial DNA sequence, “Interdisciplinary Sciences: Computational Life Sciences” 1(2), 81-90, 2009: https://tinyurl.com/ycy7gy8g;
  • 11) L. Montagnier, J. Aïssa, E. Del Giudice, C. Lavallee, A. Tedeschi, G. Vitiello, DNA waves and water, “Journal of Physics: Conference Series”, 306 (1), 1-10, 2011: http://www.pnei-it.com/1/upload/montagnier.pdf;
  • 12) Chi è interessato può leggere l’ottima trattazione che ne fa il dottor Salvo Di Grazia a questo indirizzo: http://medbunker.blogspot.it/2010/08/omeopatia-abbasso-la-scienza-anzi-no.html e a questo: https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=274471. Si veda anche: N. Niccolai, Tra Scienza e Fantascienza: considerazioni sul caso Montagnier: http://www.sbl.unisi.it/perColle/Tra_Scienza_e_Fantascienza.pdf;
  • 13) A J. Benveniste è dedicato un capitolo di: S. Fuso, La falsa scienza. Invenzioni folli, frodi e medicine miracolose dalla metà Settecento a oggi, Carocci, Roma 2013. L’IgNobel è un premio satirico assegnato ogni anno a ricerche bizzarre;
  • 14) Principio “economico”, formulato da Guglielmo di Occam (1285-1347), che afferma, in sostanza, che quando più ipotesi interpretative consentono di interpretare un certo fenomeno, è opportuno scegliere quella più semplice;
  • 15) V. Pini, Montaigner: “Antibiotici contro l’autismo incoraggianti i primi test su 200 bimbi”, “la Repubblica”, 22 marzo 2012: https://tinyurl.com/y9jn2y9u;
  • 16) https://tinyurl.com/ybmpgc6y
  • 17) D. Butler, Nobel fight over African HIV centre, “Nature News”, 19 giugno 2012: https://tinyurl.com/yb7sx465 e F. Sgorbissa, Montagnier direttore: i Nobel insorgono, “OggiScienza”, 20 giugno 2012: https://tinyurl.com/ybdyhmsy.

18 pensieri riguardo “Quando il complottista è un Premio Nobel

  • Buongiorno, chi ha fama come uomo di scienza dovrebbe mordersi 100 volte la lingua prima di esprimere “opinioni scientifiche”. Purtroppo molte persone non amano il confronto e quando spieghi loro che probabilmente il prof. Montagnier non ha prove per avvalorare le sue ipotesi, ti replicano solo che lui ha vinto il premio Nobel e tu no!

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    • Cioè fatemi capire: quando fa comodo Montagnier ha dato un grosso contributo alla scienza, adesso che mette in discussione, con la sua teoria, i vostri preziosi pilastri, diventa un coglione che dovrebbe tapparsi la bocca?
      Per fare comodo a chi?
      A chi rifiuta tutte le ipotesi che mettono a disagio?
      Tenetevelo il vostro disagio, perché è proprio grazie agli struzzi che siamo messi così!

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      • Ha dato un grosso contributo alla scienza qualche decina di anni fa, ma questo non gli dà la patente di infallibilità vita natural durante. Negli ultimi anni ha fatto diverse affermazioni assolutamente prive di fondamento. Anche Linus Pauling è stato un grande scienziato e ha vinto ben due premi Nobel, ma la sua teoria sull’uso di dosi massicce di vitamine per la cura dei tumori si è dimostrata assolutamente sbagliata: infatti dosi massicce di vitamine aumentano il rischio di certi tumori invece che ridurlo.

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  • Ma il Professor Luc Montagner oggi lavora ancora presso l’istituto Pasteur o un laboratorio di ricerca? Dispone o ha contatti con una equipe di ricercatori? Disponi di attrezzature in grado di consentirgli di studiare i virus? Oppure è un ospite di qualche RSA per malati mentali nella campagna francese? Nel primo caso di quali sequenze parla? Quali regioni del genoma virale sono interessate a suo dire? Esiste una qualche trascrizione genetica o immagini spettrofotografiche per corroborare la sua ipotesi?

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  • Ok… ma sono abbastanza sicura che il nobel del 2008 non lo abbia preso per la scoperta dell’HIV bensì per l’esperimento del cosiddetto “teletrasporto del DNA”. Provate a controllare.

