18 Aprile 2024
Storia e scetticismo: gli anniversari

Storia e Scetticismo: gli Anniversari dal 17 al 23 aprile

Secondo lo storico romano Varrone, basandosi sui calcoli dell’amico astrologo Lucio Taruzio, il 21 aprile del 753 a.C., Romolo – forse dopo aver assassinato il fratello Remo – traccia i solchi sul Palatino che corrisponderanno ai primi confini della futura città di Roma. 26 secoli più tardi, a Ypres, in Belgio, il 22 aprile 1915 inizia una feroce battaglia fra le truppe tedesche e quelle alleate che si protrarrà per più di un mese, e vedrà un vasto impiego di armi chimiche; l’abbondante utilizzo tedesco di gas tossici a base di cloro nel corso di questa battaglia darà il nome alla “iprite“. Nel corso della stessa guerra, un pilota tedesco si distingue per la sua abilità alla guida dei triplani da combattimento: è Manfred von Richtofen, il “Barone Rosso“, che verrà ucciso – forse colpito da terra – in missione in Francia il 21 aprile 1918, dopo aver abbattuto un totale di 80 aeroplani nemici durante la sua carriera. Il 17 aprile 1961, durante l’amministrazione Kennedy, inizia una missione speciale per prendere il controllo dell’isola di Cuba: un gruppo di circa 1.500 esuli cubani, addestrati e armati dalla CIA, raggiunge la Baia dei Porci, un’insenatura sulla costa meridionale del territorio sotto il controllo di Fidel Castro.

Una foto della guardia costiera statunitense mostra la piattaforma Deepwater Horizon devastata dall’incendio, a causa del quale periranno 11 persone. Il seguente sversamento di petrolio farà danni ingenti.

Dopo tre giorni di combattimenti, il 20 aprile 1961 le forze cubane sconfiggono l’offensiva, uccidendo più di un centinaio di invasori e facendo prigionieri la maggior parte dei rimanenti; sarà un disastroso danno d’immagine per il presidente statunitense, non solo per l’insuccesso, ma per la natura stessa della missione. Il 20 aprile 1999, Eric Harris e Dylan Klebold, due ragazzi statunitensi, armati di fucili a canne mozze, carabine ed esplosivi artigianali, si introducono nella propria scuola a Columbine e uccidono 13 persone – un insegnante e 12 compagni – oltre a ferirne più di 20; prima di essere raggiunti dalle forze dell’ordine, si suicidano contemporaneamente. Il 20 aprile 2010, infine, nel Golfo del Messico, Deepwater Horizon – una piattaforma semisommergibile per l’estrazione di idrocarburi da giacimenti sottomarini – viene coinvolta da un’esplosione a bordo, che sarà la causa del più grande disastro petrolifero accidentale (e, in senso assoluto, superato solo dallo sversamento doloso di petrolio per ordine di Saddam Hussein durante la Prima Guerra del Golfo).

STORIE INCREDIBILI

La copia del Vädersolstavlan, dipinta nel 1630 da Jacob Elbfas. L’originale, di 95 anni prima, è di Urban Målare; l’immagine è molto accurata nel rappresentare l’alone e gli artefatti parelici.

I CANI SOLARI DI STOCCOLMA. È il 20 aprile 1535 a Stoccolma, e la Svezia sta vivendo un periodo di grande fermento religioso; lo scontro con la Chiesa ha portato re Gustavo I a staccarsi formalmente dal cattolicesimo, e a introdurre il luteranesimo nel regno. Non tutti hanno apprezzato la presa di posizione del monarca; quando, all’alba del 20 aprile 1535, il cielo della città viene attraversato da spettacolari archi di luce e nuovi soli affiancano la nostra stella, la conseguenza è scontata: la vendetta divina sta per abbattersi su re Gustavo, una giusta punizione per il gesto avventato e per la tirannia con cui affronta i suoi nemici. Un dipinto (Vädersolstavlan, “il dipinto dei cani solari”, oggi visibile solo attraverso una copia seicentesca dell’originale contemporaneo all’evento) immortala per sempre quello che, molto probabilmente, è un semplice alone solare a cui si sovrappone un parelio, un fenomeno ottico dovuto alla rifrazione della luce solare attraverso i cristalli di ghiaccio presenti fra le nuvole ad alta quota. La parola “parelio” è un composto di due termini greci, “para” e “helios“, col significato di “nei pressi del sole“, per via l’apparente vicinanza delle “luci” effimere alla nostra stella. Il fenomeno, citato sia da Aristotele che da Cicerone e Seneca e oggi ben conosciuto in meteorologia, in alcuni ambienti complottisti è considerato una prova della geoingegneria atmosferica (nonostante l’origine perfettamente naturale).

