17 Aprile 2024
Approfondimenti

Totò e gli allegri fantasmi. Cinquant’anni senza il Principe

“Alla faccia del bicarbonato di sodio!”, direbbe lui.[1]

Il principe Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfiro-genito Gagliardi de Curtis di Bisanzio, in arte Totò, morì il 15 aprile 1967, esattamente cinquant’anni fa. Nel frattempo sono cambiate molte cose, ma non la sua enorme popolarità.[2] Anche le sue battute hanno mantenuto l’efficacia e la freschezza di allora. Anzi, sono uscite dal grande schermo per entrare nel patrimonio linguistico italiano.

“Ma mi faccia il piacere, se ne vada!”[3], mi direbbe lui, facendo il modesto.

A tutti sarà capitato, pagando le tasse, di esclamare “E io pago! E io pago!”. [4] Oppure, in compagnia di un cugino molesto, di pensare che “I parenti sono come le scarpe, più sono strette e più fanno male“. [5] Espressioni come “più conosco gli uomini, più amo le bestie[6], “parli come badi, sa[7], “signori si nasce, e io lo nacqui, modestamente[8], “è la somma che fa il totale[9], “bazzecole, quisquiglie, pinzillacchere[10], “ogni limite ha una pazienza[7] e molte altre vengono ripetute da persone di ogni età, anche senza sapere chi ne sia stato l’inventore. Totò, insomma, è parte della nostra cultura.

In occasione di questa ricorrenza, proverò ad estrarre dai 97 film in cui ha recitato gli elementi che rimandano a superstizioni, jettature, fantasmi, aldilà, leggende, continenti scomparsi e perfino extraterrestri e dischi volanti.

Trattandosi di cinema comico, è quasi scontato che il soprannaturale sia trattato in modo parodistico. Ma se Totò (il personaggio) mostra sovente un atteggiamento incredulo o cinico verso i presunti fenomeni che incontra, il principe De Curtis (l’attore) fu un uomo profondamente superstizioso, terrorizzato dalla morte.

C’è un episodio esemplare in questo senso raccontato in un’intervista da Mario Castellani, partner artistico e amico.[11] Totò temeva più di ogni altra cosa il numero tredici. Nella popolarissima Smorfia di Tommaso Pironti il 13 corrisponde alla morte, a Sant’Antonio di Padova e al Principe. Va da sé che per il Principe Antonio De Curtis quel numero fosse inequivocabile presagio della propria morte.

Durante un viaggio di lavoro in treno che doveva portarli a Parigi per due settimane, Castellani scopre che la cuccetta riservata a Totò era la numero 13. Allora, per evitargli traumi, fece in modo che il controllore togliesse il cartellino col numero maledetto. Arrivarono senza problemi a Parigi e in albergo. La mattina dopo, però, Totò cominciò a starnutire e a sentirsi male e convinse l’amico a tornare immediatamente in Italia.

“Uscì da quella specie di tetro letargo in cui era caduto solo quando si ritrovò sul treno che lo riportava in Patria. Qui ebbe un sorriso e mi batté una pacca sulla spalla: «Vi eravate messi d’accordo per farmi fesso, eh? », esclamò. «Credevate che non mi fossi accorto che il mio letto portava il numero 13? lo vi ho dato corda, ma quel fetentone si è vendicato alla sua maniera. La prossima volta guardatevi bene dal fare i furbi: con la jettatura bisogna sempre venire a patti, oppure combatterla a carte scoperte». Detto questo si rilassò, e dormì saporitamente per tutto il viaggio. La nostra avventura a Parigi era durata soltanto tre giorni sprecati per niente.”

In Totò, Peppino e i fuorilegge (1957) C’è un tormentone che riguarda la cartomagia. Totò ha un mazzo di carte truccato con cui riesce sempre ad indovinare la carta pescata dal capo dei fuorilegge, Ignazio detto “Il Torchio” e dai suoi uomini. Il trucco viene svelato nel finale.