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  • Beh, ma gli scienziati che possono, dovrebbero verificare subito se quanto afferma Montagnier è plausibile o meno. Le cose che ha dichiarato possono verificarsi ovunque si abbiano gli strumenti adatti. Per cui se anche Montagnier non pubblicasse, basterebbe pubblicare una ricerca che confermasse o smentisse i presupposti emersi nell’intervista.

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    • se hai letto tutto l’articolo, è già stato smentito il 17 marzo da Nature Medecine

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  • ” (osserviamo che, nel caso di infezioni virali gli antibiotici sono comunque inefficaci).” L’autore dovrebbe spiegare allora perché nei protocolli terapeutici contro il Covid19 proposti dal Professor Didier (lo scopritore dell’efficacia dell’idrossiclorochina) è previsto l uso di azitrocina (antibiotico macrolide) oltreché all’antimalarico di cui sopra.

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    • Perché l’azitromicina aiuta a prevenire le superinfezioni batteriche in corso di pol monite virale e perché ha dimostrato efficacia antivirale in vitro nei confronti del virus Ebola. Inoltre, l’idrossiclorochina (che è un antimalarico ma anche un anti-infiammatorio) ha un razionale e una certa efficacia nelle fasi precoci del COVID, e l’azitromibìcina ne potenzia l’effetto. P. Gautret, J. (Lagier, P. Parola, V.T. Hoang, L. Meddeb, M. Mailhe, et al. Hydroxychloroquine and azithromycin as a treatment of COVID-19: results of an open-label non-randomized clinical trial. Int J Antimicrob Agents (2020 Mar 17), )

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  • Ma come si fa a non tifare per Montagnier? Se avesse ragione lui, ci si vaccinerebbe contro l’ influenza con una App scaricata sul telefonino! Inoltre, il suo cognome ricorda il nostro Montanari! Una ragione di più per amarlo!

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  • Il Nobel ha premiato un apporto scientifico, ma non conferisce una patente di eterna infallibilità su qualsiasi argomento.
    La Scienza non è certezza assoluta, si nutre e cresce con il dubbio. Qualunque affermazione necessita di conferme e riproducibilità. Mettere in dubbio le affermazioni di uno scienziato, per quanto autorevole, non costituisce un delitto di lesa Maestà

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  • Più che di 1 Complottista, si tratta di uno scontro fra NEGAZIONISTI e COMPLOTTISTI. di Ugo Rovigatti. Professore associato di Biologia Molecolare, Università di Firenze. [email protected]