Una foto del pittore Konrad Kujau, scattata nel 1992 durante una sua mostra a Stuttgart. Kujau è l’artista/falsario dietro ai diari di Hitler (credit: Telephil/Wikipedia, CC BY-SA 3.0)

I DIARI DEL LUPO. Quando, il 20 aprile 1945 (l’ultimo compleanno di Adolf Hitler) le truppe sovietiche stanno per prendere il controllo della capitale nazista, il segretario personale del Führer, Martin Bormann, avvia un piano di evacuazione del superbunker in cui si trova il dittatore tedesco. L’operazione, chiamata “Serraglio” (dall’omologo tedesco “Serail”, ma, in alcune fonti, citata come “Seraglio”), ha l’obiettivo di mettere al sicuro per via aerea non solo le figure chiave del Reich (ad eccezione di Hitler e di alcuni fedelissimi, che decidono di restare fino all’ultimo sul posto), ma anche molti documenti personali del Führer. Uno dei velivoli, un Junkers Ju 352 da trasporto, si schianta nella foresta di Heidenholz, nei pressi di Dresda, e viene saccheggiato dalla popolazione locale: all’arrivo delle autorità, resta ben poco da mettere al sicuro. Così, quando, quasi quarant’anni più tardi, il 22 aprile 1983, il periodico tedesco Stern pubblica la scoperta dei “Diari di Hitler“, la notizia diventa uno scoop esplosivo. Il giornalista Gerd Heidemann dichiara di averli acquistati (per 10 milioni di marchi di allora) da un pittore, Konrad Kujau, che, a sua volta, racconta di averli recuperati dal Junker; ben 62 volumi, datati dal 1932 al 1945. Alcuni storici confermeranno l’autenticità dei documenti e, in attesa delle analisi chimico-fisiche dei materiali, il londinese Times si assicura i diritti per la versione britannica. Nell’arco di pochi giorni, dopo aver lasciato il mondo in sospeso, due istituti indipendenti annunciano che si tratta di falsi ben realizzati, ma sicuramente posteriori al secondo conflitto mondiale, e successive analisi sulla scrittura e sui contenuti proveranno definitivamente la falsità dei documenti. Si scoprirà anche che Kujau ha prodotto molti altri falsi, quasi esclusivamente quadri; reo confesso, sarà condannato al carcere insieme a Heidemann (che verrà accusato di aver intascato la maggior parte della somma effettivamente pagata dalla testata scandalistica tedesca).

Il mostro di Lochness rappresentato nella “Surgeon’s Photograph”. La foto qui mostrata è un dettaglio dell’originale, che mostra uno specchio di lago ben più ampio.

