18 Aprile 2024
Il terzo occhio

Quel profeta di Asterix

Asterix il gallico meglio di Nostradamus? Negli ultimi giorni stanno girando alcune vignette tratte dalla serie creata da René Goscinny e Albert Uderzo nel 1959, che avrebbero anticipato l’epidemia di Covid-19 di questi giorni. In una scena tratta dall’album Asterix e la corsa d’Italia (titolo originale: Astérix et la Transitalique), un personaggio viene infatti presentato così:

Ecco il favorito, giunto direttamente da Roma, il campione delle MCDLXII vittorie, soprannominato l’auriga mascherato, il grande Coronavirus con il fedele Bacillus!

Il coronavirus, il bacillo, l’Italia…Il tutto in un album del 2017. Una profezia?

La storia è firmata da Jean-Yves Ferri e disegnata da Didier Conrad. Quello del personaggio doveva essere, nell’intenzione originale, uno dei tanti nomi buffi presenti nell’album (e tratto distintivo di tutta la serie, così come la presenza di personaggi dell’attualità riadattati in chiave comica). La storia prende il via da una seduta al senato, dove il corrotto Lactus Bifidus viene accusato di utilizzare i fondi pubblici per finanziare le sue orge a base di tiramisù,  mentre sarebbero serviti per la manutenzione delle pubbliche vie. Il senatore risponderà proponendo una grandiosa gara di bighe lungo tutto il territorio italico, da Modicia (Monza) a Neapolis (Napoli), per dimostrare che la presenza di buche stradali non è altro che una malevola insinuazione. Alla gara partecipano squadre da tutto l’Impero, e fra queste una composta dai nostri eroi, Asterix e Obelix. Loro diretto concorrente sarà Coronavirus, l’auriga mascherato campione di Roma. Per non fare troppi spoiler, non vi sveliamo chi si cela sotto il travestimento, ma sappiate che al termine della vicenda (un buon auspicio, ipotizza qualcuno?) il temibile Coronavirus viene sconfitto.

Il suo nome, così come quelli di Lactus Bifidus, sua moglie Mozzarella o dello sponsor Garum Lupus, sono “parole da gioco”, scelte per la loro “latinità” o per il loro suono. E non si deve pensare che il termine fosse così sconosciuto nel 2017: già quattordici anni prima era scoppiata, infatti, l’epidemia di Sars, che aveva tristemente portato all’attenzione del mondo l’esistenza dei coronavirus. All’uscita dell’album, evidentemente, la minaccia sembrava ormai abbastanza lontana da poterci scherzare su.

Con l’arrivo del nuovo coronavirus le cose sono cambiate, e il nome scelto per il cattivo mascherato ha assunto un’aura inquietante. Anzi, c’è addirittura chi si spinge a dire che sì, questa è la prova inequivocabile: l’epidemia è un complotto dei francesi che già nel 2017 avevano intenzione di propagare il morbo. E dopo un piano del genere – ci domandiamo noi – lo raccontano con nonchalance in un album a fumetti? Sarebbe un comportamento ben strano, come quello dei massoni che, secondo un’altra teoria del complotto, starebbero ben attenti a non farsi scoprire ma al tempo stesso lo rivelerebbero con segnali e gesti… davanti alle telecamere televisive!

Più che dirci qualcosa sulle oscure trame dei potenti del mondo, forse questa cosa ci dice di più su di noi: sulla nostra tendenza a scovare coincidenze a posteriori, curiose anticipazioni di quello che è appena accaduto. È un ricerca che avviene spesso in concomitanza di grandi eventi che generano ansie e paure: accadde, ad esempio, in occasione dell’attacco giapponese a Pearl Harbour (dicembre 1941), quando nei giorni successivi al raid decine di americani segnalarono pubblicità e annunci che avrebbero anticipato il fatto sui quotidiani, come se nulla fosse! (Il più eclatante,  il caso del Deadly Double, ve lo avevamo già raccontato qualche mese fa). 

Profezie a posteriori furono individuate anche dopo la strage dell’11 settembre, scovando scene simili a quelle degli attentati in film, telefilm, cartoni animati, fumetti, giochi di carte.  

Con il nuovo coronavirus sta succedendo la stessa cosa: a parte il solito, immancabile Nostradamus (ne ha parlato Paolo Cortesi qui), negli ultimi giorni sono stati ripescati anche i Simpsons (grande classico delle profezie a posteriori, come ci insegna Stefano dalla Casa!), le carte degli Illuminati e un libro di Dean Koontz che racconta di un virus denominato Wuhan-400 (ma tutti gli altri dettagli, dalla letalità all’origine, non coincidono per nulla con quanto sta accadendo); consigliamo, per chi volesse approfondire, questi due video di Massimo Polidoro. 

In un certo senso le profezie servono a mitigare la nostra ansia per qualcosa di totalmente inaspettato, per poter dire che in fondo c’è un senso e che, anche se nel male, non siamo in balia del caso. Scovarle persino in un album di Asterix testimonia la nostra facilità nel trovare collegamenti inaspettati tra le cose. Capacità che, ironia della sorte, è uno degli elementi che ci ha permesso anche di sviluppare molte delle nostre migliori teorie scientifiche.

E che, magari, sarà utile ai ricercatori per sconfiggere davvero il nuovo coronavirus – non sulla carta e nell’immaginazione, ma nella realtà.

Sofia Lincos

Sofia Lincos collabora col CICAP dal 2005 ed è caporedattrice di Queryonline. Fa parte del CeRaVoLC (Centro per la Raccolta delle Voci e Leggende Contemporanee) e si interessa da anni di leggende metropolitane, creepypasta, bufale e storia della scienza.

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