    Il blog molto dettagliato e ben annotato di Silvano Fuso rischia di non centrare l’argomento essenziale che è capire come si sia originato il SARS-CoV-2, cioè il virus della COVID-19. Che non è una domanda irrilevante con già 250.000 morti in tutto il pianeta, più del 10% dei quali erano italiani . Visto che più di metà dell’articolo si rivolge agli “errori” di Montagnier (o cialtronerie, eterodossie, fesserie etc.). Non starò qui a ricordare al collega che gli antiossidanti sono un filone di studio molto seguito per gran parte delle malattie neurodegenerative, che cercare risposte a domande difficili –come gli effetti di alte diluzioni nei segnali biologici o l’interazione di elettromagnetismo con sistemi viventi- non è necessariamente sinonimo di idiozia. Per le alte diluizioni, bisognerebbe cominciare col domandarsi perché il 17% degli italiani (9 milioni, dal quotidiano La Repubblica) utilizza prodotti omeopatici (in Francia sono di più) E per le onde elettromagnetiche ricordare che esempi o precedenti importanti sono stati osservati in passato. Basti pensare agli studi sulla fotoliasi di Aziz Sankar [1] ed al fenomeno del bystander effect, effetto spettatore, (vedi il lavoro di + 20 di anni di Carmel Mothersill e Colin Seymour e molti altri [2-7]). Fra l’altro, gli studi sulla fotoliasi sono stati fra gli elementi che hanno convinto l’accademia di Svezia ad assegnare il Nobel ad Aziz Sarkar (con Thomas Lindhal e Paul Modrich) nel 2015 [1].
    Ma lungi da me affrontare questi temi: lavorando in campo accademico l’omeopatia è sempre stata –da quando ero studente- super-TABOO. Suffice to say che in genere la scienza riesce sempre a trovare alla fine una risposta adeguata a domande che reputi rilevanti. Per fare solamente un esempio, il moto dei pianeti intorno al sole è ben spiegato dalla meccanica di Newton che riesce a razionalizzare un po’ tutte le osservazioni di Keplero. Nel 1859, l’astronomo Le Verrier, dopo aver contribuito alla scoperta di Nettuno, si soffermò sulle anomalie dell’orbita di Mercurio, o retrocessione del perielio di Mercurio. Questo classico problema di astronomia rimase insoluto per oltre 50 anni, nonostante un ipotetico nuovo pianeta Vulcano venisse ricercato a lungo ed invano. E si dovette aspettare fino alla formulazione della Relatività Generale del 1915 (A. Einstein) per veder risolto brillantemente il problema della retrocessione del perielio di Mercurio. Una teoria del tutto nuova ed inaspettata che reinterpreta la meccanica newtoniana e diviene esplicativa per questa fenomenologia. Quindi, anche i quesiti giudicati eterodossi di Montagnier potranno trovare (forse) una risposta, magari fra 50, 100 o 200 anni.
    Ma tutto questo esula dal tema principale, che è quello dell’origine del nuovo Coronavirus. Non è una domanda triviale e ripetere all’infinito che deve essere per forza un virus che si è generato e soprattutto diffuso naturalmente, in quanto imparentato con un virus del pipistrello a ferro di cavallo (ma quasi tutti i Coronavirus umani sono parenti di quelli del pipistrello) non aiuta alla discussione. Ancor meno citare il lavoro su Nature Medicine, se poi questo lavoro non lo si è letto attentamente [8]. Come biologo molecolare, ho sempre lavorato nella ricerca sul cancro, ma mi sono inizialmente interessato alla problematica di virus-pandemici nel 2009, quando presentammo con il prof. Gino Fornaciari –un bravissimo patologo-paleontologo- in un teatro di Pisa una conferenza dal titolo “L’epidemia dimenticata”. In quel caso si trattava della pandemia del 1918, la cosiddetta Spagnola, che ebbe un bilancio di almeno 50 milioni di morti. La mia presenza era per spiegare alcuni esperimenti di biologia molecolare e proprio in quei mesi venivano condensati i risultati di Taubenberger e Tumpey che avevano “resuscitato” qualche anno prima il virus della Spagnola H1N1 [9] [10] [11] [12]. Da allora ho poi continuato il lavoro sul cancro, seguendo però con la coda dell’occhio questo tipo di ricerche. Che vale la pena di riassumere qui brevemente, anche per comprendere l’entità e la natura del problema.
    2009-2019 Le radici di quello che succede oggi risalgono infatti a quanto veniva discusso nel 2009: la cosiddetta “resurrezione” di un virus altamente letale. Si trattava allora del virus della pandemia Spagnola del 1918-20 che il laboratorio di Jeffrey Taubenberger presso l’Istituto delle Forze Armate USA era riuscito a riportare in vita nel 2005. Taubenberger e il suo gruppo avevano scoperto alcuni cadaveri ancora congelati -sin dalla pandemia del 1918- nel permafrost dell’Alaska, permettendogli di sequenziale frammenti dell’RNA del virus influenzale dopo averli convertiti a DNA [13] [14] [15] [16]. La sequenza generale di questo H1N1 venne ottenuta grazie a frammenti overlapping (sovrapponibili, un po’ come è accaduto per il genoma umano) ed è stata appunto completata nel 2005. Basandosi su questa sequenza riesumata, il gruppo di Peter Palese a New York ha sintetizzato ex-novo gli 8 segmenti genici o poligenici del genoma virale. Questo DNA (tecnicamente si chiama cDNA) è stato poi inviato al laboratorio di T. Tumpey al CDC di Atalanta che ha testato il virus per i suoi effetti in cavie (topi), dimostrando che il numero di virus nei polmoni degli infetti era circa 40.000 volte più elevato rispetto a normali virus influenzali e che