NESSIE. Se le prime tracce conosciute della leggenda del mostro del lago di Lochness sono del VII secolo d.C., è nel ventesimo secolo che la notorietà della creatura diviene internazionale. In particolare, nel 1933, sia un guardiapesca e giornalista saltuario, Alex Campbell, che un reporter, George Spider, pubblicano articoli sugli avvistamenti di un mostro spaventoso. In particolare, Spider, in auto insieme alla moglie e in viaggio nei pressi del lago, racconta di essersi visto attraversare la strada da una bestia di almeno 8 metri di lunghezza, dal lungo e sottile collo e senza zampe visibili, che poi si tuffa nelle acque. Successivi avvistamenti descrivono sempre più approfonditamente la creatura, che viene definito, a seconda dei casi, come un drago, un pesce mostruoso, una specie di strana foca e un plesiosauro (un rettile acquatico estintosi nel Cretaceo). Verso la fine dell’anno, appare la prima foto, per nulla nitida: niente che permetta di indentificare l’essere misterioso. La svolta avviene il 21 aprile 1934, quando il Daily Mail pubblica la prima immagine ben visibile del mostro: è la “Surgeon Photograph“, la “foto scattata dal chirurgo“, facendo riferimento al supposto autore, il ginecologo Robert Wilson. Per anni, lo scatto sarà ritenuto autentico, anche se le prove dell’esistenza della creatura – chiamata col vezzeggiativo “Nessie” – continueranno a essere fumose e mai certe. Gli eventi cambieranno radicalmente solo alla fine dello scorso secolo, quando – nel libro “Nessie – the Surgeon’s Photograph Exposed” (che, peraltro, farà riferimento a un articolo del Sunday Telegraph degli anni ’70, completamente ignorato fino ad allora) verrà svelata la natura dell’immagine, ovvero una scultura di legno e stucco fissata a un sottomarino giocattolo. Decenni di credulità, tuttavia, saranno le fondamenta per continuare a tenere in vita un mito intramontabile, giustificato anche dalla straordinarietà dei luoghi e dalle scure acque dal lago di Lochness.

STORIA E TECNOLOGIA

Una rappresentazione di André Castaigne, raffigurante Marie e Pierre Curie al lavoro. Mentre quest’ultimo morirà drammaticamente in un incidente stradale, Marie patirà il cancro, causato proprio dagli studi sulla radioattività.

CHE MONDO SAREBBE SENZA LA VERA COCA COLA? Nell’antichità si riteneva che la vita nascesse in modo spontaneo dalla materia inanimata; il fenomeno, definito “generazione spontanea” sarà confutato già da Francesco Redi e Lazzaro Spallanzani nel XVII secolo, ma, con l’avvento del microscopio e la scoperta di nuove, piccolissime forme di vita, la teoria torna alla ribalta (ad esempio, con i microzimi di Antoine Béchamp); Louis Pasteur dimostra il 20 aprile 1862 che in un preparato sterilizzato tramite la bollitura – con la quale sono uccisi tutti i microorganismi contenuti – la vita non si riforma a meno che ci sia una contaminazione dall’esterno. Viene non solo confutata la teoria della generazione spontanea, ma avviato un grande passo verso la “pastorizzazione”, uno dei fondamenti per la conservazione dei prodotti alimentari. Il 20 aprile 1902, i coniugi Curie – già noti per aver individuato un nuovo elemento chimico, il radio – riescono ad ottenere il primo composto in stato puro, il cloruro di radio; grazie a quest’ultimo, potranno isolare il radio metallico puro tramite l’elettrolisi. Oggi il cloruro di radio è utilizzato per la produzione di gas radon, destinato alla terapia di alcuni tipi di tumore. Marie Curie, prima donna a ricevere un premio Nobel, sarà anche la prima a riceverne un secondo, proprio per la scoperta e l’isolamento del radio. Il 23 aprile 1985, infine, Coca-Cola, preoccupata del continuo calo di vendite rispetto alla concorrente Pepsi, presenta negli USA la nuova formulazione della bevanda, ribattezzata “New Coke”, progettata per sostituire la storica ricetta; nonostante un iniziale apprezzamento, causerà così tante lamentele da parte dei clienti affezionati che, nell’arco di tre mesi, la formulazione originale sarà reimmessa sul mercato con il nome “Coca-Cola Classic”. La New Coke – il cui lancio fallito, paradossalmente, ridarà un insperato ritorno di fiamma commerciale verso la storica bevanda – sarà reimmessa sul mercato nel 1990 e, ribattezzata “Coke II”, verrà venduta fino al 2002.

John Watts Young, comandante della missione Apollo 16, si fa immortalare sulla superficie lunare accanto alla bandiera statunitense.