L’illusionismo, seppur grossolano, è presente in modo più evidente in Totò contro Maciste (1962). Nell’antico Egitto, Totokamen (Totò) e Tarantenkamen (Nino Taranto) si guadagnano da vivere millantando poteri sovrumani che simulano grazie a dozzinali trucchi di magia. Un ministro del Faraone crede che Totokamen sia davvero il figlio del dio Amon e avvia l’intreccio del film.

Da Totò d’Arabia, 1964

Ne I due orfanelli (1947) troviamo invece una chiromante che “vede” i genitori degli orfanelli grazie ad una ciocca di capelli. Ma è solo un sogno.

Su Totò sceicco (1950) si potrebbe scrivere a lungo. Il soggetto originale s’intitolava Totò e i dischi volanti. Al centro della storia, ambientata in Arabia, c’era un documento segreto con le informazioni relative ad una pista di lancio per dischi volanti. La storia usata per il film mantenne l’ambientazione nel deserto arabico. La seconda parte del film si sposta in una misteriosa città sotterranea che si rivela essere Atlantide, governata dalla regina Antinea. Il mito di Atlantide è abbastanza noto, mentre i racconti sulla leggendaria progenitrice del popolo Tuareg (Tin Hinan o Antinea) sono meno conosciuti. In un romanzo del 1919 di Pierre Benoit, L’Atlantide, i Tuareg sono i discendenti della popolazione di Atlantide e Antinea è la loro regina. Da questo romanzo venne tratto nel 1949 il film Siren of Atlantis a cui si ispirarono gli sceneggiatori di Totò Sceicco. Il soggetto con i dischi volanti, però, non fu buttato via. Fu invece usato nel 1953 per un’avventura a fumetti con Totò protagonista. [12]

A proposito del tema extraterrestre, uno dei primi film di fantascienza italiani fu Totò nella Luna, del 1958. Era in realtà una parodia dei film di fantascienza di quegli anni. Le due linee narrative derivano rispettivamente da Destination Moon del 1950 e da L’invasione degli Ultracorpi del 1956. A quest’ultimo rimandano i cosoni, grandi baccelloni germinatori, inviati sulla Terra dagli extraterrestri, che contengono le copie dei due protagonisti (Totò e Ugo Tognazzi).

Per quel che riguarda la superstizione vera e propria, del 1953 è la versione cinematografica de La Patente, di Pirandello. Si tratta del terzo episodio del film Così è la vita. Rosario Chiarchiaro, interpretato da Totò, esasperato dalle dicerie sul suo conto che lo dipingono come uno jettatore, decide di rovesciare la situazione e chiedere una patente ufficiale di jettatore. Con tale riconoscimento, può stilare un prezzario e farsi pagare per non portare male ai suoi “clienti”. L’immagine di Totò vestito da jettatore è il prototipo degli analoghi travestimenti che si sono talvolta visti per gioco alle Giornate Anti Superstizione del CICAP.

Alcuni elementi de La Patente li ritroviamo più tardi in Chi si ferma è perduto (1960). Qui, per far carriera, Totò convince il capufficio che Peppino (suo rivale per la promozione) è uno jettatore.

Va citata anche una delle prime scene di Risate di gioia (1960). Gioia, detta Tortorella (Anna Magnani), viene lasciata sola dagli amici la notte di capodanno perché sarebbe stata la tredicesima persona a tavola.

A proposito di scaramanzia, Totò non aveva mai voluto “morire” nei suoi film. In Totò Diabolicus (1962), però, succede ben quattro volte. Si lasciò convincere dal regista, Steno, ma è possibile che ad aiutare la decisione fu il dover interpretare ben sei personaggi: due restarono in vita.

In Totò al giro d’Italia (1948), invece, rischiò di perdere l’anima per aver firmato un pessimo contratto col demonio. Sua madre, con uno stratagemma, riuscì a salvarlo. Perché le mamme ne sanno sempre una più del diavolo.

C’è una seduta spiritica, in Totò, Peppino e la dolce vita (1961). I due protagonisti sono terrorizzati dai presunti fenomeni paranormali, ma la seduta è una finzione e il fantasma, con regolare lenzuolo sulla testa, è assai annoiato ed è stufo di ripetere sempre le solite cose.