tutti gli animali perivano in sei giorni [13] [14] [15] [16]. Quindi una patogenicità spaventosa, generando sin da allora preoccupazioni in non pochi scienziati ed organi regolatori. Ricordo tutto questo perché ritroviamo –mutatis mutandi perché oggi il virus, anche se influenzale, è totalmente diverso essendo un Coronavirus- alcuni degli stessi temi, preoccupazioni, dibattiti e personaggi ancora oggi. Ad esempio, Anthony Fauci –l’attuale consigliere del presidente americano Trump per l’emergenza COVID-19- fu quello che dette infine, come direttore del NIAID, l’ok a questi esperimenti sul virus pandemico 1918. Anche fra i critici, Richard Elbright della Rutgers University, che espresse perplessità nel 2005 sulla pericolosità di questi esperimenti, sul pubblicare le sequenze del virus killer e sul livello di sicurezza in laboratorio, lo ritroviamo nel dibattito odierno sul Coronavirus SARS-CoV-2 [14] [15]. Infatti, episodi di fuga o fuoriuscita di virus killer da laboratori specializzati si erano già verificati a Singapore, Pechino e Taiwan nel 2004 e 2005, in particolare per il primo virus SARS, il SARS-CoV che causò la prima epidemia in Cina ed Estremo Oriente nel 2003 (pochi casi in altre nazioni ad es. Canada) [17] [18].
    Quello che emerge quindi è un dibattito più generale e polarizzato che definisco qui fra “Complottisti”, quelli cioè come Montagnier che paventano rischi di errori nella sperimentazione (o anche atti deliberati di criminali/terroristi) e “Negazionisti” cioè quelli che negano che un vero, sostanziale pericolo esista. Secondo loro: 1. il virus del COVID-19, SARS-CoV-2 è emerso naturalmente, è un fenomeno del tutto spontaneo [8]; 2. per quel che riguarda i GOF-experiments, tutto-va-ben-signora-la-marchesa e 3. insomma, questi esperimenti estremamente pericolosi “s’hanno da fare” per il progresso scientifico, anzi “proprio per prevenire future pandemie”. Il problema è che poi i Negazionisti aggiungono: chiunque non la pensi come noi è un cialtrone, un ubriacone o un malato di Alzheimer. A leggere le odierne prime pagine o colonne dei nostri quotidiani etc., la stragrande maggioranza dei giornalisti fa parte di questo filone di Negazionisti, con “10.000 scienziati contro Montagnier” (sic) etc. Ma potremmo invece parlare di contrapposizione fra scienziati che vogliono “ricerche anche se pericolose” – chiamiamoli qui gli “AVVENTUROSI”- e scienziati che propugnano “ricerche solo se sicure” – chiamiamoli qui i “PRUDENTI”-. Il decennio in questione (2009-19) è costellato da vari episodi importanti di questo dibattito, talvolta estremamente acceso, che è culminato nel dibattito attuale sul COVID-19: questo non va ignorato. Non posso qui ricordare tutti gli episodi di questo decennio (con colleghi europei e di oltre oceano stiamo scrivendo una lunga rassegna scientifica sull’argomento), vale solo la pena ricordare i principali. All’inizio del decennio, si inaugura anche un nuovo filone: se è vero che siamo riusciti a resuscitare un virus decisamente letale, perché non cerchiamo di modificarlo o modificare virus meno pericolosi, in maniera da renderli molto più aggressivi e letali (e capire così come funzionano) ? Questo filone viene inizialmente chiamato: generazione di Franken-Viruses, dove Franken è abbreviazione per Frankenstein [19]. Si parla oggi di Virus-GOF, dove GOF sta per “gain of function” cioè virus con una (o +) funzione in più, in sostanza gli si aggiunge un gene (o una mutazione, o + di 1) e si vede la funzione, in genere se ne aumenta la patogenicità [20] [21] [22] . Vengono anche chiamati Reverse-Genetics-Viruses, in quanto si utilizzano procedure di genetica inversa (spesso basate su ricombinazione e/o riassortimento) per ottenerli [23]. Più in là nel decennio si punterà decisamente a creare dei PPP, cioè Potential Pandemic Pathogens (Patogeni con Potenziale Pandemico), di nuovo con opposizioni e acceso dibattito [24] [25]. Questo acceso dibattito è andato avanti per il passato decennio con figure di spicco sull’uno o l’altro fronte ed almeno due moratoria imposti a queste ricerche proprio per la loro potenziale pericolosità. Un primo moratorium sui virus letali dell’influenza tra il gennaio 2012 ed il febbraio 2013 ed un secondo moratorium proprio per i Coronavirus che oggi discutiamo fra il 2014 e il 2015 [24]. Non c’è dubbio che alla fine abbiano prevalso gli “Avventurosi” (-rieri ?) sui “Prudenti”, nel senso che la maggior parte degli esperimenti GOF sono stati poi autorizzati. L’ampio dibattito ha però permesso molto spesso di introdurre modifiche a questi esperimenti, ad esempio di far passare il livello di sicurezza da BSL-2 a BSL-3 (BSL sta per Bio-Safety Laboratory ed i livelli sono crescenti per misure di sicurezza vieppiù restrittive) o ad una BSL-3 più restrittiva -come successe proprio negli esperimenti di Taubenberger-Tumpey approvati infine da Fauci. Ma anche fra i “Prudenti” vi erano figure di rilievo: oltre al già citato Ebright, Ian Lipkin della Columbia University, Marc Lipsitch di Harvard, Simon Wain-Hobson del Pasteur Istitut e la nostra virologa Ilaria Capua. Che intervistata dalla rivista Nature nel 2013 si domandava se valesse veramente la pena investire sui Franken o GOF-Viruses (soprattutto trattandosi di denaro pubblico) [26].
