23 Aprile 2024
Il terzo occhio

Nostra Signora dei caprioli

Il caso scoppia a Auditore, paesino di 1600 anime in provincia di Pesaro-Urbino, a cavallo tra Marche e Romagna. E’ il tardo pomeriggio dell’8 luglio: Maria, 84 anni, nota che il volto di una statuetta della Madonna di Lourdes posta in un’edicola votiva al lato di via Roma è rigata di rosso.

All’inizio non ho visto nulla mentre pregavo, poi ho visto le lacrime. Ha pianto sangue

La signora avvisa i compaesani e i carabinieri di Tavoleto, e propone una spiegazione per le lacrime della Madonna: il 5 luglio è morta sua cognata, Ada Fabbrucci, che per trent’anni si è presa cura dell’edicola. Che la Madonna stia piangendo per questo?

Mentre Giuseppe Zito, sindaco del paese ed ex-poliziotto in pensione, invita alla prudenza, fedeli e curiosi affluiscono all’edicola. Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini (Auditore fa parte della sua diocesi, anche se la provincia è diversa) afferma di voler aspettare “tutti gli accertamenti necessari”, e nel frattempo chiede di spostare la statuetta in chiesa; ma la decisione non trova consensi e la Madonnina torna al suo posto originario.

I più scettici fanno notare che nessuno ha visto la Madonna piangere. Secondo una testimone:

Non c’è un continuo scendere della sostanza. Le tracce sulla statua sono come le abbiamo trovate noi.

E poi le lacrime non sembrano scorrere dagli occhi, ma dal sopracciglio sinistro e dal lato destro del naso.

Il 9 luglio, mentre il caso scoppia sui media italiani, una signora che sta cercando di raggiungere l’edicola imbocca via Roma  in folle e non riesce più a frenare. Il bilancio è di alcuni vasi di fiori, tre contatori e due tubi del gas spaccati, ma avrebbe potuto essere peggiore: una signora che stava innaffiando i fiori è riuscita a scansarsi all’ultimo, e la nuvola di gas sprigionata non ha prodotto danni, nonostante la presenza di fornelli accesi nelle case. Un vero miracolo, afferma qualcuno.

Il sindaco emana un’ordinanza per chiudere al traffico via Roma, e si affida alla polizia scientifica. Il 10 luglio arriva un primo parere: sì, è sangue, ma le analisi vanno avanti per ulteriori verifiche. E intanto partono le prime veglie di preghiera, con una calca continua, e molti fedeli in pellegrinaggio dai paesi vicini.

In un’intervista al Resto del Carlino, Massimo Polidoro dubita che possa trattarsi di un meccanismo interno alla statua, come ipotizzato da qualcuno:

Lo escluderei: diversamente da quanto si crede, nella quasi totalità dei casi si tratta di sangue umano fatto colare dall’altezza degli occhi dopo essersi punti un dito con uno spillo. Anche se si ricorda un caso, avvenuto in Belgio, di scioglimento della cera degli occhi di una statuetta o di una in vendita su eBay con lacrimazione incorporata.

E conclude spiegando che il più delle volte la notizia si sgonfia da sé.

La “profezia” si compie il 17 luglio, quando dall’istituto di medicina legale di Ancora arriva il verdetto definitivo: la Madonna piange lacrime di capriolo. Lo spiega il sindaco, a cui la scientifica ha anticipato il risultato delle analisi:

Al 99 per cento è sangue di una pecora o di un capriolo, comunque è sangue animale

La vicenda per ora finisce così, con una denuncia per abuso della credulità popolare verso ignoti. E in fondo lo aveva detto pure Umberto Veronesi: “Siamo un paese di Madonne che piangono.”

Per fortuna, ogni tanto le indagini ci mettono una pezza.

Foto di DDP da Unsplash

Sofia Lincos

Sofia Lincos collabora col CICAP dal 2005 ed è caporedattrice di Queryonline. Fa parte del CeRaVoLC (Centro per la Raccolta delle Voci e Leggende Contemporanee) e si interessa da anni di leggende metropolitane, creepypasta, bufale e storia della scienza.

Un pensiero su “Nostra Signora dei caprioli

  • È triste constatare che, nel 2015, ci siano ancora centinaia di pecoroni analfabeti che credono a queste scemenze, radunandosi in inutili preghiere, anziché porsi qualche dubbio sulla vicenza.
    Siamo ancora una massa di creduloni tontolotti; complice la chiesa cattolica che, da sempre, alimenta simili credenze. Vergogna!

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