VERSO NUOVI MONDI? Il 19 aprile 1971, per la prima volta l’uomo lascia una struttura permanente e abitabile in orbita: è la Salyut 1, la prima stazione spaziale della storia. Partita dalla base sovietica di Baikonur, la struttura sarà abitata effettivamente per soli 24 giorni, ma sarà un grande passo di un fitto programma che porterà, in soli 15 anni, al lancio della celebre stazione Mir. Un anno dopo, il 20 aprile 1972, gli USA tornano sulla Luna per la quinta e penultima volta, con la missione Apollo 16; gli astronauti John  Young, Thomas Mattingly e Charles Duke rientreranno sulla terra con più di 95 chilogrammi di campioni lunari. Un decennio più tardi, il 21 aprile 1992, due astronomi al lavoro con il radiotelescopio di Arecibo annunciano di aver individuato degli oggetti in orbita attorno a una stella pulsar a 2.300 anni luce da noi: si tratta dei primi pianeti extrasolari conosciuti (“Draugr” e “Poltergeist”, affiancati due anni più tardi dalla scoperta di “Phobetor”). Ma è il 17 aprile 2014 che la NASA, attraverso il telescopio spaziale Keplero, conferma la scoperta di Kepler-186f, il primo pianeta extrasolare che abbia dimensioni equivalenti alla terra e sia situato nella zona abitabile” di una stella. L’abitabilità di Kepler-186f però non è il problema principale da porsi nella valutazione di un’eventuale colonizzazione spaziale: il pianeta si trova a circa 500 anni luce da noi (ovvero un viaggio di ben oltre 10.000.000 di anni con le tecnologie attuali).

In copertina, uno scatto del modulo lunare Orion e del rover portati sulla Luna con la missione Apollo 16. Tutte le foto mostrate nell’articolo sono di Pubblico Dominio, salvo quando diversamente indicato nella didascalia.

3 pensieri riguardo “Storia e Scetticismo: gli Anniversari dal 17 al 23 aprile

  • Cani solari: Caro Rodolfo, Ti ringrazio per il “molto probabilmente” perché in genere gli Scettici tirano via appena c’è una minima possibilità trattarsi di un fenomeno naturale. Ora, a parte che non possiamo “certo aver certezze” da un quadro, giunto a noi per giunta in una copia di un secolo dopo, i dubbi più scientifici sono dovuti all’ altezza del sole quel giorno “The noon solar altitude on the day was 45° and ray tracing simulations show this was too high for the scene. A solar elevation of 36° best fits the display and corresponds roughly to 9am or 3pm.”
    http://www.atoptics.co.uk/fz346.htm
    Ti rivelo un altro segreto: Dio usa spesso “fenomeni naturali” per darci segnali dal cielo. Si distinguono dai fenomeni naturali casuali per 1) una Profezia precedente che ce li anticipa, specificando cosa preannunciano.2) la coincidenza di molti eventi naturali pressoché impossibile affinché si realizzino. Gli stessi arcobaleni, per persistenza, non sono fenomeni naturali, è pressoché impossibile che rimangano visibili per tanti minuti, devono realizzarsi troppe condizioni perché ciò avvenga. Eppure avviene. E così spesso che quasi nessuno ha più il coraggio di gridare al Miracolo.

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  • Il mio commento precedente era finito sotto moderazione perché contenete due links (plurale alla fiorentina). Potete eliminarlo, sarebbe un doppione. Del resto di studi che evidenziano la “fragilità” dell’ arcobaleno se si tiene conto dell’ equilibrio della visuale offerta ce ne sono su Internet. Questo è più bello. A proposito: io l’ arcobaleno di notte l’ ho visto, a San paolo in Alpe, nelle Foreste Casentinesi. Che bellezza, che grande bellezza!
    http://www.focus.it/ambiente/natura/7-cose-che-forse-non-sai-sugli-arcobaleni

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  • Arrivo comunque a rispondere in ritardo, a causa degli impegni lavorativi… Devo dire che, per quanto spettacolare, l’arcobaleno è una versione “in grande” di un semplice prisma, attraverso il quale la luce viene rifratta in base alla frequenza; è certamente effimero, ma sono ben noti casi di arcobaleni durati ben più di qualche minuto (l’importante è che sia mantenuta la corretta relazione tra luce del sole e dispersione di gocce d’acqua nell’aria). Ma non vorrei sembrare troppo razionale: li trovo altrettanto spettacolari e incredibili, ancor più quando sono visibili in coppia. Non ne ho mai visti di notte, ahimè, e nemmeno mai più di due insieme. Spero capiti!

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