    Arriviamo al dicembre 2019, nella metropoli di Wuhan dove si cominciano a notare casi di polmoniti altamente letali. E’ un dato di fatto, che le prime versioni dei fatti sia da parte del governo cinese che dell’OMS lasciano molto a desiderare, soprattutto con il senno di adesso. In particolare, il governo di Xi-Jinping, punta immediatamente l’indice sul cosiddetto Huanan Seafodd Market o HSM (mercato del pesce): i primi casi sarebbero partiti da lì. TUTTAVIA: 1. Analizzando pazientemente i lavori che descrivono questi casi, si evince che così non è: 13 dei primi casi e circa il 50% in un altro studio non avevano avuto alcun contatto con HSM. Certamente i primissimi 3 casi non avevano avuto contatti con HSM, rendendo quest’ ipotesi meno probabile [27] [28]. 2. Ulteriore evidenza viene fornita da due coraggiosi ricercatori cinesi –Botao e Lei Xiao-che cercano di capirne l’origine: la presenza di pipistrelli (in quanto l’origine lontana del virus del COVID-19 è quasi certamente associabile ad un ceppo presente in pipistrelli a ferro di cavallo) viene completamente negata da circa 60 persone (sia commercianti che clienti del mercato) che frequentano l’HSM. [29] 3. Al contrario, centinaia di pipistrelli afferivano ad una struttura di laboratorio molto vicina all’HSM. Ho controllato io stesso su Google map (fatelo anche voi) perché non riuscivo a capacitarmi. Infatti, il WIV, cioè l’istituto di virologia di Wuhan, che viene spesso citato per le “false accuse al governo cinese” (chiedendo ad esempio le scuse da parte del direttore del giornale tedesco Bild) si trova ad una 15ina di chilometri, troppo distante. Invece il CDC (Center for Disease Control) di Wuhan o WHCDC è situato a meno 300 metri da HSM (per la precisione 277 metri e 73 cm) [29]. Lavori pubblicati dimostrano che al WHCDC affluivano centinaia di pipistrelli –comprendenti esemplari della specie Rhinolophus dalla quale è stato isolato il ceppo RaTG13, il più simile all’attuale virus umano- dalle regioni di Zhejiang e di Hubei (circa 900 km da Wuhan) [30] [31] . 4. Lo scenario quindi più probabile seguendo questa ipotesi è che la COVID-19 possa essere partita proprio da un laboratorio ed in particolare dal WHCDC. Ulteriori dati a suo favore: a. WHCDC non usava un contenimento di tipo BSL4, più restrittivo e sicuro, come fanno per alcuni esperimenti al WIV, ma solamente contenimento BSL2. b. un recentissimo lavoro, anche questo su rivista ad alto impact factor, dimostra inoltre come sia possibile e relativamente facile coadiuvare un Coronavirus patogeno a fare il cosiddetto “salto della barriera fra specie”: basta trattare virus/colture con tripsina a basse concentrazioni [32]. Ma la tripsina è facilmente reperibile e praticamente universalmente usata nei laboratori di colture cellulari (anche noi la usiamo nei nostri laboratori); c. va infine ricordato che contaminazioni con virus, colture cellulari o animali di laboratorio sono già avvenute in passato, con una certa frequenza. Ho già ricordato i precedenti esempi per il SARS-CoV negli anni 2004-5 ed altri ve ne sono stati: quasi tutti erano dovuti ad errore umano [33]. Nel caso di un numero notevole di animali tenuti in stabulari (qui: centinaia di pipistrelli), errori nel cosiddetto “disposal” cioè come la carcassa o parti organiche dell’animale vengano eliminate sono molto frequenti.
    Mi fermo qui per questa carrellata iniziale sul confronto in atto fra Negazionisti-Complottisti o se preferite fra scienziati Avventurosi-Prudenti. Pensare che questi confronti o veri propri scontri non esistano in ambito scientifico è sbagliato. Al contrario, sono la vera e propria anima, il DNA della scienza da Pasteur, a Darwin, dalle teorie sull’origine degli anticorpi, alla stessa struttura del materiale genetico ereditario e del DNA. Poiché la scienza riesce quasi sempre infine a dirimere le controversie e trovare soluzioni, non si vede perché una delle parti debba autodefinirsi portatrice dell’assoluta verità e cercare di distruggere, anche moralmente, quello che viene visto come “ l’avversario”. Andando, a quasi 90 anni, a mettere in discussione le teorie dei Negazionisti in diretta televisiva sul principale canale francese (dove 4 giornalisti gli facevano il cosiddetto “contropelo”), Montagnier ha dimostrato grande coraggio e senso etico per perseguire la verità dei fatti. E ho già commentato all’inizio sulle sue teorie “eterodosse”. Ho ormai un’età veneranda e sufficienti capelli bianchi per ricordare il trattamento e le umiliazione che Montagnier subì da R. Gallo e altri colleghi americani/internazionali per la sua scoperta dell’HIV: dopo un simile mobbing, non ha certo bisogno di un altro adesso. Epistemologicamente, dobbiamo per forza dare un’ etichetta o timbro di verità ad un lavoro perché pubblicato su di giornale ad alto impact factor come Nature Medicine ? Non sarebbe meglio leggere e valutare l’articolo stesso (come io ho fatto) ? Inoltre, possiamo veramente fidarci delle verità imposte dal governo cinese, dopo aver visto che vari lavori scientifici vengono improvvisamente ritirati, interi siti internet oscurati e possiamo già dimenticare gli ultimi 30 anni di vita (quasi tutti in carcere) di Liu Xiaobo, il Nelson Mandela della Cina, premio Nobel per la Pace nel 2010 ?
    E infine, non pensate che i nostri morti, ormai vicini a 30.000 o i 250.000 morti del mondo intero non abbiano diritto alla verità su quanto è accaduto ? Un caro saluto a tutte/i.