Ne L’allegro fantasma (1941) i misteriosi fenomeni che fanno spostare oggetti, mobili e quadri accadono davvero e tutto fa pensare che siano legati al fantasma del padrone di casa appena defunto. Invece il colpevole è il maggiordomo.

La terra vista dalla Luna, del 1967, è una fiaba scritta e diretta da Pier Paolo Pasolini, terzo episodio del film Le Streghe. Il vedovo Ciancicato Miao e suo figlio Baciù, miserabili che vivono in una baracca sporca e inabitabile, cercano una donna che diventi loro moglie e madre. Assurdina Caì, una sordomuta dai capelli verdi, restituisce loro la felicità ed una casa decente. Poco dopo un incidente porta via anche lei. Quando padre e figlio, disperati, tornano a casa, trovano il suo fantasma che li aspetta per continuare a prendersi cura di loro.

Totò sul set del film Letto a tre piazze (1960)

Concludo con una famosissima poesia di Totò. ‘A livella fa parte della cultura popolare napoletana, come la pizza a portafoglio, Maradona e il caffè sospeso.

É il due novembre, il narratore ha visitato i suoi defunti, uscendo dal cimitero osserva due tombe vicine. Una ricchissima di fiori, candele e lampadine, è di un nobile Marchese. Accanto c’è una sepoltura spoglia, senza lumini, con solo un nome sbiadito su una piccola croce: “Esposito Gennaro, netturbino”. Un contrasto che fa riflettere, al punto da ritrovarsi quasi a mezzanotte rinchiuso tra i loculi. Ad un tratto appaiono due figure. Sono i due fantasmi. Il Marchese è ben vestito, con cilindro e caramella; l’altro, con i vestiti sporchi e una scopa. Arrivati ad un palmo, cominciano a discutere. Il Marchese è offeso dalla vicinanza di un poveraccio: “la vostra salma andava, sì, inumata, ma seppellita nella spazzatura“. Il netturbino gli fa notare che, essendo morto, non è in può esaudire la richiesta. E poi, in fondo, siamo tutti uguali. L’altolocato alza la voce, offeso dal paragone. No, gli spiega l’altro, sbagli. La morte è una livella. Ti ha tolto la vita e anche il nome. Le tue sono pagliacciate dei vivi. Noi siamo seri, apparteniamo alla morte.

Se ci vediamo di persona, chiedetemi di recitarla.

Note

  1. Da Totò sceicco (https://www.youtube.com/watch?v=TPfluIIKjXM)
  2. Nel 2009 un giornale online condusse un sondaggio sulla poplarità dei grandi comici italiani. Ne emerse Totò come il più conosciuto e apprezzato.
  3. Da Totò a colori (qui nell’episodio Il grande maestro della serie TV Tutto Totò)
  4. Da 47 morto che parla (https://www.youtube.com/watch?v=S8JdwcDkwlI)
  5. Da Che fine ha fatto Totò Baby?
  6. Da Siamo uomini o caporali?
  7. Da Totò a colori (https://www.youtube.com/watch?v=oa4ymFfNVRk)
  8. Da Signori si nasce (https://www.youtube.com/watch?v=rRWMnhbX40k)
  9. Da Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi (https://www.youtube.com/watch?v=IGAhH3ZWink)
  10. Da San Giovanni decollato (https://www.youtube.com/watch?v=LiQohJRj9gA)
  11. Intervista di Mario Castellani rilasciata a Giuseppe Grieco e pubblicata su Gente nel 1973, citata su www.antoniodecurtis.com
  12. Da www.antoniodecurtis.com

Fonti principali

Un pensiero su “Totò e gli allegri fantasmi. Cinquant’anni senza il Principe

  • Da sempre sono un appassionato dei film di Totò. Solo leggendo quest’articolo mi sono reso conto che in alcuni film questo grande attore comico eseguiva dei semplici trucchi magici e in qualche caso ne spiegava anche il segreto. Visto che sono napoletano appena terminati i problemi legati a questa pandemia, ho deciso che andrò a visitare il museo a lui dedicato nel quartiere Sanità.

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