    References:
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    2. Seymour, C.B. and C. Mothersill, Radiation-induced bystander effects: implications for cancer. Nature Reviews Cancer, 2004. 4: p. 158 EP -.
    3. Mothersill, C. and C.B. Seymour, Cell-Cell Contact during Gamma Irradiation Is Not Required to Induce a Bystander Effect in Normal Human Keratinocytes: Evidence for Release during Irradiation of a Signal Controlling Survival into the Medium. Radiation Research, 1998. 149(3): p. 256-262.
    4. Mothersill, C. and C. Seymour, Radiation-Induced Bystander Effects: Past History and Future Directions. Radiation Research, 2001. 155(6): p. 759-767, 9.
    5. Mothersill, C., et al., Transmission of signals from rats receiving high doses of microbeam radiation to cage mates: an inter-mammal bystander effect LA – eng. Dose-response : a publication of International Hormesis Society, 2013. 12(1 AN – 24659934): p. 72-92.
    6. Mothersill, C., et al., History of bystander effects research 1905-present; what is in a name? International Journal of Radiation Biology, 2018. 94(8): p. 696-707.
    7. Mukherjee, S. and A. Chakraborty, Radiation-induced bystander phenomenon: insight and implications in radiotherapy. International Journal of Radiation Biology, 2019. 95(3): p. 243-263.
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    • Caro Ugo, Montagnier non è credibile scientificamente, perché si tinge i capelli. E mio padre mi diceva sempre di non fidarmi dei maschi che si tingono i capelli.
      p.s.: è una battuta. Ma qui si rischia di esser presi sul serio, l’ atmosfera è troppo tesa.

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      • Caro Aldo… 🙂 è proprio per quello che non me li tingo = tutti bianchi 😉 la tensione è anche naturale vista la situazione, l’alto numero di morti etc… usare però i neuroni e capire cosa sia veramente successo non nuoce in genere: penso che alla fine bisognerà farlo. a presto

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  • Opps… a distanza di un anno si comincia a considerare possibile ciò che montagnier aveva supposto .e mo?

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